Nella notte tra il 17 e il 19 luglio 1939, il colpo di Stato dalle truppe guidate dal generale Franco segnò l'inizio di una guerra civile che dilaniò la Spagna per i tre anni seguenti: fu una vera e propria prova generale della Seconda guerra mondiale in cui vennero sperimentate sulla popolazione quelle atrocità che avrebbero caratterizzato il conflitto successivo. Alcuni del protagonisti furono i medesimi: Hitler e Mussolini inviarono truppe regolari in aiuto di Franco, e Stalin sostenne con armi, volontari e denaro le formazioni comuniste. Dagli Stati Uniti e da tutta Europa giunsero, mossi dallo sdegno per quanto stava avvenendo in terra iberica, migliaia di volontari: scrittori come Ernest Hemingway e George Orwell, e uomini politici italiani come Palmiro Togliatti e Pietro Nenni, pronti ad aderire alle brigate internazionali per fronteggiare la minaccia fascista e difendere la Repubblica spagnola. Antony Beevor offre qui il resoconto di uno degli scontri più duri e sanguinosi del ventesimo secolo attingendo a una notevole mole di nuovi documenti emersi dagli archivi spagnoli tedeschi e russi. Ricostruisce con lucidità le cause e gli sviluppi di questa guerra e racconta uno dei momenti cruciali della storia del Novecento, quello che per la prima volta ha visto contrapporsi, in uno scontro epocale, fascismo e antifascismo.
L'Italia del 1947 rischiò un golpe antidemocratico? Vi fu l'intervento dei potentati economici internazionali legati all'oro nazista di Himmler? E che ruolo giocarono gli Usa, l'Argentina di Perón e i ragazzi di Salò? L'apertura recente degli archivi dei servizi segreti, a Londra come a Washington, ci aiuta a ricostruire in maniera inedita quella fase della nostra storia che va dalla caduta di Mussolini (luglio 1943) all'espulsione del Pci e del Psi dai governi guidati da De Gasperi (maggio 1947), mentre le carte italiane del Sis (Servizio informazioni e sicurezza), emerse negli anni Novanta, ci parlano del patto siglato nel dopoguerra tra Cosa Nostra, eversione neofascista e intelligence americana. Allora come ora, a decidere i destini della giovane repubblica vi sono spie, faccendieri, generali, vescovi, mafiosi e banditi. Un'Italia in bianco e nero, da romanzo criminale. A sovranità limitata e a perenne rischio democrazia.
Sin dalle origini dell'Islam, Costantinopoli aveva rappresentato per i musulmani una preda quanto mai ambita. Già poco dopo la morte di Maometto, alcuni dei suoi seguaci si erano spinti sin sotto le mura della città, ma la "seconda Roma" aveva sempre resistito a ogni assalto. Solo molto più tardi, nel 1453, un altro Maometto, Mehmed II, il sultano ottomano che portava lo stesso nome del suo Profeta, riuscirà a realizzare quell'antico sogno. Tursun Bey, biografo ufficiale del sovrano, ha scritto una relazione dell'impresa, originariamente intitolata "La storia del Padre della Conquista". La prosa è disseminata di versi poetici, l'arte retorica è spinta ai suoi limiti estremi e la mano di Dio aleggia costantemente sull'operato degli uomini, buoni o cattivi.
Durante il Terzo Reich furono uccisi tra i 5 e i 6 milioni di ebrei. Per i nazisti, l'antisemitismo finalizzato all'eliminazione fisica degli ebrei era una questione di importanza fondamentale e le principali divergenze tra gli studiosi riguardano l'interpretazione piuttosto che il fatto in sé. Questo dizionario è frutto del lavoro collettivo di oltre cento autori di undici paesi, con l'aggiunta di saggi specifici dedicati alla peculiare situazione italiana.
«I vinti, le forze cioè della sinistra, sconfitte il 18 aprile, hanno, più dei vincitori, contribuitoad offrire una immagine complessiva di quegli anni,una immagine che è diventata elemento di cultura media che è filtrata fin nei rapidi accenni che si leggono alla fine dei manuali scolastici nelle poche pagine dedicate all'Italia del secondo dopoguerra». (Pietro Scoppola)
«Noi comunisti ci siamo accorti che saremmo stati probabilmente sconfitti alle elezioni del 18 aprile quando, nel mese di febbraio, abbiamo visto scendere in campo i Comitati Civici e svolgere quel lavoro capillare che fino ad allora avevamo fatto soltanto noi». (Massimo Caprara)
Queste due citazioni, rispettivamente di un cattolico democratico, storico e senatore dc, e dell'ex segretario di Palmiro Togliatti, per decenni deputato comunista prima di approdare alla fede dopo un lungo itinerario spirituale e intellettuale, danno la misura di quanto è avvenuto dopo il 18 aprile 1948, quando in Italia si svolsero le elezioni politiche più importanti nella storia del Paese, che segnarono la volontà del popolo di appartenere alla civiltà occidentale, democratica e cristiana.
