
Nelle pagine di Franca Valeri autobiografia e pensiero, ironia e intelligenza, s'intrecciano per dare vita a un'analisi lucidissima e spietata del mondo in cui viviamo. Attraverso ricordi che spaziano dal teatro ai legami affettivi, e con un passo tutto suo, Franca Valeri ripercorre gli anni febbrili del secolo scorso e li confronta con il tempo presente. L'avvento del Terzo Millennio, atteso come una promessa, può rivelarsi in un certo senso una delusione. Il fil rouge è il tema della noia con le sue molteplici sfumature, declinazioni, cause ed effetti: «Non tutte le noie sono uguali: c'è quella in cui si sbadiglia aspettando la fine del giorno senza scopo e c'è, invece, quella più insopportabile in cui è lo scopo che si rivela noioso. La noia è un sentimento eroico, se ti afferra sulla tomba di un eroe o se lo vivi dietro un vetro in attesa di un amante ritardatario». "Il secolo della noia", divertendoci e facendoci riflettere, interroga ciascuno di noi: il presente corrisponde a quello che ci aspettavamo? E in quale direzione stiamo andando?
Una lettura teologico-artistica degli affreschi michelangioleschi della Cappella Paolina in Vaticano, recentemente restaurati. In attesa dell'apertura al pubblico dei restauri operati sulla Cappella Paolina in Vaticano, i dipinti sono in questo volume analizzati dal punto di vista teologico e artistico. Sono ritratti due momenti della vita dei S.S.Pietro e Paolo: la Crocifissione del primo e la Chiamata del secondo.Il volume è impreziosito da un'elegante veste grafica e da 17 riproduzioni a colori.
La presente pubblicazione propone una rilettura delle opere di Renato Guttuso, attraverso gli occhi attenti di Mons. Crispino Valenziano (insigne teologo e critico d'arte) che apre nuovi scenari nella critica guttusiana. L'autore propone infatti nel testo un'esegesi biblica che accompagna l'analisi dei dipinti di ispirazione religiosa del pittore siciliano, proponendo non solo una nuova e preziosa chiave di lettura, ma aiutando a sfatare interpretazioni inesatte. Il volume, arricchito da diverse riproduzioni a colori, risulta di particolare interesse sia per gli storici e critici d'arte, sia per i non specialisti che, grazie a queste pagine, possono approfondire la conoscenza di uno dei più grandi artisti del Novecento italiano.
Il lavoro, frutto di un avvicinamento al Crocifisso protrattosi per più di un quarto di secolo, mette il lettore dinanzi a una lettura del tutto inedita del Crocifisso di San Damiano: per la prima volta, infatti, è indicata come soggiacente all’iconografia del Crocifisso l’iconologia mutuata dall’inno kenotico della Lettera ai Filippesi, riproposta nella partitura del dipinto nel duplice movimento di discesa e risalita, katabasis e anabasis, abbassamento ed esaltazione, kenosis e doxa.
La suggestione così riassunta scandisce il volume in tutte le parti, fino a mostrare come l’icona sia la trascrizione pittorica dell’inno; detto altrimenti, qui come altrove – ed è elemento costitutivo dell’arte cultuale cristiana – l’iconologia biblica supporta la rappresentazione iconografica.
Quel pensiero non sarebbe venuto alla sua luce, o alla sua ombra, senza essere provocato da quella immagine, che diviene essa stessa sintesi sensibile di una dimensione dell'umano. Da Mantegna a Kiefer, una sequenza di incontri ravvicinati e rischiosi con icone irrinunciabili della nostra civiltà.
Quante cose ci sono in un film non pensate da noi lì per lì, ma in qualche caso nemmeno "sapute" o decise a tavolino, in corso d'opera, dallo sceneggiatore e dal regista. Col suo speciale mix di cultura, profondità e chiarezza, Rossella Valdrè ci accompagna in una rilettura approfondita e a volte spiazzante di alcuni recenti film più o meno famosi, ma tutti significativi per la loro ricchezza interna e per le esperienze che possono produrre in noi. Cinema e psicoanalisi sembrano fatti l'uno per l'altra e questo libro lo conferma in pieno. La novità, qui, risiede nell'accostare ed analizzare alcune pellicole contemporanee apparentemente distanti tra loro, che rivelano invece segrete contiguità e che contribuiscono a farci conoscere meglio la condizione umana di questi nostri anni così difficili da descrivere e da intendere. Il pensiero dell'autrice va in profondità in modo naturale e aiuta il lettore a proseguire il pensiero dopo l'impatto, non sempre semplice, con film di alta intensità, adatti ad una ulteriore riflessione.
