
Tutte le confessioni religiose implicano un dentro e fuori culturale che non di rado diventa «o dentro o fuori». La pubblicazione delle lettere emanate dalle cancellerie di sultani e di papi del tempo di crociate e ?ih?d, mostra ampiamente e in modo «scandaloso» che i capi religiosi promuovono e incitano alla guerra con le stesse parole. Nel mentre del furore bellico, «eretici» e obiettori di coscienza, come peacemakers, si distanziano dalle politiche guerriere dei capi religiosi e prendono la strada dell'inclusione e del servizio umanitario, in palese alternativa all'inestinguibile pratica dell'inimicizia e della guerra. A Roma ancora oggi è visibile un mosaico (ca. 1210), opera unica in tutta la storia dell'arte, che mostra Cristo pantocratore che libera prigionieri cristiani e musulmani vittime di «guerre sante». Nel 2021, mentre ancora in modo blasfemo pretesti religiosi cercano appigli per alimentare esclusione e razzismo, Papa Francesco insieme al Grande Imam sunnita di al-Azhar, Ahmad al-Tayyib e al Grande Ayatollah sciita Sayyid 'Al? al-Husayn? al-S?st?n?, offrono motivi di speranza impegnandosi «On Human fraternity for world peace and living together». Il volume offre spazi per una riflessione odierna, collocandosi con una propria originalità nel campo del dialogo della vita: collaborazione e gesti concreti di tolleranza, giustizia e pace.
«...il Mediterraneo è un crocevia antichissimo. Da millenni tutto vi confluisce, complicandone e arricchendone la storia» Fernand Braudel Il Mediterraneo è il cuore incandescente di un unico vitale continente afro-euro-asiatico, l'epicentro della grande storia che qui transita e da qui scaturisce, il luogo in cui si è concentrato per alcuni millenni il mondo immaginabile. Come comprendere quella straordinaria «pianura fluida» che è il Mare Nostrum? Mettendosi sulle tracce delle civiltà sepolte? Ripercorrendo il vagare di eroi erranti come Ulisse, Enea o i viaggi dei pellegrini verso la Terrasanta? Interrogando gli strati e i substrati archeologici? Abbracciandone il paesaggio oppure lasciandosi abbacinare dai capolavori artistici? Il racconto mai concluso di una storia millenaria, unica e imprescindibile, fatta di guerre e convivenze, scambi e antagonismi, invasioni e diaspore, ibridazione ininterrotta di saperi, miti, leggende, manufatti, nel coesistere di culture religiose ora dialoganti ora in conflitto. Il ritratto in movimento di una civiltà e del suo mare.
A cura di: Pier Paolo Poggio
La storia europea nella seconda metà del Novecento è ancora fortemente segnata dalle vicende del comunismo sovietico. Anzi gli esiti della Seconda guerra mondiale, che vedono l’URSS di Stalin prostrata ma vittoriosa, consentono quella impetuosa avanzata verso Occidente che era fallita nel primo dopoguerra. L’Europa è spaccata in due e nella sua parte centro-orientale si insediano regimi esemplificati su quello moscovita e sotto stretto controllo sovietico. Ma anche in Europa occidentale, in paesi come l’Italia e la Francia, si affermano partiti comunisti di massa di orientamento filosovietico, in grado di egemonizzare le forze politico-intellettuali di sinistra.
In un tale contesto i comunisti eretici e gli intellettuali critici erano totalmente isolati, destinati a svolgere un ruolo di pura testimonianza, anche perché la loro posizione nel pieno della Guerra fredda tra gli ex alleati era scomoda al limite dell’insostenibile, per cui pochi seppero mantenere la loro indipendenza, essendo bersaglio degli attacchi dei due schieramenti contrapposti.
La situazione di paralisi era mascherata dall’impetuoso sviluppo, innescato dalla ricostruzione post-bellica, che pareva in grado di superare lo scontro ideologico, stemperandosi in una gara puramente economica e tecnologica tra sistemi che, sotto l’egida dell’equilibrio del terrore, sembravano convergere in direzione di una uniforme società industrializzata destinata ad estendersi sull’intero pianeta, pur tra contrasti e squilibri.
È vero che il campo socialista sovietico, poi indebolito strutturalmente dalla rottura con la Cina di Mao, non era in grado di reggere la sfida con l’Occidente a guida americana, al di fuori dagli entusiasmi per i primati in campo spaziale, presto accantonati. Ma fungeva da supporto al socialismo reale un evento di portata planetaria che proprio dopo il 1945 assunse un andamento impetuoso, vale a dire il movimento anticoloniale e il processo di decolonizzazione in tutto il Terzo mondo. Processo dotato di una dinamica propria su cui però poté innestarsi l’azione politica dell’URSS (e della Cina).
