Che cosa serve per insegnare ai bambini e alle bambine? Quella dei maestri e delle maestre è una vocazione o una professione? La loro bravura è una questione di pedagogia o di cultura generale e preparazione disciplinare? Dalla patente per insegnare e dalle scuole normali ottocentesche, passando per l'istituto magistrale di epoca fascista e repubblicana, in Italia si è giunti alla laurea per maestri e maestre solo venticinque anni fa. I corsi universitari in Scienze della formazione primaria sono stati un riconoscimento tardivo di una categoria che si è costruita da sé una preparazione superiore a quella che gran parte della società si aspettava. Le università si sono trovate a rispondere a una nuova domanda di formazione e di istituzionalizzazione di saperi altri: un'occasione, ma anche una grande responsabilità. Il libro ripercorre la storia dell'istruzione normale e magistrale nell'Italia unita e si sofferma sui suoi sviluppi più recenti e meno studiati, con un'attenzione ai diversi mondi cui gli insegnanti appartengono. Attingendo a fonti ulteriori rispetto a quelle loro prescritte, maestre e maestri hanno saputo anche coltivare modi esigenti di stare accanto ai bambini. Ma non ci sono esperti che bastino: per le società contemporanee, che hanno affidato loro questo compito, un'attenzione più evoluta verso i piccoli della specie è un esercizio ancora urgente di intelligenza collettiva.
Risale a Cartesio la separazione fra emozione e intelletto, ma le indagini sul cervello attualmente in corso muovono in tutt'altra direzione. Damasio è stato forse il primo a porre sotto esame le infauste conseguenze della separazione di Cartesio e oggi è possibile circoscrivere quell'errore sulla base anche di casi clinici e della valutazione di fatti neurologici sperimentali. Tutte le linee sembrano convergere verso uno stesso risultato: l'essenzialità del valore cognitivo del sentimento. Damasio usa la parola "sentimento" per denotare qualcosa di concettualmente nuovo e introduce una distinzione importante fra il sentire di base e il sentire delle emozioni, fondata su osservazioni di architettura anatomico-funzionale.
Il Sofista, una delle opere più dense e complesse di Platone, racconta in forma di dialogo la storia di una caccia e di una cattura, quella del sofista, oscuro alter ego del filosofo e suo implacabile avversario. Temibile falsificatore di discorsi, capace di evocare nientemeno che il grande Parmenide come involontario testimone in sua difesa, il sofista impone ai suoi cacciatori un tortuoso inseguimento dialettico attraverso le cose che sono: dal semplice pescatore con la lenza alla natura stessa dell'essere, dal puro nulla impossibile e innominabile alle categorie fondamentali degli enti, quiete e movimento, identità e differenza. Solo al termine di questo percorso sarà possibile agguantare la preda, svelandone l'identità e attribuendole la posizione che le spetta nella realtà. Nella sua introduzione Francesco Fronterotta illustra la struttura del dialogo, esaminandolo alla luce delle più recenti interpretazioni.
Il manuale, suddiviso in tre volumi, offre una trattazione completa del diritto processuale civile, elaborata sia alla luce della recente riforma della giustizia civile sia dell'esperienza del processo civile telematico. L'opera nasce dall'esigenza, non soltanto didattica, di offrire al lettore una ricostruzione sistematica della materia. È il sistema, infatti, che consente di ordinare e analizzare la legislazione. Dalla comprensione dello stesso non può prescindere né il giurista che voglia interpretare il significato dei testi normativi né il legislatore che voglia modificarli.
Questo manuale, nel proporre una trattazione completa della parte generale del diritto penale, da un lato informa sugli orientamenti di fondo dell'attuale dibattito penalistico e, dall'altro, fa propria la tendenza a scomporre l'analisi del reato in tanti capitoli «autonomi», quanti sono i principali modelli criminosi: e cioè, commissivo doloso, commissivo colposo, omissivo proprio (doloso e colposo) e omissivo improprio (doloso e colposo). Da qui il tentativo di compendiare, e mettere a punto, i risultati cui sfocia la costruzione c.d. separata dei fondamentali tipi di illecito penale, nella convinzione che i tempi siano ormai maturi per trasformare in acquisizioni non solo degli studenti, ma anche degli operatori in genere, i meno caduchi esiti di un processo evolutivo che vede impegnata la dottrina penalistica europea da alcuni decenni. La scelta di premettere esemplificazioni «casistiche» all'analisi dei più importanti istituti obbedisce ad esigenze di efficacia didattica e mira a soddisfare la necessità - sempre più avvertita specie dagli studenti - di rendere meglio comprensibile il nesso tra elaborazione teorica e prassi applicativa. In questa nona edizione, si è proceduto ad un ampio e articolato aggiornamento della trattazione in varie direzioni, a cominciare dal richiamo nei vari capitoli della letteratura e della giurisprudenza, costituzionale e ordinaria, più recenti. Dove è apparso opportuno (ad esempio, in tema di omissione impropria o concorso apparente di norme), sono state inserite nuove esemplificazioni casistiche considerate rilevanti ai fini di una comprensione più aggiornata degli istituti trattati. Inoltre, sono poste nella dovuta evidenza le innovazioni più importanti apportate dalla recente «riforma Cartabia», con particolare riferimento alla disciplina delle pene sostitutive, della causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto e alla previsione - per la prima volta nell'ordinamento italiano - di una regolamentazione organica della cosiddetta Giustizia riparativa, destinata a svolgere una funzione «complementare» rispetto al processo penale. Gli autori si sono preoccupati, nel contempo, di procedere a ulteriori approfondimenti e integrazioni in una duplice direzione: per un verso, arricchendo la trattazione dei temi classici della parte generale anche con l'aggiunta di riferimenti alla giurisprudenza costituzionale e ordinaria; per altro verso, concedendo maggiore spazio ad argomenti che hanno assunto crescente importanza nella prassi applicativa degli ultimi anni. Nell'un caso e nell'altro, con l'obiettivo di favorire i confronti tra teoria e prassi, rendere più chiara l'esposizione e agevolare l'apprendimento. Le aggiunte e le integrazioni hanno inevitabilmente comportato una crescita quantitativa del volume. Anche per ovviare al rischio di un appesantimento della lettura, si è introdotto un doppio carattere grafico: più grande per le parti considerate essenziali, più piccolo per gli approfondimenti. Il volume è stato tradotto in spagnolo e in cinese.
