Le vicende dell'antisemistismo in Europa fin dalle sue origini. Il libro spiega come la persecuzione antiebraica e la Shoah non siano fenomeni ristretti al XX secolo.
Imparare a contare fino a dieci può essere un gioco, un piccolo esercizio da condurre insieme alla mamma, a cinque anni nella spensieratezza della propria camera. Non è lo stesso se il gioco si trasforma in una pratica di sopravvivenza, per evitare i geloni alle dita nel freddo della spianata di Bergen-Belsen, in attesa dell'appello mattutino. Peter Lantos è ancora un bambino quando, insieme alla sua famiglia, viene prelevato dalla casa di Makó, in Ungheria, e rinchiuso prima nel ghetto della città e poi costretto a un lungo viaggio che lo condurrà al lager tedesco. Saranno gli americani a trarre Peter in salvo, ma lo stalinismo sovietico costringerà il ragazzo ad affrontare nuovamente gli stenti di una vita senza la piena libertà. Fuggito a Londra e divenuto adulto, Peter ripercorre le tappe del suo viaggio. Dopo anni trascorsi a studiare la mente umana come neurologo, non accetta che il ricordo di quei giorni sia per lui così confuso. Ma la ricostruzione è molto difficile: i testimoni stanno morendo, i luoghi hanno cambiato geografia e aspetto. Aggrappandosi a ogni indizio e risalendo alle origini di ogni traccia di passato, Peter ricompone i ricordi. Questo è per lui il modo di tenere viva la memoria del suo viaggio, e di restituirla a tutti noi.
Dall'Unità ad oggi, la storia dei partiti italiani viene qui ripercorsa, nei suoi passaggi fondamentali, attraverso lo svolgimento cronologico delle diverse fasi politiche: dai problemi e le questioni emerse all'indomani dell'unificazione, passando attraverso la crisi del liberalismo e l'avvento dei partiti di massa, superando la soppressione della vita democratica messa in atto dal regime fascista, e arrivando, infine, alla creazione, al consolidamento e alla crisi del sistema dei partiti dell'Italia repubblicana. Un percorso difficile e tortuoso, caratterizzato, dall'irrisolto nodo della creazione di un reale spirito di appartenenza comune. Ripercorrendo questo "iter" e affrontando una disamina delle interpretazioni e delle metodologie di ricerca storiografica, il volume intende fornire un contributo per un rinnovato dibattito (aperto agli specialisti del settore, nonché al vasto campo di studiosi di scienze sociali) relativo al "caso italiano" e a quei caratteri peculiari che continuano a determinarne l'assoluta specificità nel panorama dei sistemi politici europei.
La "Fonte" vuole riferirsi alla fontana, come la chiamavano gli abitanti del posto, ma anche all'origine dei rituali di iniziazione ad essa collegati, ai Templari e alle loro radici. "Nascosta" poiché nota solo a chi doveva esserlo. La Fonte di Pescosansonesco, apparentemente un luogo qualunque, cela un segreto, come la fontana delle 99 cannelle di L'Aquila, un ruolo straordinario che emerge dal contesto in cui si trova e dai numerosi simboli esoterici in essa contenuti. Essa non è che il punto di partenza per un viaggio nell'esoterismo.
Roma, 1° novembre 1922. Sono passate solo poche ore dalla marcia su Roma, e il neo-presidente del Consiglio Benito Mussolini promette l'immediata smobilitazione di tutte le squadre in nome del ripristino più rigoroso dell'ordine pubblico. In realtà, la conquista del potere non segna affatto la fine dello squadrismo né della violenza. Sia che vengano arruolati nelle unità della nuova Milizia Volontaria oppure che agiscano sotto le spoglie dei circoli rionali o dei gruppi sportivi, gli squadristi continuano a giocare un ruolo decisivo nella scena politica italiana. E quando il regime, anche per merito delle sue camicie nere, sarà abbastanza forte da imporre una dittatura a viso aperto, squadrismo e violenza non verranno mai meno. Attraverso il ricorso a nuove fonti, questo libro propone una visione innovativa del ruolo dalla violenza squadrista negli anni centrali della dittatura mussoliniana. Le vicissitudini dei protagonisti dello squadrismo sono indagate a tutto tondo: dalle camicie nere condannate al confino di polizia, al pari dei tanto odiati antifascisti, a coloro che sulla pratica della violenza e sul mito dello squadrismo hanno scommesso tutta la loro vita.
