
È il 22 ottobre 1867: a Roma scoppia l'insurrezione, mentre le Provincie dello Stato Pontifìcio sono invase, già da un mese, dalle camicie rosse. È l'ultimo tentativo, infruttuoso, prima della presa di Porta Pia, per fare di Roma la capitale del Regno d'Italia. Il piano verrà attuato grazie alla determinazione del deputato bergamasco Francesco Cucchi, che organizzerà la rivolta con l'aiuto dei gruppi liberali romani. Il vecchio leone garibaldino, Francesco Crispi, riuscirà ad ottenere l'appoggio (clandestino) del governo Rattazzi. Ed ancora una volta, il sessantenne Garibaldi, fuggito dall'esilio di Caprera, compatterà il movimento e gli darà una guida, fino alla sconfitta di Mentana. Anche se fallì, l'insurrezione dell'autunno 1867 verrà ricordata per alcuni episodi drammatici passati alla storia: l'esplosione, in Borgo, della caserma "Serristori"; l'esecuzione capitale dei due responsabili Monti e Tognetti, l'ultima prima dell'annessione, che tanto scalpore ed indignazione provocò nell'Europa di allora; la strage del lanificio Ajani ed il sacrifìcio di Giuditta Tavani Arquati, come ancora oggi ricorda la targa commemorativa sul palazzo. Forse fu a causa di un'organizzazione non perfetta, per colpa di qualche tradimento e per l'illusione che il popolo romano fosse pronto per il grande salto verso l'Italia, che l'insurrezione fallì. Alcuni municipi della provincia resistettero più a lungo, come quello di Cori, che resse una settimana intera, fino alla sconfitta di Mentana.
Nel periodo compreso tra i due conflitti mondiali i Paesi dell'Europa centro-orientale presentano situazioni particolarmente complesse sul piano politico-religioso: la maggior parte di questi Stati, nati al termine della Grande Guerra, hanno confini politici artificiali e popolazioni non omogenee da un punto di vista etnico. In diversi di questi Paesi le classi politiche di maggioranza adottano programmi intesi alla laicizzazione della società e alla separazione della Chiesa dallo Stato e, non volendo rinunciare al controllo sulla Chiesa stessa, offrono sostegno alle tendenze riformistiche all'interno della Chiesa cattolica o all'idea di una Chiesa nazionale per rafforzare e completare l'edificio del nuovo stato nazionale. Di grande interesse è, in questo contesto, l'analisi delle politiche adottate dalla Santa Sede, dalle gerarchie cattoliche locali e dai fedeli laici nel difficile confronto con il potere statale. Il presente volume intende offrire, nei saggi qui editi - di Roberto de Mattei, Roberto Morozzo della Rocca, Massimo de Leonardis, Matteo Luigi Napolitano, Francesca Romana Lenzi, Katrin Boeckh, Jure Kristo, Massimiliano Valente, Emilia Hrabovec e L'uboslav Hromjàk - un'occasione di riflessione sugli aspetti generali delle problematiche accennate e su alcuni casi specifici, anche sulla base dei documenti conservati negli archivi vaticani relativi al pontificato di Pio XI.
Trincee, fango, filo spinato, corpi di giovani soldati martoriati da mitragliatrici, baionetta e gas tossici: così ci raffiguriamo oggi la Prima guerra mondiale. Ma "che cosa è successo davvero, in Europa, nel 1914?" Possibile che tra i ventotto paesi coinvolti la Germania sia stata l'unica colpevole? Per rispondere a queste domande, e chiarire le cause di un conflitto che, agli occhi degli storici, appaiono più intricate di quelle della Seconda guerra mondiale, Max Hastings corregge le inesattezze perpetuate durante quest'ultimo secolo e fornisce al lettore una nuova, suggestiva chiave interpretativa. Sapevate, ad esempio, che quasi tutte le nazioni, per scagionarsi, distrussero la documentazione che riguardava il proprio ruolo nella guerra o ne crearono una fittizia? Se pressoché tutti gli studi sulla Grande Guerra si sono limitati a descrivere "il convulso scenario politico e diplomatico o a fare una cronaca degli eventi militari", "Catastrofe" fa entrambe le cose. Da un lato, ricostruisce le cause che dalla "sensazione che stia per succedere qualcosa", portarono all'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando e, dall'altro, servendosi di una quantità sterminata di testimonianze e resoconti, descrive la sontuosa marcia dell'esercito francese accompagnato da musicisti e sbandieratori attraverso le campagne assolate; e, ancora, ci parla delle poco indagate campagne in Serbia, degli inverni nella Russia dell'Est, e delle rischiose spedizioni sulle coste della Galizia.
