Due figure così lontane, almeno in apparenza. Due uomini che avevano dedicato la vita ad aspetti della realtà così lontani tra loro: la spiritualità e la scienza. Due uomini che vivevano agli antipodi, uno in Occidente, in Germania, agli albori dell'ascesa Nazista, e l'altro in Oriente, in India, agli albori della rivoluzione gandhiana. Cosa mai poteva nascere dall'incontro di queste due figure? Da questo incontro nacque la frequentazione e sincera amicizia raccontata in questo libro avvincente.
Da Leonardo da Vinci a Bacone, da Goethe a Susan Sontag, le menti eclettiche hanno spostato le frontiere della conoscenza in innumerevoli modi e Peter Burke ce ne offre una nuova brillante interpretazione. Identificando 500 poliedrici occidentali, l'autore esplora i loro successi ad ampio raggio e mostra come la loro ascesa abbia corrisposto a una rapida crescita della conoscenza nell'era dell'invenzione della stampa, della scoperta del Nuovo Mondo e della rivoluzione scientifica. Per arrivare in tempi più recenti all'epoca digitale, in cui l'accelerazione della conoscenza ha portato a una iper-specializzazione molto meno favorevole a studiosi e scienziati di ampio respiro. Solo l'idea di network intellettuale potrà secondo Burke salvare la figura del genio.
Un ponte tra i desideri dei bambini e ciò che gli adulti credono di sapere. Le vite delle bambine e dei bambini sono spesso riempite di giocattoli, di attività ricreative, di amici, di ogni genere di cose... ma saranno tutte necessarie? A volte sembra che a mancare sia semplicemente il tempo, quel sano tempo che ognuno, anche i più piccoli, deve dedicare a se stesso, e chissà, anche di un po' di noia. Una riflessione pedagogicamente interessante per grandi e piccini. Età di lettura: da 3 anni.
Ottobre 1945. L'anno scolastico inizia in ritardo. È il primo dell'Italia liberata e non è semplice ripartire dalle macerie. La maestra Gilla guarda con angoscia quei muri che fino a poche settimane prima alloggiavano nazisti. È arrivata a Borgo di Dentro per sfuggire alle bombe che martoriavano la sua Genova, e come tanti giovani ha combattuto e ha rischiato la vita, scommettendo sulla costruzione di un futuro migliore che altri compagni non vedranno. Ma ora non vuole pensare a quello che la guerra le ha tolto, e le ventitré allieve di quinta elementare che ha di fronte sono una ragione sufficiente per tenere a bada la tristezza. Al suono della campanella è rimasto un posto vuoto, in prima fila. La bambina a cui è destinato raggiunge la classe poco dopo, accompagnata dalla bidella e da un biglietto del direttore. Si chiama Francesca e arriva dal vicino orfanotrofio. È preparata, diligente, ma non parla e Gilla nei suoi occhi riconosce subito la tristezza di chi si trova solo in un mondo cui non appartiene. Per entrambe c'è stato un prima e c'è stato un dopo. Ma se Gilla del passato vorrebbe liberarsi, per Francesca è l'unico posto in cui desidera tornare. Perché lì sta la sua famiglia, quella per cui il suo nome era Ester e con cui viveva a Casale Monferrato, prima che i "provvedimenti per la difesa della razza" impedissero a suo padre di insegnare, a suo nonno di vendere stoffe, a lei e sua madre di condurre una vita degna di questo nome. L'ultimo ricordo felice di Ester è una gita sul Po. Dopo, solo la colpa di essere ebrei. Ora dei genitori non sa più nulla, e la speranza che tornino a prenderla, come le hanno promesso, l'abbandona un po' ogni giorno. Gilla ha intuito cosa nasconde l'ostinato silenzio della bambina, e sa che per riparare ciò che si è rotto servono calma e pazienza. Le stesse che usa con un vecchio planetario meccanico che la sera aggiusta sul tavolo della cucina, formulando lezioni immaginarie per le sue allieve. Con la grazia di chi sa di maneggiare esistenze fragili e preziose e il rigore di un meticoloso lavoro di ricerca, Raffaella Romagnolo scrive un romanzo di dolore e rinascita su un momento storico da cui ancora oggi è impossibile distogliere lo sguardo.
