Poco prima del 540 san Benedetto redasse il testo di una Regola per la comunità di monaci raccolti intorno a lui nel monastero di Montecassino. Articolata in un prologo e 73 capitoli, è ancora oggi l'elemento fondativo delle comunità benedettine. Il suo valore e la sua efficacia travalicano però l'ambito rigorosamente monastico e infatti essa è ormai frequentemente invocata come una guida valida per i laici, sia nella vita privata che in quella professionale. Proprio la "Regola" è al cuore di questo libro, in cui Dom Guillaume, forte dell'esperienza maturata come monaco e come abate, traduce in un linguaggio semplice e concreto le sue norme antiche e sempre nuove, permettendo anche a noi, uomini e donne del XXI secolo, di apprezzarne la bellezza e l'attualità. Vivere secondo la "Regola", assimilando la sapienza dei monasteri, ci permetterà di trasformare profondamente la nostra vita e di cambiare il modo in cui guardiamo il mondo, gli altri, noi stessi. Essa ci sprona a considerare l'esistenza come un itinerario di fede e un ritorno alla sorgente di tutte le cose, scendendo nel profondo, dove Dio abita, ci abita, e ci attende amorevole e fiducioso. Questo è, almeno per noi contemporanei, il grande paradosso: una "Regola" ci permette di conseguire la vera libertà e la pace di chi ha trovato la verità.
San Serafino di Sarov (1759-1833) è, con san Silvano del Monte Athos, uno dei santi russi più venerati, almeno i più conosciuti in Occidente. È l'uomo della parola orale. Testimone della sofferenza delle molte persone che si recano da lui a chiedergli conforto, egli parla loro della pace interiore, capace di cambiare il volto di un mondo tormentato. Prendendo spunto dalla sua opera di grande originalità, di estrema elevazione mistica, Michel Evdokimov - prete della Chiesa ortodossa e autore di vari libri sulla spiritualità russa propone in questo piccolo libro 15 meditazioni per illuminarci nella nostra vita quotidiana.
Non tutti sanno che, accanto ai Padri della Chiesa (termine usato a partire dal V secolo per indicare i principali scrittori cristiani), sono esistite alcune Madri della Chiesa, la più celebre
delle quali è Santa Sincletica, detta la madre del deserto. La sua vita e i suoi preziosi insegnamenti sono racconti in questa biografia scritta intorno al 382 da pseudo Atanasio. La parte centrale del libro riguarda il pensiero di Santa Sincletica sui “pensieri malvagi”,
una riflessione di estrema attualità, capace di una fine e moderna analisi psicologica sui meccanismi del male che ciascuno sperimenta dentro di sé. Il volume fa parte della collana Vetera sed Nova, nata per far scoprire ai lettori l’attualità della parola dei Padri e della Madri della Chiesa.
L'AUTORE: Pseudo-Atanasio.
Gli antichi storici della Chiesa hanno voluto attribuire la Vita di Sincletica ad Atanasio (295-373), vescovo di Alessandria e autore di una celebre Vita di Antonio: come questa infatti narra i detti e fatti del patriarca del monachesimo cristiano, così quella descrive «la vita e i modi della beata maestra Sincletica»,
come rende esplicito il titolo greco dell’opera. La tradizione manoscritta tuttavia non è concorde nell’ascrivere la paternità dell’opera ad Atanasio, variando nell’attribuzione ad altri più o meno sconosciuti autori, quali un certo Policarpo asceta o un Arsenios Pegados, la cui identificazione, al pari del primo, rimane incerta. Connessa alla questione della paternità dell’opera è quella
della datazione. La tradizione colloca Sincletica nel IV secolo, senza ulteriori determinazioni. In base a una serie di indicatori interni ed esterni al testo
si può tuttavia ipotizzare che la data di composizione risalga alla metà del V secolo oppure, volendo restringere
«Sono sempre più numerosi coloro che accumulano di coloro che lasciano; ogni giorno i ricchi opprimono, con prepotenza, i poveri». L’attualità
di queste parole è sconvolgente, soprattutto se la denuncia non viene da un nostro contemporaneo, ma da Ambrogio, vescovo di Milano nel 374.
Per smascherare i soprusi contro i più poveri, Ambrogio fa riferimento alla vicenda biblica del re Acab che per possedere la vigna di Nabot ne fece uccidere il proprietario: «Non un solo Nabot fu ucciso. Ogni giorno Nabot è umiliato. Ogni giorno è calpestato». La storia biblica del re Acab, è «antica, ma nell’uso è attuale», commenta Ambrogio all’inizio del
suo libro. Partendo da questo spunto iniziale, Ambrogio denuncia i soprusi dei ricchi e propone un giusto uso della ricchezza: «Non sai, o uomo, come collocare le tue ricchezze? Se vuoi essere ricco sii povero secondo il mondo, affinché tu sia ricco per Dio». In questo volume, che apre la collana Vetera sed Nova, testi scelti di Ambrogio da Milano sono presentati in una nuova traduzione fedele e moderna realizzata da specialisti, con un apparato di note leggero e preciso. Il volume è corredato da un’introduzione e da una biografia dell’autore.
