
Che ne abbiamo fatto della liberazione sessuale conquistata negli anni Sessanta? È la domanda che si pone Thérèse Hargot, scrittrice e terapeuta, forte di un'esperienza decennale nelle scuole a contatto con gli adolescenti. Invece di renderci più liberi - questa è la sua risposta - tale liberazione ci ha portato da un'obbedienza a un'altra: dal "non bisogna avere relazioni sessuali prima del matrimonio" al "bisogna avere relazioni sessuali il prima possibile". I giovani credono di essersi affrancati dai divieti, ma spesso si trovano più imprigionati di prima. Se un tempo l'imperativo di restare vergini fino alle nozze li deprimeva, ora a deprimerli (e confonderli) è l'imperativo opposto, ovvero quello di misurarsi fin da subito con la propria sessualità. Il facile accesso al porno, l'ansia della performance, l'ossessione dell'orientamento sessuale... Che libertà è questa, che impone di scegliere l'identità, gli amori, le pratiche come un mero prodotto di consumo? Grazie a numerose testimonianze, l'autrice - con coraggio, sfidando le polemiche che si sono puntualmente scatenate dopo la pubblicazione del libro in Francia - affronta, in modo rigorosamente laico, i problemi dei ragazzi, invitandoli a ripensare la loro vita affettiva e sessuale, per renderla davvero gioiosa.
Le onde delle migrazioni diventano sempre più tempestose e fomentano una sindrome dell'invasione. Alcuni vedono nei migranti e nei profughi i veri responsabili della crisi odierna, dimenticando che nei secoli l'Europa si è formata con i migranti. A un giovane rifugiato è stato chiesto: "Perché non rimanete nella vostra terra?" La risposta è stata di una lucidità impressionante: "Noi non siamo stupidi, né pazzi. Siamo disperati e perseguitati. Restare vuol dire morte certa, partire vuol dire morte probabile. Tu che cosa sceglieresti? Noi non abbiamo colpe se siamo nati dalla parte sbagliata e voi non avete alcun merito di essere nati dalla parte giusta".
Accogliere i migranti e i rifugiati, soprattutto bambini, non è una scelta, ma un dovere umano.
Le società multietniche sono una realtà che si va sempre più diffondendo anche in Europa e che costringono a ripensare la questione dei diritti e delle libertà in maniera diversa da come è stata affrontata finora nella tradizione degli stati nazionali. Di fronte all'insufficienza dei diritti civili, che tutelano a pieno titolo il cittadino, ma non l'immigrato sprovvisto di cittadinanza nazionale, c'è chi avanza richieste di diritti comunitari, a difesa dell'identità etnica o religiosa del gruppo, più che del singolo individuo. Il rischio però è l'isolamento e la ghettizzazione, oltre che un relativismo culturale indifferente ai diritti inviolabili della persona.
Femmine e maschi frequentano la scuola insieme fin dai primi anni di vita, ma durante il percorso le loro strade tendono progressivamente a separarsi, come se seguissero dei bivi obbligati che indirizzano le prime verso ambiti di studio di tipo umanistico e i secondi verso percorsi di tipo tecnologico-scientifico. Talvolta, però, in questo quadro così ordinato accadono degli imprevisti che smontano la rigidità di schemi precostituiti: ci sono ragazze che decidono di addentrarsi in percorsi socialmente ritenuti "maschili" e ragazzi che si insinuano in percorsi socialmente intesi come "femminili". La ricerca descritta nel libro presenta le storie di giovani donne e giovani uomini che operano decisioni anticonformiste, ancora considerate "coraggiose", "diverse", quando invece andrebbero ricomprese nella normalità. Le riflessioni educative proposte dalle autrici mirano a perimetrare e decostruire le gabbie di genere nelle quali possono risultare intrappolati studentesse e studenti nel momento cruciale in cui scelgono la loro trafila formativa, ma ambiscono anche a delineare nuove piste per orientarsi consapevolmente, sulla base dei propri reali interessi, curiosità, desideri: fuori dalle gabbie di genere.
La storia delle religioni mostra che homo sapiens è homo religiosus: radicato nella storia egli assume uno specifico modo d’esistenza e la sua vita è centrata sul sacro. Ed è proprio attraverso i riti di iniziazione che egli si introduce al sacro, vi entra. Il rito è un atto simbolico riferito all’uomo come singolo e come parte di una società. E’ inseparabile dal corpo e dal comportamento e le diverse civiltà, pur avendo nel corso della loro storia coniugato diversamente questi elementi, ne hanno pur sempre mostrato la funzione perenne di rivelatori di verità sull’esistenza. La ricerca che ha dato corpo a questo volume esamina dalla ritualità cinese all’iniziazione in Africa, da Eleusi all’Islam, dall’universo rituale ebraico a quello cristiano, mostrando come i riti di iniziazione costituiscano un elemento essenziale dell’esperienza religiosa.
