
I frequenti cambiamenti di stato d'animo di Mussolini apparentemente non hanno alcun legame né rispetto ai fatti esterni né rispetto al suo stato di salute. I suoi scritti e i suoi discorsi lasciano trapelare poco questa variabilità interiore, tranne che nell'incitazione all'odio di un notissimo discorso del dicembre 1942. Questo libro fornisce un aiuto psicologico all'interpretazione storica, con una lettura piacevole e interessante e un supporto notevole alla ricerca.
Lungi dall'essere istintivo ed estemporaneo, il gesto è qualcosa di assai complesso perché pieno di storia. Fare una 'storia del gesto' vuol dire, infatti, occuparsi delle relazioni sociali, elemento costitutivo della società umana. Pur mutando e trasformandosi di epoca in epoca, la gestualità intesa come 'uso sociale del corpo' trasmette un codice di valori e di significati preciso e duraturo, che il grande storico Jean-Claude Schmitt ci aiuta a riconoscere e a comprendere con grande ricchezza di esemplificazioni concrete. Un libro sorprendente che ci fa entrare nella tradizione culturale della tarda Antichità e del Medioevo, intrecciando storia sociale, storia della cultura e della mentalità, antropologia storica, sociologia, semiotica teatrale.
La vita di Enzo Boletti (1919-2005) è un alternarsi di colpi di scena che spaziano dalle verdi colline del Garda all'inferno sovietico. Enzo fu un giovane animato, come tanti, dal desiderio di servire la Patria: diventò alpino, conoscendo gli orrori della Seconda guerra mondiale sul Fronte Orientale e l'eroismo della Resistenza polacca, di cui diventerà un celebrato eroe, per poi ritrovarsi prigioniero nella Siberia di Stalin. Il suo incubo nei Gulag durerà oltre un decennio: sarà infatti l'ultimo reduce italiano a essere liberato. Nel suo carcere tra i ghiacci della Siberia non si lascerà però annientare e al rientro in patria lo attenderà un'instancabile attività di amministratore pubblico e di promotore dell'economia locale. Resterà per sempre legato alla grande famiglia degli alpini e sarà il fondatore del primo Museo Internazionale della Croce Rossa a Castiglione delle Stiviere. Questa è la sua prima biografia che attinge a un'impressionante quantità di materiali inediti provenienti dall'archivio di famiglia e alle testimonianze degli amici che lo conobbero da vicino.
Per comprendere l'enigmatica lettera inviata da Dante ai cardinali nel 1314 in vista dell'elezione papale non è sufficiente un'analisi letteraria: l'originale ricerca filologica e storica di Potestà permette di accedere al pensiero politico di Dante e alle sue speranze per la Chiesa del XIV secolo.
Tra Oriente e Occidente sembra che sia sempre esistito un vero e proprio scontro di civiltà. Nel nostro immaginario, le guerre persiane per secoli hanno simboleggiato proprio questo: la lotta perenne tra il dispotismo orientale e la libertà dell'Occidente. Basti pensare ai 300 delle Termopili che resistono eroicamente all'invasione delle sterminate masse del Gran Re. Al contrario, per lunghi millenni a partire dalle antichissime civiltà mesopotamiche, il nostro Occidente (europeo) è stato una sorta di appendice al grande complesso orientale (asiatico). Ancora al tempo delle guerre persiane il grande impero vedeva la Grecia come un problema marginale. Furono proprio quei conflitti a trasformare i pesi sulla bilancia: il loro esito diede alla Grecia la forza non solo di resistere, ma anzi di reagire e infine prevalere. Viste le enormi differenze di potenza militare, di bacino demografico, di tradizione dominatrice, tra il grande impero e la piccola Grecia, è stato ovvio per il mondo occidentale costruire la propria immagine come qualitativamente superiore, facendo emergere i valori della democrazia contro il dispotismo orientale, delle libertà contro l'asservimento generalizzato, delle individualità contro la sottomissione etnica.