Un appassionato corpo a corpo con il pensiero delle origini per riflettere su ciò che ci rende quel che siamo. La questione decisiva oggi è infatti la stessa di sempre: il rapporto fra l'essere umano e la sua animalità, dunque il modo in cui abitiamo il mondo. Perché se vogliamo curare la nostra anima, dobbiamo innanzitutto accettare la nostra natura di animali mortali. Poetici, enigmatici, oracolari, i pensatori più antichi sono dominati da una drammatica complessità che da sempre mette in crisi i lettori. Eppure è alla portata eterna dei loro versi vertiginosi e sconcertanti che si affida Matteo Nucci per ricordarci quale sfida dobbiamo accettare per non dimenticare la nostra vera natura. Furono, infatti, questi sapienti - Eraclito, Parmenide, Empedocle - a dare la risposta più esatta e oscura. Ed è proprio con la loro oscurità che dobbiamo confrontarci, se vogliamo vivere fino in fondo il potere e la debolezza di ciò che ci allontana dal regno animale, il logos, per fare esperienza della nostra umanità, e soprattutto della nostra animalità. Rileggendo miti in cui umano e animale s'intrecciano in creature fantastiche - dal Minotauro alla Sfinge -, attraversando i secoli per trovarci di fronte a scrittori come Dürrenmatt e Hemingway, o poeti come Kavafis e García Lorca, scopriamo quanto potenti e irresistibili siano certe riflessioni antiche, quanto storie famosissime come quelle di Edipo e di Arianna possano farci guardare con altri occhi a temi che di solito giudichiamo con il pregiudizio della superficialità. Corredato dalle illustrazioni di Giovanni Battista Porzio, "Il grido di Pan" ci mette di fronte alla verità decisiva: «Cosa siamo noi se non animali mortali? Esseri che nascono e muoiono, immersi in un ciclo continuo di nascite e morti, noi come quegli animali che invece il nostro logos non lo condividono. Ecco ciò che siamo e che dimentichiamo».
La testimonianza della donna che ha smascherato Facebook e ora lotta per restituirci il controllo delle nostre vite. Nel 2021, mentre lo scandalo dei cosiddetti «Facebook Files» riempie le pagine dei quotidiani di tutto il mondo, l'ex dipendente del social network Frances Haugen esce allo scoperto come la gola profonda che ha copiato e divulgato quelle migliaia di documenti. Determinata a non arretrare di un passo, Haugen parla con le televisioni e i giornali. Arriva a testimoniare davanti al Congresso degli Stati Uniti, ricevendo il plauso del presidente Biden in occasione del discorso sullo stato dell'Unione. I suoi sforzi centrano l'obiettivo, rendendo chiaro a tutti che cosa davvero significano quei documenti: dimostrano che Facebook è consapevole che l'algoritmo premia i contenuti più estremisti, eppure rifiuta di modificarlo; dimostrano che l'azienda sa bene che gli utenti usano il social network per alimentare comportamenti violenti, per diffondere falsità, per infierire sull'autostima delle adolescenti, eppure non interviene. Ma com'è possibile che Haugen sia stata l'unica dipendente ad aver avuto la forza di denunciare? La risposta è in questo libro, nella vita straordinaria di una giovane donna e nelle scelte che ha compiuto. Dall'infanzia solitaria in Iowa agli studi universitari, fino alla carriera che l'ha lanciata tra le poche donne della Google degli anni d'oro, nel suo percorso Haugen ha imparato a concentrarsi su ciò che conta davvero, a ignorare le critiche, a sfruttare appieno la forza che deriva dallo schierarsi dalla parte giusta. Raccontando la storia vera di chi ha avuto il coraggio di nuotare controcorrente fino a cambiare il mondo, "Il dovere di scegliere" è un libro capace al tempo stesso di ispirare e di metterci in guardia facendo luce, per la prima volta, sulla cultura e sul modo di agire di Facebook.
