Credere in Deum è espressione utilizzata da Tommaso d'Aquino per definire un aspetto della fede cristiana: l'amore e la tensione verso Dio inteso come fine e senso della fede. Secondo Tommaso, è l'amore per Dio - donato da Dio stesso - che porta ad affidarsi a lui e a credere quanto egli ha rivelato. La tesi di fondo di questo libro è che un legame così decisivo, che costituisce l'orizzonte entro il quale si spiega l'intera esperienza del credente, risulti orientamento e criterio anche per la sua indagine filosofica. Nella prima parte del libro questa tesi viene indagata attraverso la lettura di testi dell'Aquinate, nella convinzione che, nel panorama dell'attuale riflessione filosofica, molte delle intuizioni e delle argomentazioni tommasiane non risultino ancora evidenziate e valorizzate come meritano. La seconda parte è dedicata a confermare questa convinzione indagando la lettura - le convergenze e le divergenze, le comprensioni e i fraintendimenti - che di tali intuizioni e argomentazioni è stata offerta da alcuni filosofi del nostro tempo: Alvin Plantinga, Eleonore Stump, John Jenkins, Étienne Gilson, Emanuele Severino.
In un contesto sociale in cui la solennità del Natale è stata mutata in una festa commerciale, si può ancora scorgere il significato profondo e pieno di vita del Bambino nella mangiatoia? Cosa può avere da dire un Dio che si fa Bambino all'uomo di oggi, che predilige la forza alla debolezza, la grandezza alla piccolezza? L'evento dell'Incarnazione del Verbo può considerarsi definitivamente concluso nella grotta di Betlemme? L'articolo di Ester Corso cercherà di rispondere a queste domande, dando ampio spazio ai vari scritti di Edith Stein che trattano l'argomento.
La presente ricerca che prevede l'articolazione del rapporto di divinizzazione tra Dio e l'uomo a partire dai poli fondamentali espresso da energia (enérgeia) e capacità ricettiva (exis) si articolerà in una sorta di trittico imposto dalla struttura tripartita dell'essere, l'essere, l'essere bene e l'essere-bene-sempre, indicata da Massimo stesso. In una prima parte, svilupperemo il polo dell'enérgeia per mettere in evidenza la dimensione ontologica, l'essere della relazione tra Dio e l'uomo, la seconda parte sarà incentrata sulla dimensione etica, l'essere-bene, che esprime il rapporto tra Dio e l'uomo a partire dal polo dell'exis, la terza parte, infine, metterà in luce la dimensione cristo-pneumatologica della divinizzazione che mostra il ruolo congiunto dell'enérgeia e dell'exis nell'accesso all'essere-bene-sempre. In Massimo il Confessore le dimensioni ontologica e cristologica si accavallano, il suo interesse per un'inchiesta ontologica ha sempre avuto come ragion d'essere la risposta ad un interrogativo sulla natura umana di Gesù Cristo che ha manifestato il fine di ogni uomo: la propria divinizzazione, cioè diventare simile a Gesù Cristo. Il presente studio mette in evidenza la "struttura della condizione umana" che, secondo il Confessore, caratterizza ogni cristiano chiamato a seguire Gesù Cristo nella e attraverso la sua libertà e che avvicina ma anche ma anche differenzia l'uomo dalla condizione di umanità di Cristo nell'unione ipostatica.
Occorre superare l'infantilismo e la superficialità, per crescere e giungere alla statura spirituale che Dio vuole da noi: l'amore oblativo.
Residuo di un'epoca premoderna? Espressione puramente mitica, priva di significato reale? Ad uno sguardo più attento parlare di creazione - come fanno i cristiani - si rivela invece una potente chiave interpretativa, che illumina il senso del mondo in cui viviamo, casa accogliente da abitare con saggezza e responsabilità. Per scoprire tale densità occorre certo ascoltare testi complessi e confrontarsi col portato della riflessione scientifica contemporanea (dalla cosmologia alla biologia evolutiva). Occorre soprattutto, però, assumere una prospettiva autenticamente teologica, che sappia raccordare il discorso sulla creazione con quello sulla cristologia e la Trinità. Questo saggio disegna un percorso articolato in tal senso, con un fitto dialogo tra i contributi delle diverse chiese cristiane e un'attenzione viva e partecipe alla cultura contemporanea.
Il testo intende anzitutto ampliare l'orizzonte della filosofia del diritto con la luce della fede, ricorrendo alle fonti sia della Sacra Scrittura che del magistero della Chiesa, in un fruttuoso dialogo tra ragione e fede. Fa poi oggetto di riflessione lo stesso ordinamento giuridico della Chiesa, che evidentemente è oggetto della teologia, ma neppure questa riflessione può trascurare il dialogo con la ragione. Infine il volume è corredato da un'appendice che raccoglie diversi scritti su temi specifici, con i quali si intende illuminare più diffusamente e dettagliatamente alcuni aspetti trattati nel manuale.