Nel senso comune la storia e la storiografia hanno ben poco a che vedere con la teoria. Quello storico è un sapere ritenuto empirico e artigianale, basato sulla ricerca documentaria e su una ricomposizione il più possibile accurata delle tracce del passato. Ma è davvero così? Chi si occupa di indagine storica lavora in questo modo? Non proprio. La ricerca storica dialoga con un quadro teorico di riferimento che sorregge l'analisi e l'interpretazione delle fonti e contribuisce a dare senso alle esperienze degli uomini e delle donne del passato. La svolta culturale che ha attraversato le scienze umane e sociali a partire dagli anni Settanta del Novecento ha accentuato gli scambi tra storia e teoria culturale. E nel contempo ha prodotto nel lavoro storico delle trasformazioni importanti in termini di metodo, di temi, di fonti. Quali relazioni allora possono intercorrere tra riflessioni teoriche e pratica storiografica, quali opportunità e occasioni esse aprono a una conoscenza più profonda del passato, e in ultima istanza quali lasciti la svolta culturale ha consegnato al fare storia oggi? Questo libro offre ai lettori non soltanto una sintesi dei dibattiti e delle tendenze più interessanti ma anche un bilancio attento dei vantaggi e delle ambiguità della svolta culturale.
Il libro costituisce il primo volume - dedicato ai secoli I-XV - di una ricerca sulle relazioni tra il cristianesimo, la Chiesa e la corruzione, dalle origini alle soglie del XXI secolo, un rapporto complesso e a tratti contraddittorio, ma che rivela modi diversi di giudicare la corruzione e di reagirvi nel corso del tempo. A partire dai trenta denari di Giuda, il fenomeno della corruzione accompagna lo sviluppo del cristianesimo e della Chiesa. Tuttavia, fino ad oggi, il tema è stato poco studiato o, peggio, trattato con un taglio scandalistico. Il volume, invece, intende affrontare in maniera rigorosa l'argomento, offrendo di ogni avvenimento considerato una esatta ricostruzione e una corretta contestualizzazione. Ne nasce così un'analisi storica ampia e articolata che non solo permette di conoscere gli eventi e le reazioni che essi determinarono, ma aiuta anche a leggere e a meglio comprendere i fenomeni corruttivi del nostro presente. Dai diversi contributi emerge sempre più nitidamente come la corruzione assuma il valore di un confine immaginario che separa l'essere cristiano dal suo opposto. Un confine mobile, che continuamente si rimodella ed evolve con il trasformarsi della società e dei costumi, ma che proprio per questo continuamente necessita, in seno alla realtà cristiana, di essere oggettivato, descritto, declinato. La corruzione si rivela così, per lo storico, uno straordinario punto di osservazione per comprendere le modalità secondo cui il cristianesimo percepisce e rappresenta se stesso e il mondo che lo circonda, il modo cioè in cui rielabora e continuamente ridefinisce la propria identità.
I legionari senza segreti: in azione, tra combattimenti, ribellioni e marce trionfali, e nella vita quotidiana, al fronte e per le strade delle città. L'esercito romano è stato la più grande macchina da combattimento del mondo antico. L'impero dipendeva dai suoi soldati non solo per vincere le guerre, difendere le frontiere e controllare i mari, ma anche per far funzionare lo Stato. Legionari e ausiliari romani provenivano da tutto il mondo, anche dall'esterno dei confini. Furono utilizzati come esattori delle tasse, poliziotti, geometri, ingegneri civili e, da veterani, come valenti artigiani e politici. Alcuni riuscirono persino a diventare imperatori. Questo libro porta il lettore nel cuore di ciò che significava far parte dell'esercito romano, attraverso le parole degli storici e quelle degli stessi uomini, conosciute grazie alle loro dediche religiose, alle lapidi, e persino alle lettere private e ai graffi ti. Una preziosa finestra su come gli uomini d'arme, le loro mogli e i loro figli hanno vissuto, godendo di un posto in prima fila nella storia. Protagonisti di vicende che hanno condizionato l'antichità e, per riflesso, il mondo come lo conosciamo oggi. I segreti della più grande macchina da combattimento del mondo antico Tra gli argomenti trattati: Che cosa significava entrare nell'esercito romano? Requisiti e regole per l'arruolamento Quanto guadagnavano i soldati? Paghe, ricompense e bottini di guerra Cosa significava vivere in una guarnigione in tempo di guerra? Accampamenti, fortezze e combattimenti. Cosa significava vivere in una guarnigione in tempo di pace? I legionari come costruttori, esattori e artigiani. Che impatto avevano le armate? Le atrocità commesse in nome dell'imperatore. Cosa accadeva a chi si ribellava? Roma non perdona chi tradisce. Com'era la vita coniugale dei soldati? Mogli e figli a distanza e schiave-mogli. Esisteva una pensione per i legionari? Veterani, eroi di guerra e sussidi imperiali.
