
Un ragazzo della provincia veneta, laureato in medicina, sceglie di diventare sacerdote, impegnandosi nelle parrocchie di periferia. Poi incontra l'Ong Medici con l'Africa Cuamm e nel 1995 fa il suo primo viaggio in Africa, nel Mozambico da poco uscito dalla guerra civile. È l'inizio di un'avventura personale che si affaccia in quella comunitaria della più grande organizzazione italiana in Africa. In oltre 70 anni, attraverso programmi di cura e prevenzione in 41 Paesi, interventi di sviluppo dei sistemi sanitari, attività dedicate ai malati, formazione di medici, infermieri, ostetriche e altre figure professionali, il Cuamm si spende - come scrive Claudio Magris nell'introduzione a questo libro - per la crescita dell'Africa, il «parto epocale» di una nuova civiltà. In un continente in cui il 70% della popolazione ha meno di trent'anni, c'è molto da fare ma c'è anche molto da imparare. Su noi stessi, sulla precarietà dei confini che pretendiamo stabili, sul rapporto con l'ambiente, sulla connessione strettissima fra il tema della salute e quello della giustizia sociale, sulle scelte etiche e politiche attraverso cui è possibile abbattere barriere geografiche, economiche e culturali. E sulle risorse inaspettate che gli esseri umani riescono a trovare nelle situazioni più estreme.
Il regno delle Due Sicilie era una specie di paradiso in terra: ben amministrato da un governo illuminato come quello napoletano, aveva raggiunto risultati straordinari che lo ponevano all'avanguardia in Europa. Ma proprio questo benessere aveva acceso la cupidigia del Nord che con la forza delle armi se n'è impadronito, distruggendone l'industria, occupando militarmente i territori e sterminando i 'briganti', in realtà eroici resistenti all'oppressione. Questo è il racconto del Risorgimento che emerge nella pubblicistica e nella propaganda neoborbonica: una straordinaria collezione di falsi che trovano però sempre maggiore credito nell'opinione pubblica, soprattutto in quella meridionale. Vere e proprie fake news che hanno un'eccezionale capacità di presa perché forniscono una spiegazione semplice a problemi complessi. Mentre una crescente e inafferrabile distanza separa sempre più il Mezzogiorno dal resto d'Italia, si preferisce 'inventare' un nemico esterno, cattivo quanto basta, per addebitargli tutto ciò che siamo e non vorremmo essere.
Questo libro racconta come finì, in antico, l'indipendenza dello Stato ebraico. Ciò avvenne, nel più generale contesto della conquista del Medio Oriente e in particolare dell'area siro-palestinese, ad opera delle legioni romane (63 a.C.). La figura dominante dell'aggressione e della spoliazione del 'tesoro di Stato' degli Ebrei fu Gneo Pompeo Magno, in quell'anno (l'anno terribile della congiura di Catilina) potente personaggio pubblico della repubblica imperiale romana. Una fonte ebraica coeva dei fatti, i cosiddetti Salmi di Salomone, fornisce un quadro veridico della vicenda. E svela il ruolo decisivo della voracità dell'aggressore. Voracità che si appagò finalmente, dopo oltre un secolo di violenze e apparente riconciliazione, nell'anno 70 d.C. Allora l'imperatore Tito, «delizia del genere umano» secondo la vulgata adulatrice, distrusse il Tempio di Gerusalemme e lasciò depredare il tesoro lì conservato, frutto del contributo corale di tutte le comunità ebraiche. Il movente economico e l'odio per un popolo atavicamente considerato con avversione furono, allora, alla base del primo genocidio degli Ebrei. È una storia che ci riguarda ancora. Il revisionismo storiografico riuscì a prevalere e la tradizione si prestò a fare da sponda alla menzogna di Stato, voluta dai vincitori e avallata dai loro clienti.
Nell'immaginario storiografico la nascita del "vero" fascismo è collocata nel 1920-1921 e numerosi studi considerano il movimento del 1919 come un confuso e informe magma di sinistra. Nell'Italia del centenario della nascita dei Fasci italiani di combattimento, i mass-media hanno utilizzato questa interpretazione per parlare di estremismi, populismi e governi instabili. In questo quadro, il volume scava e identifica - quasi con metodo archeologico - i pluridecennali sedimenti discorsivi che si sono stratificati sul fascismo diciannovista, e torna a scriverne la storia. Il libro ricostruisce le pratiche e l'ideologia del primo fascismo svelandoci tutti i limiti del mito politico diciannovista.
