
In Marco Aurelio, prima console e poi imperatore romano nel II secolo, Renan ritrova quella stessa passione per la filosofia e la ricerca intellettuale che aveva segnato il suo passaggio dagli studi teologici a quelli filosofici. Scritto nel 1882, come parte del più ampio progetto di una storia delle origini del Cristianesimo, il racconto della vita di Marco Aurelio assume le forme di una profonda riflessione sui concetti di giustizia e tolleranza e del loro rapporto con lo sviluppo politico e sociale dell'uomo. La Roma imperiale riproduce quella tensione tra il pensiero filosofico e l'idea religiosa, che ancora non riesce a trovare una composizione pacifica. Marco Aurelio, fedele alle tradizioni della società romana, non fermerà la persecuzione dei credenti, di cui mal tollerava la spiritualità astratta e irrazionale. Tuttavia, egli sarà sempre un "mite persecutore" e non sarà in grado di fermare lo sviluppo ormai straripante della Chiesa di Roma.
Vivevano in Trentino, ai confini dell'impero. Parlavano italiano ma erano cittadini asburgici. Li hanno gettati nella fornace dell'"inutile strage": nei 1.545 giorni di guerra morirono 9-10 milioni di soldati e 5 milioni di civili. 6.400 morti in media al giorno. I nostri dimenticati sono gli italiani d'Austria, mal tollerati dagli austriaci e guardati successivamente con diffidenza dagli italiani; sono i "poveri cristi", i contadini strappati alla terra e alla famiglia; sono i corpi martoriati gettati "come vermi" sulla nuda terra. Dall'Archivio della scrittura popolare di Trento, un eccezionale repertorio di testimonianze e un magnifico racconto corale dello storico Quinto Antonelli. Che racconta un'altra guerra.
L'anno è il 1939. I nazisti hanno conquistato l'Austria e per il momento consentono ancora agli ebrei di lasciare il paese. Almeno a parole, perché avendo sequestrato tutti i loro beni, quasi nessuno ha i mezzi per farlo. La sensazione che si tratti di una concessione a breve termine è molto forte sia in Austria che al di là dell'oceano. Gilbert ed Eleanor Kraus sono una tranquilla coppia di ebrei americani, che vive a Philadelphia con i due figli. Niente li obbliga a fare quello che faranno, se non la loro coscienza. Semplicemente non possono lasciare che le cose accadano senza provare a fermarle. Così un semplice avvocato e una casalinga riescono a portare in America 50 bambini ebrei strappandoli al milione e mezzo di piccole vittime dell'Olocausto. Non solo, da ebrei, vanno nella tana del lupo, a Berlino e poi a Vienna, si inventano qualunque espediente per aggirare le restrittive regole di immigrazione americana, convincono i genitori ad affidare i loro figli a perfetti estranei, quando ancora il pericolo non sembra così inevitabile. E devono fare una straziante selezione perché i visti per l'espatrio sono 50 e non di più. Ma la cosa ancora più sconvolgente è che né Eleanor né Gilbert hanno parlato della loro folle e coraggiosa impresa, se non in famiglia, e le memorie di Eleanor da cui è tratto questo libro sono rimaste inedite fino alla sua morte.
Giovane dal talento straordinario, ossessionato dal successo, tormentato, fragile, arrogante, sospettoso, costantemente preoccupato per la situazione economica della sua famiglia, indisponente e aggressivo con i rappresentanti del potere e alla costante ricerca di una forma artistica che "andasse più in profondità delle apparenze, fino a toccare lo spirito e capace di condizionare profondamente il pensiero della sua epoca". È questo il ritratto di Michelangelo fatto dallo storico dell'arte John T. Spike, uno dei più autorevoli rinascimentalisti americani, dopo anni di studi in cui ha raccolto una mole impressionante di documenti poco noti, diventati solo recentemente di interesse accademico. Si avvicendano i racconti delle agitazioni politiche del primo Cinquecento italiano e le storie più singolari - come il trasporto del David attraverso le strade di Firenze o il progetto di Leonardo di deviare il fiume Arno per vincere la guerra contro Pisa - fino a creare un ritratto ricco di passione intellettuale della gioventù del Buonarroti.
Nel maggio del 1944 il Tribunale speciale condanna a morte gli ammiragli Inigo Campioni e Luigi Mascherpa. Il fascismo, ormai alle sue ultime battute, vuole vendicarsi della Marina, indicata come la responsabile principale della sconfitta. Ma è proprio così? Gianni Rocca ripercorre in questo libro le vicende salienti della guerra italiana sul mare, una sequela di errori strategici e tattici che avranno il loro apice nella battaglia di Capo Matapan del marzo 1941, la più grande sconfitta navale nella storia della Regia Marina. "Fucilate gli ammiragli" accompagna il lettore sulle "rotte della morte" e al largo delle coste di Malta, conquistata dai britannici quasi senza colpo ferire, ma ci mostra anche la determinazione e il coraggio di tanti marinai e ufficiali che, nonostante gli errori di Supermarina (l'organismo iperburocratico che da Roma gestiva le operazioni navali), combatterono con onore.
