Michelangelo Pistoletto, uno dei punti di riferimento dell'arte contemporanea, si racconta per la prima volta in questo libro. Sollecitato dallo sguardo e dalla voce di Alain Elkann, rievoca la sua storia più intima: l'infanzia, la vita in famiglia, gli affetti, mostrando come i luoghi del suo vivere (Torino e Biella, Sansicario e Corniglia) siano indissolubilmente intrecciati a quelli del suo lavoro d'artista, cominciato a quattordici anni con il restauro di quadri antichi nella bottega paterna. È la storia di un successo crescente, scandito dall'incontro con galleristi, critici, collezionisti e curatori di grande fama, ma soprattutto dal confronto e dalla continua interrogazione dei maestri riconosciuti: Francis Bacon, Jean Fautrier, Lucio Fontana, Alberto Burri, Robert Rauschenberg, Alberto Giacometti, Balthus. Dagli anni cinquanta ai giorni nostri, da New York a Parigi, e a Vienna, dove centrale è l'insegnamento all'Accademia di Belle Arti, si delinea un lungo e affascinante itinerario. Dai primi autoritratti fra l'astratto e il materico ai Quadri specchianti, vero nucleo fondante della poetica di Pistoletto, dagli Oggetti in meno, precorritori dell'arte povera, alle azioni del gruppo Lo Zoo, prime manifestazioni della Creative Collaboration, fino al Terzo Paradiso e alla Cittadellarte, che fonda un sistema aperto delle conoscenze per realizzare l'idea di un'umanità responsabile, ecco un unico fil rouge che pone l'arte come fonte di "energia mentale e visiva".
In questa conferenza, qui proposta in dvd, il noto filosofo Massimo Cacciari affronta la pittura del Beato Angelico nel contesto della cultura dell'Umanesimo che il pittore domenicano ha non solo conosciuto ma anche contribuito a plasmare. A partire dalla pluralità delle sue prospettive e dall'urgenza del suo interrogarsi, Cacciari legge la pittura dell'Angelico come un dottissima pietas, non certo relegabile in un banale devozionismo lontano dalla cultura del suo tempo. Se per Leon Battista Alberti l'arte della pittura è tecnica, la ricerca pittorica dell'Angelico solleva il problema dell'invisibile che si manifesta nel visibile, tendendo verso una maggiore incarnazione della luce in cui le figure esprimono sempre più pienamente una compiuta teologia della luce.
"Un'illustrazione di vastità universale, un'illustrazione che sia anche un microcosmo": così Jorge Luis Borges descrive il poema di Dante, e aggiunge: "non c'è cosa sulla terra che non sia anche lì, ciò che fu, ciò che è e ciò che sarà, la storia del passato e quella del futuro". Come non pensare che lo scrittore argentino avesse in mente, parlando della Commedia, le incisioni di Gustave Doré? Questo volume le riproduce in forma integrale, legando le immagini con didascalie narrative che consentono di ripercorrere il viaggio dantesco "leggendo" le tavole. Pubblicate, grazie all'opera di decine di artigiani incisori, tra 1861 e 1868, le centotrentacinque illustrazioni (più una, il ritratto di Dante) riscossero da subito un grande, meritato successo, tanto da disegnare i regni d'oltretomba nell'immaginario di più generazioni. Forse solo Michelangelo, nelle sue illustrazioni perdute per la Commedia, aveva saputo rendere con energia paragonabile la plasticità tormentata dei corpi dei dannati, solo Botticelli la grazia e la leggerezza angelica dei beati. Impareggiabile resta la capacità di Doré di creare paesaggi inediti, dai mostruosi antri infernali mai toccati dal sole alla luminosità rarefatta dell'Empireo.
