Prodotto dalla JumpCut e coprodotto dai fratelli Almodóvar e dal regista brasiliano Fernando Mereilles, il documentario mostra la dimensione etica e personale del Premio Nobel per la letteratura José Saramago (scomparso a giugno 2010) nella vita di tutti i giorni, accanto alla moglie, la giornalista e traduttrice Pilar del Río Gonçalves. Seguendo la coppia durante il processo di scrittura del romanzo di Saramago "Il viaggio dell'elefante", dalla prima bozza scritta nella casa di Lanzarote nel 2006, al lancio ufficiale del libro in Brasile nel 2008, il documentario rivela un Saramago desideroso di scrivere e cambiare il mondo, pronto al contraddittorio polemico ma anche capace di grandi slanci di affetto, a dimostrazione che genio e semplicità possono andare d'accordo e che "tutto può essere raccontato in altro modo". Il risultato sono 240 ore di girato - ridotte a 125 minuti - che mostrano il lato meno noto di uno dei più grandi scrittori del nostro tempo e una commovente storia d'amore. Ecco quindi Saramago durante i momenti più intimi della vita domestica con la moglie o durante momenti più accesi, come quando discutono di politica. O ancora, durante momenti di intima confessione. Il libro allegato "Il viaggio non finisce mai" contiene alcuni estratti da "L'ultimo Quaderno", la raccolta di scritti che il Premio Nobel ha pubblicato sul suo blog l'anno precedente la sua scomparsa, e di diversi articoli a lui dedicati firmati da Roberto Saviano, Maurizio Maggiani, Giancarlo Depretis e Flores d'Arcais.
L'ultimo conflitto nei balcani ha instaurato un regime straordinario anche nella comunicazione giornalistica. La prima e la seconda parte di questo libro propongono, con il contributo di diversi autori, un'analisi semiotica e politologica dell'informazione "in tempo di guerra", che considera gli stili comunicativi e la loro efficacia, il grado di adeguatezza, di correttezza e di completezza della comunicazione giornalistica televisiva. La terza parte del volume presenta i risultati di un'indagine demoscopica curata da Abacus sui comportamenti e le attese del pubblico radiotelevisivo durante e dopo il conflitto. Ne scaturisce una riflessione più ampia che coinvolge il giornalismo in generale e gli aspetti etici della professione.
Il punto di partenza è un gustoso paradosso: qui Derrida immagina il giorno in cui Dio convoca Abramo per il sacrificio di Isacco. Data la delicatezza dell'"incarico", la prima preoccupazione è che la cosa non assuma i toni di una notizia di cronaca: "Mi raccomando Abramo: questa volta niente giornalisti!". E da qui tutta una tirata polemica e divertita sul fatto che le cose serie della vita e del pensiero non possono né essere divulgate dai giornali, né raccontate ai tanti consiglieri e confessori di cui è piena la vita moderna.
Fino dai primi secoli della Chiesa molti furono gli esegeti del primo capitolo della Genesi 1. Per ricordarne solo alcuni, citeremo Origene e e S. Basilio di Cesarea fra i Greci, Lattanzio e S. Agostino5 fra i Latini. Possono spiegare questo interesse, che si prolunga nel corso del tempo, sia le ragioni liturgiche che consentivano di commentare testi largamente impiegati durante le celebrazioni quaresimali sia, soprattutto, la necessità d'illustrare, specie in contrapposizione con i vari sistemi ereditati dalla filosofia classica, l'origine del mondo, punto di partenza per la storia della salvezza.
Si comprende perciò come anche S. Ambrogio abbia ritenuto opportuno affrontare tale argomento, probabilmente nel corso della Quaresima del 387, e precisamente nei sei giorni della Settimana Santa dal 19 al 24 aprile.
Le preghiere del mattino e della sera di Anselm Grun prestano alle lettrici e ai lettori le parole per poter dire al Signore sentimenti, pensieri, domande.
Un testo sul giornalista Alessandro Pandian (1835-1899).