Il 3 settembre 1939, in risposta all'occupazione della Polonia da parte di Hitler, la Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania, e l'intero paese si prepara ai bombardamenti e all'invasione naziste. Le istruzioni del governo, impartite alla popolazione, non smorzano affatto la gravità dell'ora: «Dove il nemico atterrerà» avvertono, «i combattimenti saranno violentissimi». Vengono smontati i segnali stradali, distribuite trentacinque milioni di maschere antigas ai civili, l'oscuramento è così totale che nelle notti senza luna i pedoni urtano contro i pali della luce e inciampano nei sacchi di sabbia. La paura di ritrovarsi i tedeschi nel giardino di casa è tale che persino gli alti vertici dello Stato si preparano a scelte estreme. Harold Nicolson, futuro segretario parlamentare al ministero dell'Informazione, e la moglie, Vita Sackville-West, mettono nel conto la possibilità di suicidarsi pur di non cadere in mano nemica. «Dovrà essere qualcosa di rapido, indolore e poco ingombrante» scrive Vita al marito. Nel maggio 1940 i bombardamenti cominciano realmente. Dapprima con attacchi apparentemente casuali, poi con un assalto in piena regola contro la città di Londra: cinquantasette notti consecutive di bombardamenti, seguiti nei sei mesi successivi da una serie sempre più intensa di raid notturni. Nel maggio 1940, alle prime incursioni aeree sul suolo britannico, il primo ministro Neville Chamberlain, sfiduciato di fatto dal parlamento, si dimette e re Giorgio vi nomina al suo posto Winston Churchill. Dal 10 maggio 1940 al 10 maggio 1941 si svolge l'anno decisivo delle sorti del Regno Unito, l'anno che si conclude con «sette giorni di violenza quasi fantascientifica, durante i quali realtà e immaginazione si fusero, segnando la prima grande vittoria della guerra contro i tedeschi». L'anno in cui «Churchill diventò Churchill - il bulldog con il sigaro in bocca che tutti noi crediamo di conoscere - e in cui tenne i suoi discorsi più memorabili, dimostrando al mondo intero che cosa fossero il coraggio e la leadership». Erik Larson lo narra in questo libro, cronaca dei giorni bui e di quelli luminosi di Churchill e della sua cerchia ristretta, e racconto dei «piccoli ma curiosi episodi che rivelano come fosse realmente la vita durante le tempeste d'acciaio di Hitler».
Storico per mestiere, narratore per passione, Emilio Franzina in queste pagine narra la storia del Milite ignoto camminando sul filo tra storia e letteratura, dipingendo un quadro vivido di ciò che accadde quando la salma del soldato fu seppellita all'Altare della Patria, il 4 novembre del 1921, e di tutti gli eventi che portarono a quelle celebrazioni. Attingendo a una miriade di documenti del periodo 1914-18 - lettere, autobiografie e resoconti ufficiali raccolti in anni di ricerche - Franzina ricostruisce in modo immaginario la biografia di un soldato morto nella Grande guerra e mai identificato, ricompone la storia verosimile, o quasi vera, di un combattente, attraversando tutte le fasi del conflitto. Dopo aver portato più volte a casa la pelle da valoroso, il suo soldato sconosciuto muore appunto da ignoto non in battaglia, ma fuggendo il 23 ottobre 1918 da una casa di piacere per salvare una ragazza, che si era innamorata di lui, da un bombardamento nemico. Per una circostanza fortuita sarà proprio la sua salma a essere sepolta nell'Altare della Patria a emblema e memoria di tutti i caduti nel conflitto.