Col piglio del cantastorie più che dello storico, Marcello Veneziani ci narra la vita di uno dei grandi filosofi italiani. Tutto scorre come in un racconto, ma tutto è veritiero: la nascita e l'infanzia travagliata; il lavoro di precettore; i primi passi accademici; le incredibili vicissitudini familiari; i rapporti con la Chiesa, i reali e la nobiltà; le opere incomprese; la vecchiaia, la morte e la farsa dei funerali ripetuti; la gloria postuma.
L'Indian Institute of Technology è un sogno per tutti i giovani indiani che desiderano raggiungere il successo e sfondare nel mondo della finanza. Soprattutto per chi, come Arun, è nato in una casta inferiore e ha conosciuto un'infanzia di privazioni e durezza. Per questo, quando viene ammesso nella prestigiosa università di Delhi, Arun sa di avere tra le mani il lasciapassare per un futuro diverso, la possibilità di riscattarsi dalla sorte dei genitori. Ma le cose per lui non vanno come aveva sognato: sempre tormentato dal timore di essere smascherato come intruso, non sa condividere la feroce ambizione degli altri studenti, quello sfrenato desiderio di fama e ricchezza che li porterà a valicare le barriere sociali. Così, mentre gli amici, terminati gli studi, conducono una vita in stile Gatsby, tra lusso, feste e una estrema libertà sessuale, Arun si ritira con la vecchia madre in un piccolo villaggio sull'Himalaya dove, immerso nel paesaggio vasto e silenzioso, si dedica al lavoro di traduzione. Il suo idillio solitario si interrompe però con l'arrivo di Alia, una giovane donna che sta raccogliendo materiale per scrivere un libro sui suoi vecchi compagni dell'IIT. Affascinato, Arun si lascia trascinare in quel mondo da cui era fuggito e si trova davanti a una verità incontestabile: «Per troppi uomini come noi essere liberi ha significato profanare gli ideali e i valori che guidano la maggior parte degli esseri umani». Se vuole occupare un posto vicino ad Alia, Arun si troverà costretto a scegliere: non solo da che parte stare, ma che persona vuole essere.
Che cosa comporterebbe diventare soprannaturali. Cosa succederebbe se potessimo sintonizzarci su frequenze che vanno al di là del nostro mondo materiale cambiare la chimica del cervello per accedere a livelli dì consapevolezza trascendentale, creare un nuovo futuro e modificare l'assetto biologico per favorire una profonda guarigione? È proprio ciò che il dr. Joe Dispenza offre in questo libro all'avanguardia: un insieme di nozioni e strumenti che permettono alle persone comuni, proprio come te, di raggiungere stati d'essere fuori dall'ordinario. Joe Dispenza, autore "Mew York Times" di Placebo effect e "Cambia l'abitudine di essere te stesso" attinge alle più recenti ricerche in ambito di neuroscienza, epigenetica e fisica quantistica per dimostrare in che modo possa avvenire questo tipo di trasformazione e ciò che potrebbe significare per la nostra vita. In particolare, approfondirai: come liberarti dal passato ricondizionando il tuo corpo a un nuovo modo di pensare; come creare la realtà nel generoso presente cambiando frequenza; la scienza segreta della ghiandola pineale e il suo ruolo nell'accesso alle dimensioni mistiche della realtà; come far passare la tua consapevolezza oltre il mondo materiale limitato e prevedibile e accedere al campo quantico delle infinite possibilità e molto altro.