Non sono molti nella storia i personaggi come Alcibiade, capaci di generare odi e amori tanto potenti da smuovere l'interesse appassionato degli storici a distanza di due millenni e mezzo. All'uomo politico possono essere mosse accuse fortissime, come quella di esser stato animato solo dalla sete di potere o di aver tradito la propria città. Ma tutto questo sfuma di fronte all'uomo Alcibiade, al "cucciolo di leone" del quale parla Aristofane, odiato e idolatrato dal suo popolo. L'uomo adottato da Pericle fu in effetti una personalità ambivalente, a cavallo tra poli opposti a livello pubblico e privato: un aristocratico che ha fatto una scelta democratica, ma anche l'esponente di una politica slegata dall'idea di servizio alla comunità. Le sue doti intellettuali erano formidabili, come d'altra parte la sua eloquenza e la simpatia che lo circondava, non a caso fu allievo e amante di Socrate. Quasi impossibile non amare un personaggio così eccezionale, smisurato nelle ambizioni così come nel carattere. Capace di concepire piani grandiosi, fu poco efficiente nel portarli a termine, per questo fu costantemente esposto alle altalenanti sorti, in termini di consenso, di chi molto promette e nulla mantiene. Volle troppo e perse tutto, prima fra tutte la sua credibilità, in un tempo in cui etica e politica erano ancora congiunte.
"La belva si è svegliata, è cresciuta, si nutre, si riproduce... e si muove in cerca di altro cibo. A vederlo così, il fuoco non sembra un elemento ma un essere vivente. Proprio come un predatore segue l'odore delle vittime, il fuoco cerca l'ossigeno. A volte si avvita dentro impercettibili correnti d'aria ascensionali e si alza come un cobra". È lui il protagonista indiscusso di questo libro e artefice del colossale incendio che cambia per sempre Roma. Nell'arco di nove lunghissimi giorni, avanza per le strade, si infila in ogni vicolo, distrugge case, edifici e botteghe, ferisce e uccide moltissime persone. Tutti i vigiles della città - compresi Vindex e Saturninus, che abbiamo seguito nel primo volume della Trilogia di Nerone durante la loro ronda di addestramento - entrano in azione e mettono in campo ogni mezzo disponibile per arginare le fiamme, ma la situazione è gravissima, peggiora di ora in ora e il fuoco non dà tregua. In una corsa contro il tempo e contro le forze della natura (compreso il libeccio che spira impietoso), quegli uomini eroici ingaggeranno una lotta all'ultimo respiro per salvare la città. Con un approccio multidisciplinare, Alberto Angela ha individuato ogni possibile fonte che potesse aiutarlo a spiegare e descrivere questa immensa tragedia. Partendo dai testi degli autori antichi che hanno raccontato il Grande incendio del 64 d.C. e studiando i dati archeologici, ha coinvolto un gruppo di esperti quali storici, archeologi, altri studiosi, meteorologi e vigili del fuoco per capire e ricostruire nel modo più fedele e verosimile possibile le dinamiche dell'incendio, nonché le reazioni e i comportamenti delle persone realmente esistite all'epoca, da quelle più note come Nerone e Tigellino a quelle sconosciute come il pretoriano Primus. Con questo suo libro, il secondo della "Trilogia di Nerone", l'autore ci offre una ricostruzione plausibile e minuziosa.
A non molta distanza dalla stazione Termini, il profilo urbano di Roma è segnato dalla presenza di imponenti resti, integrati nelle mura della città: è tutto ciò che rimane del perimetro dei castra praetoria, la caserma che alloggiava le coorti pretorie. Ma chi erano i pretoriani? Gli storici antichi, senatori animati per lo più da sentimenti ostili nei confronti del regime imperiale, non esitavano a considerarli lo strumento di repressione utilizzato dai Principi per schiacciare l'antica libertas repubblicana, quando non addirittura una soldataglia interessata soltanto ad accrescere i propri privilegi. Ancora oggi l'immaginario comune, nutrito dalla vulgata di certa fiction, tende a vedere nei pretoriani gli sgherri in uniforme di imperatori crudeli e pazzoidi: una muta di spietati cani da caccia sempre pronti a mordere persino la mano di chi li nutriva. Questo volume si propone di ampliare la visuale sulle fonti, per meglio definire il volto degli uomini - soldati, tutori dell'ordine, funzionari - che marciarono sotto l'insegna dello Scorpione.
Giacomo Matteotti è stato il primo vero antagonista di Mussolini, ed è stato il fantasma che ha aleggiato sul Fascismo per tutta la durata della dittatura. In "Solo" Riccardo Nencini ricostruisce in forma romanzesca, con la precisione dello studioso, la passione dell'uomo politico e la creatività dell'intellettuale e narratore, la vita di questo grande eroe italiano: l'infanzia, le prime esperienze politiche, gli amori, le amicizie, la militanza comune con Mussolini nel Partito socialista, e i giorni drammatici della durissima opposizione al Fascismo nascente, opposizione che gli costò la vita. Il risultato è un romanzo di ampio respiro, epico e struggente, che ci restituisce il ritratto emozionante e commosso di una stagione cruciale della nostra storia, e di un uomo coraggioso e solo, come tutti i grandi eroi.
