Quando il lavoro smette di essere una costruzione e diventa una esecuzione pedissequa di mansioni e protocolli è un orrore, credete. Perché è fatica noiosa e deprimente e i lavoratori perdono il gusto del lavoro, garantendo, al massimo, la mediocrità.
Per questo nasce questo libro, per capire se è possibile riconquistare l’arte dentro la routine, e la passione dentro la fatica attraverso le parole del lavoro.
Vengono presentate cinque categorie di lavoro che aprono all’analisi di oltre 200 parole: due categorie specificamente altruistiche (la scuola e la medicina), due professioni di estrema concretezza (l’economia e l’ingegneria), e una “strana” ma che ha migliaia di “impiegati”: il clero.
Occorre che il buon-lavoro rinasca, che risorga la passione e l’amore all’opera delle proprie mani che, attraverso il contatto con la realtà, fa l’opera massima: edifica noi stessi.
Paganina nasce negli anni '30, da un padre così ateo che voleva chiamarla Ateina (ma poi non se l'era sentita). Conformemente ai desideri paterni Paganina ha sviluppato un carattere forte e indipendente, e un'inclinazione per l'eroismo e gli eroi. Così quando incontra Guglielmo, che è stato partigiano con suo fratello Spartaco e ha fatto saltare da solo un camion di tedeschi, sa che è lui l'eroe che vuole al suo fianco. Le basta presentarsi, "Sono Paganina", per dare inizio a un amore che attraverserà tutta la vita. E assieme all'amore la vita sarà percorsa da altre grandi passioni, su tutte quella della politica, che tanto starà a cuore a Spartaco, importante funzionario del PCI, ma coinvolgerà tutta la famiglia, gli altri fratelli, cognate e nipoti, e i figli di Paganina e Guglielmo che sono arrivati poco dopo il matrimonio. Una passione che non sarà priva di lati oscuri, di tradimenti, svolte a vuoto, come quando Lucio, il secondo figlio di Paganina e Guglielmo, ombroso e bastian contrario di natura, si avvicinerà a chi pensa di cambiare il Paese con le armi, o come le numerose crisi che le varie coppie che costellano le pagine del romanzo si troveranno a dovere affrontare. Bilanciando le grandi tappe della storia italiana, a partire dal primo dopoguerra e per arrivare quasi ai nostri giorni, con le vicende private di Paganina e della sua famiglia, Lia Levi racconta la storia di una donna comune e straordinaria e delle persone che lei, riamata, ha amato.
Manuale completo, questo libro risponde a tutti i problemi che si pongono al futuro scultore, prima ancora di passare all'ideazione artistica. Grande attenzione dunque per i vari materiali, dalla pietra al legno, dall'acciaio alle materie plastiche, esaminati in tutte le loro caratteristiche strutturali e in tutte le loro possibilità di impiego. È data grande attenzione anche alle più svariate tecniche, dall'intaglio alla fusione con stampi, con particolare interesse per le attrezzature necessarie alla loro corretta applicazione.
Andrea Satta è pediatra, cantante (con il gruppo Tetes de Bois) e scrittore. Pise e Pata sono due bambini curiosi, attenti, sensibili, molto simpatici. E sono anche i bambini e le bambine che Andrea Satta incontra ogni giorno nel suo ambulatorio romano. «Tutti i "Pise e Pata" sono tratti da spunti e ragionamenti di bambini realmente ascoltati e riportati con autenticità». In questi dialoghi, pieni di meraviglie, di stupori, di battute serie e e spiritose, lo sguardo dei bambini aiuta anche noi adulti ad osservare con più attenzione il mondo per come è, e per come vorremmo che fosse. Sono dialoghi che contengono delle micro storie, con molte domande (gli inevitabili e utili "perché?"), e con tante risposte fatte di desideri, sorrisi, emozioni, sogni. Introduzione di Paolo Siani. Età di lettura: da 8 anni.
