Questa è la storia dell'impegno di vita di Patch Adams nella trasformazione del sistema sanitario. "Patch - ha scritto Jacopo Fo - è il più grande clown-sciamano che io abbia mai conosciuto. Lui è veramente un clown, non smette mai di esserlo. È un clown che cura i bambini. Ed è uno sciamano perfetto. I suoi riti comici seguono esattamente la tradizione millenaria della magia bianca. Patch non è uno che vanta guarigioni miracolose. Non gliene importa niente. Lui dice: 'Quando sono con i bambini, i bambini non sentono il dolore'. Lui va vestito da clown bianco con le alucce da angelo e l'arpa a far ridere le persone in punto di morte. Cosa c'è di più bello e importante che morire ridendo? Questo è un super-miracolo."
Un'analisi del destino della "società di mezzo", schiacciata tra Stato e Mercato, svolta da due dei più lucidi interpreti della nostra realtà economica e sociale. Siamo governati da élite che sanno "volare alto", che riescono a inserirsi in complesse trattative internazionali, ma accentuano sempre più la differenza tra ciò che, usando categorie risorgimentali, potremmo chiamare il "primo" e il "secondo popolo". C'è un popolo immerso nella quotidianità e nella fatica del vivere e un altro popolo che "pensa il sentimento del primo" e ne costituisce, quindi, il legittimo sovrano. Oggi ci troviamo in una situazione molto simile a quella che, nel diciannovesimo secolo, vide nascere le nozioni di "società di mezzo", "classe", "comunità". Sono solo cambiati i tempi e il secondo popolo non è più in grado di leggere i desideri o i pensieri del primo e, di conseguenza, lo lascia solo. Dobbiamo ripensare molte cose e accorgerci che cresce il desiderio di una comunità e di quello spazio comune che chiamiamo "società di mezzo". Premessa di Riccardo Bonacina.
Ad accomunare le persone che incontriamo in questo libro sonol'etica del bene comune, la giustizia, l'uguaglianza, la pace, la solidarietà, la libertà di coscienza, l'obiettivo di una politica rinnovata al servizio delle persone e della comunità. Sono personalità innovatrici, a tratti eroiche o rivoluzionarie come don Tonino Bello, don Puglisi e Oscar Romero; sono compagni di strada di Pierluigi Di Piazza che, come lui, si sono battuti appassionatamente per costruire una Chiesa povera e socialmente impegnata. Sono uomini e donne noti ma anche persone comuni come gli immigrati del Centro Balducci e persone estranee alla Chiesa come Margherita Hack e il Dalai Lama. Da uomo, prete e animatore culturale, Di Piazza intreccia le loro e la sua storia intorno ai temi più controversi dell'essere oggi cristiani e a quelli che uniscono le donne e gli uomini di buona volontà.
Nutrirsi è un'esperienza universale, ma non mangiamo le stesse cose, nello stesso modo, negli stessi luoghi. Osservando attentamente un pasto, potremmo spiegare tutto, o quasi, di una certa popolazione. Questo libro nasce così, per raccontare la storia e le geografie degli italiani partendo dal modo in cui mangiano, dalle usanze dei nobili nella seconda metà dell'Ottocento fino alle ipotesi sui decenni a venire. È realizzato intorno ad alcuni pranzi realmente avvenuti, ricostruiti attraverso fonti storiche di varia natura; usa la storia, ma anche la letteratura, l'arte, i media e le testimonianze orali per spiegare cosa c'è dietro (e dentro) quei piatti.