All'inizio degli anni Trenta, Hitler comprese che per soddisfare le proprie ambizioni di potere in Europa sarebbe stato assolutamente necessario riuscire ad avere il controllo totale sulla situazione interna della Germania. Affidò dunque questo delicato compito a Heinrich Himmler, il capo delle SS, che intuì le potenzialità di un servizio segreto di informazioni interno che controllasse i membri del partito nazista e le fazioni antinaziste. Il Sicherheitsdienst (SD) nacque proprio con questo scopo. Il suo artefice fu Reinhard Heydrich: sotto la sua direzione scrupolosa, precisa e spietata, il SD divenne uno dei servizi spionistici più temibili del mondo. Questo volume ne ricostruisce la nascita, la lotta contro le organizzazioni rivali, fino ai trionfali successi in Europa, comprese le fortunate operazioni di spionaggio nei Paesi Alleati. Particolarmente interessanti risultano alcuni eventi accaduti alla fine dell'estate del 1940, allorché Hitler individuò negli esuli Duca di Windsor e Wallis Simpson dei potenziali alleati nella sua battaglia contro la Gran Bretagna. Fu quindi elaborato un piano per riuscire a fermare la coppia in Portogallo prima che la loro nave salpasse per l'Atlantico. Si tratta di un episodio molto avvincente, che coinvolse gli agenti di Hitler, la Spagna, il Portogallo, Churchill e il Servizio Segreto Britannico. Il libro rivela molti particolari inediti ed è destinato ad appassionare tutti gli studiosi della storia del Terzo Reich e di spionaggio. I temi trattati nel libro: L'Abwehr; La Gestapo; Un "servizio informazioni"; La notte dei lunghi coltelli; Missioni all'estero; Un falso magistrale; Il SD in Inghilterra; Ricatto; "Gruppi di azione"; «Fatelo fare a Naujocks!»; SD contro MI6; Il SD e il Duca di Windsor; "Operazione Polo Nord"; La morte di Heydrich; La fine di Canaris.
Auspicata dal ventiduenne Gadda con febbrile entusiasmo, la Grande Guerra sconvolge la sua esistenza, ma fa di lui uno scrittore: lo dimostrano, oltre allo splendido Giornale di guerra e di prigionia, pubblicato solo nel 1955, le lettere che inviò ai familiari e di cui si presenta qui un'ampia scelta. Lettere che insieme all'apparato iconografico, composto di fotografie per lo più scattate da lui stesso, ci consentono di seguire in presa diretta la sua partecipazione al conflitto, sorretta da incrollabili fermezza e senso del dovere: le estenuanti marce notturne, calzato di «scarpe animalissime», sui ghiacciai dell'Adamello, sotto il tiro degli shrapnel, alla guida di alpini «carichi bestialmente di viveri e munizioni» ma ignari di ogni «fifometro tribblo»; le soste nell'angusta, fradicia e afosa baracca ufficiali, al Rifugio Garibaldi, dove «tutti i dialetti, tutti gli accenti d'Italia» deflagrano «nelle più divertenti imprecazioni»; i «ricoveri» nella pietraia dell'Altopiano dei Sette Comuni, pieni di mosche «come un'osteria di Cinisello», con l'acqua che filtra e «tanto disordine quanto basta per farmi morire d'itterizia»; e da ultimo la disfatta di Caporetto e la prigionia in Germania, che alla disillusione e al senso di inutilità aggiungono «un'orrenda vergogna», nonché la certezza di un destino di «inelezione» e di dolore: «felici quelli a cui le granate avversarie serbarono intatto l'onore».