La teologia classica sostiene che nella rivelazione di Cristo c'è un novum per la storia dell'umanità, mentre il pensiero filosofico tende a sostenere che è insito nella natura umana ciò che, in forme diverse, è contenuto nelle affermazioni dei teologi. «Se il mistero di Cristo non è il nostro stesso mistero, se la cristofania non significa più dell'archeologia (del passato) o dell'escatologia (del futuro), faremmo meglio a considerarla un pezzo da museo», osserva Panikkar nel libro. La cristofania del terzo millennio non può dunque essere né settaria, né una mera consolazione per i credenti, ma «la profondità più interiore di noi tutti, l'abisso dove in ognuno di noi l'infinito e il finito, il materiale e lo spirituale, il cosmico e il divino si incontrano».
Sommario
I. Cristo è il simbolo cristiano di tutta la realtà. II. Il cristiano riconosce Cristo in Gesù e attraverso di lui. III. L'identità di Cristo non è la sua identificazione. IV. I cristiani non hanno il monopolio sulla conoscenza di Cristo. V. La cristofania è il superamento della cristologia tribale e storica. VI. Il Cristo protologico, storico ed escatologico è un'unica e medesima realtà distesa nel tempo, estesa nello spazio e intenzionale in noi. VII. L'incarnazione come evento storico è anche inculturazione. VIII. La Chiesa si considera luogo dell'incarnazione. IX. La cristofania è il simbolo del mysterium coniunctionis della realtà divina, umana e cosmica. Glossario.
Note sull'autore
Raimon Panikkar (1918-2010), filosofo, teologo e sacerdote cattolico, ha attraversato una pluralità di tradizioni: indiana ed europea, indù e cristiana, scientifica e umanistica. Laureato in Chimica, Filosofia e Teologia, ha insegnato nelle maggiori università d'Europa, India e America ed è stato autore di numerosi libri e articoli su argomenti che spaziano dalla filosofia della scienza alla metafisica, dalla teologia alle religioni comparate. Jaca Book sta pubblicando in Italia la sua Opera Omnia.
Libertà e manipolazione sono due termini antitetici, ma nello stesso tempo inscindibili. L'uomo può realizzare se stesso solo nella libertà, ma poiché il suo autocompimento non può avvenire al di fuori dell'ambito finito della storia egli è sempre anche soggetto alla manipolazione.
Nel corso dei secoli la Chiesa non è sempre stata un'istanza di libertà. Anche per questo, la funzione del magistero e l'esercizio dell'autorità devono essere ripensate in una nuova dimensione, in modo da garantire gli spazi necessari per fare scelte responsabili.
Il saggio di Karl Rahner viene riproposto a circa quarant'anni dalla prima edizione originale tedesca del 1970, stagione scossa dalle contestazioni giovanili e, all'interno della Chiesa, dal dibattito sull'enciclica Humanae vitae di Paolo VI. «Libertà è parola dalla storia lunga, che si fa parola-chiave negli ultimi due secoli, e il teologo la illumina nella sua dimensione sociale e soprattutto nel suo senso teologico ed ecclesiale», scrive nella prefazione Rosino Gibellini.
Sommario
Introduzione. Prefazione. Vita come storia di libertà (R. Gibellini). I. Significato di libertà e manipolazione. II. Il compito del cristiano di fronte alla manipolazione. III. La Chiesa deve essere il luogo della libertà. IV. Magistero e manipolazione.
Note sull'autore
Karl Rahner (1904-1984), gesuita tedesco, tra i più noti teologi cattolici del Novecento, ha partecipato ai lavori del Concilio Vaticano II e nel 1964 è succeduto a Romano Guardini sulla cattedra alla Ludwig-Maximilians Universität di Monaco. Ha in seguito insegnato Dogmatica e Storia del dogma alla Westfälischen Wilhelms-Universität di Münster. È stato autore di innumerevoli opere sul cristianesimo moderno e contemporaneo.
Una riflessione pastorale utile a entrare nel mondo della sofferenza senza restarne schiacciati e anzi per trovarvi - malgrado il paradosso che nasconde - motivi di speranza e di risorsa spirituale. La ricerca si sviluppa secondo un percorso trinario in cui, premessa una riflessione generale su "L'uomo e la sofferenza nel contesto odierno" (I parte), si approccia a "La sofferenza umana in prospettiva biblica: Giobbe e Gesù Cristo" (II parte), per concludere trattando de "Il cristiano dinanzi al mistero della sofferenza" (III parte).
Che senso ha la storia? Come capire il prolungarsi del tempo dopo la Pasqua di Cristo e sino alla sua venuta finale, la Parusia? L'Autore risponde rifacendosi ai dati biblici, ma anche all'insieme della teologia cattolica. Ne emerge un enorme affresco che risale al perchè della Creazione stessa e ha come filo conduttore la crescita del corpo di Cristo che è la Chiesa sino alla ricapitolazione" finale in cui "Dio sarà tutto in tutti". Il tempo cristiano mira alla dilatazione della verità e della salvezza portata da Cristo e comunicata dal suo Spirito... "