In occasione del centenario della nascita del generale Carlo Alberto, Rita dalla Chiesa torna in libreria con un toccante ritratto del padre.
Rita Dalla Chiesa
È giornalista e conduttrice televisiva dal 1988, quando iniziò la lunga stagione di "Forum", il popolare programma da lei condotto dal 1988 al 1997 e poi nuovamente dal 2003 al 2013. È stata sposata con Roberto Cirese, dal quale ha avuto la figlia Giulia, e con Fabrizio Frizzi. Ha scritto, tra le altre cose: Mi salvo da sola (Mondadori, 2019).
Hai diciannove anni, il liceo appena concluso, il futuro davanti: ti iscriverai a Filosofia e continuerai ad alimentare le tue malinconie giovanili, o tenterai qualcosa di più «serio» e dal lavoro sicuro come Medicina? E fra qualche anno, quando ti offriranno un contratto di ricerca all'estero, partirai a cuor leggero lasciandoti alle spalle l'adolescenza e una storia d'amore? Già, l'amore: chissà poi se la relazione monogama nella quale ti trovi è un destino ineludibile; non sarebbe più interessante la strada della coppia aperta, o addirittura il brivido selvaggio della solitudine? Da single sarà senz'altro più semplice esplorare i meandri della tua anima, capire se sei deluso dalla grettezza del mondo occidentale o se sei pronto per abbracciare in toto i rasserenanti contorni del capitalismo globalizzato; se desideri isolarti nell'autarchia di una vita in campagna o intraprendere un cammino sulla via della spiritualità. "Cosa pensavi di fare?" è il librogame che ti sottoporrà ai bivi esistenziali di chi ha avuto la sventura di essere giovane negli ultimi vent'anni: un romanzo che racconta l'incertezza dietro ogni scelta nell'era del precariato, fra amore, lavoro e travagli interiori. Dipanando una dopo l'altra le opzioni possibili, i passaggi obbligati, le decisioni sofferte, le scoperte cruciali, Carlo Mazza Galanti ci offre la possibilità di muoverci avanti e indietro lungo la grande storia collettiva di questi decenni: i turbolenti anni scolastici, l'impegno politico, le nuove forme del sentimento e della vita sociale, le improbabili reinvenzioni lavorative, la fine degli ideali. Un giardino dei sentieri che si dividono, percorrendo e ripercorrendo i quali è possibile ricostruire l'immagine sfuggente di una generazione stretta in un'eterna, ansiogena insicurezza.
"Totum et unum" propone un'indagine sulle fonti antiche del pensiero di Giordano Bruno, mettendo in luce la derivazione classica del monismo dell'autore. Bruno, opponendosi ad Aristotele, descrive il principio divino come immanente alla materia e sostiene la tesi dell'unità assoluta del Tutto, che è immobile, immutabile ed eterno in se stesso, ma mutevole e corruttibile nelle forme accidentali di cui si compone. Riprendendo il pensiero dei presocratici, la cosmologia platonica e l'henologia plotiniana, Bruno afferma che la materia è animata dal principio vitale in essa stessa contenuto. Pertanto non esistono dualità, ma i contrari coincidono tra loro e si completano nell'unità del reale.
Scopri all'interno della copertina il gioco "La grande fuga per le vie di Londra". Età di lettura: da 11 anni.
Uno scrittore olandese arriva nel maestoso, ma decadente Grand Hotel Europa con l'idea di soggiornarvi per il tempo necessario a placare il suo dolore per la fine della storia d'amore con Clio, un'elegante e appassionata storica dell'arte. Inizia a scrivere del recente passato per fare ordine nei suoi pensieri, perché per dimenticare è necessario prima ricordare e perché, per deformazione professionale, vive davvero le cose solo quando sono sulla carta. Così ripercorre i momenti felici della sua relazione con Clio dal primo incontro a Genova al trasferimento a Venezia, fino all'emozionante ricerca dell'ultimo dipinto di Caravaggio andato perduto. Nel frattempo, durante il suo soggiorno al Grand Hotel Europa, fa la conoscenza degli ospiti dell'albergo, personaggi memorabili che sembrano provenire da un'epoca passata, gloriosa, dalla quale non possono separarsi, e di Abdul, il giovane facchino immigrato in Europa dal suo paese lontano, che invece il passato se lo vuole lasciare rapidamente alle spalle. In un continuo passaggio tra presente vuoto e passato ingombrante, si insinua la riflessione sull'identità europea e sull'opprimente fenomeno del turismo di massa. Ma se è vero che il vecchio continente è rimasto impantanato nella sua Storia e viene considerato dal resto del mondo un affascinante e fiabesco parco d'attrazioni, d'altra parte il futuro, seppur incerto, resta l'unica, necessaria e inevitabile destinazione.
