El libro explica cómo Jesús busca a cada uno también en la crisis de la mitad de la vida, para facilitarle una segunda conversión; y a esa segunda conversión la sigue una nueva esperanza. El pasaje del Evangelio sobre los discípulos de Emaús contiene una enseñanza especial para quienes ya llevan un tiempo siguiendo a Cristo. Con frecuencia, en esa circunstancia, el camino cristiano se presenta más arduo. Puede sobrevenir el cansancio, la tristeza, el desaliento, también en quienes se entregaron a Jesús y a sus hermanos . Los discípulos de Emaús vuelven a ser sorprendidos por la misericordia infinita del Señor y el poder transformador de su Resurrección. Y, como a ellos, Jesús nos sigue buscando a cada uno de nosotros en la crisis de la mitad de la vida, para facilitarnos una segunda conversión: de la que se sigue una nueva esperanza, la aceptación humilde de los propios dones, la alegría del amor al prójimo y la llegada de los frutos auténticos de la evangelización. DAMIÁN FERNÁNDEZ PEDEMONTE es doctor en Letras por la Universidad Nacional de La Plata (Argentina), profesor universitario y escritor. Tras dedicarse 25 años a la comunicación, actualmente dirige la Escuela de Posgrado en Comunicación de la Universidad Austral y es investigador del Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas de su país.
Con esta nueva obra, Fabrice Hadjadj rehabilita el concepto de gloria, a menudo vista con recelo por los cristianos que parten de una noción errónea de humildad y que han hecho de ella su virtud principal. ¿Qué quiere el creador para su criatura? Que se reconozca y brille. En estas páginas, Fabrice Hadjadj, célebre escritor y filósofo francés, converso de origen judío y autor de más de treinta libros, reflexiona con gran agudeza y sentido del humor yendo de la gloria de Dios a la de su creación: desde la piedra al pavo real, para acabar hablando sin complejos de nuestra propia gloria. Fabrice Hadjadj (Nanterre, 15 de septiembre de 1971) es un escritor y filósofo francés, director del Instituto Philanthropos (Friburgo, Suiza). Hijo de judíos en su adolescencia y primera juventud, era ateo y anarquista hasta que, en 1998, se convirtió al catolicismo. Su libro Tenga éxito en su muerte, ganó el Grand Prix de literatura católica en 2006. En 2014, Hadjadj fue nombrado miembro del Consejo Pontificio para los Laicos. Autor de más de una treintena de libros, sus principales obras están dedicadas al análisis sobre la tecnología y la corporeidad humana.
La nuova edizione post Brexit si rende necessaria per dare conto degli atti più significativi adottati in conseguenza del recesso del Regno Unito, avvenuto in applicazione dell'art. 50 del TUE, il 31 gennaio 2020 e dell'avvio, il 1° febbraio 2020, di un periodo di transizione, concordato nel quadro dell'Accordo di recesso che avrà durata fino al 31 dicembre 2020 e durante il quale l'Unione europea e il Regno Unito negozieranno le relazioni future. L'Accordo è stato preceduto dall'adozione di altri atti, resi necessari dalle conseguenze del recesso sugli aspetti istituzionali dell'Unione: sono state apportate, nei testi interessati, le conseguenti modifiche. Gli atti relativi al recesso vengono pubblicati in appendice al Codice, mentre i documenti adottati durante il periodo di transizione, ritenuti significativi per l'Unione europea sul piano giuridico, politico ed economico, saranno via via pubblicati on-line in una sezione dedicata agli "Aggiornamenti".
Giovanni Paolo II aveva conosciuto Olivier Clément attraverso i suoi scritti. Si erano incontrati solo nel 1998 a Roma, quando il papa aveva dato a Clément l’incarico di scrivere le meditazioni per la Via Crucis delVenerdì Santo di quell’anno.
La singolarità della scelta del Pontefice non sta solo nel fatto che Clément era un laico, marito, padre, nonno, ma perché Clémen era ortodosso.
Francese, ateo, convertito a trent’anni, cristiano ortodosso, insegnante e storico, filosofo religioso, teologo e mistico, scrittore e poeta... Dimensioni tanto diverse in lui avevano trovato una sintesi felice.