Agli albori del 1915 l'Italia è una nazione ancora da forgiare. Il popolo è diviso da irriducibili differenze: non c'è una lingua, non c'è un sentimento comune. Gli italiani devono temprarsi in una solida unità nazionale. La soluzione è la guerra, la fucina il campo di battaglia. Più alto sarà il sacrificio, più nobili saranno i risultati. A pagarne il prezzo saranno i giovani costretti in un fronte che corre per seicento chilometri, dalle Dolomiti all'Adriatico. Combatteranno in un biancore di pietre e di neve che dura tutto l'anno, saranno uniti nella paura e nell'angoscia, uccideranno. Intorno a loro l'assordante fuoco di sbarramento, l'insostenibile tensione prima dell'"ora zero", l'inferno della terra di nessuno. Luigi Cadorna avrà in pugno le vite dei suoi soldati. Nel 1919 chi alla patria aveva dato tutto si lascia conquistare dalla "trincerocrazia" di Mussolini e dall'idea che la Grande guerra costituisca il fondamento della nazione. Si prepara così la scena per l'avvento del fascismo. Valorizzando fonti come i diari dell'epoca e le interviste ai veterani, lo storico inglese Mark Thompson con "La guerra bianca" restituisce il pathos degli assalti alle trincee, ripercorre con sobrietà e precisione l'epica del fronte italiano, mette a nudo la foga nazionalistica e gli intrighi politici che hanno preceduto il conflitto. Tra le pagine del libro, le esperienze di guerra di una grande generazione di scrittori schierati su fronti opposti: Ungaretti, Hemingway, Kipling e Gadda.
L'universo di Roma antica sfugge a una decifrazione immediata. Il patrimonio sterminato di architetture, sculture, pitture e arti minori è letto spesso come un insieme di capolavori isolati, mirabilia estrapolati da ogni contesto. Andrea Carandini - uno dei massimi archeologi contemporanei, artefice di quello straordinario tour de force erudito e intellettuale che è "L'Atlante di Roma antica" - tenta in questo libro un esperimento singolare: consegnarci una lettura organica dell'Urbe durante un periodo capitale della sua storia, quello dell'ascesa al potere e del lunghissimo principato di Ottaviano Augusto, attraverso il racconto di 100 monumenti giunti come rovine fino a noi. Edifici amministrativi, luoghi di culto, infrastrutture, costruzioni commerciali, spazi per lo spettacolo, monumenti onorari, abitazioni private e aree funerarie - l'intero programma urbano del princeps - sono illustrati da immagini e testi illuminanti che formano una guida della Roma augustea tra il 44 a.C. e il 14 d.C. Centro simbolico, oltre che fisico, di questo itinerario è la domus Augusti, lo straordinario complesso architettonico palatino e primo "palazzo" da cui il principe governava il mondo. Idee, fantasie, forme artistiche e azioni politiche sono, per Carandini, inseparabili dal luogo in cui sono state concepite e attuate. È cosi che dalla descrizione minuziosa della prima residenza imperiale emerge prodigiosamente un inedito ritratto del suo inventore e abitante.
Chi uccise Mussolini? Dove finì l'oro di Dongo? Quante persone furono vittime della strage avvenuta per nascondere furti e altre azioni delittuose? Roberto Festorazzi indaga su tali questioni da 30 anni e si è fatta largo in lui una convinzione, a proposito della morte del dittatore: e cioè che la versione ufficiale dell'esecuzione, per quanto non del tutto convincente, rappresenti comunque un punto fermo dal quale è difficile, se non impossibile, prescindere; e che, viceversa, le versioni antagoniste rendano ancora più lontano e complicato l'accertamento di una verità definitiva. Questo libro contiene anche molte novità: ad esempio il reale ruolo avuto da Cadorna nella decisione di sopprimere il Duce, una testimonianza pure inedita sulle ultime ore di Graziani a Como e una dettagliata ricostruzione sulla presenza incombente, infiltrante e decisiva degli Alleati. Inoltre, di grande interesse è un'articolata testimonianza del figlio del leader comunista Luigi Longo. Una sezione iconografica include una selezione di immagini storiche, e di fotografie contemporanee, tale da formare un vero e proprio percorso "visivo" alla scoperta dei luoghi in cui si consumò la fine del Duce.
Rivisitare la missione e l'opera di alcuni Cappellani Militari - 210 per la precisione - attraverso le relazioni-testimonianze inviate al Vescovo di Campo mons. Angelo Bartolomasi al termine della Grande Guerra, è un atto di amore e un'opportunità di omaggio. Facciamo così memoria di tutti i sacerdoti, Cappellani Militari e Pretisoldati, che offrirono la vita sul campo, in trincea, accanto ai soldati impegnati in duri e aspri combattimenti: in particolare ricordiamo i 93 Cappellani Militari caduti. Martiri e testimoni di una carità senza confini: 3 Medaglie d'Oro; 137 Medaglie d'Argento; 299 Medaglie di Bronzo; 94 Croci al V.M. Un atto di fraterna solidarietà ricordare l'impegno, per tutto l'arco della guerra, dei 2048 Cappellani (e dei circa 500 Aiuto- Cappellani). Né vanno dimenticati i circa 20.000 Preti-soldati e Chierici mobilitati, non tutti in cura d'anime, impiegati, la maggior parte, nelle Sezioni di Sanità.
Questa miscellanea (in inglese), in onore della studiosa Leah Di Segni dell'Università ebraica di Gerusalemme, tocca i principali campi di interesse e di ricerca nei quali la stessa ha lavorato in quarant'anni di attività e legati soprattutto all'epigrafia classica, all'archeologia e alle antichità cristiane.