
Plurimillenaria, spesso appassionata, talora sofferta ma sempre rigorosa, è la riflessione sulla guerra: poderosi (e ponderosi) sistemi speculativi sono stati innalzati per giustificare sotto il profilo giuridico e politico il ricorso alle armi. Ai nostri giorni i tentativi di afferrare concettualmente il fenomeno bellico e inserirlo in schemi politico-giuridici si sono moltiplicati e amplificati. Il terrorismo internazionale si diffonde come un virus geneticamente mutato: siamo di fronte all'epidemia di un male che non sembra riconducibile alla - pur tragicamente variegata - esperienza delle guerre. Ma la follia omicida prosegue la sua corsa e il suo corso lungo il medesimo solco antropologico scavato da interrogativi e questioni antiche. Dunque, per acquisirne consapevolezza sarà più che opportuno, necessario, rintracciare e ritracciare almeno alcuni dei principali tratti, snodi, tornanti di un itinerario che, nel bene e nel male (o tra Bene e Male), ha dato forma alla nostra civiltà.
La traduzione greca della Bibbia ebraica è, com'è noto, la prima e più importante traduzione apparsa nella cultura occidentale, il cui significato difficilmente potrebbe essere sottovalutato: senza Bibbia greca la storia europea sarebbe stata totalmente diversa, per non dire che nessun cristianesimo sarebbe mai stato possibile. Una delle novità dello studio di Tessa Rajak consiste nel mostrare come le traduzioni bibliche greche siano servite per secoli da dispositivi di sopravvivenza culturale delle comunità giudaiche, e come ciò implichi un profondo cambiamento di prospettiva che comporta di riscrivere tutto un periodo di storia culturale ebraica non di rado presentato come racconto cristiano. Ne emerge un'immagine del giudaismo della diaspora che spesso si trovò a dover cambiare atteggiamento nei confronti della cultura dominante e dei poteri imperialistici in cui via via venne a trovarsi, come del resto mostrano sia la lingua della traduzione greca della Bibbia, sia i testi che vennero a costituire la nuova raccolta biblica...
È lunedì 7 ottobre 1985 quando, dal cuore del Mediterraneo, rimbalza fino a Göteborg, in Svezia, un SOS dalla nave da crociera italiana Achille Lauro: 545 persone sono state sequestrate da un gruppo di terroristi palestinesi. La prima risposta del governo italiano è di carattere militare: prepararsi al peggio e attrezzarsi ad assaltare la nave. Ma il presidente del Consiglio Craxi, la cui prima preoccupazione è salvare gli ostaggi, vuole innanzitutto giocare le carte politiche e diplomatiche in suo possesso. Dopo una lunga sequela di colpi di scena e di eventi drammatici, come l'uccisione di Leon Klinghoffer, un cittadino americano disabile, i terroristi vengono intercettati su un Boeing 737 dell'EgiptAyr da quattro caccia F-14 statunitensi e obbligati a dirigersi verso l'Italia. Ronald Reagan in persona chiede l'autorizzazione all'atterraggio nella base NATO di Sigonella, in Sicilia, e l'immediato trasferimento in America degli assassini. L'atterraggio avviene alle 00.16 dell'11 ottobre: comincia così "la notte di Sigonella". Sigonella è suolo italiano, così come italiana è la nave in cui è stato commesso il crimine: l'Italia ritiene pertanto che il caso sia soggetto ai poteri della sua giurisdizione. Gli USA sono di parere opposto, essendo americano il cittadino ucciso. Il veivolo con a bordo i terroristi e due mediatori dell'OLP ripartirà per Roma, seguito da aerei non identificati...
"Si può aver paura della storia? Noi in Turchia ne abbiamo paura, ed è una paura molto profonda... Forse per questo solo il nostro inno nazionale turco inizia con la parola 'paura'". Nipote di Cemal Pasa, che fu fra gli esecutori materiali del genocidio, l'autore racconta il proprio percorso di formazione dal negazionismo iniziale al rifiuto della "leggenda nera" sugli armeni. E conclude: "Un domani verrà fuori qualcuno che riporterà in un libro i dolori della sua nonna turca, un altro quelli della sua nonna curda. Lo faccia. Di cosa dovremmo avere paura? Chiunque ha dei legittimi dolori". "È stato un percorso, il suo, difficile e impervio. Ha dovuto affrontare, prima di tutto, la sua stessa pesante eredità famigliare! Ma questo libro è unico per la freschezza inaspettata e persuasiva con cui Hasan Cemal allinea un'antologia impressionante: documenti su documenti, testimonianze, articoli, informazioni di prima mano su ciò che veramente accade oggi in Turchia" (dalla Prefazione di Antonia Arslan).