Uomo di grande cultura, Clément ha lavorato per tutta la vita insegnando in contesti molto diversi: al laicissimo liceo Louis-le-Grand e all’Institut Saint-Serge, la scuola teologica ortodossa di Parigi, da dove il pensiero russo si è irradiato in Occidente dopo la Rivoluzione d’Ottobre, all’ISEO di Ginevra, all’Institut Catholique di Parigi, al Pontificio Istituto Orientale di Roma. E ha lavorato tutta la vita per l’unità dei cristiani. «La Chiesa è una sola», diceva. «Unito, il cristianesimo ha una ricchezza incredibile che va cercata sotto le sue ferite. La lotta per l’unità è un dovere. La divisione dei cristiani è uno scandalo in questo mondo minacciato dal nichilismo e da uno spiritualismo senza radici che mette in dubbio l’incarnazione e l’unicità della persona. Bisogna comprendere, amare, la profonda vita cristiana che c’è in tutte le confessioni, amare il volto di Cristo nell’altro, vivere la comunione dei santi».
Aveva amici in Comunione e Liberazione, con il Centro Aletti e il suo Atelier di mosaici a Roma, e con la Comunità di sant’Egidio.
Il Papa e Clément erano coetanei.Avevano entrambi 78 anni. Un giorno avevano parlato insieme a lungo e da soli della loro vecchiaia e della morte... Quando Clément era uscito dalla stanza, il papa disse pensoso: «È come lui che bisogna essere».
Punti forti
L’esperienza spirituale di un uomo di grande cultura: prima ateo poi convertito e mistico ortodosso.
La passione per l’unità della Chiesa è uno dei cardini del testo, in nome de «Il dovere dell’unità»
Destinatari
Quanti vogliono conoscere l’esperienza umana e spirituale di un uomo che ha sempre cercato la verità.
Autrice
Flaminia Morandi, laurea in Lettere Moderne, dottorato in Teologia della Missione, docente universitaria, scrittrice, sceneggiatrice, autrice e responsabile di programmi radiofonici e televisivi Rai, autrice di documentari tra cui una serie sui movimenti ecclesiali italiani per Sat 2000. Ha pubblicato numerosi libri tra romanzi e saggi; tra gli ultimi, il libro-intervista Pace su Ernesto Oliviero per l’Editrice La Scuola, e La via dell’inferno. Il progetto cattolico nella storia della televisione italiana, Edizioni Odoya. Per le Edizioni Paoline ha pubblicato San Benedetto. Una luce per l’Europa (2009).
Periodico religioso mensile: anno 13, n. 5/2020. Tempo di Pasqua - In edizione tascabile, propone due pagine quotidiane - una pillola di liturgia delle Ore - per chi vuole dedicarsi alla preghiera in un momento della giornata, oltre al rito della Messa, alla liturgia della Parola e alle parti proprie delle celebrazioni eucaristiche feriali e festive, affiancate dal commento. Le riflessioni sono curate da fr. MichaelDavide, fr. Adalberto Piovano, fr. Luca Fallica e fr. Roberto Pasolini. Arricchiscono la rivista il calendario interreligioso, la segnalazione, le giornate particolari - ecclesiali e civili - e alcune pagine di riflessione. Abbonandosi all'edizione web sarà possibile scaricare i contenuti in formato PDF. Iscrivendosi alla newsletter, si riceverà quotidianamente via e-mail il link al PDF della messa del giorno.
Questo volume propone un'analisi critica intorno a due grandi oggetti di studio: le memorie pubbliche e individuali legate alla Seconda guerra mondiale in Europa e quelle connesse alle catastrofi "naturali" che, attraverso la distruzione dei luoghi, spezzano oltre alle vite dei singoli quelle delle comunità. Esperienze diverse che mettono in moto dinamiche di memoria e di oblio e attivano processi complessi, talvolta conflittuali, di elaborazione del ricordo: la costruzione del passato mitico, la dimensione del lutto e la sua trasmissione attraverso le generazioni, la pluralità dei discorsi che riconfigurano gli spazi geografici e politici. Sulla base del proprio percorso di ricerca, a partire da un'ampia riflessione sulle categorie di memoria, l'autrice passa in rassegna i testi che pongono al centro i soggetti sociali in un articolato rapporto tra "basso" e "alto", tra vissuti individuali e macronarrazioni.