Un lungo viaggio, al passo con le stagioni: dal fondo della Calabria al triangolo del riso tra Po, Ticino e Sesia, dal distretto della fragola di Policoro alle serre di Albenga. E poi i frutti di bosco che dalle Alpi scendono alle metropoli, la sfida di un profeta con l'aratro nel cuore dell'Appennino, l'avventura del radicchio di Chioggia, il mais ottofile di Roccacontrada e le ciliegie pugliesi, rossi gioielli nel bouquet di un'agricoltura che in vent'anni ha cambiato volto. Dulcis in fundo l'uva da tavola che dialoga con gli internauti e un'irresistibile pomodorina partita da Melfi per conquistare Londra. Con lo sguardo spiazzante di chi, digiuno di ogni sapere specialistico, è curioso di tutto, Giorgio Boatti racconta storie di persone che hanno scelto di ridare vita a cascine e masserie, di mettersi insieme per creare aziende radicate nella tradizione ma capaci di sfide innovative. Un affresco controcorrente in un paese dove, per abitudine, bisogna dire che tutto va male. Un percorso interiore in cui il disegno del paesaggio e della vita si confondono. Rivelano un'Italia con i piedi ben piantati per terra dove è all'opera un futuro che riguarda ognuno di noi.
Il volume raccoglie cinque discorsi, inediti in Italia, tenuti da Vaclav Havel in diverse città europee nella seconda metà degli anni Novanta. Riflessioni intorno all'idea di Europa, alle sue radici, alla ricchezza di culture che la abitano, al suo significato e al suo destino per la storia della cultura occidentale.
Alzi la mano chi non ha mai pensato di andare via, lasciare l'Italia, mollare un paese in un declino forse irreversibile e cercare altrove le opportunità, il lavoro, la felicità. Caterina Soffici lo ha fatto: dopo aver denunciato l'Italia del maschilismo strisciante e trionfante nel libro "Ma le donne no", si è trasferita a Londra. E ha scoperto cosa significa veramente vivere in un paese che sembra possedere tutto quello che a noi manca: serietà, organizzazione, buona educazione, apertura verso il mondo e chi più ne ha più ne metta. Mescolando antropologia metropolitana, fatti di cronaca e storie di vita, Caterina Soffici racconta con ironia e autoironia la sua esperienza londinese: dalle vecchiette dell'associazione di quartiere alle mamme alfa in cerca della scuola migliore per il figlio, dalla vitalità dei quartieri alla moda che attrae giovani creativi da tutto il mondo alla fedeltà immutabile a regole e procedure che a volte sfocia nell'ottusità. Impossibile non chiedersi quale paese sia meglio e perché: un dibattito in cui intervengono vicini di casa inglesi, amici italiani e negozianti bengalesi, ma anche Enzo Biagi, Niccolò Machiavelli e Luigi Barzini, con una conclusione (speriamo) provvisoria: "Londra non è meglio dell'Italia. Ma a Londra io ho trovato la banalità della normalità. Qui si può finalmente uscire dall'emergenza continua, qui si può vivere normalmente. Ecco perché a Londra si vive peggio ma si sta meglio. Perché è un posto normale. È l'Italia a non esserlo più".
Siamo circondati da una foresta di parole, ciascuna delle quali mormora, si agita per attirare la nostra attenzione e spuntarla sulle altre. Quali scegliere allora? Di quali appropriarsi per arrivare al cuore delle nostre emozioni, delle nostre storie? Françoise Héritier torna a interrogarsi sulla materia di cui è fatto il gusto della vita, invitandoci questa volta a riscoprire colori, significati e valori che in segreto associamo alle parole. Perché quando si trovano investite di un sovrappiù di potere, quando le riconfiguriamo a nostro personale uso e consumo, quando si caricano di una parte di mistero, le parole ci trascinano per mano nel vortice sorprendente e imprevedibile della fantasia primordiale: la Libellula diventa allora "una damina altezzosa vestita di organza bianca", lo Scarponcino "un ometto autoritario" e Rossellini "un piatto a base di filetto"... È un gioco che ci conviene prendere molto sul serio: a chi saprà riscoprire il gusto delle parole l'autrice promette un rimedio contro la noia della realtà.
Dai mali che stanno annullando le nostre libertà (la globalizzazione selvaggia, lo strapotere di economia e finanza, l'informazione loro asservita, la perdita del senso del bene comune, la supremazia del denaro su ogni valore...) al rimedio: ristabilire il giusto equilibrio fra le libertà, per riprendere il cammino interrotto verso una società fondata su giustizia sociale e solidarietà, e il ruolo fondamentale che il popolo europeo può e deve svolgere in tale percorso.