Mozart, Beethoven, Vivaldi, Chopin e Cajkovskij si danno appuntamento per uno spettacolo grandioso in questo libro unico con 6 brani musicali e 6 effetti luminosi. Età di lettura: da 1 anno.
Parlare di montagna equivale a parlare dell'intera esistenza, e di come in essa si intende prendere posto. E amare la montagna significa stare al mondo con franchezza, desiderio di avventura, accortezza e spirito di solidarietà, rispetto per la vita in tutte le sue manifestazioni.
«Un deposito di memorie, un vademecum, una filosofia di vita» – Il Venerdì
Mauro Corona e Matteo Righetto, gli scrittori italiani più autorevoli sull'argomento, danno voce a ciò che per loro la montagna rappresenta, attingendo a un ricchissimo tesoro di esperienze personali, qui condensate in brevi racconti, epigrammi fulminanti, descrizioni di paesaggi naturali di bellezza inesprimibile. In queste pagine troviamo l'asprezza della roccia e la sfida delle vette, ma anche la carezza accogliente dei boschi, il ritmo lento del passeggiare; i ricordi vivissimi di un tempo che non esiste più e la consapevolezza urgente delle responsabilità da assumersi perché gli ambienti naturali possano sopravvivere ed essere il futuro dei nostri figli. I sedici milioni di abeti distrutti dal ciclone che si è abbattuto sulle Dolomiti alla fine del 2018 evocano i caduti della Prima guerra mondiale, perché «gli alberi sono come le persone, e le foreste sono intere comunità». La descrizione di un camoscio, che con abilità di equilibrista si muove tra i picchi più impervi, sfocia in una riflessione sul cambiamento del ruolo del padre nella società contemporanea, una figura ormai così priva di spigoli da rendere difficile assumerla come riferimento e appoggio. E invece, dal momento che gli esseri umani sono alpinisti inconsapevoli e chi «guarda il cielo sente la vertigine della bellezza ma anche il vuoto del precipizio», l'appiglio è cruciale, nell'arrampicata come nella vita. La narrativa potente di due grandi scrittori in un libro che si legge con la facilità e la soddisfazione con cui si raccolgono i mirtilli, grazie alla struttura classica e accattivante del sillabario.
«E in questa conversazione milesia io intreccerò per te storie di ogni genere e incanterò le tue orecchie benevole con un dolce sussurro.» Così, in tono apparentemente leggero, si aprono le Metamorfosi di Apuleio, conosciute anche come L'asino d'oro, il secondo grande romanzo latino dopo il Satyricon di Petronio e prima dell'anonima Storia di Apollonio. Riprendendo un perduto originale greco, Apuleio narra le avventure di Lucio, un giovane animato da insaziabile curiosità che viaggia attraverso la Tessaglia. Trasformato per errore in asino, dovrebbe mangiare delle rose per tornare uomo, ma viene portato via da una banda di ladroni e usato come bestia da soma. Nel covo dei briganti conosce Carite, una giovane rapita a scopo di riscatto; la vecchia governante dei malfattori, per consolarla, le racconta la favola, poi celeberrima, di Amore e Psiche: la quale non è che la più lunga delle tante digressioni, le affascinanti storie che arricchiscono le Metamorfosi e diverranno tesoro della novellistica, dalle avventure narrate dai rapitori alle storie noir dello schiavo fedifrago e della donna assassina, ai divertenti adulteri delle mogli del mugnaio e del tintore. Le peripezie di Lucio, l'una più mirabolante dell'altra, continuano a lungo, sino a sfociare nell'undecimo e ultimo libro, che stupisce per la nuova dimensione filosofico-religiosa, ancor oggi discussa. Lucio prega la Luna di liberarlo dalle sue disgrazie. Comparsa nelle vesti di Iside, la dea gli preannuncia la salvezza: il giorno dopo, durante una processione, un suo sacerdote gli porgerà una corona di rose. Nuovamente essere umano, Lucio si fa adepto della divinità egizia ed è iniziato ai suoi misteri. Ma il suo viaggio e il suo percorso iniziatico non sono ancora finiti. In sogno, Iside gli ordina di recarsi a Roma, dove lo attendono due nuove iniziazioni misteriche e una luminosa carriera di retore. Apuleio, il colto africano maestro della lingua, autore delle sfavillanti orazioni dei Florida, dell'apologia giudiziaria de magia, e delle operette filosofiche de deo Socratis e de Platone et eius dogmate, si rivela così il «Signore delle innumerevoli connessioni» tra tutte le cose. La Fondazione Valla pubblica una nuova edizione critica delle Metamorfosi in quattro volumi.