Alla fine della Seconda guerra mondiale, un convoglio di sommergibili tedeschi salpa dalla Norvegia diretto in America latina, con il tacito consenso dell'ammiragliato britannico. Questa operazione segreta degenera in tragedia con un conto finale di cinque navi colate a picco e più di 400 morti. Nella sua rotta verso l'Argentina, uno dei sommergibili affonda una corvetta in acque nordamericane. Un'altra delle imbarcazioni fuggitive si scontra con l'incrociatore brasiliano "Bahia" e lo affonda causando 336 morti. Contro ogni evidenza, tutti e due i fatti sono dichiarati accidentali. Poi, in momenti diversi, gli U-Boot arrivarono sulle coste argentine, coperti dall'Armada argentina in complicità con gli ammiragli di Gran Bretagna e Stati Uniti. Attraverso un'indagine storica dettagliata, sulla base di documenti inediti che tanto Londra quanto Washington sottoposero a segreto di stato per 75 anni, Juan Salinas e Carlos De Napoli squarciano il velo sull'ultima operazione segreta del Terzo Reich, gettando luce sulle manovre di quegli U-Boot e sulla possibile presenza a bordo di gerarchi nazisti in fuga. Emergono così i motivi della clamorosa complicità della marina argentina, dell'ammiragliato britannico e di quello americano, che coprirono la missione tedesca falsificando gli interrogatori dei marinai arrestati e sigillando i documenti con il segreto militare.
Quando Olimpia è venuta al mondo, nel 1591, si credeva che tutti gli embrioni fossero all'origine maschili, cioè perfetti, e che per qualche strana ragione a un certo punto si guastassero e diventassero femmine. Inferiori per maledizione divina. Suo padre ha pregato Dio che gli risparmiasse quella piaga, ma non è stato esaudito. Sin dall'inizio la ragazza dà segni di una personalità forte, fuggendo dal convento dove il padre l'ha rinchiusa, e di un'ambizione sfrenata, nonché di un'intelligenza superiore. Qualità altamente ammirate solo se a esercitarle è un uomo. Una volta libera, promette a se stessa che sarebbe diventata più potente di chiunque altro, in modo che nessuno potesse mai più imprigionarla. Diventa così, per lunghe vie, l'amante di colui che nel 1644 sarà eletto papa Innocenzo X. "Abbiamo appena eletto un papa femmina" commenta un cardinale all'uscita dal conclave, e per tutta la durata del pontificato in effetti sarà Olimpia a esercitare il potere. A lei si rivolgeranno capi di stato, ambasciatori, politici. Senza il suo benestare, il papa non muove un dito. Lei lo raggiunge di nascosto di notte e si trattiene ore con lui a porte chiuse. Una Madame de Pompadour nel cuore del Vaticano, motivo di sommo scandalo e di vergogna, tanto che la Chiesa farà di tutto per nasconderla ai posteri. Perché a differenza della papessa Giovanna, Olimpia Maidalchini è una donna in carne, ossa e cervello. Che ha tenuto in scacco lo stato più maschilista del suo tempo.
25 luglio 1943. All'annuncio della destituzione di Benito Mussolini, folle festanti invadono le città italiane. L'esito disastroso del conflitto in cui il capo del fascismo ha trascinato il Paese ha capovolto il mondo di certezze che il regime aveva costruito in vent'anni. Tutti sono convinti che la fine della guerra sia ormai imminente. Quando però, l'8 settembre, finalmente arriva l'armistizio con gli Alleati, è subito chiaro che il peggio comincia proprio in quel momento. È in questo clima drammatico che si incrociano le vite di alcuni giovani: Alberto, che dalle battaglie in Africa settentrionale è tornato invalido e pieno di amarezza e di rancore; suo fratello Eugenio, ancora pronto a battersi e sacrificarsi per il suo ideale fascista; Anita, loro sorella adottiva, militante comunista, e infine Stefano, che già ha combattuto contro il fascismo in Spagna. Le loro storie sono parte della nostra storia. Storie di vincitori e vinti, di vittime ed eroi, di uomini e donne posti di fronte a scelte irrevocabili e dolorose, che li contrappongono in una atroce guerra civile. Senza falsa retorica o facili ideologismi, Guido Cervo mette la sua penna di formidabile narratore storico al servizio di una delle pagine più drammatiche della nostra memoria nazionale, dando voce, carne e sangue a una galleria di personaggi indimenticabili.