Igino Giordani (Tivoli, 27 settembre 1894 - Rocca di Papa, 18 aprile 1980), Servo di Dio, considerato confondatore accanto a Chiara Lubich del Movimento dei Focolari, è una tra le figure più significative e poliedriche della storia contemporanea. Deputato all'Assemblea Costituente e nella I Legislatura, intellettuale lucido e profondo, scrittore versatile, Giordani fu uno dei più vigorosi attori di eventi civili ed ecclesiali caratterizzanti il cuore del secolo ventesimo e protesi anche oltre. Polemista senza timori e fervido difensore della giustizia, non mancò mai di testimoniare, pur nell'atmosfera convulsa del secondo dopoguerra italiano, la sua fede (vera fonte della sua forza e della potenza del suo messaggio pacifista ed ecumenico). Profeta e costruttore instancabile della pace, con i suoi scritti e con la sua vita. Giornalista attento e voce altisonante per chi non poteva e non sapeva esprimersi, non esitò ad impugnare la sua penna nella difesa della libertà dell'uomo, annullata e calpestata dai regimi totalitari che caratterizzarono l'Europa del '900. Politico fedele al suo compito di realizzatore della giustizia, non ebbe timore a scuotere i governi quando gli interessi particolari e privati prevalevano sul bene comune, e non esitò a criticare in maniera obiettiva i politici del suo stesso partito quando li vide succubi dei compromessi politici. Avvicinarsi a Giordani è trovarsi di fronte ad una figura che affascina ma che nello stesso tempo sconvolge la coscienza per la profondità del suo pensiero. A quarant'anni dalla sua scomparsa, Giordani è ancora qui, con i suoi scritti, e ci propone un messaggio urgente, affascinante e oneroso: un messaggio che non può lasciare indifferenti. Cosa possiamo fare noi per la Pace? «Aprire il cuore come una conchiglia a raccogliere la voce oceanica dell'umanità e mettere a circolare l'amore e la ricchezza... il bene e i beni, sopprimendo gli sbarramenti di razza e classe, le dogane dello spirito, i pedaggi della felicità; vedere nell'uomo, chiunque esso sia, facchino o barone, socialista o liberale, estero o nazionale, bianco o colorato, stesso Dio in effige». Igino Giordani, Le due città L'immagine di copertina è una metafora della vita di Igino Giordani e del suo multiforme pensiero. Una successione di mattoni neri simboleggia la sua immersione profonda nel mondo della politica; i mattoni con i colori dell'arcobaleno che li intervallano rappresentano l'incidenza che il suo pensiero ha avuto nei diversi aspetti della vita (economia, lavoro, spiritualità, ecclesialità, socialità, bellezza, comunicazione...). La disposizione dei mattoni - a raggiera ed a cerchi concentrici - rimanda alla sua visione, ispirata dal carisma di Chiara Lubich, di una relazionalità sul modello trinitario fondata sull'amore reciproco.
"Se si è veramente fotografi si scatta sempre, anche senza rullino, anche senza macchina". La fotografia come scelta: l'autobiografia con immagini di Gianni Berengo Gardin, raccolta dalla figlia Susanna, rintraccia il filo di questa passione e lo dipana attraverso una vicenda biografica lunga, piena di incontri, di viaggi, di storie, di immagini colte e da cogliere. Piena, soprattutto, di quella sensibilità attenta al reale, alla società, alla gente, che da sempre rappresenta il principale bagaglio di cui si deve dotare un fotografo di reportage. Il mondo di Berengo Gardin è il nostro mondo. Con una lettera all'amico Gianni, scritta da Ferdinando Scianna, e una conversazione sulle fotografie fatte e quelle da fare tra Gianni Berengo Gardin e Roberto Koch.