Al momento lo schema bipolare ne risultava confermato e apparentemente insuperabile. In realtà nel profondo del mondo sovietico non meno che in quello occidentale erano all’opera forze minoritarie, che talvolta si ispiravano proprio ai filoni di pensiero oggetto della presente opera. In alcuni momenti la critica e la dissidenza, soprattutto nell’Europa dell’Est, assunsero una dimensione sociale, trasformandosi in veri e propri fenomeni di contestazione e rivolta. La società e lo Stato, i singoli e il potere si disaccoppiavano, allontanandosi tra di loro sino a trovarsi agli antipodi. In primo piano tutto lo spazio era occupato dal "sistema", quale ne fosse il colore politico; contro o al di fuori di esso si dispiegavano i "movimenti", con una preponderante presenza di giovani. Movimenti che interessavano e colpivano i due campi politico-ideologici in cui era divisa l’Europa (e il mondo), ma che non riuscivano a interagire per non dire a coordinarsi tra di loro.
La rivoluzione politica non è più al centro dell'immaginario collettivo, i movimenti sociali latinoamericani degli ultimi decenni sono calati nel locale, nelle singole situazioni, e contemporaneamente aperti al mondo, universalistici. Quello contadino lancia lo slogan "Una campagna mondiale di mutuo appoggio tra i popoli rurali", ma ciò avviene ponendo attenzione a non proporsi come modello, guida, centro, direzione etc., per consapevolezza dei propri limiti ma ancor più perché si è consumato del tutto il ciclo storico della sinistra novecentesca focalizzato sulla conquista e l'occupazione dello Stato. La meta a cui si aspira non è un tutto unico, difeso dall'armatura statale, ma un pluriverso, un mondo di molti mondi, una pluralità di identità, di modi di vivere, una molteplicità impegnata nella creazione di un mondo nuovo, che abbia al centro la liberazione della Terra e l'inaugurazione di un'era ecozoica, ponendo fine all'antropocentrismo prima che la sua definitiva affermazione segni la condanna a morte del pianeta. L'assoluta sproporzione delle forze in campo parrebbe rendere vana e velleitaria la proposta che sintetizzando le istanze del pensiero critico latinoamericano viene formulata in questo volume da vari interventi, in particolare nei due conclusivi di Arturo Escobar e Gustavo Esteva. È però possibile trovare uno spiraglio, un passaggio, ripensando il concetto di capitalismo e di capitale, come essi invitano a fare, prendendo le distanze dalle concezioni totalizzanti.
Arsenio Frugoni tra il 1943 e il 1946 scrisse un ciclo completo e molto impegnativo di storia dell'arte, trentuno conferenze divise in tre gruppi: pittura, scultura e architettura dai tempi paleocristiani ai suoi giorni. I testi e l'elenco delle didascalie delle immagini proiettate si tradussero in minuscoli libretti, uno per conferenza, ciascuna corredata da una quarantina di immagini correlate a diapositive, pubblicati dalla Scuola Editrice di Brescia. Quest'opera sembrava scomparsa perché non ne è rimasta traccia nell'archivio della Scuola (devastato da un terribile bombardamento), né in alcuna biblioteca italiana. L'unica copia rimasta della sola parte cartacea era in casa, un cimelio custodito e insieme dimenticato. Scritte di getto, le quindici conferenze dedicate alla pittura italiana offrono citazioni selezionate e illuminanti; i giudizi non sono né scontati né banali, ma scaturiscono da personali meditazioni e apprezzamenti. Mio padre scrive con una prosa semplice e affascinante; gli aggettivi sorprendenti si rivelano sempre necessari. Con una frase spiega la sostanza di un'intera epoca, comunica di un'immagine l'essenziale, fa vibrare un'emozione. Descrive le immagini dal punto di vista stilistico ma è molto attento anche alla personalità del pittore, alla sua vita, al suo carattere: quanto ad esempio poté incidere nell'espressione artistica la povertà, la sfortuna, un pessimismo o un ottimismo di fondo, l'indole più o meno morale del pittore. Questo libro non è un manuale di storia dell'arte e nemmeno una storia dell'arte raccontata come ha fatto Ernst Gombrich. È come se le immagini fossero parole. Lo definirei: il romanzo della storia dell'arte. (Chiara Frugoni)
Per quarant'anni, dal 1901 al 1943, Benedetto Croce e Giovanni Laterza hanno intrattenuto una corrispondenza che attesta la complessità di un rapporto divenuto una profonda intesa intellettuale e un'autentica amicizia. Questo volume copre il periodo che va dal primo incontro, avvenuto a Napoli nel dicembre 1901, al 1910. Attraverso il dialogo tra il filosofo e l'editore, emergono le problematiche inerenti la genesi e l'evoluzione di alcune tra le più importanti collane della casa editrice: si riconfigura la "Biblioteca di Cultura Moderna", nascono i "Classici della filosofia moderna", gli "Scrittori d'Italia" e Croce stesso dà inizio alla pubblicazione delle proprie opere con Laterza. Un volume curato dall'Istituto Italiano per gli studi storici.