Per molti secoli la considerazione e la condizione dei bambini è stata molto difficile, anche in una società, come quella medievale, che era costruita attorno al messaggio evangelico. Il "se non ritornerete come bambini- di Gesù risuonava dalle Sacre Scritture, ma sembrava non penetrare negli animi degli adulti, quando si rivolgevano al mondo dell'infanzia. Il libro ci fa comprendere il perché di tante difficoltà per i piccoli e come si sono create le premesse per la loro comprensione e il loro apprezzamento come persone. L'autore ci accompagna in un percorso affascinante: all'ascolto di pensatori autorevoli (Agostino, Ambrogio, Anselmo di Canterbury...), papi e educatori, fino a Tommaso d'Aquino e Bonaventura... ispiratori di Dante Alighieri anche su questo tema. Senza dimenticare san Francesco e la sua speciale attenzione per l'infanzia. «Gli adulti hanno paura dei bambini. Senza dubbio, possono dissimulare o travestire in mille modi quella paura: da affetto, da cura, da preoccupazione, da severità. E sanno anche dominarli: terrorizzandoli, seducendoli, corrompendoli, violentandoli, ingannandoli, obbligandoli, trascurandoli. Quel che resta più difficile, tuttavia, è prenderli per quello che sono...» Dalla prefazione di Franco Cardini.
Dopo il successo della prima edizione (1995) e la sua traduzione in varie lingue, questa Storia della letteratura cristiana antica, riveduta e ampliata, intende mettere in rilievo precipuamente gli aspetti letterari che caratterizzano gli scritti dei primi secoli cristiani e che spesso vengono trascurati dalle analoghe opere esistenti. La produzione letteraria cristiana è stata considerata quasi sempre o come strumento per la storia della Chiesa antica o come aspetto particolare della storia del pensiero patristico. Quest'opera, invece, vuole considerare l'insostituibile apporto che il cristianesimo ha arrecato alla formazione della cultura occidentale. Il termine "cultura" deve essere inteso in senso lato, e non esclusivamente come se si identificasse con i raggiungimenti artistici; essa comprende il pensiero, le problematiche, le soluzioni che l'antico cristianesimo produsse e visse al proprio interno. In tal modo si recupera, pur osservandola in un suo ambito specifico, la peculiarità del messaggio evangelico, che costituisce il nucleo insostituibile di ogni forma letteraria cristiana. Antichi e nuovi contemporaneamente furono i contenuti e i generi di questa letteratura, che costituì il passaggio dalla civiltà antica a quella medievale.
Si è scritto molto sulle grandi scoperte geografiche dell'età di Colombo, assai meno sull'esperienza che quei primi viaggiatori europei fecero incontrando le popolazioni native. Questi incontri cominciarono in realtà un secolo prima, quando i primi spagnoli arrivarono alle Canarie, continuarono sulle coste africane e infine nelle isole caraibiche in cui approdò Colombo. Gli europei scoprirono che il genere umano era più vasto e differenziato di quanto avessero saputo fin lì. Ma quei «selvaggi» nudi, licenziosi, magari anche cannibali, erano uomini davvero? E se lo erano per l'aspetto, lo erano per l'anima? Perché non conoscevano la parola di Cristo? E potevano riceverla? Abulafia racconta come quegli incontri si svolsero, e quali effetti ebbero sia sull'idea europea di genere umano sia sul destino, tragico, di quei popoli sconosciuti.
«Quell'automobile traforata di colpi, quei giornali sparsi sul sedile posteriore, quel corpo coperto da un lenzuolo, quel rivolo di sangue che attraversa l'asfalto di via Fani. Immagini, impresse nella nostra memoria, che scandiscono un passaggio d'epoca.» Quando e perché è finita la Prima Repubblica? Per rispondere a questa domanda Walter Veltroni ricostruisce un intero, travagliato, capitolo della nostra storia a partire dal rapimento e dall'uccisione di Aldo Moro, che mette fine al disegno politico più ambizioso del secondo dopoguerra, un'alleanza tra la Dc di Zaccagnini e il Pci di Berlinguer, e apre una crisi che forse non si è mai chiusa. Attraverso gli anni del terrorismo e della strategia della tensione, degli attentati e dei Servizi segreti, delle sfide elettorali e delle mancate riforme; da Andreotti a Craxi, da Leone a Cossiga, dal rischio di un colpo di Stato alla scoperta dell'organizzazione segreta Gladio, dalla P2 a Tangentopoli e oltre. L'autore riavvolge il filo della memoria nazionale attraverso eventi e ricordi vissuti da se stesso e dai protagonisti dell'epoca: intreccia così le testimonianze di Virginio Rognoni, Claudio Martelli, Emma Bonino, Beppe Pisanu, Claudio Signorile, Rino Formica, Aldo Tortorella, Achille Occhetto, Mario Segni, ma ritrova anche una rivelatrice intervista al brigatista Prospero Gallinari, carceriere dello statista democristiano assassinato. Un'inchiesta nel nostro passato che illustra fatti, personaggi, versioni inedite e interpretazioni politiche riportando alla luce l'eredità di un disegno infranto che ancora grava sull'Italia di oggi.