
Analisi della predicazione e dei predicatori, della loro cultura, del loro influsso sulla popolazione. In un volume a parte i documenti più significativi.
La Strenna dei Romanisti, il cui primo volume uscì nel 1940, trae origine dalla spontanea iniziativa di un gruppo di persone diversissime per formazione, cultura e attività professionale, ma saldamente unite dalla condivisa curiosità di indagare la storia di Roma nelle sue pieghe più recondite e sconosciute, e insieme dall’intento di rendere testimonianza di un passato personalmente vissuto e altrimenti destinato a scomparire: questo impegno, volontariamente assunto e svolto con il crisma della più assoluta gratuità, costituisce la caratteristica comune dei contributi riuniti nella Strenna, che perciò assume, come cifra irrinunciabile della propria identità, quella di risultato estemporaneo e casuale, che non lascia mai trasparire il rigore scientifico da cui necessariamente deriva quando si tratti di ricerche relative a un passato più o meno remoto. Così le pagine della Strenna si accordano uniformemente attraverso gli anni sul tono leggero e svagato di una conversazione condotta inter pocula fra amici capaci di intendersi nel linguaggio espresso da una comune cultura, al pari di quelli delle antiche brigate tre-cinquecentesche; risultato raggiungibile soltanto da penne agili e soprattutto espertissime, capaci di evitare con pari abilità ogni pesantezza erudita e ogni autobiografismo banale. Il passato remoto e quello prossimo assumono così una luce uguale di realtà minore e quotidiana, riportata in luce o sottratta a un’inevitabile scomparsa,insieme al ricordo di personaggi minimi, ma al tempo loro circondati da una certa fama anche soltanto rionale; fatti ed eventi legati più alla cronaca che alla storia, minuscole schegge di vita in grado comunque di illuminare aspetti sconosciuti e spiegare risvolti altrimenti incomprensibili di eventi storici di ben più ampia portata. La Strenna non nasce quindi come una raccolta di contributi accademici. Al contrario, secondo un processo spontaneo e del tutto estraneo alle intenzioni dei suoi autori, essa si è andata configurando come una enciclopedia unica e originalissima, repertorio di informazioni inedite e rare, comunque irreperibili altrove, su fatti e personaggi a volte famosi, ma spesso noti soltanto come nomi senza storia, incappati marginalmente in vicende più grandi di loro, di ogni tempo e a qualunque titolo legati a Roma, e affiorati per caso nel corso di ricerche volte a tutt’altro fine, o affidati alla memoria dei singoli, che sulle pagine della Strenna garantiscono la sopravvivenza del loro ricordo. Il materiale che ogni anno vi è pubblicato è un documento prezioso per le generazioni future e uno strumento per diffondere la conoscenza del tema «Roma», e l’amore per la città è la cifra distintiva di tutti i contributi.
Questo saggio ripercorre, fra mito, fonti letterarie e ritrovamenti archeologici, le tappe dell'insediamento romano dal 1700 al 750-725 a.C. Questa seconda edizione è corredata da aggiornamenti a cura dell'autore, docente di archeologia classica all'Università di Roma La Sapienza.
Il 1° gennaio 1941 nei campi dell'NKVD si trovavano più di un milione e mezzo di detenuti, nelle colonie di lavoro quasi 429.000, nelle carceri quasi 488.000. Negli insediamenti di lavoro e speciali alla vigilia dell'invasione tedesca erano distribuite circa un milione e mezzo di persone. Tenendo conto della crescita del numero dei condannati nella prima metà del 1941, si può calcolare che nelle diverse articolazioni del Gulag prima della guerra si contassero circa quattro milioni di persone. In questo libro Oleg Chelevnjuk propone la storia della prima fase del Gulag, fino al 1941, rivelandone tutti i segreti più profondi e offrendo un punto di vista acuto sul regime del terrore nel suo complesso.
Come ogni raccolta di testi, anche quest’antologia di documenti della storia contemporanea è un testo ausiliare, che aiuta a comprendere meglio i volumi di storia generali o particolari. Essa si rivolge, in particolare, ai giovani studenti, affinché la storia non si riduca ad un meccanico apprendimento, ma diventi un momento educativo del metodo storico nelle sue tre componenti: euristico, ermeneutico e critico. Lo studio della Storia e la ricerca storica, infatti, hanno tra i loro scopi generali quello di orientare nella ricerca della comprensione del presente, quello prospettico, quello critico e quello di guidare, insieme ad altre scienze, nella conoscenza e comprensione degli uomini, perché la storia e la ricerca storica, mettendo in contatto con la complessità della vita di uomini e donne del passato, ci consentono, attraverso la comune eredità storico-culturale, di comprendere meglio la condizione umana e l’accettazione reciproca per una pacifica convivenza.
La presente antologia di documenti ha prevalentemente un taglio di politica istituzionale e internazionale ed è strutturata in sette parti: le Rivoluzioni americana e francese e l’Epoca napoleonica; l’Ottocento dal 1815 al 1848; la seconda metà dell’Ottocento e la crisi di fine secolo; il periodo dalla prima alla seconda guerra mondiale; il periodo dalla seconda guerra mondiale al mondo bipolare; la Chiesa cattolica e il mondo contemporaneo; gli ultimi decenni del 1900 e i primi anni del 2000. Ogni singola parte contiene, prima, le tematiche storiche essenziali del periodo e una relativa cronologia e, poi, in particolare per il Novecento, un’articolata suddivisione interna raccolta intorno ad alcune problematiche, che consentono di osservare lo svolgersi della politica internazionale degli Stati, protesa, prima, verso opposti ordini mondiali e, poi, verso una visione globalizzata del mondo, che tende, almeno così sembra, a specificarsi sempre meglio.
Occorre avere la consapevolezza che, addentrandoci sempre di più nel nuovo secolo appena iniziato, tanto più cresce la distanza (non solo cronologica, ma anche psicologica e culturale) delle nuove generazioni dagli avvenimenti storici, a volte epocali, del Novecento, che ci hanno introdotti nel nuovo secolo, ma che, tuttavia, occorre comprendere per conoscere meglio il mondo globale nel quale viviamo, per non appiattirsi in una contemporaneità autoreferenziale.

