Era la mattina del 23 aprile 1917 quando, per uno sprofondamento del terreno, gli addetti delle Ferrovie dello Stato si trovarono di fronte a un'enorme voragine di detriti posta trasversalmente alla linea ferroviaria Roma-Napoli. Fu così che "la più commovente testimonianza della più alta riforma spirituale che mai abbia tentato il mondo pagano", dopo diciannove secoli di abbandono e oblio, è riemersa da un remoto passato a esibirci le sue prestigiose vestigia. Oggi, a distanza di cento anni da quel fortuito ritrovamento, vede la luce la traduzione integrale in lingua italiana del denso saggio che lo storico Jérôme Carcopino dedicò all'affascinante basilica pitagorica sotterranea di Porta Maggiore.
In questo numero la parte monografica sarà dedicata al tema della personalità giuridica nell'ordinamento canonico. Contributi di: Orazio Condorelli, Luis Navarro, Andrea Bettetini, Maria D'Arienzo, Juan Ignacio Arrieta.
Omelie per l'anno liturgico - ciclo B - per rivivere i vari misteri della vita, della morte e della resurrezione di Gesù. Come il già pubblicato volume di Omelie del ciclo A, anche questo libro si articola in gruppi di Omelie pensate e scritte per il tempo di Avvento, di Natale, di Quaresima, per il tempo pasquale e la solennità del Signore, per le domeniche del tempo ordinario.
«La Bibbia è una grande sala parto», ha affermato la rabbina francese Delphine Horvilleur. E, difatti, gran parte dei libri biblici sono generalmente racconti di «estrazione», in cui si tratta di uscire da una matrice per incamminarsi verso la piena consapevolezza della propria identità vocazionale. Così è anche per il Libro dell'Esodo, dove si narra non solo una liberazione dalla schiavitù ma una vera e propria nascita, quella di Israele, popolo reso capace di stringere Alleanza con Dio ai piedi del Sinai. Queste pagine vogliono aiutare il lettore a divenire pienamente se stesso. Solo la persona - ossia chi ha imparato a dire «io» - mette in movimento l'essere e impara a dire «tu». E così fiorisce la vita nelle sue mille iridescenze luminose. È questo il passaggio/esodo che una notte Gesù di Nazareth propose ad uno scettico Nicodemo. Rinascere dall'acqua e dallo Spirito è sempre possibile per tutti. Venire alla luce non è mai troppo tardi quando ci si lascia attrarre dall'Uomo esaltato sulla croce.
Primo volume di questa traduzione, con testo ebraico a fronte, del canone della Bibbia ebraica pubblicata dalla casa editrice La Giuntina. Tale opera è il frutto di studi esegetici compiuti da insigni Rabbini e Maestri in Israele ed è curata dal Rabbino Prof. Dario Disegni. Al presente volume hanno collaborato, in particolare: Alfredo Sabato Toaff (Genesi), Dario Disegni (Esodo), Menachem Emanuele Artom (Levitico), Ermanno Friedenthal (Numeri), Elio Toaff (Deuteronomio), Elia Samuele Artom (Haftaroth), Alfredo Ravenna (Indici).
«Dopo la fase della "storia della formazione (e delle forme letterarie)" dei Vangeli, si è anche proceduto, a livello letterario, cercando di individuare in filigrana ai racconti evangelici greci l'eventuale palinsesto semitico, il linguaggio ebraico o aramaico con cui Gesù si esprimeva, oppure la descrizione del suo comportamento esistenziale secondo i canoni socio-religiosi del tempo. A questo progetto si era consacrato Jean Carmignac, e il suo commento al Padre Nostro ne è l'espressione emblematica» (Dall'Introduzione del card. Gianfranco Ravasi).
"Matriarcato" è un termine complesso e dibattuto, che ha incontrato non poche reticenze ad essere utilizzato nel mondo accademico, sin da quando i primi studi teoretici su questo tema sono stati condotti da Johann Jakob Bachofen e da Lewis Henry Morgan intorno alla metà dell'Ottocento. Un secolo dopo, a partire dalla fine degli anni Sessanta, grazie alle ricerche dell'archeomitologa Marija Gimbutas sulle società del Paleolitico e del Neolitico dell'Europa antica, è stato possibile ipotizzare che il matriarcato fosse la struttura sociale precedente a quella delle patriarcali e bellicose società indoeuropee. Dallo studio dei reperti rinvenuti in vari siti archeologici, emergono infatti informazioni preziose su antichi popoli in cui le donne erano sacerdotesse, veneravano molteplici Dee e godevano di un elevato status sociale. Le cosiddette "società della Dea" studiate da Gimbutas, erano ugualitarie e pacifiche, e lo si evince chiaramente dai sistemi di sepoltura in cui non vi erano distinzioni di rango, ma anche dal fatto che sembrerebbe che queste popolazioni antiche non conoscessero l'uso delle armi a scopo bellico, pur avendo già sviluppato la metallurgia.
Jude, Wendy e Adele, tre donne settantenni, hanno un triste compito: svuotare la casa delle vacanze di Sylvie, che è morta di recente. Sono amiche da sempre, eppure adesso sembrano non ricordare il perché: era Sylvie a tenerle unite e in equilibrio tra loro. Jude è precisa e severa, non si lascia mai andare; Wendy è spesso tra le nuvole e si ostina a portare ovunque il vecchio cane Finn; Adele sogna ancora un futuro da attrice ed è in perenne attesa dell'occasione giusta. Così, durante un caldo e piovoso weekend sulla costa australiana, mentre il fantasma di Sylvie appare alle tre donne in luoghi e momenti impensabili, emergono conflitti e antichi rancori, segreti e tradimenti. Ma sono le bugie che le amiche raccontano a se stesse a mettere a dura prova il loro rapporto. Con tenerezza, umorismo e un'inattesa vena surreale, Charlotte Wood svela il mistero e la forza dell'amicizia, e le inquietudini dell'età matura. Ma quando il passato si colora di tutte le sfumature del vissuto, allora il futuro si illumina, e tenendosi per mano le protagoniste riescono a vincere la paura, sicure di poter contemplare insieme un nuovo orizzonte.