"Ciao, che bello incontrarti! Non ti conosco di persona, ma se hai preso in mano questo libro sono sicuro che una parte di te crede profondamente nell'amore. Magari la vita ti ha riservato delle delusioni, ma in cuor tuo sai che siamo tutti fatti per amare, per donare e ricevere amore. Non è in fondo ciò che vogliamo tutti, amare ed essere amati? "Amore" è una parola tanto inflazionata quanto fraintesa. Sì, perché l'amore non è solo quello romantico, che si vive in coppia, o il sentimento che proviamo nei confronti di parenti e amici. L'amore è, piuttosto, un modo di vivere: è il frutto più succoso dell'evoluzione interiore, un frutto che possiamo mordere ogni volta che ci apriamo totalmente alla vita. Non è facile, ne sono consapevole. Ogni giorno abbiamo a che fare con un mondo conflittuale, che gronda rabbia, invidia e indignazione. Grazie alla tecnologia abbiamo ampliato le nostre reti di conoscenze, ma questa iper-connessione ci ha portato a disconnetterci dai nostri cuori. In apparenza siamo tutti vicini, in realtà siamo sempre più lontani non solo dalle altre persone, ma anche dalla natura e soprattutto dal nostro spirito. Da chi siamo veramente. Amati per amare parla dell'amore verso noi stessi e del suo mutare con naturalezza in amore per gli altri e per l'universo intero. Non è una scatola di cioccolatini che nascondono messaggi sentimentali. Quello che stai per intraprendere è un percorso di evoluzione interiore emozionante e a tratti spigoloso, che toccherà le tue corde più intime, lasciandoti a volte perplesso e senza parole. Scoprendo le mie carte ancora prima che tu legga pagina 1 non vorrei scoraggiarti nel proseguire, ma voglio essere del tutto sincero: salire attraverso i quattro livelli dell'amore (Richiesta, Aspettativa, Libertà e Perdono) e far sì che amare incondizionatamente diventi il tuo nuovo stile di vita non sarà una passeggiata in piano, ma un alternarsi continuo e avventuroso di discese e risalite. Ci sarà da riflettere tanto ma sarà un viaggio entusiasmante attraverso riferimenti alla storia dell'arte e del cinema, alla fisica e alle leggi che governano l'Universo, a racconti zen, storie autobiografiche e tanto altro. Ti condurrò alla scoperta dei lati più belli di te, degli altri e della vita, ma anche di quelli più scomodi e dolorosi, che di solito si preferisce ignorare e nascondere. Sorpresa: proprio lì vive la magia! È dalla consapevolezza delle tue fragilità, dei tuoi limiti e delle tue ferite che sbocceranno i fiori più preziosi. Quando avrai imparato ad amare te stesso nella tua interezza, allora potrai cominciare a rivolgere all'esterno uno sguardo di amore incondizionato, e con esso abbracciare il mondo intero."
Un racconto di sconfitte e tradimenti, di una generazione smarrita, incapace di invecchiare, e di un paese quasi al capolinea.
