
Lo scontro frontale tra Romani e Unni nella pianura dei Campi Catalaunici, l'attacco inglese a Kabul, la disastrosa sconfitta del generale Custer, la carneficina di Stalingrado, la conquista di Costantinopoli, l'assedio di Dien Bien Phu nel Vietnam del Nord, dimostrano che la storia è stata marchiata a fuoco non solo da impavidi eroi e geniali strateghi, ma soprattutto da fatali imprevisti, da banali dimenticanze, da clamorosi episodi di incompetenza. Dalle sanguinose zuffe corpo a corpo dell'antichità ai tecnologici conflitti contemporanei, il "fattore chiave" che ha determinato le sorti delle battaglie è spesso stato rappresentato da elementi minimi, regolarmente trascurati dalla storiografia ufficiale.
La Seconda Guerra Mondiale è stato il più importante conflitto della storia, lo scontro campale che ha deciso i destini del pianeta. In molti hanno provato a ragionare su ciò che sarebbe successo se la guerra avesse avuto una conclusione differente. Una cosa è certa: la vittoria delle forze che si opposero al nazifascismo fu tutt'altro che scontata, e tra l'estate del 1940 e l'autunno del 1941 Hitler aveva in pugno le sorti del conflitto. Furono le sue carenze strategiche e la sua megalomania a segnare il destino dei suoi piani di dominio. Ma pure gli alleati non mancarono di commettere clamorosi errori di valutazione e di tattica militare, senza i quali all'Europa sarebbero stati risparmiati anni di sofferenze, di orrore, di lutti.
Ben prima degli ipertecnologici conflitti contemporanei e delle nostre stupidissime "bombe intelligenti", furono alcune sanguinose zuffe corpo a corpo a indirizzare il corso della storia. E la storia, si sa, non riconosce gli sconfitti. Quelle battaglie furono vinte e perse per coraggio, inganni, sorte, genio, stupidità, supremazia militare. Chi ha perso è stato ridotto in schiavitù, ha visto i propri campi razziati e le proprie città rase al suolo. I vincitori, invece, sono diventati leggendari semidei, icone che hanno attraversato i secoli, i millenni, fino ai giorni nostri. In questo libro Durschmied racconta diciassette conflitti decisivi dell'antichità, quando un singolo eroe poteva cambiare gli equilibri del pianeta.
Nei primi decenni del Novecento un uomo salvò la monarchia britannica. Non era un primo ministro né l'arcivescovo di Canterbury. Era un logopedista autodidatta e quasi sconosciuto di nome Lionel Logue, che un quotidiano degli anni trenta definì notoriamente "Il medicastro che ha salvato un re". Eppure fu proprio lui, non un aristocratico ma un uomo "comune" australiano, che con il suo carattere amabile ed estroverso, trasformò da solo il nervoso duca di York, affetto da un'imbarazzante balbuzie, timido, e introverso in uno dei più grandi re britannici. Il libro narra la vicenda inedita dell'insolito rapporto fra Logue e l'inquieto futuro re Giorgio VI. Scritta dal nipote di Logue e tratta esclusivamente dai diari e dall'archivio del nonno Lionel, la storia getta una luce straordinaria sulla fiducia che contrassegnò la loro relazione terapeutica e sul ruolo fondamentale svolto da Elizabeth, moglie di Giorgio e compianta regina madre, nell'incoraggiarla per salvare la reputazione e il regno del marito. Lionel Logue diventerà il "principio attivo di una metamorfosi" che supporterà il re nei suoi discorsi e nelle decisioni politiche. Convinto che la balbuzie del re non dipendesse da fattori "mentali" ma che avesse origine da problemi dell'apparato linguistico, Logue diventò comunque egli stesso psicoterapeuta, proponendo come cura un'ottima sinergia di tecniche verbali e somatiche, che se pur pioneristiche, avrebbero ridato fluenza e sicurezza emotiva a Re Giorgio VI.
La donna è un abisso di mistero che gli uomini faticano a comprendere, per questo a volte ne hanno paura, e definiscono irrazionalità o isteria quello che semplicemente sfugge al loro controllo. È la femminilità stessa che spesso li ossessiona. Per quattro secoli a questa ossessione è stato dato il nome di strega. Dal Medioevo alle soglie dell'Illuminismo, e oltre, sono state centinaia di migliaia le donne torturate, processate, mandate al rogo con l'accusa di stregoneria, un olocausto misconosciuto, una follia persecutoria alimentata da cupidigia, ignoranza e superstizione. Tanto folle che Michel de Montaigne, il grande filosofo francese, si stupiva che la religione cattolica non annoverasse la crudeltà tra i peccati capitali. Non ci voleva molto a essere sospettate, e spesso erano le donne più libere, anticonformiste o esperte di medicamenti a fare le spese dell'ottusità del potere. In Italia come in Francia, Germania e Spagna, nel Vecchio Mondo come nel Nuovo. Nel racconto dei principali processi di stregoneria, ricostruiti sulla base di atti processuali e documenti dell'epoca, rivive una lunga pagina che solo l'oblio del tempo può farci avvertire folcloristica, ma che è stata una vera e propria persecuzione. Oggi lo chiameremmo femminicidio. Attraverso i ritratti di alcune di queste donne, e l'accanimento con cui sono state trattate, si possono illuminare molti aspetti dei rapporti tra i sessi nel corso della storia. E perfino del presente.