Judith Butler definisce le dinamiche psicosociali che determinano il campo di forza della violenza mettendo in luce la mistificazione linguistica e la strumentalizzazione operate dal potere nei suoi confronti. Nel far questo, smonta le posizioni che ammettono, in alcuni casi e con determinate finalità, la violenza come strumento per combattere la violenza stessa e, allo stesso tempo, la concezione per cui la nonviolenza sarebbe una scelta morale individuale caratterizzata dalla passività. Centrale, in quest'analisi, è l'idea che esista una radicata distinzione biopolitica tra vite degne di lutto ? dunque meritevoli di essere preservate e difese ? e vite dispensabili - per questioni razziali, identitarie, collegate al gender o di altro tipo: in questo senso, la violenza è connessa all'esperienza della disuguaglianza e la nonviolenza non può che essere una pratica collettiva di contestazione delle disuguaglianze, del tutto sganciata da un approccio individualista. Recuperando ? analiticamente e criticamente ? Foucault, Fanon, Gandhi, Benjamin e, tra gli altri, soprattutto Freud e Klein, Butler delinea così un'idea di nonviolenza che, prendendo coscienza e sovvertendo attivamente le forme di aggressività che caratterizzano il sé e i suoi legami sociali, costituisca una tattica politica tutt'altro che passiva, una forza in grado di contrastare la violenza che pervade la società contemporanea senza riprodurne la distruttività, un vincolo etico e politico che sia tutt'uno con le lotte condotte dai movimenti che ogni giorno si battono per l'interdipendenza, l'uguaglianza e la giustizia sociale.
Quali sono gli strumenti teorici e pratici che bisogna padroneggiare per rendere efficace un racconto audiovisivo? I due volumi che compongono "Gli strumenti della regia" illustrano le basi teoriche che è necessario conoscere, sia per chi studia cinema (in particolare gli studenti delle scuole superiori con indirizzo audiovisivo e quelli del primo anno delle facoltà universitarie di Cinema) che per il film-maker autodidatta. Le spiegazioni teoriche sono affiancate da un ricco apparato di esercitazioni pratiche, frutto dell'esperienza pluriennale dell'autore in ambito didattico, grazie al quale il lettore potrà verificare quanto appreso. Questo primo volume, "Le basi della messa in scena", fornisce gli strumenti teorici e pratici per gestire nel miglior modo possibile le inquadrature, per orchestrare adeguatamente i principi della narrazione per immagini, per inscenare varie forme di dialogo e per acquisire nozioni indispensabili per valorizzare l'utilizzo della camera con la quale si gira.
Quali sono gli strumenti teorici e pratici che bisogna padroneggiare per rendere efficace un racconto audiovisivo? I due volumi che compongono "Gli strumenti della regia" illustrano le basi teoriche che è necessario conoscere, sia per chi studia cinema (in particolare gli studenti delle scuole superiori con indirizzo audiovisivo e quelli del primo anno delle facoltà universitarie di cinema) che per il film-maker autodidatta. Le spiegazioni teoriche sono affiancate da un ricco apparato di esercitazioni pratiche, frutto dell'esperienza pluriennale dell'autore in ambito didattico, grazie al quale il lettore potrà verificare quanto appreso. Questo secondo volume, "Le tecniche della messa in scena", analizza alcune scene ricorrenti nel cinema e nella serialità, illustrando modalità specifiche per girare queste situazioni; si occupa poi di affrontare le dinamiche relazionali e lavorative tra la figura del regista e i reparti principali con i quali si deve confrontare, dalla direzione dell'attore alla fotografia, dalla scenografia al montaggio, dagli effetti visivi al sonoro.
Laura e Alina si sono conosciute a Parigi quando avevano vent'anni. Ora sono tornate in Messico. Laura ha affittato un piccolo appartamento e sta finendo la tesi di dottorato mentre Alina ha incontrato Aurelio ed è rimasta incinta. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando un'ecografia rivela che la bambina ha una malformazione e probabilmente non sopravvivrà al parto. Inizia così per Alina e Aurelio un doloroso e inatteso processo di accettazione. Non sanno ancora che quella bambina riserva loro delle sorprese. È Laura a narrarci i dilemmi della coppia, mentre anche lei riflette sulle incomprensibili logiche dell'amore e sulle strategie che inventiamo per superare le delusioni. E infine c'è Doris, vicina di casa di Laura, madre sola di un figlio adorabile ma impossibile da gestire.