Ma il libro curato da Marco Invernizzi - che riunisce gli atti di un convegno organizzato a Milano dall'Istituto per la Storia dell'Insorgenza e per l'Identità Nazionale - ci porta all'interno dell'evento, esaminandone le forze protagoniste, sia religiose e culturali, sia politiche, offrendo la possibilità al lettore di farsi una prima impressione del significato di quella giornata elettorale e aprendo uno squarcio su alcune verità taciute per decenni da una storiografia succube degli interessi politici, come il ruolo dei Comitati Civici, l'opera svolta dal cardinale Schuster, le vicende del mondo azionista (pp. 360).
Stanziati fin dal VII secolo a.C, in una regione fra il Caucaso e la Mesopotamia, gli armeni subirono la dominazione prima araba e poi ottomana; erano considerati dai turchi responsabili di gravi colpe: professavano la religione cristiana, parlavano una lingua diversa e perpetravano le tradizioni di una propria cultura millenaria. Ma soprattutto impedivano con la loro presenza il ricongiungimento di Istanbul con i popoli turcofoni dell'Asia centrale. Fu così che tra la primavera del 1915 e l'autunno del 1916, per volontà del movimento ultranazionalista dei Giovani Turchi, quasi un milione e mezzo di cittadini armeni dell'Impero ottomano fu sterminato. Si trattò a tutti gli effetti del primo genocidio del Ventesimo secolo e prefigurò sinistramente gli altri a venire. Parlarne, però, è stato per decenni, se non proibito, considerato inopportuno, e l'ostinato negazionismo storico dei regimi turchi è stato affiancato dai contorsionismi dei governi europei volti a dissimulare l'accaduto. In questo libro Yves Ternon ricostruisce con passione civile la vicenda di un popolo perseguitato e racconta la pagina più tragica della sua storia, stimolando la riflessione su un tema di estrema attualità: la sopravvivenza delle etnie e delle culture di fronte a un nazionalismo segnato dall'intolleranza razziale e religiosa.
“Noi possiamo vivere senza gli ebrei”. Adolf Hitler, 5 novembre 1941
Il volume ripercorre la storia della persecuzione degli ebrei nella Germania nazista dal 1939 alla conferenza di Wannsee (20 gennaio 1942), nel corso della quale, secondo la maggior parte degli storici, venne presa la decisione definitiva di procedere all’olocausto. Mettendo a confronto le tesi degli storici «intenzionalisti» (il genocidio era già previsto fin dall’inizio) con quelle della scuola «funzionalista» (fu il precipitare gli eventi a portare all’implementazione della soluzione finale), l’autore dimostra che l’intenzione di mettere definitivamente in atto lo sterminio era già presente prima della conferenza di Wannsee.
Edouard Husson, docente e dottore in Storia contemporanea, é conosciuto come un eccellente ricercatore degli archivi tedeschi, avendo anche insegnato presso l’Institut für Zeitgeschichte di Monaco. Ha recentemente pubblicato Comprendre Hitler et la Shoah... (PUF) e Une autre Allemagne (Gallimard).
"Il fuoco è tutto; il resto non ha importanza", affermò Napoleone alla vigilia della battaglia di Wagram, ribadendo una convinzione da tempo elaborata. Di fatto, il cruento scontro che il 5 e 6 luglio 1809 oppose su un fronte di 22 chilometri gli eserciti francese ed austriaco (una forza complessiva di 300.000 uomini), fu il più imponente combattimento delle guerre napoleoniche, un fatto d'armi che da ambo le parti vide un impiego del fuoco d'artiglieria senza precedenti. La campagna danubiana del 1809, risultato della rinnovata aggressività bellica dell'Austria dopo le ripetute sconfitte culminate nella rotta di Austerlitz del 1805 e le conseguenti perdite territoriali a vantaggio dei francesi, si caratterizzò per l'alternarsi delle fortune dei contendenti. In una prima fase, dopo l'occupazione di Vienna, Bonaparte cercò con risolutezza l'annientamento dell'Armata principale dell'arciduca Carlo, finendo però col subire uno scacco ad Aspern-Essling nel mese di maggio: gli austriaci avevano fatto propria la tattica dei sistemi di corpi d'armata ideata da Napoleone, sicché per l'imperatore diventava arduo assestare il colpo definitivo al nemico. Tale stato di cose condusse allo scontro d'attrito dei due giorni di Wagram, che segnò una svolta fondamentale nella conduzione della guerra in generale, preannunciandone i suoi sviluppi moderni.
