Il volume si concentra sulle particolarità dell'italiano usato nelle traduzioni. Analizzandone in particolare gli aspetti sintattici e semantico-pragmatici, conferma la tesi che la lingua usata nelle traduzioni è parzialmente diversa dalle produzioni spontanee nella stessa lingua. Alcuni dei contributi affrontano anche la questione del rapporto tra l'italiano utilizzato dai traduttori e l'evoluzione dello standard, mettendo in luce da un lato la tendenza a mantenere tratti conservativi al di là della loro permanenza nell'uso nativo spontaneo e dall'altro la presenza di tratti innovativi, spesso riconducibili a interferenza con la lingua di partenza e paragonabili ad altre situazioni di contatto linguistico.
Cosa significa comunicare? A cosa serve? Come comunichiamo, in quali forme e con quali mezzi? Perché i tentativi di comunicare possono riuscire o andare incontro al fallimento? A queste domande fondamentali tentano di rispondere tutte le scienze della comunicazione. In particolare, il libro presenta e discute criticamente la prospettiva sociologica. Come illustrano gli autori, la sociologia studia la comunicazione in quanto relazione tra soggetti agenti che interpretano i propri rispettivi comportamenti comunicativi in quanto espressioni di intenzioni, volontà e scopi. L'approccio sociologico analizza questa relazione nelle sue dimensioni materiali, sociali, normative e di potere. Aggiornato agli esiti più recenti della ricerca sociologica internazionale, il volume non si limita a costituire una introduzione sistematica allo studio della comunicazione, ma offre anche una prospettiva innovativa sul suo rapporto con la cultura e la società.
Le parole e le espressioni che ricorrono nel dibattito sulla scuola sono un numero abbastanza modesto. Accade, tuttavia, che i medesimi termini si trovino a indicare intenti o modalità d'azione diversissimi e persino incompatibili fra loro, al punto che non sempre è agevole comprendere che cosa realmente voglia dire chi usa determinati vocaboli e locuzioni. A volte l'alone che circonda le parole sembra dominare sul loro significato reale. Inoltre, una parte consistente del lessico delle scienze dell.educazione è entrato a far parte dell'uso corrente attraverso traduzioni dalla letteratura internazionale, per lo più in inglese: nell'accomodamento linguistico, i nuovi concetti si vedono costretti entro termini che già possedevano in italiano un loro significato. Non può che derivarne un grande disorientamento. Da qui la necessità di un volume come questo, capace di sottrarre le parole essenziali della scuola - natura, educazione, istruzione, formazione, personalità, attitudine, capacità, dote, socializzazione, metodo, strategia, procedura, individualizzazione, unità didattica, sostegno, programma, programmazione, esperimento, valutazione, verifica, orientamento, qualità, prova, test, insegnanti, aggiornamento - alla riduzione al senso comune e di affermare finalmente il loro significato specifico.
Il volume propone un profilo storico-linguistico complessivo della produzione letteraria di carattere religioso, dalle origini ai nostri giorni. A partire dal ruolo fondativo del "Cantico di frate Sole" di Francesco d'Assisi e dalla figura di Jacopone, l'autrice attraversa via via i diversi generi della letteratura religiosa (la poesia, la prosa narrativa, la mistica, la scrittura teatrale, i testi dottrinali, la comunicazione ai fedeli), sempre individuando le linee di continuità e le specificità delle singole fasi considerate. Particolare attenzione è inoltre riservata alla scrittura femminile con un approfondimento su Caterina da Siena e Vittoria Colonna, e ad alcuni grandi personaggi della vita religiosa contemporanea (Luigi Sturzo, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II).
Quali sono le origini del linguaggio? Sono biologicamente determinate o sono il risultato di un processo di acquisizione? Qual'è il ruolo dell'esperienza e dei rapporti sociali? Il libro risponde in modo semplice ed esauriente a questi e ad altri quesiti, fornendo un quadro complessivo di processi e fasi che caratterizzano il passaggio dai primi balbettii e dai primi gesti comunicativi fino alla produzione di frasi e discorsi.
Ci sono più modi di nominare la globalizzazione - mondializzazione, interconnessione planetaria, interdipendenza universale - ma il senso è uno: il mondo è divenuto più complesso e se da un lato si sono ridotte le distanze fisiche, dall'altro si sono create fratture profonde, politiche e culturali, tra e dentro gli stati nazionali. Questo squilibrio ha aperto una crisi di legittimità che mina alla base le democrazie nuove e antiche. "Modernità in polvere", che è già un classico delle scienze sociali, risponde alle sfide teoriche e metodologiche della globalizzazione guardando al mondo non più come a un insieme di oggetti culturali statici (nazioni, economie, demografie, istituzioni), ma come a un sistema di flussi in movimento che trasportano attraverso il pianeta persone, denaro, immagini, tecnologie e ideologie. Quando trovano spazi locali in cui assestarsi, questi flussi subiscono un processo di indigenizzazione, ovvero un processo in cui devono necessariamente ricostruire la propria specificità. In tal modo si genera nuova differenza anziché omologazione, ed è nell'osservazione minuziosa di questo progressivo differenziarsi che la ricerca etnografica recupera il proprio senso originario e il proprio valore.