"Agli Uffizi ci si andava da bambini, alle domeniche. Non frequentando la nostra famiglia, nel giorno di festa, alcuna funzione religiosa, il babbo ci conduceva di mattina al rito laico dell'osservazione dei quadri, che precedeva quello pagano del primo pomeriggio alle partite di calcio della Fiorentina, nello Stadio di Campo di Marte, affollato di figure concave e convesse, progettate da Pier Luigi Nervi. Verso le dieci, mentre la mamma (pessima cuoca) si industriava a preparare l'unico vero pranzo della settimana, nostro padre ci portava a visitare una sala, sempre diversa, a rotazione, della Galleria degli Uffizi". Questo libro è l'occasione per raccontare molte storie dei dipinti e anche dello scrittore che, nato a Firenze, per una decina d'anni, quando era ragazzino, fu portato dai genitori a visitare gli Uffizi, in una sorta di educazione alla bellezza e alla vita, fatta di aneddoti curiosi, giochi con le immagini e familiarizzazione con un luogo dove è racchiuso il segreto della nostra vita immaginaria. Un racconto che è anche un'originale guida per "veder sapendo e scegliendo".
"Non ci fu cosa o soggetto che non ebbe posto nell'immensità dell'arte di Hokusai, pari all'immensità dell'universo. Si può dire che l'artista fu inebriato dallo spettacolo della vita e dalla molteplicità delle forme e che, neppure nei periodi di intenso naturalismo, l'arte giapponese aveva conosciuto qualcosa di simile. [...] Gli uomini e gli animali, gli umili testimoni dell'esistenza quotidiana, la leggenda e la storia, le solennità mondane e i mestieri, tutti i paesaggi, il mare, la montagna, la foresta, il temporale, le tiepide piogge delle primavere solitarie, l'alacre vento agli angoli delle strade, la tramontana sull'aperta campagna, tutto questo più il mondo dei sogni e il mondo dei mostri costituisce il regno di Hokusai, se alla parola è dato di segnarne i limiti. [...] Vita e movimento, studiati nella fatica o nella gioia degli uomini, come nel brulichio del mondo animale, nel brusco scatto che fa saltare l'insetto, in un nervoso colpo di pinna, ecco il grande principio che governa la curiosità dell'artista e la tiene desta ovunque una forma organica si muove, si agita, si dimena e si contorce. La cultura di una sensibilità delicata, la meditazione dei grandi esempi ereditati dal passato, la ricerca di uno stile che risiede nella ponderazione o nell'immobilità non potevano soddisfare l'artista. Hokusai ha voluto che la sua arte fosse pari, non alla creazione di uno splendido sogno solitario, ma pari al fremito e all'energia delle forme viventi."
Nessun artista del Cinquecento ha acceso la fantasia di poeti, letterati e scrittori più di Tiziano. Intorno alla grande e longeva figura del maestro Veneto si sono cimentate le penne più brillanti e taglienti del secolo, ribaltando il rapporto di confronto tra poesia e pittura. I due scrittori che hanno visto Tiziano più da vicino sono due toscani, anzi due concittadini, entrambi di Arezzo: Pietro Aretino e Giorgio Vasari. Il sodalizio tra Tiziano e l'Aretino viene suggellato da un epistolario ricco di spunti: lo scrittore rivolge a Tiziano consigli, elogi, critiche e inviti alternando momenti di intimità personale con aperture panoramiche sull'Europa del Cinquecento. Dieci anni dopo la morte dell'Aretino, è la volta di Giorgio Vasari. In vista della seconda edizione delle "Vite", l'artista e biografo toscano si reca a Venezia per raccogliere notizie aggiornate e impressioni di prima mano. La "Vita" di Tiziano, frutto di un incontro avvenuto nel 1566 e della visita alla bottega del pittore, è una testimonianza fondamentale non solo per la documentazione diretta sulle opere, ma anche per il progressivo, radicale cambiamento di gusto da parte di Vasari: cresciuto nella devozione verso Michelangelo, difensore del "primato del disegno" toscano, egli è prevenuto verso la scuola veneziana e l'uso del colore; ma a poco a poco, parlando di Tiziano si fa avvolgere dall'onda del colore, dal calore delle tonalità, e le iniziali riserve diventano un convinto, pieno e consapevole elogio.