Oscuro gentiluomo di campagna e membro del Parlamento senza esperienza militare, Oliver Cromwell ideò quell'esercito di nuova concezione, il New Model Army, che sconfisse re Carlo I, poi giustiziato nel 1649 "per aver dichiarato guerra al suo popolo". Le sue vittorie su Scozia e Irlanda diedero vita a una repubblica unita con un unico Parlamento, a capo del quale c'era lui, in qualità di Lord Protettore, avendo rifiutato la corona offertagli. Fu il più significativo e potente capo di stato della Gran Bretagna: fondò l'esercito, la marina e l'impero, incoraggiò la ricerca scientifica, impose la tolleranza religiosa, richiamò gli ebrei, abolì la Camera dei Lord, i vescovi anglicani e i tribunali feudali, dando al suo Paese gli strumenti per diventare un moderno stato parlamentare e una potenza mondiale.
Il tema di questo volume scaturisce dal gruppo di sei arazzi conservati nell'Academia Belgica di Roma, parziale riedizione della serie di 22 pezzi raffiguranti le gesta e il trionfo di Publio Cornelio Scipione, detto l'Africano, il vincitore di Annibale. Tessuti a Bruxelles su modelli di Giulio Romano, assistito da Gianfrancesco Penni, furono acquistati da Francesco I e bruciati durante la Rivoluzione francese per recuperarne i fili d'oro e d'argento. I sei pezzi dell'Academia Belgica, realizzati a Bruxelles verso la metà del XVI secolo, ne costituiscono una delle più antiche riedizioni, che appartenne a Ippolito d'Este. L'arazzo del Rinascimento e del Barocco è un artefatto che pone tante domande: chi ha dato la commissione per il tema specifico, Scipione l'Africano? Chi ha "inventato" il programma delle scene? Quali sono le fonti, antiche e moderne, dipinte e letterarie, che hanno ispirato il programma? Per quale motivo, con quali intenti, per quale "pubblico" fu scelto il tema? Come nasce il "mito" che si va costruendo intorno a Scipione? E che ne avviene nei secoli successivi? Il libro riflette questa molteplicità e varie discipline si danno la mano: storia dell'arte, storia antica e moderna, filologia, storia della letteratura e del teatro. E del cinema, giacché si conclude con il raffinato Scipione di Luigi Magni, regista scomparso nel 2013.
Fra la cronaca di oggi e la storia di ieri la prima ricostruzione di un processo di democratizzazione che esige compimento. La fine dell'Unione Sovietica, la rivoluzione arancione, il regime di Janukovy? , le proteste del Majdan, il rischio di una guerra civile. Una trama di differenze culturali e linguistiche interrogate nella loro profondità. «La nazione è una comunità immaginata»; questa è la sola prospettiva entro cui leggere i recenti avvenimenti. L'insurrezione, le elezioni, il nuovo contesto politico. Disegnando le tappe di questo processo, l'autore riflette sull'attualità nella consapevolezza di un'Europa sempre troppo fragile. «Il Majdan è diventato un luogo di sperimentazione di una cittadinanza diversa, di una società in cui vige una solidarietà fraterna e in cui tutti collaborano alla creazione di una società più democratica. Il sogno era mettere fine allo strapotere degli oligarchi per creare un Paese più giusto economicamente e socialmente».
Uno dei territori più singolari e suggestivi dell'Italia centrale è senza dubbio la zona delle necropoli rupestri dell'Etruria meridionale. L'incontro fra opera umana, con le sue forme evocatrici e i suoi tagli a volte immani, e la materia naturale così lavorata; il fascino selvaggio dei luoghi, ancora in parte (ma per quanto?) vergini, e il contrasto cromatico tra la vegetazione e i rossi vivi e i grigi caldi del tufo: l'impressione di fantastici miraggi di città del passato che sembrano sorgere tra le macchie dell'addensarsi delle sagome delle tombe intagliate: tutto questo rappresenta una delle più tipiche manifestazioni di simbiosi fra archeologia e paesaggio, che si conoscono nella nostra penisola. Il volume che presentiamo, raccoglie gli Atti del Convegno Internazionale organizzato proprio nel cuore dell'Etruria rupestre, cioè a Barbarano Romano e Blera ed include una serie di relazioni e comunicazioni di autorevoli studiosi italiani e stranieri che trattano temi riguardanti la geologia e l'ambiente, la topografia storica, la storia, gli insediamenti, le necropoli e monumenti, l'architettura e ideologia funeraria dell'Etruria rupestre (San Giuliano, Blera, Tuscania, Norchia, Castel d'Asso, Sovana, ecc.) dalla Protostoria fino al Medioevo ma anche confronti in altre zone dell'Italia e del Mediterraneo come in Asia Minore, nel vicino Oriente e in Africa settentrionale.