
Il 2 giugno 1946 si tennero le prime elezioni politiche per le quali votarono anche le donne. Un passaggio che segna l'affermazione di un nuovo protagonismo femminile nella società italiana. A restituirci la portata simbolica e politica di quella conquista, quattordici biografie esemplari di donne che con diversi talenti, in vari campi, hanno contribuito alla nascita della Repubblica e a cambiare l'immagine della donna. Non solo le politiche, che fin dai tempi del fascismo si erano battute per la democrazia, come Camilla Ravera, Teresa Noce, Lina Merlin, o le donne della resistenza, Tina Anselmi, Nilde lotti, Teresa Mattei, Marisa Ombra, Ada Gobetti, ma anche scrittrici come Alba de Céspedes, Fausta Cialente, Renata Vigano, un'attrice come Anna Magnani, la famosa sarta Biki, e la leggendaria Dama Bianca compagna di Fausto Coppi. Introduzione di Dacia Maraini.
Per i romani i barbari erano coloro che vivevano oltre i confini dell'impero romano; popoli, per definizione, fuori dalla civiltà. Le fonti scritte che ce ne parlano sono quasi tutte romane, e vanno prese con cautela; e con altrettanta cautela le testimonianze archeologiche. Facendo i conti con questa fondamentale difficoltà, l'autore traccia una storia complessiva dei popoli barbari d'Europa, sottratta al paradigma romanocentrico dell'"invasione". Chi erano i tanti e differenti popoli che vissero dalla Scandinavia alla Scozia, al bacino del Danubio, quale fu l'evoluzione della loro storia fra il primo secolo a.C. e il sesto d.C., com'era fatta la loro società, come si svolsero i contatti, la convivenza, la reciproca influenza con l'impero romano, che cosa furono effettivamente, e quanto grandi, le "invasioni", e quanto e come contarono le società barbare nel formare l'Europa sono le principali domande cui il volume risponde facendo il punto delle conoscenze più recenti.
L'assedio di Vienna a opera dell'esercito ottomano nell'estate del 1683, concluso vittoriosamente per le truppe cristiane con la battaglia del 12 settembre, è uno dei grandi punti nodali della storia europea. Fu l'ultima grande minaccia portata alla Cristianità, un pericolo così serio che i paesi europei seppero mettere da parte la loro reciproca ostilità e coalizzarsi per respingere l'attacco dell'esercito di Kara Mustafa. Le conseguenze della disfatta furono importanti: gli ottomani perdettero metà dei loro territori europei e gli Asburgo dirottarono i loro interessi verso i Balcani. Quell'ultimo scontro fra Croce e Mezzaluna avviò in sostanza un assetto europeo destinato a durare fino al cataclisma della Grande Guerra. Questo volume è una circostanziata descrizione dell'assedio di Vienna, ricostruito nelle sue premesse e conseguenze generali ma soprattutto seguito sul campo, giorno per giorno, nel concreto svolgersi dello scontro.
Da grandi letterati e poeti come Isaak Babel' e Osip Mandel'stam, a politici come Bucharin, Zinov'ev e Kamenev, a militari come il generale Tuchacevskij, a cittadini comuni che non sapevano nulla della tragica partita che si stava giocando sulle loro teste: il periodo del Grande Terrore fu una spaventosa ecatombe alla quale, da parte di molti, non si volle credere. Questo libro, spesso elogiato come il "testo definitivo" sugli anni dello stalinismo, conquista non solo per l'autorevolezza delle ricerche ma anche per la sua prosa evocativa e avvincente: Conquest ripercorre come in una cronaca le persecuzioni contro gli oppositori, le violenze per estorcere confessioni, lo sfruttamento e i maltrattamenti nei campi di lavoro, gli assassini in patria e all'estero. Ricco di vicende chiave, costruito grazie a materiali top secret e documenti raccolti negli archivi degli ex servizi segreti sovietici, "Il Grande Terrore" continua ad appassionare per la forza e l'attendibilità delle sue conclusioni, capaci di far luce su fatti rimasti troppo a lungo nascosti e di illuminare così uno dei periodi più tragici del Novecento.