Una lettura controcorrente di Elisabetta I d'Inghilterra volta ad abbattere tutti i miti artefatti dalla propaganda protestante e anticattolica. Sopravvissuta alle interminabili faide per il potere in seno alla Corte Tudor e trovatasi sul trono alla morte della sorella Maria, Elisabetta I d'Inghilterra (1533-1603) fu abilissima a mantenere il potere con ogni mezzo, soprattutto appoggiandosi alla Riforma protestante e alla classe dei nuovi ricchi sorta dalla confisca dei beni della Chiesa cattolica e dallo smantellamento dell'intero sistema monastico inglese. Una minoranza che contribuì a creare tutta una serie di miti, da quello della Regina Vergine a quello dell'Inghilterra nuova potenza navale, passando per quello dell'epoca d'oro elisabettiana da utilizzare in chiave di esaltazione politica e religiosa di ciò che nel paese si opponeva alla Chiesa cattolica. In questo libro, a metà strada tra il saggio storico e il pamphlet di polemica, Belloc analizza e confuta teorie e leggende sull'epoca elisabettiana, da lui designata come vero e proprio passaggio dal Medioevo alla società moderna.
Quanto è profondo il legame tra il cristianesimo e la nascita e lo sviluppo della società occidentale? È il tema al centro di questo testo di Christopher Dawson, uno dei maggiori storici del dopoguerra. L'autore descrive il cammino della civiltà europea dalla caduta dell'Impero romano alla crisi del XIV secolo, individuando nella presenza della Chiesa, nella sua componente culturale, ma soprattutto in quanto presenza di luoghi di vita diversa nel mondo, l'elemento che agendo nella realtà fu capace di trasformarla e di porre i fondamenti di una civiltà che ha segnato in maniera indelebile il Vecchio Continente. Il rapporto con i barbari, il legame con la tradizione bizantina e con le civiltà dei popoli nordici, la tensione continua alle riforme che ha segnato la vita della Chiesa, sono le tappe descritte da Dawson, la cui lettura del Medioevo cristiano come adolescenza della civiltà occidentale risulta ancora oggi di estrema attualità.
Due corone - di Francia e di Polonia - nella parte inferiore; in pieno cielo una terza corona e per motto "Manet ultima coelo". Quali significati segreti nasconde la celebre impresa di Enrico III? La subordinazione delle due corone terrestri alla corona "celeste"? O il contrario? Oppure la terza corona potrebbe alludere alla conquista di un'altra corona "terrena"? Nuccio Ordine conduce un'appassionante inchiesta nelle raccolte di emblemi e di imprese; scruta dediche, corrispondenze, ritratti, documenti diplomatici, testi letterari e filosofici; analizza le feste e i balletti, le marche tipografiche, le rilegature, le entrate trionfali di re e regine. Esplorando gli ambienti artistici e letterari francesi e inglesi, Ordine cerca di ricostruire la fitta rete di allusioni e di rapporti che unisce la corte del re di Francia a quelle della regina Elisabetta I e Maria Stuarda. All'interno di questo itinerario prendono corpo, accanto ad antiche ambizioni imperialistiche, anche alcuni grandi miti legati al dibattito europeo sulla religione e sul potere monarchico, sulla cosmologia e sulla conoscenza, sul re-medico e sul "rex-nauta". Sfilano così, come in una galleria di ritratti, le diverse rappresentazioni di Circe, di Castore e Polluce, di Astrea, del centauro Chirone, della nave di Stato, del leone e della volpe. Un percorso tra testi e immagini in compagnia di grandi figure del mondo intellettuale cinquecentesco... Prefazione di Marc Fumaroli.
Centomila anni fa almeno sei specie di umani abitavano la Terra. Erano animali insignificanti, il cui impatto sul pianeta non era superiore a quello di gorilla, lucciole o meduse. Oggi sulla Terra ce una sola specie di umani. Noi. L'Homo sapiens. E siamo i signori del pianeta. Il segreto del nostro successo è l'immaginazione. Siamo gli unici animali che possono parlare di cose che esistono solo nella nostra immaginazione: come divinità, nazioni, leggi e soldi. Non riuscirete mai a convincere uno scimpanzé a darvi una banana promettendogli che nel paradiso delle scimmie, dopo la morte, avrà tutte le banane che vorrà. Solo l'Homo sapiens crede a queste storie. Le nostre fantasie collettive riguardo le nazioni, il denaro e la giustizia ci hanno consentito, unici tra tutti gli animali, di cooperare a miliardi. È per questo che dominiamo il mondo, mentre gli scimpanzé sono chiusi negli zoo e nei laboratori di ricerca. "Da animali a dèi" spiega come ci siamo associati per creare città, regni e imperi; come siamo arrivati a credere negli dèi, nelle nazioni e nei diritti umani; come abbiamo costruito la fiducia nei soldi, nei libri e nelle leggi; come ci siamo ritrovati schiavi della burocrazia, del consumismo e della ricerca della felicità.