Nel lungo tratto di tempo che dall'apparizione in Egitto dei primi rotoli di papiro si spinge fino alla produzione dei libri a stampa nel XV secolo, la lettura ha conosciuto in Occidente una delle sue svolte principali nel diverso modo di accostarsi ai testi introdotto dal cristianesimo rispetto all'antichità tra quarto e quinto secolo. Le Confessioni di sant'Agostino ne costituiscono la chiave di volta. Nel tratto di strada percorso da questo primo volume - dal terzo millennio avanti Cristo ai primi del Cinquecento - si dipana la lunga storia del libro, visto come specchio della mente e strumento dì lettura, cioè di dialogo tra gli uomini. Un manufatto che nel corso del tempo, pur mantenendo la sua identità dialogica, ha conosciuto molte metamorfosi nella configurazione testuale e nell'abito esterno: dalla forma di rotolo a quella di codice; dal papiro alla pergamena e dalla pergamena alla carta; dalla scrittura manuale a quella stampata. È in seguito approdato al libro industriale del XIX secolo e al libro elettronico di questi ultimi decenni, con forme testuali e modalità di lettura affatto nuove.
Nel 1914-15 la gioventù colta volle la guerra, si riversò nelle piazze d'Italia per forzare gli equilibri politico-istituzionali e trascinare il paese nel conflitto mondiale. L'immagine di una 'rivoluzione giovanile' agita in odio al materialismo borghese informò la propaganda politica ben oltre la guerra. Si trattò davvero di una rivolta? Se lo fu, si compì nel segno di una cultura nazionalista respirata sui banchi di scuola e nelle pratiche del tempo libero dei giovani borghesi negli anni precedenti. Creare un circolo studentesco e mobilitarsi in favore dei 'fratelli irredenti', provarsi in ascensioni alpine alle frontiere del Regno o vogare sul Tevere, frequentare il tiro a segno o fondare un battaglione studentesco: questi i moderni esercizi di responsabilizzazione sociale e nazionale di quella gioventù. Alla prova della guerra i giovani mostrarono di aver appreso il lessico della nazione in armi, concedendosi all'uso della violenza di piazza per affermare il proprio diritto a determinare il destino nazionale. La guerra restituì infine all'ammirazione dei più giovani una schiera di reduci-studenti ormai decisi a proseguire la lotta anche sul fronte interno.
Per tutta l'età moderna la Chiesa cattolica difese a spada tratta il diritto degli ecclesiastici responsabili di crimini comuni di essere giudicati da suoi tribunali. Fecero eccezione solo i delitti più efferati, su cui lo Stato rivendicò precise competenze, sia pur tra mille difficoltà. È un problema storico mai studiato in profondità e questo libro intende colmare la lacuna, grazie all'esame di una ricca documentazione inedita, non solo di natura giudiziaria. Teatro della ricerca è l'Italia del Cinque-Seicento, alle prese con gli eccessi di varia natura di chierici, preti e frati delinquenti e con le scelte di giudici quasi sempre conniventi e interessati soprattutto a tutelare l'onore del clero e della Chiesa tutta. Il libro, che dà ampio spazio alla vita quotidiana, apre squarci sorprendenti su dimensioni della storia religiosa e civile della penisola pressoché sconosciute. Sul sito Laterza e su quello dell'Archivio istituzionale dell'Università degli Studi Federico II un'ampia selezione dei documenti presi in esame.

