
Se i primi passi della recezione della riforma liturgica, non senza ingenuità e sbavature, si sono mossi nella consapevolezza di una mutabilità del culto ecclesiale, ora siamo più avveduti, anche grazie agli apporti dell'antropologia culturale, circa la "canonicità" del rito che lo preserva da manomissioni estrose e ne permette il ricorso nel passaggio e nella comunione delle generazioni. La sfida, alla quale dal fronte della riflessione teorica l'Istituto di Liturgia Pastorale non si è sottratto, è di celebrare e di pensare una liturgia consegnata e ricevuta e, al contempo, che sia ancora riconoscibile, ovvero praticabile dagli uomini e dalle donne di oggi. Se il rito cristiano rimane così, un ordine "predisposto" ma vivibile, potrà ancora attestare la precedenza del dono su ogni compito e dichiarare la perenne disponibilità dell’Indisponibile.