"Più piste sono aperte da questo libro, sconosciute o quasi fino ad oggi: l'identità, la carriera e il comportamento 'sul campo' degli inquisitori; il Santo Uffizio e le donne; l'Inquisizione e la fede popolare; l'Inquisizione e il sesso, immenso terreno completamente inesplorato." Così Bartolomé Bennassar presenta alcuni dei temi trattati in questo volume, vero e proprio testo spartiacque che - nato dalla raccolta di una straordinaria quantità di documenti processuali, carteggi dei tribunali, rapporti degli inquisitori - ha dato vita a una visione del tutto nuova dell'Inquisizione: non solo istituzione avente come obiettivo la difesa della religione e della Chiesa, ma vero e proprio instrumentum regni in mano alla monarchia spagnola. Con una prosa lucida e rigorosa, Bennassar ripercorre la nascita, lo sviluppo e il tramonto dell'Inquisizione nei suoi tre secoli e mezzo di attività; ne esamina protagonisti, procedure e bersagli - ebrei, musulmani, eretici, cristiani "peccatori", streghe; racconta episodi chiave e si sofferma sulle sue conseguenze etiche e sociali. Restituendoci così il quadro inedito di un organismo religioso diventato un potentissimo, e inquietante, strumento politico.
"I medici nazisti erano delle belve quando fecero ciò che fecero? O erano degli esseri umani?": è questa la domanda a cui si propone di rispondere questo libro, un'inchiesta sconvolgente che ha aperto una prospettiva inedita sul Terzo Reich e le sue perverse atrocità. Basata su interviste a vittime e carnefici dei lager, la ricerca di Lifton penetra con rara incisività i meccanismi psicologici che hanno reso possibile nei medici nazisti la sostituzione del dovere di guarire con quello di uccidere. Dai ritratti di medici come "l'angelo della morte" Joseph Mengele alla descrizione dei macabri esperimenti compiuti nei campi di sterminio, l'autore ricostruisce con chiarezza il processo che ha portato uomini normali a compiere atti disumani e a legittimare il genocidio degli ebrei come mezzo di risanamento biologico e razziale. Con la sua analisi, Lifton ci ricorda la dura necessità di affiancare alla condanna del male compiuto nei lager l'indagine delle spaventose ragioni che l'hanno reso possibile. Perché solo affrontando la cupa verità che quella nazista fu una crudeltà specificamente umana potremo evitare che essa si ripeta in futuro.
Da oltre duemila anni la leggenda di Alessandro Magno affascina il mondo: la sua figura è stata raccontata e analizzata da poeti e storici sin dall'antichità. Proprio la fusione dei due generi - storico e romanzesco - è il punto di partenza di quest'avvincente biografia in cui la solidità scientifica dello storico di professione si unisce al gusto della narrazione secondo una metodologia efficace e originale: osservare il passato con gli occhi degli uomini di allora, per comprendere nel profondo come Alessandro vedeva se stesso e come era visto dai suoi contemporanei. Perfetto conoscitore delle fonti classiche e della bibliografia moderna, Radet ripercorre l'incredibile percorso del condottiero macedone - dagli studi di gioventù con Aristotele alla conquista della Grecia e dell'impero persiano, dall'arrivo in India alla morte a Babilonia - e ne svela la natura intimamente contraddittoria: erede della civiltà greca eppure succube dei culti orientali, condottiero lucido e valoroso ma convinto di essere un dio, conquistatore spietato e insieme uomo tollerante e generoso. Introduzione di Marina Polacco.
Avvincente, tragica, spesso in bilico tra verità e leggenda, la storia della fine degli Incas è densa di episodi e figure memorabili. Dal tempo in cui la banda di avventurieri spagnoli messi insieme da Pizarro riuscì a penetrare nei territori degli Incas, fino all'uccisione dell'ultimo indio ribelle, il grande storico John Hemming ripercorre gli eventi che cambiarono la storia delle Americhe e, con esse, del mondo intero: le prime incursioni spagnole; lo scoppio delle ostilità; la cattura e il supplizio del potente Atahualpa; la ribellione dell'Inca Manco; la creazione di uno Stato inca autonomo sulle montagne di Vileabamba; l'ultima resistenza e la fine del leggendario Tupac Amaru; il definitivo attacco spagnolo culminato nel genocidio degli Incas. Capace di combinare alla perfezione il punto di vista degli spagnoli e degli indios, "La fine degli Incas" non è solo uno studio scientifico senza uguali, ma anche un'opera narrativa di assoluto valore. Che con ricchezza di particolari storici e ritratti indelebili dei protagonisti, restituisce tutta la complessità di quei convulsi momenti che portarono alla distruzione di un grande impero e di una favolosa civiltà.