Dire ministra costa una fatica che non si sperimenta nello speculare maestra. La difficoltà è, di fatto, concettuale: il linguaggio infatti rivela perfino nella morfologia il persistere della gerarchia di valori ritenuti “oggettivi” anche quando si sono trasformati in pregiudizi che mortificano le donne. L’autorità femminile non abita nemmeno le chiese, dove il nome di dio è inesorabilmente maschile. Oggi non solo Papa Francesco dichiara l’esigenza di recuperare su un passato di discriminazione: anche Giovanni Paolo II aveva reso omaggio al “genio femminile”, ma la Chiesa istituzionale è fin qui apparsa poco interessata a giovarsi dell’intelligenza e della cultura delle donne, nonostante il contributo ormai imponente della “teologia di genere”. Resta il potere del diritto canonico e del canone 767 che riserva l’omelia “al sacerdote o al diacono”, mentre proprio nella lettura del Vangelo la comunità potrebbe ancor più compiutamente crescere in grazia e verità. Le donne debbono dunque permettersi di fare un passo avanti e leggere la parola di dio senza nemmeno assicurare che, tanto, peggio degli preti e dei diaconi non faranno.
Il ruolo della donna, nella chiesa e nella società, è andato crescendo negli ultimi anni, con un evidente beneficio per la comunità. Contemporaneamente si è dibattuto, e si sta ancora discutendo, in merito all'identità - sia maschile sia femminile -, a come coniugare la pari dignità e la diversa identità, a come focalizzare l'originalità dei profili antropologici e della correlata educazione. Il volume, che spazia tra temi di grande respiro culturale, pedagogico e pastorale, analizza il quadro sociologico determinato da una presenza femminile sempre più centrale e il contributo insostituibile della donna nella comunità ecclesiale, delineando le prospettive di sviluppo. Una lettura di grande interesse per tutti coloro che operano nel campo dell'educazione e della spiritualità.
Nel passaggio dal movimento di Gesù alla Chiesa, il ruolo attivo delle donne negli spazi pubblici lentamente arretra. Esse tendono ad assumere nelle case una funzione subordinata e non vengono più considerate discepole itineranti, come nei racconti evangelici, ma aiutanti-inservienti del gruppo. Questi processi sono determinati dal fatto che le norme del vivere quotidiano su cui si reggono sia la casa sia l?assemblea pubblica vengono ad avere un peso determinante. Si consolida così una forma sociale prima inesistente, l?ekklêsia, che non può non assumere alcuni comportamenti «istituzionali» della cultura del tempo: riunioni formalizzate, tempi stabiliti, compiti e riti, direttive ed apparati cultuali, gerarchie sociali, onore pubblico maschile. La casa, non essendo più esposta agli effetti sconvolgenti di una leadership, ripristina le eterne logiche della domesticità che ribadiscono la differenza gerarchica tra uomini e donne.
Avvalendosi di dati sperimentali che mettono a confronto scimmie antropomorfe e bambini piccoli, Michael Tomasello ricostruisce come i primi uomini siano gradualmente diventati una specie ultra-cooperativa e, alla fine, morale. Due sono stati i passaggi chiave nell’evoluzione, ciascuno fondato su un modo nuovo di agire in base al quale gli individui lavorano insieme come un “noi” plurale. Il primo è avvenuto quando le sfide dell’ambiente hanno spinto i nostri antenati a procacciarsi il cibo collaborando tra loro, pena la morte. Il secondo si è verificato quando le popolazioni umane sono cresciute e sono emersi gruppi più definiti che pretendevano dai loro membri fedeltà, rispetto delle regole e responsabilità. Il risultato di questo processo sono gli esseri umani contemporanei che, a differenza degli animali, possiedono una morale che li obbliga nei confronti degli altri individui e della comunità nella sua interezza.
Il volume espone le teorie del dr. Aardweg a proposito dell'omosessualità.
La storia delle donne non esiste. La storia come è stata raccontata è fatta di guerre, rivoluzioni, intrighi di potere, progressi economici o scientifici nei quali è rarissimo trovare come protagoniste figure femminili. Nella storia è come se le donne non fossero mai state delle persone ma solo strumenti di servizio ai quali si può a volte anche voler bene. La Chiesa stessa le ha tenute in considerazione, ma in quanto madri o addette a compiti «di cura».Eppure la Bibbia riserva alcuni mirabili scherzi della Provvidenza. Come avviene nel libro di Rut, dove in una notte di brivido e di alleanza si gioca il destino di due donne, ma anche quello di Betlemme e della casa di Davide. Oppure nel libro che narra le imprese di Giuditta, che con la sua astuzia e la sua intraprendenza riesce a salvare l'intero popolo assediato dal nemico.Anche la storia riserva eccezioni, come Christine de Pizan, la più nota fra le scrittici laiche del medioevo, la pittrice Artemisia Gentileschi, influenzata da Caravaggio, e la scrittrice Virginia Woolf, che cercò con le parole «una stanza tutta per sé».
Nessuna comunità umana, per quanto all’apparenza statica, confinata, isolata, può essere considerata a ragion veduta “fredda” o “fuori della storia”. Lo evidenzia qui Marshall Sahlins, presentando i suoi studi su alcuni popoli del Pacifico, in particolare gli Hawaiani, presso i quali, avendo violato lo status rituale attribuitogli dagli indigeni, trovò la morte il famoso navigatore James Cook, meglio noto come capitano Cook.
Sahlins sottolinea appunto che quelle “isole” (oltre alle Hawaii, le Figi e la Nuova Zelanda) hanno la loro storia che si intreccia con quella europea e, parallelamente, critica il modo “insulare” di pensare di molti studiosi occidentali, che hanno creato false dicotomie fra passato e presente, fra struttura ed evento, fra individuo e società, e sono stati a lungo indotti a ignorare le storie degli altri.