Le politiche familiari ereditate dal secolo XX stanno incontrando una profonda crisi. Accanto ad alcuni successi, emergono vistosi fallimenti ed effetti inattesi. Nei regimi più spinti di welfare state svanisce l'oggetto stesso della politica familiare (cioè la famiglia). I cambiamenti della famiglia diventano una sfida per le stesse politiche sociali, le quali, senza una accorta politica familiare, girano a vuoto. Le attuali politiche adottano un mix di principi liberali e socialisti (assetti lib/lab) che non rispondono all'esigenza di riconoscere il giusto ruolo alla famiglia nella società, soprattutto perché non riconoscono che essa è un soggetto sociale avente un proprio ruolo societario e un connesso complesso di diritti-doveri. La politica familiare necessita di un referente (la famiglia, definita in maniera relazionale) e non può essere efficace, efficiente ed equa se non conferisce alla famiglia una soggettività sociale e giuridica. Si tratta allora di orientarsi verso un nuovo approccio basato su due pilastri fondamentali: l'adozione di un principio di sussidiarietà nella governance delle politiche familiari e il riconoscimento della cittadinanza complessa (politica e civile) della famiglia.
Il libro affronta il problema della tossicodipendenza dal punto di vista della psicologia culturale che, come ricorda Bruner, si fonda sull'assunto che la mente non può esistere senza la cultura, in altre parole senza il sistema simbolico condiviso dai membri di una comunità culturale. In questa prospettiva il fenomeno della tossicodipendenza è letto e interpretato in relazione alle trasformazioni promosse nelle culture sociali dei paesi industrializzati dalla modernità e in particolare dalla desacralizzazione. La tesi sviluppata nel libro è che la tossicodipendenza come epidemia sociale sia il frutto della crisi del sacro prodotta dalla modernità. Su questo sfondo sono descritte le droghe utilizzate in questa fase storica, la loro farmacodinamica e farmacocinetica, le attese dei consumatori, i loro effetti sulla persona insieme alla rassegna delle principali teorie psicologiche e psicopatologiche che sono state elaborate per cercare di spiegare il consumo delle sostanze stupefacenti e psicotrope e individuare le vie della prevenzione e della cura. Tra queste ultime sono analizzate in modo particolare le vie comunitarie. Infine, è sviluppato un modello di prevenzione il cui nucleo è stato approvato dalla Conferenza Nazionale sulle Tossicodipendenze di Genova del 2000 e di cui l'autore del libro è stato l'estensore
Questo manuale, qui presentato in una nuova edizione aggiornata, offre un panorama chiaro e completo della psicologia generale nei suoi diversi aspetti: dimensione storica, nozioni di base, teorie fondamentali, esperimenti classici, problemi applicativi. Nella visione degli autori la psicologia esce dai confini strettamente accademici per svolgere un ruolo cruciale nelle società multiculturali, sempre più complesse e caratterizzate da un ritmo accelerato di cambiamento. In questa prospettiva hanno privilegiato, accanto ai temi tradizionali, approcci più avanzati connessi ad esempio con le nuove tecnologie.
La riflessione pedagogica solo recentemente ha posto l'attenzione sulla consulenza educativa concepita come modalità di sostegno alla persona, alla coppia e alla famiglia in difficoltà. Il presente lavoro intende mettere in luce i presupposti e le caratteristiche fondamentali del processo di consulenza rivolto a quanti vivono conflitti, ambivalenze, incertezze che ne limitano le prerogative esistenziali. La consulenza educativa si configura, pertanto, come strumento utile per rafforzare la capacità d'iniziativa del soggetto, aiutandolo a superare i problemi che gli si presentano e ad aumentare la propria consapevolezza circa i compiti educativi da assolvere. Ne consegue che l'educatore potrà essere di aiuto se saprà far leva sulle risorse di chi è in una situazione di bisogno e, lungi dal privilegiare le difficoltà, sarà capace di dare speranza a chi si sente impotente e senza prospettive per il futuro. La consulenza educativa poggia sulla comunicazione interpersonale sostenuta dall'intenzionalità a concretare un originale progetto esistenziale. Questo volume invita a riscoprirne gli aspetti pedagogico-educativi, sia nella ricerca di nuove competenze nelle professioni d'aiuto, sia nella definizione di nuovi assetti epistemologici.
Il disegno e la pittura dei bambini possono rappresentare, di volta in volta o allo stesso tempo, un'espressione della vita emotiva e della personalità, uno strumento per lo sviluppo della creatività e della maturazione e un indice del loro andamento, un mezzo di indagine e di scambio con l'ambiente sociale e per il genitore, l'insegnante e lo psicologo - uno strumento per la comprensione delle, relazioni che si creano o che mancano tra adulto e bambino. In questo libro, diventato subito il testo di riferimento in materia e ora riproposto in una nuova edizione, Anna Oliverio Ferraris analizza disegni e pitture di bambini normali o con ritardo mentale disadattamento, dai primi scarabocchi alle raffigurazioni più complesse in cui compaiono ritratti, prospettive spaziali, sequenze narrative, un uso immaginifico del colore. Ci guida così nell'esplorazione dell'universo infantile, aiutandoci a decifrare, attraverso il segno grafico, gli atteggiamenti che nascono dal rapporto con i genitori, i fratelli, i coetanei, maestri, e poi i timori di fronte alla disgregazione di forme di vita familiari, le carenze e i disagi di chi deve fare i conti con un contesto socioculturale deprivato e con la malattia, o al contrario, il tasso di creatività di chi gode di stimoli e di un ricco mondo interiore.
I sentimenti dominanti nelle società europee contemporanee sono paura, diffidenza e ostilità verso lo straniero. Questi atteggiamenti rivelano in fondo le difficoltà delle società europee di oggi e le incertezze sul loro futuro. La chiusura verso la diversità culturale, di cui gli stranieri sono portatori, esprime la paura verso le dinamiche della società globale del XXI secolo. Questo libro è uno strumento utile per rispondere ai tanti interrogativi riguardanti la figura sociale dello straniero.