L'edizione, rivista e ampliata con l'aggiunta di 100 voci, del fortunato Dizionarietto che ricostruisce la "carta d'identità" della nostra cultura e permette di riscoprire la più formidabile macchina per pensare (e per sentire) mai elaborata: la lingua greca. Chi ha detto che il greco è marginale nel panorama delle lingue moderne o, peggio, che il greco antico è una lingua morta? Paolo Cesaretti e Edi Minguzzi propongono ai lettori una cavalcata interdisciplinare attraverso le parole (da "Abissale" a "Zoologia"), mostrando come l'universo linguistico greco sia il serbatoio concettuale di 3000 anni di cultura occidentale. Lo dimostrano anche i neologismi che hanno caratterizzato le scienze negli ultimi secoli (dalla fisica alla cibernetica, dall'economia alla psicoanalisi). Per ogni lemma si presentano l'etimologia, la fortuna culturale, gli esiti, spesso paradossali, nella lingua comune, le curiosità e l'uso, con brevi citazioni di passi greci proposti nell'originale, trascritti e tradotti.
Il volume costituisce un profilo dell’italiano di oggi, tracciato ai vari livelli di analisi linguistica, dalla fonetica e fonologia alla morfologia flessiva e lessicale, dalla sintassi al lessico, compresa l’onomastica. Sono affrontati, fra l’altro, diversi aspetti di carattere variazionale, con capitoli dedicati al parlato, allo scritto, al trasmesso dei vecchi e nuovi media, e con approfondimenti sui dialetti, sulle varietà regionali e sulla lingua dei semicolti. Un’importante funzione di raccordo è svolta dal capitolo sulla testualità. Assai ricco il corredo degli esercizi.
Come si è formato e come si è sviluppato l’italiano? Attraverso quali stadi è avvenuto il mutamento linguistico in seguito al quale il latino si è trasformato nella nostra lingua? Il libro, in una nuova edizione aggiornata e arricchita di cartine geolinguistiche, risponde a queste domande descrivendo l’evoluzione dal latino classico al fiorentino trecentesco, che costituisce la base dell’italiano letterario e poi dell’italiano di oggi. La trattazione, condotta a tutti i livelli di analisi linguistica (fonetica, morfologia, sintassi, lessico), comprende riferimenti anche alle altre aree dialettali e offre al lettore un profilo sintetico, chiaro ed efficace di grammatica storica dell’italiano.
Il volume cerca di rispondere ai problemi dello studio universitario in chiave tematica e metodologica. Dalla storia della lingua alla storia della critica, dalla filologia al modo di intendere correnti e movimenti, giù giù sino alle forme della poesia e della narrativa: sono innanzi tutto messe in fila le principali questioni connesse alla modernità letteraria, al suo faticoso imporsi nel dominio italiano, nonché al suo problematico trascolorare in presenza di un'invadente postmodernità ovvero di un più discreto postmodernismo. Inoltre, pur non avendo l'ardire un po' vacuo di proclamarsi "dalla parte dello studente", questo libro cerca di non discostarsi troppo dalle esigenze, dalla sensibilità, dalle reali consapevolezze di chi oggi nell'università effettualmente studia. Cerca di essere un po' meno lontano, in altri termini, dalle competenze del suo destinatario: dalle abilità che caratterizzano un giovane appena uscito dalla scuola secondaria, con le quali è auspicabile che un'università coerentemente di massa cominci a far davvero i conti.
Maestro di editoria e studi biblici, Paolo De Benedetti è stato traduttore - a partire dalla giovanile versione del "Cantico dei cantici", revisore di traduzioni altrui e teorico dell'arte del tradurre. Entriamo qui nella sua officina, a contatto con una metodologia critica che non si limita a segnalare i problemi dei testi, ma sa andare in profondità alla ricerca di soluzioni alternative. Emblematiche in tal senso sono le pagine sulla preghiera di Gesù, il "Padre nostro". Tradurre, per De Benedetti, è mettersi al servizio del testo e dei lettori, in un andirivieni tra competenza filologica, sapienza ermeneutica e resa linguistica. Ogni buona traduzione ha un «settantunesimo senso»: tiene conto delle tradizioni «che non sono meno di settanta», ma sa introdurre, se così si può dire, un altro inatteso significato.
Il concetto di educazione linguistica indica l'insieme di attività che si svolgono nell'arco della scolarizzazione a riguardo della lingua "materna", delle lingue "seconde", delle lingue "straniere" e di quelle "classiche". Sono ambiti che possono apparire molto differenti tra loro, ma in realtà poggiano sulle stesse basi: la facoltà di linguaggio propria degli esseri umani e i processi di acquisizione, sviluppo, potenziamento e perfezionamento della competenza comunicativa. È proprio attorno a questi aspetti di costruzione e miglioramento che ruota la nuova edizione ampliata del testo di Paolo E. Balboni, la cui parola chiave è quel "fare" del titolo che molto dice sugli aspetti applicativi dell'opera. Questo è un volume operativo, ma l'operatività non si traduce in una serie di ricette glottodidattiche: prende le mosse, nei vari capitoli, da una teoria di che cosa sia e come si costruiscano il lessico, la grammatica, le abilità, la competenza culturale, pragmatica ecc., e poi indica azioni, atti che si possono compiere per contribuire alla loro acquisizione, al loro consolidamento, al loro potenziamento. "Fare educazione linguistica" è un testo maneggevole, ricco di attività, box e spunti interessanti per chiunque voglia realizzare l'educazione linguistica in modo rigoroso e consapevole.
In una società come la nostra, profondamente segnata dal processo di globalizzazione, il plurilinguismo è forse l'ultima difesa contro la globalizzazione delle menti e l'omologazione culturale. Conoscere le lingue straniere, dunque, non è più solo un mezzo per facilitare gli scambi di informazioni, merci o servizi, ma è soprattutto lo strumento per immergersi in modi di pensare diversi dal proprio, in una logica aperta al contagio linguistico e culturale, in cui ciascuno prende dagli altri le parole, i modelli e i valori che trova migliori. Cosciente del nuovo ruolo a cui è chiamata la glottodidattica. "Le sfide di Babele" sviluppa i temi dell'insegnamento linguistico a partire dalla consapevolezza dell'infinita molteplicità delle esigenze di chi vuole apprendere una lingua straniera e di chi la deve insegnare. Sicuro che la maledizione di Babele sia, in realtà, un patrimonio culturale da difendere e salvaguardare. Paolo E. Balboni ci consegna, con questo libro, un'attenta e stimolante riflessione sul ruolo e sugli sviluppi della moderna glottodidattica. Profondamente riveduto, ampliato e arricchito da numerosi esercizi in occasione di questa nuova edizione, Le sfide di Babele continua a essere un libro unico nel suo genere.