Dal fascismo al periodo partigiano
Spiritualità e impegno civile
Archivi e testimoni della Resistenza dei protestanti
Fin dal settembre 1943 la partecipazione alla Resistenza dei membri delle Chiese evangeliche fu, in percentuale, assai superiore al numero dei protestanti d'Italia.
Molti parteciparono alla lotta per la liberazione dal nazifascismo in formazioni quali "Giustizia e Libertà", altri furono invece deportati nei campi di annientamento di Dachau e Mauthausen.
Fu in casa del valdese Mario Alberto Rollier che venne fondato il Movimento Federalista Europeo. E fu il figlio del pastore metodista di Napoli a organizzare la fuga da Lipari di Carlo Rosselli...
Una preziosa raccolta di saggi sul protestantesimo e i movimenti evangelici nell'Italia della Resistenza a opera di noti storici e studiosi.
Testi di Giorgio Spini, Alberto Cavaglion, Giorgio Rochat, Luciano Boccalatte, Giampaolo Romagnani, Giorgio Bouchard .
In un mondo contemporaneo desideroso d'immagini e di esotismo, in cui il commercio delle differenze culturali acquisisce sempre più importanza, l'arte popolare di Ayacucho in Perù veicola rappresentazioni visive che riflettono l'immaginario occidentale dell'indianità e, al contempo, lo contestano. Il volume indaga genesi ed evoluzione della categoria sociale dell'indianità ripercorrendo le tappe del passaggio di questa produzione, dal contesto rituale tradizionale al mercato urbano e turistico, dai processi migratori internazionali ai progetti contemporanei di "ethnic art", fino al mercato "online". Si svela così la complessità dei legami tra politica nazionalista e rivendicazioni etniche e l'intreccio di interessi commerciali ed accademici che accompagnano la collocazione di quest'arte indigena, a tutt'oggi relegata al di fuori delle storie dell'arte tradizionali, sul mercato mondiale
"La ricerca storica è per me uno spazio di gioia e di passione intellettuale. Provo sempre un brivido prima di entrare in un archivio o in una biblioteca: cosa troverò? Leggendo i registri della sua piantagione, finirò per trovare la schiava che sto cercando? Troverò la firma da lei lasciata per ragioni sue e da me accolta come segno della verità della sua esistenza e del fatto che sapesse scrivere, come sosteneva il suo amante? Che fortuna aver potuto leggere tante storie interessanti, alcune divertenti, altre da far gelare il sangue, alcune sorprendenti, altre familiari...". È con questo approccio, un originalissimo stile di vita e di lavoro, che Natalie Zemon Davis si accosta e dialoga con i personaggi che studia, cercando di comprenderne il mondo, le emozioni, le parole, i gesti, e sforzandosi di sottrarli all'oblio. In questo serrato dialogo con Denis Crouzet ci racconta il suo "mestiere di storica", ma anche come la sua stessa vita, l'impegno di cittadina e di donna siano un apprendistato continuo, un costante superamento delle certezze acquisite, uno stimolo a scrivere per offrire ai suoi lettori un messaggio di speranza e dire loro che la storia non è mai finita.
Il 19 luglio 1943 Roma subì il primo bombardamento alleato. Nel corso dei mesi successivi, fino alla liberazione del 4 giugno 1944, ce ne sarebbero stati altri cinquanta. Per l'Urbe, indifesa e illusoriamente convinta del proprio carattere quasi sacro, fu uno choc inatteso. Il bombardamento di Roma e l'acceso confronto sull'opportunità di dichiarare la capitale "città aperta" costituiscono un punto nodale nella Campagna d'Italia, tanto nelle strategie alleate quanto nel vissuto degli italiani. A questo nodo, a come giorno dopo giorno si arrivò al bombardamento e alla liberazione di Roma è dedicato il libro che, attraverso una significativa raccolta documentaria e un ricco apparato di immagini, ricostruisce gli avvenimenti e il dibattito successivo interpretandoli nel più ampio contesto della seconda guerra mondiale.