Questo volume, il terzo dei quattro dedicati alla corrispondenza tra Benedetto Croce e Giovanni Laterza, copre il decennio 1921-1930, durante il quale la volontà di adempiere e una 'missione civile', che costituisce il tacito presupposto della loro intesa, trovò ostacoli sempre più marcati. L'affermazione del regime fascista, impedendo la libera espressione del pensiero, ha inevitabili conseguenze sulla produzione editoriale. Nonostante la depressione che colpisce il mercato librario, Croce e Larerza operano in smergia per mantenere saldo il legame con le forze intellettuali vive e operanti in Europa e nel mondo. La loro lotta contro l'imbarbarimento culturale suscita polemiche e reazioni da parte delle autorità e degli intellettuali fascisti; nel 1928 la Storia d'Italia di Croce, non ufficialmente censurata, diventa oggetto di una sistematica campagna denigratoria attraverso i giornali. Larerza è a sua volta bersaglio di una pesante offensiva di carattere finanziario. Sono anche gli anni in cui l'opposizione di Croce al fascismo si fa sempre più esplicita e matura la crisi del suo rapporto con Gentile. Quando giungerà la rottura definitiva, Laterza non esiterà a schierarsi dalla parte dell'amico e consigliere.
Cosa si sa oggi di quel complesso fenomeno storico conosciuto con il nome di Illuminismo? Come è possibile divulgare in forma appropriata, semplice e coerente i risultati di una ricca storiografia internazionale sull'argomento senza tradirne spirito, linguaggi, metodi d'analisi e prospettive di ricerca? Perché la storia dell'Illuminismo continua a suscitare ancora oggi tante domante e interesse? Questo volume cerca di rispondere ricorrendo alla formula del dizionario. Si tratta di un dizionario particolare, fatto di sole quarantadue voci di dimensioni ridotte che coprono il vasto e frammentato terreno della ricerca storica internazionale. Le singole voci, affidate ad alcuni tra i più riconosciuti specialisti, delineano, anche attraverso una fitta rete di rimandi interni, i confini di un mosaico teorico chiaro e autorevole.
Questo volume, primo di due, raccoglie la corrispondenza tra Benedetto Croce e Franco Laterza a partire dal settembre del 1943 sino alla fine del 1948. Lo scambio di lettere inizia all'indomani della scomparsa di Giovanni Laterza, fondatore della casa editrice e protagonista, insieme allo stesso Croce, di un monumentale carteggio svoltosi ininterrottamente dal 1901 al 1943 (già edito da Laterza in 4 volumi). Questa seconda parte, nella quale subentra il figlio di Giovanni, costituisce dunque il naturale completamento e la necessaria integrazione di quella precedente. La corrispondenza si sviluppa nel contesto dei difficili anni del secondo dopoguerra. Dopo l'8 settembre del 1943, con l'insediamento degli angloamericani a Bari, la città diventa un centro nevralgico nelle vicende politiche e militari dell'Italia liberata. Su questo sfondo si afferma con tenacia la volontà di Franco Laterza di continuare con ogni mezzo l'opera paterna. Il ruolo di guida e consigliere da parte di Croce non verrà mai meno e sia pure con toni differenti, più sfumati e meno confidenziali di quelli che avevano caratterizzato il rapporto con l'amico Giovanni, il dialogo prosegue ininterrotto.
Modificando l'ottica con cui si guarda la civiltà, Armesto propone una storia della natura, compreso l'uomo, a partire dal suo intreccio naturale con l'ambiente, intersecando una varietà di habitat a partire da sovrapposizioni finora inesplorate. Così la vicinanza al mare accomuna la storia di Venezia con quella di Rapa Nui e l'altitudine permette di considerare le analogie tra la civiltà del Tibet con quella dell'Iran. Un'analisi sorprendente e sperimentale, che travalica qualsiasi confine geografico per sfatare il pregiudizio che solo alcuni ambienti sono favorevoli all'insediamento umano, in quanto la civiltà è diffusa da vettori umani, a prescindere dalle barriere ambientali. Emerge tutta l'onnipotenza del talento civilizzatore dell'uomo, che appare diffuso in tutto il mondo e si concentra in zone tradizionalmente sottovalutate dalla storia delle civiltà.