La pandemia che ha travolto le nostre vite dalla fine di febbraio non ha messo a repentaglio solo la nostra salute, né solo la nostra economia. A differenza delle altre epidemie della storia, ha travolto anche la nostra testa, portandoci a una specie di follia collettiva in cui si sono perse priorità, chiarezza di sguardo, obiettivi e capacità di giudizio. La "prima paura mondiale" (come è stato per la prima guerra mondiale) ha stravolto tutto, ed è ora di fare un bilancio. Bernard-Henri Lévy - filosofo e giornalista da sempre attento ai temi etici della contemporaneità - individua in cinque punti i rischi maggiori sul piano sociale e morale del Covid-19: la sanitarizzazione della società; l'idea di una "lezione del virus", una sorta di lettura provvidenziale e punitiva della pandemia; l'apprezzamento del ritiro nelle proprie case, un confinamento prima noioso, poi sempre più dorato, protettivo; il riposizionamento dei valori della vita (per cui portare a spasso i cani è diventato essenziale, uscire a prendere un libro no) e infine la messa in secondo piano, anzi la neutralizzazione, di tutti gli altri problemi del mondo, come se non esistesse altro che la pandemia. È ora di recuperare, dopo questa esperienza disastrosa, un'idea di mondo e di vita più complessa. È ora di tornare a vivere. Senza dimenticare quello che abbiamo passato, ma andando oltre. Guardando più in là.
Virginia, 1701. È questo il luogo ideale per il ricco Thomas Marlowe, desideroso di lasciarsi il passato alle spalle e insediarsi nella buona società locale, composta soprattutto di latifondisti e coltivatori di tabacco. A tal fine acquista, pagando in contanti con cinquemila sterline d'oro e d'argento, la piantagione della vedova Tinling. Ma la vita di terra non fa per lui e il suo non può essere un tranquillobuen retiro: con l'aiuto di un manipolo di fedeli compagni rimette in sesto la Plymouth Prize, un decrepito vascello, e con essa inizia una vittoriosa guerra contro i pirati. Ma se Marlowe riesce a sconfiggere con facilità i Fratelli della costa è perché li conosce bene. Bene come solo uno di loro potrebbe. Anch'egli, infatti, un tempo era un bucaniere, ma ora ha deciso di dimenticare quel passato. Solo che, a volte, è il passato che non vuole farsi dimenticare. Incapace di resistere al richiamo del mare e dell'avventura, Marlowe si troverà così nuovamente a solcare gli oceani, ancora una volta trascinato nella lotta per proteggere, con audacia e astuzia, quanto di più prezioso possiede, nella resa dei conti con amici e nemici della vita di un tempo impossibile da ignorare.
Questo libro è la cronaca di una scoperta, di un viaggio durato tre anni, durante il quale l'autore percorre la Spagna per incontrare una realtà fino ad allora sconosciuta: gente di oggi, che vive con valori di duemila anni fa. Abituato a vivere in una società perennemente insoddisfatta dal punto di vista materiale e alimentata dal dolore e dall'insoddisfazione, se non dall'odio, Azurmendi entra in contatto con una presenza fondata sul dare tutto senza clamore, gratuitamente e non prestando alcuna attenzione ai benefici ricavabili, resa possibile dall'attivazione di un immenso amore per l'altro. E scopre che questo modo di vivere genera una gioia esistenziale duratura e una grande certezza. In altre parole, qualcosa di diverso dalla nostra società, in cui l'altro è spesso percepito come portatore di incertezza e rischio.
Lo Stato è tornato e in maniera prepotente. L'emergenza coronavirus - che ha rimesso al centro del dibattito politico l'opportunità di massicci interventi pubblici a sostegno di un'economia in declino - ha soltanto accelerato una tendenza già in atto. Eppure il capitalismo e la democrazia liberale sembravano essersi imposti come ultimo orizzonte possibile. La loro progressiva diffusione - alimentata dall'apertura dei mercati su scala globale e dall'unificazione europea - ha promosso benessere e prosperità ovunque. Ma ha anche costretto i sistemi economici ad adattarsi a profonde e radicali trasformazioni. Le cose sono cambiate a partire dalla crisi finanziaria del 2007-2008. Da allora, una larga parte dell'opinione pubblica, impoverita e spaventata dal futuro, ha cominciato a invocare chiusura e protezione. I movimenti populisti e sovranisti hanno subito intercettato questo malessere, facendosene portavoce. È una galassia ideologica molto eterogenea, ma a ben guardare i proclami dei loro leader sono sempre gli stessi: più Stato, meno Europa, avversione al commercio internazionale, protezione dei campioni nazionali costi quel che costi, allergia alla concorrenza. Saravalle e Stagnaro forniscono un'ampia ricognizione delle diverse politiche economiche sovraniste, raggruppandole sotto una serie di -ismi - statalismo, nazionalismo, dirigismo, protezionismo, unilateralismo, antiglobalismo - e ci ricordano che non sono affatto parole nuove. Si tratta, in realtà, di ricette vecchie e fallimentari, già sperimentate negli ultimi decenni, che hanno dimostrato di avere un solo tratto in comune: producono sempre risultati opposti a quelli desiderati. Contro il sovranismo economico ci offre non solo un'analisi accurata della crisi economica e valoriale che stiamo attraversando, ma anche una serie di risposte concrete per uscirne, questa volta davvero, migliori di prima.