Ci sono voluti cinquant'anni a Jeremy Bernstein per scrivere del fisico Robert Oppenheimer, e quando è riuscito a misurarsi con la sua ossessione lo ha fatto in questo libro. Oppenheimer fu il primo responsabile della bomba atomica e scriveva poesie. Sarebbe potuto arrivare al Nobel, ma la sua tendenza ad auto-sabotarsi finì per rovinargli la carriera. Bernstein riprende il dialogo con questo personaggio inspiegabile, che dalla pagina sfugge in mille direzioni, molto tempo dopo aver seguito le sue lezioni, preso il treno con lui, frequentato le stesse feste. A partire dalle domande che in vita, col suo carattere intrattabile, avrebbe certamente sviato: sentiva ancora di avere "le mani sporche di sangue" per Hiroshima e Nagasaki? Come si ritrovò "a flirtare con il Partito Comunista", trovandosi poi vittima della caccia alle streghe dell'FBI? Come spiegava i "suoi sentimenti ambigui sull'essere ebreo"? Il ritratto è quello di un uomo così tormentato che "ci si meraviglia di come abbia potuto fare scienza". Ma le corde toccate da Bernstein appartengono a un mistero più profondo: possiamo davvero conoscere gli altri e noi stessi, o siamo destinati a convivere con l'enigma? "Con Oppenheimer non c'è mai fine a niente".
Il mondo non sarebbe lo stesso senza J. Robert Oppenheimer, il fisico geniale al centro del Progetto Manhattan che ideò e poi consegnò ai militari Usa la forza devastante della bomba atomica. Di origine ebraica, Oppenheimer si era trovato fin da giovanissimo a collaborare con scienziati come Fermi, Einstein, Dirac, Born, Heisenberg e Pauli, ma mantenne per tutta la vita un profilo da irregolare, appassionato di storia romana e filosofie orientali, induismo e arte. Proprio questo spirito umanista lo allontanava dal gelido pragmatismo dello scienziato, che rischia sempre di farsi mero strumento del presente. Oppenheimer infatti aveva accettato di aiutare il governo americano a fermare l'orrore nazista, ma sapeva benissimo che le sue azioni avevano dissipato gli spettri della guerra solo per crearne di nuovi e più spaventosi - quelli dell'apocalisse nucleare, celati dietro il fragile mito della deterrenza. Questo libro raccoglie otto lezioni e conferenze tenute in ambiti diversissimi - di fronte a semplici studenti e generali, diplomatici e gente comune. La prima è del 1947, nell'immediato dopo-bomba, quando già Oppenheimer si batteva per creare un organo internazionale di controllo sulla proliferazione delle armi atomiche; l'ultima è del 1954, quando proprio per questo alacre lavoro di lobbismo diplomatico finì nel mirino del senatore McCarthy, sospettato di essere al soldo dell'Unione Sovietica. "Quando il futuro sarà storia" restituisce appieno i tormenti dell'uomo e dello scienziato, tra paure per il futuro e slanci utopistici sul ruolo della scienza nella società, sempre con la consapevolezza che sono gli esseri umani, e non gli stati, a costruire le basi del mondo che verrà.
El Compendio pretende explicar de manera sistemática y rigurosa, pero sintética, los elementos fundamentales del sistema de derecho administrativo vigente en la Iglesia. Ha sido preocupación explícita de los autores mostrar los fundamentos genuinamente canónicos del sistema: su congruencia con los principios de justicia implicados en el misterio de la Iglesia, que constituyen la clave para una correcta interpretación y aplicación de las normas y recursos técnicos previstos por el legislador.
En la primera parte se estudian el concepto de Administración eclesiástica y el principio de legalidad, como instrumento técnico que concreta jurídicamente la dimensión de servicio de la potestad de gobierno eclesiástica. La segunda parte estudia diversas manifestaciones de la actividad jurídica de los actos administrativos. La tercera parte, en fin, se ocupa del sistema de recursos contra los actos administrativos. En todas esas cuestiones se ha tenido muy presente la praxis de procedimiento de la Curia romana, como referencia más adecuada para suplir las lagunas de las normas vigentes.
Aunque se ha propuesto acentuar el enfoque práctico, ha sido necesario también explicar principios teóricos y emplear conceptos técnicos. Por esta razón, el volumen se completa con un Glosario, en el que se indica el significado de casi trescientos términos usados en el Compendio.