Il volume ha l'ambizione di andare oltre la restituzione del corredo iconografico indicato - o almeno approvato - dall'autrice in vita, implementato e arricchito di una didascalizzazione che oltre le specifiche archeologiche renda ragione dell'ispirazione e dei ragionamenti della scrittrice a partire dai documenti e dalle testimonianze dell'antichità ma anche in colloquio con i contemporanei, prima fra tutte la traduttrice e amica Lidia Storoni Mazzolani, attraverso nuove riflessioni sul loro epistolario. Una sezione dell'opera sarà dedicata inoltre all'"invenzione di una vita", alla "passione" italiana della Yourcenar rivelata dai suoi numerosi viaggi e dalle affinità elettive con alcuni amici italiani ed evocata da una documentazione talora inedita (oggetti personali, fotografie, lettere ecc.) mentre saranno approfondite anche la genesi letteraria e la fortuna editoriale del romanzo fino alle più recenti trasposizioni teatrali. Arricchito da contributi scritti ad hoc dai più autorevoli membri della Sociéte Internationale d'Études Yourcenariennes.
Venti anni di studi necessari per l'esame critico dei materiali e il loro riordino, i lavori di restauro sull'immenso patrimonio artistico, non ultimo il recupero dell'edificio deputato a ospitarli: questo è il nuovo Museo Nazionale Romano in Palazzo Massimo alle Terme. A un secolo dalla sua istituzione, ha assunto un assetto organico con il compito di rappresentare attraverso documenti originali la formazione e lo sviluppo di Roma antica in tutti i suoi aspetti: cultura artistica, ordinamento pubblico e privato, religione, economia, urbanistica e forme di insediamento extraurbano, monetazione. Il volume, fedele all'organizzazione dell'area espositiva, esplora le opere esposte, in primis quelle prodotte tra la fine dell'età repubblicana e la tarda età imperiale; successivamente la numismatica e l'oreficeria, con una particolare attenzione alle arti figurative che intendono illustrare anche il contesto politico ed economico di riferimento e la sua evoluzione storica.
Sedie, scrivanie, librerie, vasi, appendiabiti realizzabili da tutti con materiali facilmente reperibili nei negozi di bricolage. Pezzi unici da fare con le proprie mani, e in più l'opportunità di adattarli o migliorarli condividendone i risultati con gli altri. Con i contributi inediti di quattro maestri del design contemporaneo: Andrea Branzi e Aldo Cibic, Michele De Lucchi e Alessandro Mendini.
Il volume è la prima antologia italiana delle risposte scritte che l'Europa dell'età barocca ha dato all'arte figurativa. Riunisce oltre seicento testi diversissimi per qualità, genere, funzione: dalle pagine di Shakespeare agli inventari e ai contratti perla realizzazione di opere d'arte. Questa scelta si deve alla convinzione che la risposta critica all'arte figurativa "non involge solo il nesso tra opera e opere, ma tra opera e mondo, socialità, economia, religione, politica e quant'altro occorra" (Roberto Longhi). Il testo introduttivo è concepito in stretta dipendenza dall'antologia, con il fine di illuminarne il montaggio e mostrare alcuni dei nessi principali che costruiscono ogni sezione, facendo del libro uno strumento didattico che fino ad oggi non esisteva.
Una lampada, una bicicletta, un computer, ma anche libri, siti web, sistemi e servizi. All'origine delle "cose", fìsiche o immateriali, che ogni giorno entrano nelle nostre vite, esiste un processo globale di progettazione nel quale convergono ideazione, produzione, comunicazione, utilizzo, consumo e riuso: è il design. Dopo averne descritto le caratteristiche e il campo d'azione, l'autore ci guida nelle sue diverse declinazioni nel contesto internazionale, ed in quello italiano, dove il design ha trovato un terreno fertile per esprimersi ai massimi livelli trasformando alcuni oggetti in icone del vivere quotidiano. E domani? Quali sfide per il design del terzo millennio?