L'AUTORE:
Sant’Ambrogio nacque verso il 340 a Treviri da famiglia romana cristiana. Chiamato a Milano per risolvere il dissidio tra cattolici e ariani in merito all’elezione del nuovo vescovo, fu designato, per pubblica acclamazione, a ricoprire quel ruolo. L’ottima preparazione letteraria, le capacità di amministratore e uomo di governo, gli consentirono di svolgere la sua azione pastorale con grande efficacia: riformò la liturgia, testimoniò la fede di fronte agli ariani, difese i poveri, condannò con coraggio le ingiustizie dei nobili
e affermò il principio della funzione sociale della proprietà. Sant’Agostino, entusiasta ammiratore di Ambrogio, si convertì e da lui fu battezzato.
Ispirandosi alla storia biblica di Tobi, il pio ebreo che prestò denaro senza esigere garanzie, Ambrogio condanna l’usura: «Finché sei libero dai vincoli, tieniti lontano del giogo e dal peso della servitù. Sei ricco? Non addossarti mutui. Sei povero? Non addossarti mutui. Sei ricco? Non ti preme nessuna necessità di chiedere. Sei povero? Esamina la difficoltà di restituire. L’opulenza viene diminuita dalle usure; la povertà non è alleviata dalle usure. Infatti non si corregge mai il male
con il male, né la ferita si cura con la ferita, anzi s’incancrenisce nell’ulcera». In questo volume, che fa parte della collana Vetera sed Nova, testi scelti di Ambrogio da Milano sono presentati in una nuova traduzione fedele e moderna realizzata da specialisti, con un apparato di note leggero e preciso. Il volume è corredato da un’introduzione e da una biografia dell’autore.
Sant’Ambrogio nacque verso il 340 a Treviri da famiglia romana cristiana. Chiamato a Milano per risolvere il dissidio tra cattolici e ariani in merito all’elezione del nuovo vescovo, fu designato, per pubblica acclamazione, a ricoprire quel ruolo. L’ottima preparazione letteraria, le capacità di amministratore e uomo di governo, gli consentirono di svolgere la sua azione pastorale con grande efficacia: riformò la liturgia, testimoniò la fede di fronte agli ariani, difese i poveri, condannò con coraggio le ingiustizie dei nobili
e affermò il principio della funzione sociale della proprietà. Sant’Agostino, entusiasta ammiratore di Ambrogio, si convertì e da lui fu battezzato.
Dopo la Bibbia, L’Imitazione di Cristo è il testo religioso più diffuso della letteratura cristiana occidentale. L’opera è anonima, ma vari studi hanno indicato in Tommaso da Kempis o in Jean Gerson il possibile autore. Ai suoi insegnamenti si sono formate figure come Teresa di Lisieux, Jacques-Bénigne Bossuet (che lo definì “il quinto Vangelo”), Giovanni XXIII e Benedetto Giuseppe Labre. Questo classico della spiritualità cristiana è ora riproposto in una nuova traduzione dal latino particolarmente scorrevole e moderna.
Inoltre, questa versione si distingue dalle altre per un lavoro attento di traduzione dei testi originali latini in una forma italiana moderna e priva di tecnicismi.
Che cos'è la vita spirituale se non un cammino umile, passo dopo passo, accanto al Signore che ci guida con la luce e la forza del suo Spirito? I padri del deserto ci insegnano a camminare umilmente con Dio e a raggiungere quella via che conduce all'unità permettendo di "fare monaco l'uomo interiore". "Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio" (Mi 6,8).
Proclamata “Dottore della Chiesa” da Benedetto XVI il 7 ottobre 2012, Ildegarda di Bingen (1098-1179) è la quarta donna insignita di questo titolo dalle origini del cristianesimo; questo volume propone un’ampia raccolta dei suoi scritti spirituali. I brani antologizzati, tradotti o rivisti dal curatore, Pierre Dumoulin, in una veste linguisticamente moderna, mettono in luce il carattere profetico del pensiero della badessa, e sono ancora oggi di grande attualità. I testi sono estratti dalle sue tre opere principali: Scivias, Liber vitae meritorum e Liber divinorum operum.
Pierre Dumoulin (nato nel 1961) è sacerdote della Diocesi di Monaco e rettore dell’Istituto Teologico di Tbilisi (Georgia). Da circa quindici anni partecipa all’Università estiva “Santa Ildegarda”, nel dipartimento del Var (Francia meridionale), e ogni anno organizza ritiri sulla spiritualità della santa. Ha registrato tramissioni televisive e radiofoniche sull’argomento. Nel luglio 2011 è intervenuto al Congresso Internazionale su santa Ildegarda a Gand (Belgio).