Quasi tutti gli studiosi e gli archeologi considerano la Bibbia e gli antichi scritti - sumeri, babilonesi, egizi, greci - come allegorie, miti 0 leggende, quasi ignorando il fatto che gli stessi elementi compaiono nei testi di civiltà molto lontane tra loro. Famoso per la sua rara abilità nel leggere e interpretare le antiche tavole sumere, Zecharia Sitchin, alla luce di decenni di studi e di meticolose ricerche sul campo, ha dimostrato che i testi dei nostri antenati sono in realtà attraversati da un filo comune, e sono legati da una narrazione coerente delle vere origini dell'umanità e della civiltà. E ha dunque ribaltato la prospettiva: se non si trattasse di favole ma di resoconti di fatti storici realmente accaduti? L'evento principale, sostenuto da numerose testimonianze, è che in tempi antichissimi la Terra è stata visitata e abitata da extraterrestri, gli Anunnaki. Una civiltà avanzatissima che ha lasciato le abilità necessarie per costruire per esempio i grandi monumenti che ancora oggi ammiriamo, come le Piramidi, senza aver mai capito esattamente come siano stati realizzati. Ricco di materiali inediti, questo libro è un prezioso e indispensabile strumento sia per gli appassionati delle teorie di Sitchin che per i neofiti, che traccia un compendio dei suoi studi, fornendo approfondimenti e inedite chiavi di lettura. E un modo di interpretare la storia libero da vincoli e pregiudizi.
Il generale Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno sono stati protagonisti in prima fila nella lotta contro Cosa Nostra, e il loro impegno investigativo ha dato risultati straordinari. Eppure, sono noti al grande pubblico soprattutto per il processo sulla presunta "Trattativa Stato-mafia", concluso con la loro completa e definitiva assoluzione. Oggi, finalmente, possono raccontare cosa c'è dietro la persecuzione giudiziaria e mediatica che hanno subito: il "Dossier mafia-appalti". Dopo intense indagini l'informativa fu preparata dai carabinieri del ROS guidati da Mori e De Donno e consegnata nelle mani di Giovanni Falcone, che le attribuì un'enorme importanza. Ma nella magistratura siciliana ci fu qualcuno che frenò a più riprese e poi archiviò senza giustificazioni la pista, ancora tutta da percorrere, che stava svelando il vero volto della mafia. Uno sconvolgente sistema corruttivo istituzionalizzato che, in tutta Italia, depredava le risorse pubbliche a vantaggio di selezionate cricche di politici e imprenditori, e di cui Cosa Nostra rappresentava il braccio armato. Paolo Borsellino credeva che l'inchiesta Mafia-appalti fosse all'origine della morte di Falcone, ed è molto probabile che anche la strage di via d'Amelio (con il relativo depistaggio) sia da attribuire al dossier del ROS dei carabinieri. Antonio Di Pietro ha riconosciuto il suo stretto e inquietante legame con Mani Pulite. Oggi, finalmente, il pubblico italiano può conoscere la verità su un'inchiesta che non doveva proseguire, nel racconto documentato e coinvolgente di due protagonisti che hanno pagato un prezzo altissimo. Attese da anni, le testimonianze di Mori e De Donno sui fatti dei primi anni Novanta si leggono come un romanzo poliziesco. E faranno discutere, indignare, tremare: perché è tutto vero.
Il primo ottobre 1992, il potente ex sindaco di Palermo, in rapporti con Totò Riina e Bernardo Provenzano e più volte arrestato e già condannato in primo grado per associazione di tipo mafioso, consegna al colonnello Mori e al capitano De Donno un libro da lui scritto, intitolato Le Mafie. I magistrati ai quali il libro venne ovviamente consegnato, non considerarono Ciancimino un testimone affidabile e non sostennero il tentativo di Mori e De Donno di convincerlo ad avviare una reale collaborazione con la giustizia. Per la priva volta, Mori (ancora nel maggio 2024 la procura della Repubblica di Firenze ha ritenuto giusto emettere un avviso a comparire nei suoi confronti con accuse di estrema gravità) e De Donno pubblicano ampi stralci del memoriale di Vito Ciancimino e ripercorrono attentamente tutto ciò che hanno vissuto, raccontando fatti, incontri, situazioni compromettenti, personaggi sui quali non è mai stata fatta completamente luce. L'ex sindaco, infatti, sapeva certamente moltissimo. Faceva parte del "sistema mafia-appalti" per difendere il quale, molto probabilmente, furono uccisi Falcone e Borsellino, anzi: ne era uno degli uomini chiave. Ciancimino avrebbe potuto consentire, nel settore politico-economico, quello che Tommaso Buscetta fece ottenere nel campo della mafia "militare". Tuttavia, non fu possibile. "L'altra verità" riporta alla luce uno sliding door della storia della lotta alla mafia incredibile. Un libro fondamentale che smonta pezzo per pezzo le accuse di trattativa tra Stato e mafia ai danni dei due autori e che anche la sentenza della Cassazione del 2023 ha smentito definitivamente. Il tutto con un passo narrativo da romanzo poliziesco.
Alle due del mattino del 24 ottobre 1917, i cannoni austro-tedeschi cominciarono a colpire le linee italiane. All’alba le Sturmtruppen, protette dalla nebbia, andarono all’assalto. In poche ore, le difese vennero travolte e la sconfitta si trasformò in tragedia nazionale. Oggi sappiamo che quel giorno i nostri soldati hanno combattuto, eccome, finché hanno potuto. Ma perché l’esercito italiano si è rivelato così fragile, fino al punto di crollare? Alessandro Barbero ci offre una nuova ricostruzione della battaglia e il racconto appassionante di un fatto storico che ancora ci interroga sul nostro essere una nazione.
Extra: introduzione inedita dell’Autore.

