Il passaggio dalla lira all'euro non equivale a un semplice cambiamento della scala di misura come quando, all'estero, facciamo il pieno di benzina in galloni invece che in litri. Va a toccare rappresentazioni consolidate, scelte e modi di vita che si intrecciano con i nostri conti e calcoli quotidiani. Questo libro ci guida in un viaggio nella mente delle persone alle prese con un evento economico senza precedenti nella storia moderna, ma che può essere visto come un grande esperimento naturale che permette di saggiare le nostre illusioni cognitive e i curiosi effetti che esse producono sui nostri comportamenti.
In questo libro l'economista e collaboratore del "New Yorker", del "New York Times", del "Wall Street Journal" e infine Ministro del Lavoro per il governo Clinton, illustra in modo chiaro e sintetico le forze economiche e sociali alla base di una società ormai frenetica. Le persone lavorano più di quanto non abbiano mai fatto in passato. Più il tenore di vita aumenta, più gli imprenditori, i lavoratori e i professionisti si mostrano disposti a sacrificare il proprio tempo libero. Senza mai ricorrere a toni pedanti o didascalici, il volume spiega quali siano i modelli sociali emergenti che stanno mettendo in crisi il concetto di famiglia e di comunità.
Lo sviluppo, sostiene Amartya Sen, premio Nobel 1998 per l'economia, deve essere inteso come un processo di espansione delle libertà reali di cui godono gli esseri umani, nella sfera privata come in quella sociale e politica. Di conseguenza la sfida dello sviluppo consiste nell'eliminare i vari tipi di "illibertà", tra cui la fame e la miseria, la tirannia, l'intolleranza e la repressione, l'analfabetismo, la mancanza di assistenza sanitaria e di tutela ambientale, la libertà di espressione, che limitano all'individuo, uomo o donna, l'opportunità e la capacità di agire secondo ragione e di costruire la vita che preferisce. Per provare la sua tesi Sen non attinge solo alla scienza economica ma delinea anche una mappa di esempi tratti dalla storia.
Sono ancora rare le aziende che considerano le proprie persone chiave come un capitale composto da conoscenze e capacità da tutelare e da sviluppare per garantirsi successo nel mercato. Ma la ragione di questa miopia non è ascrivibile solo ai gestori d'impresa: è sostanzialmente la conseguenza di una mancata definizione di metodi e strumenti di mappatura, verifica, miglioramento e costante monitoraggio delle competenze individuali. Metodi e strumenti che sono, peraltro, molto ben sviluppati nella gestione dei fenomeni produttivi, finanziari, logistici e commerciali. Scopo di questo libro è consentire il superamento di questa lacuna, presentando non solo criteri e metodi per la gestione del capitale umano, ma anche strumenti applicativi.
Il libro è una riflessione sulle "società postfordiste" e raccoglie sessanta voci compilate da autori italiani e stranieri. E' organizzato come un "dizionario di idee", in ordine alfabetico. Può essere utilizzato come strumento di consultazione, o ipertesto, oppure può essere letto come un insieme di saggi che suggeriscono approcci trasversali ai concetti. Ma, ancor prima, è uno strumento di approfondimento che fissa una terminologia e un apparato concettuale che sono già entrati nell'uso. Centrale è la connessione fra sapere e produzione: è questo il tessuto connettivo delle società postfordiste.
In questo libro Rifkin analizza le strutture organizzative dell'economia delle reti e i meccanismi dell'informazione caratteristici dell'era che si apre, evidenziando i rischi e le opportunità che si prospettano per lo sviluppo della società e l'emancipazione dell'uomo nel ventunesimo secolo. Da un lato il potere dei "nuovi tiranni" del progresso, i più grandi e importanti provider internazionali, destinati a gestire l'eccesso a ogni attività e a controllare la vita di ciascuno di noi in una società dove si accresce il divario tra chi è "connesso" e chi non lo è; dall'altro la possibilità di una maggiore diffusione della conoscenza, della democrazia e del benessere, e l'affrancamento dalla "schiavitù" del lavoro.