Taranto, in un futuro prossimo. Dindo, Claudio e Valeria, detta Gorgo, hanno ormai passato i cinquant'anni. Si ritrovano a Taranto per partecipare al funerale di un vecchio amico. La piazza è piena di gente, e l'atmosfera è pesantissima, incattivita, lacerata, come si sono lacerati nel tempo i rapporti tra gli amici, tanto uniti in gioventù dalle comuni passioni, umane e politiche, quanto lontani e divisi oggi, sia per le strade diverse che hanno preso le loro vite, sia perché la loro amicizia si è frantumata contro il Siderurgico di Taranto, lo stabilimento più grande d'Europa: per alcuni la fabbrica va salvata a tutti i costi, perché non solo produce lavoro e benessere, oltre che acciaio, ma anche perché è un monumento insostituibile di memorie e di orgoglio operaio; per altri, invece, il Siderurgico è ormai solo il "Mostro" da chiudere, abbattere, cancellare, bonificare, perché con i suoi fumi avvelena e uccide. «Fino alla fine» è il racconto di sconfitte e tradimenti, di una generazione smarrita, incapace di invecchiare, e di un paese quasi al capolinea: mentre l'azione si svolge incessante, attraverso sapienti escursioni nel passato vediamo i quattro protagonisti crescere, cambiare, peggiorare forse, anche se l'usura della memoria, dei rapporti e della morale non li piegherà mai del tutto allo spirito del tempo. E assistiamo anche al cambiamento dell'Italia, ridotta a una comunità composta da una moltitudine di individui in retrospettiva, trasformata in nazione liquida, disillusa, spenta; un paese di partiti deboli e personalistici, dove l'ideologia ha lasciato il posto alla comunicazione, i partiti sono diventati proprietà privata di leader che hanno sostituito i militanti con i follower e la passione civile si è trasformata in una disperata forma di ultima resistenza all'omologazione. «Fino alla fine» è un romanzo tanto travolgente e originale quanto profondo e toccante, nel quale le vicende umane dei protagonisti si innervano in quelle del paese. Fino al pirotecnico finale, in un futuro che, forse, è già presente.
Per la prima volta vengono riuniti in un solo volume i grandi capolavori di Gustaw Herling, commentati da Krystyna Jaworska e introdotti da un saggio di Wlodzimierz Bolecki. La Cronologia è a cura di Marta Herling, figlia dell'autore. Apre il volume uno scritto di Goffrefo Fofi dedicato alla figura di Herling in Italia. I testi sono raggruppati in tre sezioni che rappresentano i momenti fondamentali della sua scrittura: Un mondo a parte, libro che lo consacrò grazie all'appoggio di scrittori come Bertrand Russell, Albert Camus e Ignazio Silone; il Diario scritto di notte, monumentale Zibaldone di scritti di vario genere arricchito per l'occasione da un'ampia celta di brani fino a oggi inediti in italiano; infine, i racconti non inclusi nel Diario, editi o inediti, disposti in ordine cronologico.
Il primo film che le nostre nonne e le nostre madri andarono a vedere dopo la guerra fu "Via col vento". Molte si identificarono in una scena: Rossella torna nella sua fattoria, la trova distrutta, e siccome non mangia da giorni strappa una piantina, ne rosicchia le radici, la leva al cielo e grida: «Giuro che non soffrirò mai più la fame!». Quel giuramento collettivo fu ripetuto da milioni di italiane e di italiani. Fu così che settant'anni fa venne ricostruito un Paese distrutto. Come scrive Aldo Cazzullo, «avevamo 16 milioni di mine inesplose nei campi. Oggi abbiamo in tasca 65 milioni di telefonini, più di uno a testa, record mondiale. Solo un italiano su 50 possedeva un'automobile. Oggi sono 37 milioni, oltre uno su due. Eppure eravamo più felici di adesso». Ora l'Italia è di nuovo un Paese da ricostruire. La lunga crisi ha fatto i danni di una guerra. Per questo dovremmo ritrovare l'energia e la fiducia in noi stessi di cui siamo stati capaci allora. Cazzullo racconta l'anno-chiave della Ricostruzione, il 1948. Lo scontro del 18 aprile tra democristiani e comunisti. L'attentato a Togliatti e l'insurrezione che seguì. La vittoria al Tour di Bartali e l'era dei campioni poveri: Coppi e il Grande Torino, cui restava un anno di vita. Le figure dei Ricostruttori, da Valletta a Mattei, da Olivetti a Einaudi. Il ruolo fondamentale delle donne, da Lina Merlin, che si batte contro le case chiuse, ad Anna Magnani, che porta al cinema la vita vera. L'epoca della rivista: Wanda Osiris e Totò, Macario e Govi, il giovane Sordi e Nilla Pizzi. Ma i veri protagonisti del libro sono le nostre madri e i nostri padri. La loro straordinaria capacità di lavorare e anche di tornare a ridere. Il racconto di un tempo in cui a Natale si regalavano i mandarini, ci si spostava in bicicletta, la sera si ascoltava tutti insieme la radio; e intanto si faceva dell'Italia un Paese moderno.