Questo libro racconta la vita dell'istituzione più longeva dell'umanità: le radici nell'antichità remota con Abramo e Mosè, Cristo e gli Apostoli in Palestina, Pietro e Paolo che avviano la Chiesa nella grande Roma, fino a papa Bergoglio. Storia che spesso coincide con quella dei Papi: dai perseguitati a quelli che la consolidano come Leone e Gregorio Magno, salvano nei monasteri il patrimonio culturale della civiltà greco-romana; affrontano male l'ondata islamica e le Crociate, ma aprono all'aria fresca degli Ordini mendicanti. Si buttano nel potere temporale, battagliando con il grande imperatore Federico II; e in quello mondano, provocando lo schiaffo di Lutero e la salutare rigenerazione del Concilio di Trento. Agli splendori del Rinascimento italiano i Pontefici hanno dato la basilica di San Pietro con la cupola di Michelangelo, il colonnato del Bernini, la magia della Cappella Sistina e le Stanze di Raffaello; i Musei vaticani prima attrattiva del turismo colto del mondo. Nel rovescio, la piaga del nepotismo e i Papi guerrieri, i vescovi feudatari e principi col popolo di Dio emarginato, i processi dell'Inquisizione e il caso clamoroso di Galileo. L'Unità d'Italia sloggia il Papa dal Quirinale, liberandolo finalmente da un potere temporale ormai imbarazzante. Mussolini con il Concordato del 1929 ha dato forma allo Stato vaticano: tanto minuscolo territorialmente quanto libero di svolgere la missione per la quale la Chiesa è stata creata due millenni fa.
Tra le pagine di Tinì affiorano avvenimenti personali, fatti storici e di costume, moda, arte, mondanità. Il suo racconto si snoda attraverso molteplici viaggi, in Italia e all'estero, ma al centro c'è sempre Milano, con gli artisti, la "bella gente", i salotti e le conversazioni; i paesaggi, i vecchi negozi, le strade silenziose dimenticate tra i grattacieli. Dalla charlestonmania al concerto di Toscanini che riaprì la Scala dopo la guerra, al "ballo del secolo" offerto dal miliardario Charles de Beistegui in un palazzo veneziano, questa personale "ricerca del tempo perduto" costituisce un documento per quanti ricordano con nostalgia quegli anni e per quanti, non conoscendoli, avranno l'emozione di scoprirli come in un film d'epoca.
Con le guerre civili si concludono i sette secoli della repubblica e comincia la nuova storia dello stato romano che dominerà l'area europea e mediterranea fino al v secolo. Ricostruendo le fondamentali tappe dell'evoluzione dell'Impero l'autore si sofferma in particolare sul ruolo strutturale svolto dalle legioni romane dislocate nelle varie province, a partire dal momento in cui l'esercito divenne permanente. A esse, infatti, gli imperatori dovranno tre fondamentali aspetti del loro potere: il mantenimento della pace all'interno dei territori e la sicurezza dei confini attraverso il ricorso, sovente, a brutali pratiche di repressione di ogni focolaio o movimento di resistenza che rischiasse di rimettere in discussione la pax romana-, un'importante funzione di controllo e approvvigionamento delle risorse, di interventi di natura fiscale e rimessa finanziaria; e infine, ,una funzione di intermediazione culturale, se è vero che, al seguito delle legioni, fu la cultura romana in tutte le sue espressioni - da quella architettonica e ingegneristica a quella politica e letteraria, da quella religiosa e istituzionale a quella artistica e filosofica - a raggiungere popoli lontani e diversi, che venivano cosi progressivamente incorporati all'interno di un sistema di valori e riferimenti unitario e omogeneo.
Questo libro offre una ricostruzione d'insieme del periodo compreso tra il in e il vii secolo, dall'ascesa al trono di Diocleziano alla nascita dell'Islam. Si tratta di una delle epoche più complesse e decisive per le sorti dell'Europa e del bacino del Mediterraneo, nel corso della quale avvengono fenomeni fondamentali, come la definitiva consacrazione della Chiesa romana in quanto istituzione avviata a dare il cambio, sul piano del governo delle popolazioni, allo stesso Impero romano, le grandi crisi politico-economiche, le invasioni barbariche con le loro devastanti conseguenze demografiche e sociali, l'affermazione del diritto dal codice teodosiano a quello di Giustiniano, la nascita dei regni romano-barbarici, preludio dell'età medievale. Epoca dunque di convulsioni, sconvolgimenti, trasformazioni e crisi, nel corso della quale, avvengono, o almeno cominciano a impiantarsi, fenomeni e processi religiosi, culturali, intellettuali, artistici ed economico sociali, che risulteranno decisivi per il mondo che verrà poi. L'autore non trascura infatti pagine solitamente collocate in secondo piano, come il tentativo di restaurazione del paganesimo in veste filosofica a opera di Giuliano l'Apostata, le varie risorgenze intermittenti dei culti orientali e il lavoro di sintesi svolto dalle correnti gnostiche, o la diffusione delle scuole filosofiche di matrice ellenistica in tutto il bacino del Mediterraneo, fino alla definitiva chiusura della scuola di Atene.