Per non dimenticare e per non far dimenticare, Edith Bruck, a sessant'anni dal suo primo libro, sorvola sulle ali della memoria eterna i propri passi, scalza e felice con poco come durante l'infanzia, con zoccoli di legno per le quattro stagioni, sul suolo della Polonia di Auschwitz e nella Germania seminata di campi di concentramento. Miracolosamente sopravvissuta con il sostegno della sorella più grande Judit, ricomincia l'odissea. Il tentativo di vivere, ma dove, come, con chi? Dietro di sé vite bruciate, comprese quelle dei genitori, davanti a sé macerie reali ed emotive. Il mondo le appare estraneo, l'accoglienza e l'ascolto pari a zero, e decide di fuggire verso un altrove. Che fare con la propria salvezza? Bruck racconta la sensazione di estraneità rispetto ai suoi stessi familiari che non hanno fatto esperienza del lager, il tentativo di insediarsi in Israele e lì di inventarsi una vita tutta nuova, le fughe, le tournée in giro per l'Europa al seguito di un corpo di ballo composto di esuli, l'approdo in Italia e la direzione di un centro estetico frequentato dalla "Roma bene" degli anni Cinquanta, infine l'incontro fondamentale con il compagno di una vita, il poeta e regista Nelo Risi, un sodalizio artistico e sentimentale che durerà oltre sessant'anni. Fino a giungere all'oggi, a una serie di riflessioni preziosissime sui pericoli dell'attuale ondata xenofoba, e a una spiazzante lettera finale a Dio, in cui Bruck mostra senza reticenze i suoi dubbi, le sue speranze e il suo desiderio ancora intatto di tramandare alle generazioni future un capitolo di storia del Novecento da raccontare ancora e ancora.
«Civiltà» è da sempre un concetto delicato, da maneggiare con cura. Una categoria ambigua, controversa, spesso definita per contrapposizione: da una parte «noi», i civilizzati, dall'altra «loro», i «barbari», vale a dire tutti quelli che non condividono i nostri valori. Anch'essi, però, hanno una loro storia da raccontare e persino una loro idea di arte. In realtà, con il termine «civiltà» dovremmo intendere una pluralità di mondi che si confrontano e dialogano fra loro attraverso il linguaggio dell'arte. E che attraverso l'arte ci parlano. Ma di cosa parlano le opere d'arte? Secondo Mary Beard, classicista di Cambridge, al cuore della creazione artistica ci sono due questioni coinvolgenti e controverse: la rappresentazione del corpo umano e la raffigurazione della divinità. Dai colossali faraoni egizi di Luxor alle ceramiche degli antichi greci, dalla statua di Afrodite ai guerrieri di terracotta sepolti insieme al primo imperatore della Cina, la figura umana è la chiave per comprendere non solo la rappresentazione del potere e la definizione dei ruoli sociali, ma anche la sessualità, l'erotismo, la virtù morale e politica, i valori di una comunità. Al punto che una particolare rappresentazione del corpo, risalente alla Grecia classica, ha contribuito a fissare i canoni della bellezza e della perfezione formale con cui per secoli l'Occidente ha valutato le altre culture. La seconda questione riguarda invece la raffigurazione visiva del sacro, un dilemma che tutte le religioni - spesso in bilico tra vanità idolatra e furore iconoclasta - hanno dovuto affrontare, giungendo a soluzioni superbe e affascinanti, come testimoniano lo splendore delle immagini musive della basilica di San Vitale a Ravenna, la Moschea Blu di Istanbul o le pitture rupestri delle grotte di Ajanta, che ritraggono il Buddha in cerca dell'illuminazione. "Civiltà" è un viaggio attraverso alcune delle pagine più emozionanti e meno note della storia dell'arte. Portando alla luce i tesori nascosti delle civiltà antiche, Mary Beard guarda oltre il canone tradizionale dell'immaginario occidentale e si rivela una guida preziosa per educare lo sguardo.