Il fisco conosce per nome e cognome tutti coloro che non pagano le tasse scavando ogni anno un buco di 180 miliardi nel bilancio dello Stato. Con i dati di cui dispone potrebbe stanarli subito, costringendoli a restituire quanto hanno rubato alla collettività. E sarebbe così in grado di abbassare la pressione fiscale sui contribuenti onesti. L’evasione è il cancro della nostra economia. Ma basta passare in rassegna le leggi che dovrebbero combatterla per capire che in Italia la lotta a un fenomeno senza uguali in altri paesi è solo una farsa. Il sistema è congegnato proprio per consentire ai contribuenti infedeli di non rischiare nulla. Perché i ladri di tasse sono anche elettori. E votano compatti come nessun’altra categoria. Perciò, sono protetti da una potentissima lobby politica. Che ha il suo zoccolo duro nel centrodestra. Livadiotti lo dimostra svelando chi ha scritto, proposto e votato quelle leggi che lasciano certezza di impunità agli evasori. Il lavorio di Berlusconi & Co. ha dato i suoi frutti: uno studio condotto in esclusiva per questo libro fa vedere come l’evasione sia sempre salita con i governi di centrodestra e scesa quando a comandare era il centrosinistra. E la lobby che ha fatto gli interessi dei contribuenti infedeli ha ottenuto il suo tornaconto. L’analisi dei flussi elettorali dal 1994 al 2008 dice che il voto degli evasori è sempre stato alla base dei successi di Berlusconi. Fino al 2013, quando i ladri di tasse sono passati armi e bagagli con Beppe Grillo. Scandalo nello scandalo, la casta della politica ha concesso un formidabile privilegio ai suoi rappresentanti in parlamento. Se un comune mortale guadagnasse quanto loro, la sua aliquota media arriverebbe al 39,4. Quella di Lor Signori è appena del 18,7 per cento.
Stefano Livadiotti è una delle firme più note de “L’Espresso”: da venticinque anni si occupa di economia e di politica con inchieste, interviste e reportage. Per Bompiani ha pubblicato L’altra casta. L’inchiesta sul sindacato (2008; tascabili Bompiani 2009), Magistrati. L’ultracasta (2009; tascabili Bompiani 2011), I senza Dio. L’inchiesta sul Vaticano (2011; tascabili Bompiani 2013).
Per la salute e la bellezza si è disposti a credere a tutto, anche che sia possibile con una lozione far ricrescere i capelli o che con la cartilagine di squalo, l'aculeo velenoso dello scorpione, o addirittura con le mandorle, si guarisca dal cancro. Contro le truffe in farmacia, le cure inutili e le illusioni della medicina alternativa, qui dimostrate da chi le denuncia da anni, l'unico antidoto è l'informazione: per salvaguardare noi stessi e il progresso scientifico, quello al servizio dell'uomo e non degli interessi delle aziende farmaceutiche e degli speculatori.
Il libro è la testimonianza diretta di un inviato di guerra, Marcello Ugolini, che alla fine della sua straordinaria carriera sente il bisogno di raccontarci pagine di storia che egli ha vissuto... "Avete mai sentito un brivido corrervi lungo la schiena per la paura o per un pericolo scampato? Io sì, svariate volte. È una sensazione tremenda. Chi mi conosce sa che nel corso della mia professione giornalistica ho lavorato per vari quotidiani della carta stampata, concludendola al Giornale Radio Rai. Nella maggior parte della mia vita lavorativa ho avuto l'immensa fortuna (guadagnata sul campo) e il grande piacere di aver svolto la mansione di inviato speciale; raramente sono stato inchiodato su una sedia in Redazione. Non racconterò delle politiche disastrose che hanno scatenato la guerra in vari Paesi del mondo. A riguardo ho una mia opinione, forse molti di voi non saranno d'accordo con me, ma ve lo garantisco, l'ho toccato con mano: gran parte dei conflitti di questi ultimi anni si sono verificati là dove impera o ha imperato il comunismo, provocando la povertà più nera per le popolazioni."