L'opera e il pensiero di Fabrizio De André sono ininterrottamente e spontaneamente richiamati in incontri, convegni e dibattiti tesi non solo ad analizzare la sua poetica ma anche ad approfondire le tematiche trattate nelle sue canzoni. "Ai bordi dell'infinito", titolo che si riferisce a un verso del brano cantico dei drogati, riprende il percorso antologico cominciato da Fondazione Fabrizio De André Onlus con il volume "Volammo davvero" proponendo a cinque anni di distanza una nuova raccolta di scritti nati da interventi di artisti letterati, appassionati della sua opera, ma non solo, che in varie occasioni si sono confrontati con il pensiero di De André, spesso servendosene come lente attraverso la quale leggere problematiche ancora attuali e che riguardano gli ultimi, i più deboli, gli emarginati. Un coro di più toni e linguaggi, siano essi letterari o della testimonianza, che guarda a quell'"ansia di giustizia sociale" , per usare le sue parole, principale binario su cui ha camminato il lavoro di De André. Una raccolta di scritti inediti, anche di autori inaspettati, che aiuta ad approfondire la molteplicità dello sguardo di uno degli artisti italiani più spesso richiamato per l'intelligente ironia, la profondità delle idee e l'autentica coerenza.
Con la liquidazione della cornice e del concetto di bellezza qualunque oggetto rischia di essere considerato, in quanto tale o perché disposto da mano umana, un'opera artistica. La giustificazione di ogni singolarità porta con sé l'imprevisto della banalizzazione e l'arte contemporanea viene interpellata sull'inaridimento delle proprie fonti di ispirazione e sul presunto desiderio di sostituire la religione prendendone il posto. Il volume, che si colloca all'intreccio tra le dimensioni politica, morale e religiosa, si interroga sulla realtà e sulla vitalità delle arti contemporanee senza nulla concedere a inclinazioni pessimistiche, apocalittiche o "declinistiche". L'autore, uno dei maggiori studiosi del pensiero di Nietzsche, si propone di individuare alcune "pagliuzze" nella paccottiglia, memore della reazione di Diderot ai sistematici detrattori dell'arte contemporanea: "Tu rimesti la sabbia di un fiume che trasporta pagliuzze d'oro, e ne ritorni le mani piene di sabbia, lasciando le pagliuzze".
La divisione per periodi e per stili è peculiare dell'arte europea e occidentale.
Il ritmo dei secoli corrisponde abbastanza a cambi d'epoca artistica, anche se dall'Ottocento gli stili e gli "ismi" si moltiplicano in un'accelerazione esponenziale che porta alla contemporaneità.
La Russia, "mondo a parte" in epoca medievale, si trasforma, da Pietro il Grande in poi, entrando in relazione con l'Europa occidentale.
Prima del Settecento c'è un capitolo sull'arte coloniale dell'America Latina dal xvi al xviii secolo. Il colonialismo ha distrutto un mondo esportandone un altro, ma il mondo primigenio riappare meticciando la cultura.
L'Europa dà alla sua evoluzione artistica dei nomi per scandirne i periodi: Gotico, Rinascimento, Barocco... Questi nomi nascono in varie forme, spesso per criticare un fenomeno o uno stile e solo in un secondo momento diventano un riferimento intangibile.
A spiegare queste metamorfosi abbiamo invitato Philippe Daverio.
Spettacolo, mito, favola. Se queste sono le principali coordinate all'interno delle quali la sua produzione è stata tradizionalmente collocata, è tuttavia necessario evidenziare come tale orizzonte trovi la sua principale ragion d'essere in una corposa istanza politica articolata su più livelli.
Le stragi di Portella della Ginestra, Piazza Fontana, Brescia, Ustica, Bologna o i tentati golpe De Lorenzo e Borghese, i "casi" Mattei, Moro, Ambrosoli e l'omicidio di Pier Paolo Pasolini o il G8 di Genova: sono alcune tra le principali "strane storie" che costellano la vicenda repubblicana italiana, nodi apparentemente inestricabili di un passato/presente che il volume intende ripercorrere proiettandone la visione e l'interpretazione nella cornice del grande schermo cinematografico. Il testo adotta uno sguardo ad ampio raggio capace di rendere conto del cinema d'autore e documentario così come di quello di genere, ma anche di molta produzione televisiva, delineando una mappa completa e dettagliata dei titoli che, nel corso degli ultimi quarant'anni, hanno fronteggiato le questioni più scottanti di un'epoca ancora densa di ombre. I contributi raccolti analizzano in tale prospettiva alcuni capolavori della storia del cinema italiano ma anche film del tutto sconosciuti, evidenziando le modalità in cui, negli uni e negli altri, l'immaginario dei cosiddetti "misteri italiani" ha trovato spazio di trattazione. L'intento è quello di proporre una nuova lettura di uno spaccato di cinema e di storia italiani che possa altresì gettare una pur minima luce sulle zone più buie della nostra "notte della repubblica".