
Sentimentale ma molto reale: in quattro navigazioni il viaggio si snoda dall'Egeo dei tempi di Ulisse alle coste romane di Ostia, da Costantinopoli all'Andalusia, da Ragusa a Cipro e infine da Alessandria d'Egitto a Ravenna. Di porto in porto, di tappa in tappa, ci ritroviamo in epoche diverse, nella Atene del V secolo a.C, a Cartagine alla vigilia della terza guerra punica, nella Valencia del Cid Campeador, nella Genova medievale, a Istanbul, e a Napoli all'inizio del Novecento. Ogni approdo racconterà un pezzo di storia del Mediterraneo, talvolta evocando il ricordo di grandi eventi, talvolta riscoprendo personaggi ormai dimenticati, ma sempre parlando anche di noi e di quel mare che non smette di suscitare speranze.
Con un taglio di lettura che analizza funzioni, soggetti e tecniche, e non prevede discussioni su personalità artistiche, cronologie e stile, i contributi del volume fanno emergere il forte radicamento storico dell'arte medievale, cioè il suo contesto. Pur senza carattere di rigida sistematicità, il volume - che non è rivolto a una tipologia di lettore in particolare, ma insieme a studenti, studiosi e cultori della materia - costituisce un ampio sguardo scientifico sul millennio medievale in Occidente.
30 aprile 1945, Adolf Hitler si suicida nel suo bunker, mentre Berlino viene bombardata dagli alleati. Poco dopo, anche il ministro per la propaganda, Joseph Goebbels, si toglie la vita, e quel che resta del terzo reich passa nelle mani dell'ammiraglio Karl Dönitz. Il nazismo sembra finalmente sconfitto, eppure la guerra prosegue per altri dieci giorni. Questo libro vuole raccontare cosa successe in quel lasso di tempo brevissimo, ma davvero significativo e cruciale per le sorti dell'intera Europa e dell'Occidente in genere. Un resoconto giorno per giorno che analizza, per la prima volta in maniera così ravvicinata, gli avvenimenti e le dinamiche interne all'alleanza delle tre superpotenze - Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Sovietica - che avevano lottato insieme contro il nemico comune, ma che di lì a poco si sarebbero allontanate bruscamente. Lo storico Michael Jones ci offre una narrazione dei dieci giorni che cambiarono la storia del mondo, andando a individuare le prime tracce di come tutto sarebbe inevitabilmente cambiato nell'immediato dopoguerra.
"All'alba la Pizia si recava a fare il bagno nella sorgente Castalia, vicino al santuario. Una volta purificata, tornava al santuario, probabilmente accompagnata dal suo seguito, ed entrava nel tempio, dove bruciava ad Apollo un'offerta di foglie di alloro e farina d'orzo. Più o meno contemporaneamente, i sacerdoti del tempio dovevano verificare che potessero aver luogo le consultazioni. La procedura consisteva nell'aspergere di acqua fredda una capra, forse nel focolare sacro all'interno del tempio. Se la capra rabbrividiva, voleva dire che Apollo era lieto di essere interpellato." A Delfi arrivavano da ogni parte del Mediterraneo re, autorità cittadine e singoli individui, per consultare la Pizia, per erigere monumenti agli dei, per partecipare alle competizioni atletiche e musicali. La città, per lungo tempo, fu un concentrato di religione, arte, manovre politiche e ricchezze. Michael Scott racconta il più celebre oracolo dell'antichità e come una cittadina alle pendici del Parnaso sia diventata l'ombelico del mondo.