In questo saggio, l'autore studia i contributo che san Tommaso d'Aquino offre nella Summa Theologiae sul mistero dell'incarnazione del Verbo, dal Dottore angelico definito come il "mistero più mirabile". L'incarnazione del Verbo è opera supererogatoria, un eccesso dell'amore di Dio verso le creature. Se è vero che il mistero della bontà di Dio è il filo conduttore di tutta la Summa, anche la terza parte - come le due precedenti -, dedicata proprio al Verbo incarnato, riceve luce e senso dall'insondabile mistero dell'amore gratuito di Dio verso di noi. Il contenuto e il metodo teologico proposti da san Tommaso d'Aquino hanno ancora molto da dire al nostro modo di fare teologia oggi e anche per ripensare alla forma definitiva di Dio nella storia, il Cristo crocifisso e risorto, che resta per sempre Parola fatta carne, l'Emmanuele.
La biografia della nobile romana, personalità di spicco, monaca e asceta della tradizione patristica venerata come santa sia in Oriente che in Occidente. La Vita di Melania di Geronzio ripercorre la storia di Melania, giovane romana, vissuta nella prima metà del V secolo, di estrazione nobiliare e di origine senatoria. Dopo la morte precoce dei figli, d’accordo con il marito Piniano, abbraccia gli ideali di castità e di povertà, vende tutte le sue proprietà – contro il parere della sua famiglia di origine - e abbandona una condizione agiata per le difficoltà e le ristrettezze di una vita ascetica fondata sugli ideali evangelici. Moltissimi beneficiarono del suo aiuto caritatevole in tutto l'impero: poveri, malati, prigionieri schiavi. Ciò le valse la grande fama di santità. A seguito del Sacco di Roma nel 410, lascia l’Italia per Tagaste in Africa, dove stringe una salda amicizia con Agostino, quindi per Gerusalemme dove fonda un monastero femminile e uno maschile.
Il libro di Mario Miegge ripercorre la vicenda del monaco, teologo e riformatore Martin Lutero a partire dai rapporti tra chiesa e società nel Medioevo. Con Lutero, infatti, la lunga storia della protesta contro il potere temporale dei papi e la corruzione del clero cominciata nel XII secolo pervenne a una svolta decisiva che diede impulso, in larga misura, alla nascita del mondo moderno. Fu una svolta che prese anche percorsi diversi da quelli della Germania luterana: nelle città libere della Svizzera di lingua tedesca e a Ginevra fu infatti deliberata dal voto dei consigli comunali sotto la guida di riformatori di cultura umanistica impegnati, come Zwingli e Calvino, al rinnovamento non soltanto della Chiesa ma dell'intera vita pubblica. Una storia che si prolungò nella rivoluzione puritana inglese del secolo XVII e nella fondazione della "Nuova Inghilterra" americana.
Per l’Anno della fede abbiamo pensato di proporre al lettore italiano un estratto della Somma Teologica. Nella Seconda Parte di questa famosissima opera, Tommaso si interroga sulla natura della fede, sui rapporti tra la fede e l’intelligenza e la volontà umane, sui peccati contrari alla fede e sui doni dello Spirito Santo, dell’intelletto e della scienza che perfezionano la nostra intelligenza.
Credere in Dio è un atto simultaneamente divino e umano. È divino perché deriva dalla virtù della fede teologale, la quale ci è donata solo da Dio, ci fa conoscere ciò che Dio stesso conosce, realizza una certa forma di unione tra noi e Dio, come dice san Paolo: Il Cristo abiti nei vostri cuori per la fede (Ef 3,17), e ci introduce nella vita stessa di Dio, come dice Gesù stesso: Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato ha la vita eterna (Gv 5,24). Ma credere in Dio è anche un atto umano quanto al modo del suo esercizio, perché è un atto, non costretto, ma libero e volontario, in quanto credo perché voglio credere. Perciò è un atto meritorio e lodevole. È un atto non cieco e assurdo, ma ragionevole, perché risponde al desiderio dell’intelligenza umana di conoscere il vero.
Le questioni, che qui presentiamo in traduzione italiana, riproducono il trattato sulla fede, contenuto nella Somma Teologica. San Tommaso d’Aquino espone in modo sintetico e organico: la fede in se stessa, le sue cause e i suoi effetti, i doni dello Spirito Santo dell’intelletto e della scienza, i peccati contro la fede che sono l’incredulità, l’eresia, l’apostasia e la bestemmia, e gli effetti di questi peccati che sono la cecità della mente e l’ottusità dei sensi.
Introduzione di Giorgio Maria Carbone O. P.
Traduzione di Tito Sante Centi O.P. e Giorgio Maria Carbone O. P.