Nel 1989, la realizzazione di un mondo senza guerre sembrava a portata di mano; oggi, oltre al terrorismo e ai conflitti locali, torna a incombere il pericolo di una terza guerra mondiale. Come spiegare tale parabola? Losurdo traccia una storia inedita e coinvolgente dell'idea di pace dalla rivoluzione francese ai giorni nostri. Da questo racconto, di cui sono protagonisti i grandi intellettuali (Kant, Fichte, Hegel, Constant, Comte, Spencer, Marx, Popper ecc.) e importanti uomini di Stato (Washington, Robespierre, Napoleone, Wilson, Lenin, Bush Sr. ecc.), emergono i problemi drammatici del nostro tempo: è possibile edificare un mondo senza guerre? Occorre affidarsi alla non violenza? Qual è il ruolo delle donne? La democrazia è una reale garanzia di pace o può essa stessa trasformarsi in ideologia della guerra? Riflettere sulle promesse, le delusioni, i colpi di scena della storia dell'idea di pace perpetua è essenziale non solo per comprendere il passato ma anche per ridare slancio alla lotta contro i crescenti pericoli di guerra.
Il volume tratta dei giudizi e, principalmente, delle critiche dei pagani sul conto dei cristiani, della loro fede e delle loro Scritture. Il campo d'indagine copre i primi quattro secoli. Il libro è articolato in due parti: la prima presenta, nel quadro della storia politica e culturale del periodo, i profili e le opere dei principali oppositori; la seconda passa in rassegna alcuni tra i più rilevanti temi di controversia. Emerge una rete di interazioni più fitta di quel che si possa prevedere: il pensiero teologico dei cristiani, così come la loro esegesi biblica, dové tenere conto di una lunga serie di accuse formulate in opere smarrite o censurate. Il testo vuole restituirci una storia scritta dalla prospettiva dei vinti. Questo nuovo punto di osservazione integra e completa quello solitamente già noto.
Leone Ginzburg fu un eroe della Resistenza. Un eroe mite e integerrimo che non imbracciò mai le armi: intellettuale formidabile, lavoratore tenace, antifascista irriducibile. Fu tra i fondatori della casa editrice Einaudi e mandò avanti una famiglia sotto le bombe e a dispetto di ogni persecuzione. Questa è la sua storia vera dal giorno in cui viene cacciato dall'università perché rifiuta di sottomettersi al fascismo, fino a quello in cui è ucciso in carcere dai nazisti. Una storia che ha origini lontane, e che l'autore ricostruisce con una nostalgia frenata dalla consapevolezza: scorrono davanti ai nostri occhi l'infanzia di Leone, le vicende della sua famiglia dalla Russia zarista e poi rivoluzionaria all'Italia di Mussolini, e poi gli studi e le amicizie, la decisione fatidica di prendere parte attiva alla lotta antifascista. Scurati trova, però, una chiave orginalissima per rievocare questa straordinaria figura: accanto a quella di Leone e Natalia Ginzburg, l'autore narra la storia dei propri nonni Antonio e Peppino, Ida e Angela, persone comuni ma nate anche loro all'inizio del secolo e vissute sotto il fascismo e le bombe della Seconda guerra mondiale. Perché il nostro è il tempo della cronaca, mentre quello che intesse la memoria è il tempo della storia; e se noi non possiamo essere eroi, mancandoci il "destino", il legame con qualcosa di trascendente, di troppo più grande, abbiamo però la facoltà di leggere e conservare il passato.
Artù e il mago Merlino, Carlomagno e il Cid, Tristano e Isotta, Robin Hood e Rolando. Ciò che incontriamo tra le pagine illustrate di questo libro è il meglio dell'immaginario medievale, parola del grande medievista Jacques Le Goff. Eroi e meraviglie che sono vivi nella nostra fantasia e colpiscono ancora oggi la nostra immaginazione. La loro storia svela il magnifico mondo dei miti e dei valori del Medioevo così come è andato costruendosi, come è stato venerato, amato e poi tramandato ai secoli successivi. In questo potente serbatoio dell'immaginazione, nuovo campo di indagine che si apre agli studi, troviamo cavalieri valorosi e cortesi, figure storiche e leggendarie, fiabesche e soprannaturali. E ammiriamo insieme a loro il "meraviglioso" che ha fatto sgranare gli occhi degli uomini e delle donne di ieri e ha affascinato le loro menti: inespugnabili castelli, grandiose cattedrali, strabilianti forze della natura.