"A salvare il Tempio non valsero né gli sforzi dei Giudei, subito accorsi a combattere le fiamme, né l'intervento di Tito in persona, che si precipitò alla testa del suo stato maggiore ordinando ai soldati di spegnere l'incendio. Ormai la violenza dello scontro era cresciuta a dismisura e gli ordini non venivano più ascoltati da uomini che, sentendo di avere finalmente in pugno la vittoria, erano in preda ad un furore incontenibile e ad una smodata brama di saccheggio. Anziché estinguere le fiamme, le alimentarono. Il Tempio era perduto." Il conflitto tra Romani ed Ebrei fu una guerra ai limiti del genocidio, segnata dalla totale incomunicabilità tra le due parti: lo zelo ebraico verso la Legge divina da un lato, la devozione romana per le umane leggi dell'impero dall'altro. Un disastro per Roma, che nello scontro dissipò buona parte della sua forza militare e disperse un patrimonio non rimpiazzabile di energie vitali, quasi quanto per gli sventurati Ebrei. Una vicenda i cui cupi rintocchi continuarono a lungo a risuonare, non solo in Oriente.
Sono stati tanti, più di quanti in genere ci si immagini, i viaggiatori che fra il Medioevo e la prima età moderna si addentrarono in Estremo Oriente, nelle più sperdute e fredde terre del Nord, nei deserti dell'Asia centrale e dell'Africa. O che dall'Oriente più lontano arrivarono fino al cuore della cristianità. Ciascuno raccontando la sua avventura e le meraviglie che aveva osservato. Dall'incontro con i cannibali nelle isole Andamane alla visita nella "casa dei pazzi" a Valencia, dalla scoperta dei disinibiti costumi sessuali delle donne del Malabar alla descrizione del regno del prete Gianni, si accumulano storie e leggende che spingono gli uomini del Medioevo, cristiani o musulmani, europei o cinesi, a interrogarsi sugli "altri" e sulle "Gran diversitadi" del mondo. I viaggiatori non esitano a infarcire i loro racconti di mostri e luoghi stregati, miracoli e eventi improbabili. Ma queste invenzioni sono uno stratagemma per catturare l'attenzione dei lettori. In realtà, "chi viaggia non è interessato più di tanto a cercare e a descrivere le fantasticherie dell'universo sognato, ma è soprattutto attirato dal modo in cui gli altri vivono, e resta incuriosito quando rileva che questo modo è diverso dal proprio".
I libro presenta due aspetti chiave della storia di Costantinopoli e dell'impero bizantino: dopo una prima parte dedicata all'analisi minuziosa del sistema di fortificazioni della capitale, una seconda segue le ultime tappe che condussero gli ottomani alla conquista della città nel 1453, segnando la fine di un impero che era durato oltre mille anni. Un fondamentale scontro della storia viene ripercorso nel dettaglio delle strategie, delle tattiche, delle forze in campo e degli armamenti, con l'ausilio di un ricco apparato di illustrazioni e mappe che completano le illuminanti informazioni testuali.
La storia del territorio di Battipaglia e della Piana del Sele in una scorrevole descrizione delle dominazioni di diverse popolazioni sulle terre del Basso Tusciano e sui suoi abitanti. La trattazione, avvincente e di facile lettura, parte dall'età tardoantica, fino ad arrivare al secolo XVIII, percorrendo l'età longobarda, l'età normanno-sveva, l'età aragonese e l'età vicereale. Il volume è inoltre corredato di suggestive fotografie del territorio e di antichi reperti archeologici e artistici. "Un'opera agile, svelta, che si lascia leggere con facilità, che ci presenta un quadro dei nostri territori "simpatico", mai "antipatico", con i nostri progenitori che vivendo con intelligenza le varie dominazioni hanno saputo ricavarsi una propria identità di gente di frontiera, adusa a confrontarsi come si doveva con tutto e tutti" (Silvio Petrone).
L'italiano Domenico Minetti fu un criminale di guerra? Fu un uomo innamorato? O una persona come qualunque altra? Nel campo di concentramento austro-ungarico di Wieselburg, negli anni della Prima Guerra mondiale, furono reclusi circa 51.000 prigionieri di diverse nazioni. L'amore e i dolori dell'italiano Domenico Minetti, a Wieselburg detenuto nel 1917, hanno avuto durevoli ripercussioni, fino ai nostri giorni, sulla vita della nipote Rosa. La quale deve ripercorrere il passato del nonno per riuscire a spiegare il presente. Che cosa ha vissuto Domenico in quegli anni, a Bassano Veneto, sui confini che separavano il Regno d'Italia e l'Impero d'Austria-Ungheria, nella follia della Grande Guerra? Sono ombre cupe, oppure è una luce viva che si irradia da quel passato? Un romanzo pieno di speranza che parla di tradimento, amicizia ed amore, sullo sfondo della Prima Guerra mondiale.