La prassi quotidiana dell'operatore o dell'assistente sociale è costellata di aspetti burocratici che s'incarnano sempre in documenti scritti da elaborare per ogni occasione di rapporto con le istituzioni. Il libro di Floris e Mostardi si propone di aiutare gli addetti dei servizi sociali in questo lavoro di scrittura puntuale ed efficace. La prima parte del manuale è stata pensata come una guida per orientarsi nei procedimenti corretti di costruzione di un testo e affinare le competenze della pragmatica della comunicazione: dall'aspetto sintattico della frase, alla punteggiatura, dal registro linguistico appropriato, all'organizzazione dei diversi testi. La seconda parte invece è centrata sulle differenti tipologie testuali in uso nel lavoro pratico dei professionisti del sociale, con l'obiettivo di migliorare la scrittura argomentativa e informativa nelle comunicazioni formali con interlocutori diversi, oltre alla corretta stesura di progetti e documentazione degli interventi. Un'ultima parte è dedicata alle innovazioni tecnologiche delle intelligenze artificiali, come ChatGPT che ha aperto nuovi orizzonti e riflessioni nella scrittura.
Il manuale costituisce la prima trattazione organica della psicologia giuridica minorile, un'area di particolare rilievo negli studi di psicologia giuridica, cui corrispondono una consolidata tradizione di confronto fra diritto e psicologia e lo sviluppo di competenze professionali orientate in chiave interdisciplinare. Tali aspetti informano i diversi argomenti che vengono affrontati sotto il profilo scientifico, dell'evoluzione normativa, delle implicazioni per l'intervento. Il volume - anche in questa nuova edizione aggiornata alla più recente letteratura e produzione normativa - è articolato in cinque parti: lineamenti teorici e aree di ricerca, norme di indirizzo, famiglie in difficoltà e contesti di accoglienza, maltrattamento e abuso sessuale, devianze giovanili e giustizia riparativa. Il quadro delineato evidenzia i risultati della cooperazione fra diritto e psicologia, fra ricerca scientifica, contesti istituzionali e pratiche professionali, nei vari ambiti in cui la norma interviene a regolare situazioni e rapporti che coinvolgono minorenni.
Se la sua attività pedagogica è universalmente nota, non può dirsi altrettanto della vita di Maria Montessori, donna all'avanguardia, libera e indipendente, che ha attraversato due guerre mondiali e una guerra civile. Secondo lei, il modo migliore di contribuire alla pace sociale è di prendersi cura dell'inizio della vita: l'infanzia.
Spesso pensiamo che comunicare voglia dire solo «parlare», dimenticando l'ascolto e ancor più la capacità di fare domande. Al contrario, bisognerebbe parlare meno e imparare a fare le domande giuste. Questo atteggiamento, che presuppone una buona disposizione all'ascolto, vale per tutti ma soprattutto per i leader delle organizzazioni. Un buon leader non deve solo saper orientare, dare direttive ed esprimere valori; ma anche capire quando è il momento di domandare e di mettersi in ascolto con umiltà. Solo così accresciamo la nostra conoscenza e creiamo rapporti solidi e di valore. La seconda edizione ampliata e aggiornata approfondisce e attualizza i principali temi di questo classico del pensiero manageriale. Arricchito da nuovi casi di studio ed esercizi, L'arte di far domande è uno strumento unico per apprendere e migliorare le dinamiche relazionali nel mondo delle organizzazioni.. Presentazione di Angelo Pasquarella.
Il gioco è qualcosa di naturale. I bambini sono biologicamente predisposti a giocare e per via spontanea acquisiscono apprendimenti e padronanze, anche in assenza dell'insegnamento di un adulto. Allo stesso tempo, il gioco è anche qualcosa di culturale. Nei diversi contesti sociali, i giochi si esprimono infatti in modalità e forme culturalmente connotate, che hanno un'importanza enorme nella formazione di una persona, influenzando le identità di genere e i ruoli, predisponendo, per via simbolica e metaforica, attitudini, orientamenti e relazioni. Se il gioco è natura e cultura insieme, lo sport, che oggi è praticato a partire dall'infanzia, è una delle forme culturali di gioco più alte per i valori simbolici che sottende: valori etici ed estetici, pedagogia del corpo, esercizio per dare il meglio di sé. In-ludere. Gioco, sport e formazione propone una visione integrata di gioco e sport. Fornisce le basi teoriche per progettare attività ludiche e sportive, con un'intenzionalità educativa orientata al benessere psicofisico, a contrastare le dipendenze e la passività, a promuovere empowerment. Il libro è attraversato da tre nuclei tematici: la riflessione pedagogica sull'identità anfibia del gioco, tra natura e cultura; l'analisi dei dispositivi su cui il gioco si costruisce, quali lo spazio, il tempo, i materiali ludici, l'ambiente urbano; la relazione tra gioco e sport, cioè il senso pedagogico della competizione e del rischio, il valore destabilizzante ma anche vivificante dell'incertezza, in una società fortemente orientata, com'è la nostra, alla programmazione e al controllo.