Maria non è una figura marginale che potrebbe essere lasciata da parte, quando si tratta di affrontare le questioni centrali di oggi, come quelle della fede in Dio o dell'ateismo. Al centro della teologia e della fede si trova Gesù Cristo. Egli è il Figlio del Padre sin dall'eternità ed è nato nel tempo "dalla Vergine Maria" (Simbolo apostolico). Come Madre di Cristo, «per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, Ella riunisce per cosi dire e riverbera le esigenze supreme della fede» (Vaticano II: Lumen gentium, 65). Maria riflette l'essere del Redentore, ma anche la sua opera: la redenzione non è soltanto una profezia del futuro, ma è già diventata piena realtà nell'Immacolata assunta in cielo. Ella è segno di sicura speranza per tutti coloro che si trovano in cammino, e allo stesso tempo un aiuto per raggiungere lo scopo del cammino.
Fin dal primo Rinascimento le cappelle delle chiese di Roma furono decorate con ricchi corredi. Ma fu nel Cinquecento e nel Seicento che le cappelle diventarono gli spazi dove le grandi famiglie patrizie e l'alta borghesia romana poterono dimostrare il proprio prestigio sociale. Nella ricchezza degli apparati trionfò l'autorappresentazione di compagnie, casate e grandi uomini. Spesso le cappelle venivano concepite come parti di un sistema più complesso, allargato alla navata e alle altre cappelle, in un dialogo tra le arti e i committenti dei diversi ambienti. La «voce» individuale di ogni cappella (i suoi fini e significati) rispondeva in questo modo al più vasto «discorso» corale delle arti all'interno della chiesa, con esiti sempre più articolati e spettacolari negli anni del Barocco. Il volume indaga questo fenomeno - così rilevante, ed esclusivo della capitale pontificia - nell'esame di diversi casi tra XVI e XVII secolo. Diversi anche i tagli e gli approcci dei contributi, dai riflessi storici, filologici, iconografici, che aprono ad uno sguardo nuovo i penetrali delle chiese più venerate di Roma.
Aristotele non è solo un insuperato Maestro di metodo. Egli insegna anche che la comune esperienza umana del mondo (ta physikà) chiede d'essere oltrepassata. Oltrepassata, se letta secondo un sapere stabile o incontrovertibile (episteme). È infatti questo sapere che costringe a porre uno strato dell'essere che è metà ta physikà. Tanto i libri aristotelici di Metafisica quanto quelli di Fisica convergono su questo stesso risultato, preparato da una lunga ricerca che ha l'Accademia di Platone come luogo privilegiato di formazione intellettuale. Purtroppo, episteme e metafisica sono anche le due grandi cifre aristoteliche che la letteratura critica del secolo scorso ha spesso sottovalutato o ignorato o ridotto a convinzioni giovanili del loro Autore. Queste cifre vengono invece qui riproposte nella loro centralità, sullo sfondo della dottrina dell'analogia dell'essere, geniale congedo di Aristotele dal platonismo.
Il territorio è il «bene comune» per eccellenza. Formato da città - piccole, medie e grandi - borghi e paesi, sistemi agroforestali e ambientali, infrastrutture urbane e rurali, costituisce un vero e proprio essere vivente, i cui geni, personalità e bellezza, sono frutto di processi coevolutivi fra insediamento umano e ambiente sedimentati nel corso della storia. Questi caratteri identitari e il loro drammatico sfarinamento nella corsa di Megacity all'urbanizzazione globale del pianeta sono analizzati in "Il principio territoriale", dialogando con la cultura multidisciplinare praticata dai territorialisti e con i molti soggetti della cittadinanza attiva che vanno creativamente rinnovandoli per il benessere collettivo. Da questo punto di vista, ri-abitare il territorio diviene per Alberto Magnaghi atto politico e la sua progettazione, alimentata e indirizzata da nuove forme di democrazia comunitaria, una possibile via d'uscita da quel divorzio fra natura e cultura che ci ha condotti all'alienazione della crescita senza limiti. «Tornare al territorio» - alla terra, alla montagna, all'urbanità, ai sistemi socioeconomici locali - significa ritrovare le regole che ci consentono di affrontare la produzione dello spazio in quanto «ambiente dell'uomo» secondo modalità capaci di affrontare strategicamente anche la profonda crisi ecologica globale che stiamo vivendo. Tracciando un percorso che, attraverso la crescita della «coscienza di luogo», va dal riconoscimento collettivo dei valori patrimoniali alla integrazione delle culture idrauliche, ambientali, urbane, agroforestali energetiche e produttive in un progetto bio-regionale, Magnaghi condensa le sue esperienze e la sua visione complessiva definendo in forma organica e compiuta quel «principio territoriale» che potrà orientare la rotta di una futura civilizzazione eco-territorialista.