"Letteralmente: dal cielo alla terra, ovvero da Michelangelo a Caravaggio. Dal 'Giudizio universale' a 'I bari'. In pochi anni il mondo di tutte le perfezioni possibili si rovescia in un gruppo di giocatori, sporchi e ubriachi, all'osteria. La pittura della realtà, dunque. La fine di un modello ideale per poter, infine, puntare l'unico obiettivo degno del nostro sguardo: il vero. Non esercizi astratti sulle forme, quelli dei pittori toscani che guarderanno come a un miraggio a Michelangelo, primo fra tutti il Vasari, ma il confronto con una realtà, anche cruda, che attende di essere fedelmente riprodotta, e che una mente aperta la veda nitidamente e la stampi con assoluta evidenza. Dal tormento interiore di Rosso, Pontormo, Bronzino, Beccafumi, al lento riemergere della verità della natura in Vincenzo Campi, Moroni, Passerotti, Annibale Carracci. In questo percorso un posto a parte hanno i veneti, nell'indicare un sentimento profondo delle persone e delle cose: Tiziano, Lorenzo Lotto, Veronese, Tintoretto e, soprattutto, Bassano. Incamminati verso il vero i padani, lombardi ed emiliani, Moretto, Savoldo, Romanino, Dosso Dossi e Bastianino. Solitario e aristocratico Parmigianino. Un secolo di ricerche e sperimentazioni, dopo e oltre Raffaello. Cielo e terra, in diversi momenti e luoghi, si scambiano le parti, fino alla definitiva conquista del vero in Caravaggio". (Vittorio Sgarbi) Introduzione di Luca Doninelli.
La caduta del Muro di Berlino è diventata il simbolo della libertà riconquistata dai popoli dell'Europa centro-orientale sottoposti all'egemonia sovietica alla fine della seconda guerra mondiale. Per i cristiani dell'Est si aprì allora un'era nuova di libertà e di rinascita dopo una lunga stagione di prove. Ogni Paese viveva una situazione diversa e diverse erano le strategie proposte per assicurare la vita delle rispettive Chiese. "C'era chi riteneva di non poter trattare con l'oppressore e proponeva di ritornare nelle catacombe, in attesa di tempi migliori", ricorda il cardinale Sodano. "Però c'era anche chi proponeva che per aiutare gli incarcerati si dovesse trattare con il carceriere". Attraverso le testimonianze di alcuni protagonisti, il volume ripercorre la transizione dal comunismo alla situazione odierna e coglie un fermento sotterraneo nato ben prima del 1989 e della caduta del Muro. Prefazione del card. Angelo Sodano. Introduzione di mons. Antonio Mennini.
Omero, Aristotele, Eliano e molti altri autori dimostrano che nel mondo antico era diffusa la credenza nella fecondazione degli animali attraverso il vento. Può sembrare eccessivo stabilire una relazione fra questa forma di concepimento in grado di transitare per bocca, naso, pelle bagnata o apparato digerente e la gravidanza di Maria per opera dello Spirito Santo, ma molti padri della Chiesa non la pensavano così e non hanno esitato a fare questo collegamento. Essi, infatti, ritenevano che l'antica credenza nella fecondazione attraverso il vento conferisse credibilità alla gravidanza di Maria per opera dello Spirito santo o del «vento santo» e la usarono per difendere la nascita verginale di Gesù. L'antica concezione forniva infatti un contesto plausibile e accettabile a un auditorio greco-romano già orientato a credere alla capacità fecondante del vento.