Gli europei è un viaggio che accompagna il lettore nelle capitali del Vecchio continente, passando dal chiacchiericcio dei teatri londinesi alla boria dei caffè parigini, dagli affollati salotti tedeschi alla scaltrezza degli impresari teatrali milanesi.
«Figes trova una chiave originale per illuminare il farsi della cultura europea: il formarsi del canone del melodramma come tratto comune, il rimescolamento e l’integrazione del gusto musicale e di quello artistico, la nascita dell’editoria di massa, il formarsi del culto e dell’amore comune per i musicisti e gli scrittori» – Robinson
Alla metà del XIX secolo, quando la rete ferroviaria attraversò per la prima volta i confini nazionali dei singoli paesi, lo scenario culturale europeo cambiò radicalmente. Grazie all'avvento del treno, artisti, scrittori e filosofi di tutta Europa entrarono in contatto, alimentando una circolazione del sapere fino a quel momento impensabile. La rivoluzione tecnologica e il fermento capitalistico investirono anche il mondo intellettuale, portando alla crescita del mercato editoriale, alle esposizioni universali, al successo della lirica e dell'arte, alla moda dei soggiorni all'estero, e avverando così il cosmopolitismo tanto anelato dagli illuministi. In breve tempo in tutta Europa si cominciarono a leggere gli stessi libri, riprodurre gli stessi dipinti, suonare la stessa musica e ascoltare gli stessi concerti. Basandosi su lettere e diari di collezioni archivistiche in parte inesplorate, lo storico inglese Orlando Figes racconta la genesi della «cultura europea» servendosi del triangolo amoroso che coinvolse il romanziere Ivan Turgenev, l'autore russo più famoso prima dell'avvento di Tolstoj, la mezzosoprano Pauline Viardot, conosciuta fin negli Stati Uniti, e il marito di lei, Louis, mecenate, traduttore e critico d'arte. Coltivando i rispettivi contatti, Turgenev e i Viardot svolsero un'importante intermediazione, incoraggiando scrittori, artisti e musicisti e aiutandoli a ottenere un successo internazionale. Nei salotti da loro frequentati, infatti, passarono musicisti come Chopin, Cajkovskij e Schumann, scrittori come Flaubert, Dickens, Eliot e Sand, nonché pittori come Courbet, Rousseau, Corot e Delacroix. Nel secolo dei nazionalismi che fomentarono lo scoppio della prima guerra mondiale, la diffusione di un patrimonio culturale comune permise a un numero crescente di europei di scoprire un'appartenenza condivisa alle idee e agli stili che distinsero l'Europa dal resto del mondo. Gli europei è un viaggio che accompagna il lettore nelle capitali del Vecchio continente, passando dal chiacchiericcio dei teatri londinesi alla boria dei caffè parigini, dagli affollati salotti tedeschi alla scaltrezza degli impresari teatrali milanesi. In un periodo in cui il sapere veniva sostenuto e sovvenzionato da regnanti e mecenati, le arti furono capaci di avvicinare i popoli molto più della religione o delle convinzioni politiche, rivelando che l'identità nazionale non è che il risultato di un dialogo costante con chi vive al di là dei propri confini.