
Alcuni tra i maggiori storici contemporaneisti italiani riflettono su temi e problematiche che hanno accompagnato la costruzione dello Stato-nazione in Italia, cercando di mettere in luce gli aspetti politici, culturali, economici, sociali, istituzionali che hanno caratterizzato questo processo storico all'interno del più ampio contesto dell'Europa dell'Ottocento. Si tratta di partire da una rilettura della vicenda risorgimentale che tenga conto della complessità e della pluralità di istanze e dinamiche, a volte anche ambigue e contraddittorie, che hanno contribuito a connotare il paese all'indomani dell'Unità. Vengono dunque analizzati il passaggio dagli Stati dinastico-territoriali allo Stato-nazione, i legami tra Risorgimento e nuova realtà nazionale, il confine tra i concetti di razza e nazione, i rapporti con la Chiesa e la religione, quelli tra Nord e Sud, e tra centro e periferia, le tensioni e i conflitti, ma anche la cultura e i saperi messi in campo al servizio del nuovo Stato.
Il tema della rappresentanza in antico regime solleva molti interrogativi e trova risposte in diversi, anche se contermini, campi d'indagine. La rappresentanza è un tema squisitamente istituzionale ma richiede, per la comprensione delle società tra Quattro e Settecento, di allargare il campo d'indagine anche ad una lettura politica, delle dinamiche sociali, dei modelli e tradizioni culturali. Una recente indagine sulla serie inedita degli atti del Parlamento friulano, dal 1501 al 1805, di prossima pubblicazione in questa stessa collana, ha fatto nascere la necessità di approfondire alcuni aspetti concettuali, interpretativi e metodologici intorno a questo tema e di confrontarsi con recenti esperienze di ricerche su altri ambiti territoriali italiani ed europei.
Il volume propone la documentazione dell'attività dei deputati friulani eletti all'Assemblea costituente nell'XI Circoscrizione, in altre Circoscrizioni o nel Collegio unico nazionale. Esso documenta non solamente il loro apporto alla discussione del progetto di Costituzione (approvato nel 1947) ma anche l'impegno profuso in sede parlamentare in anni difficili per la neonata Repubblica italiana.
Un mondo affascinante e straordinario, in cui la cultura, soprattutto quella religiosa, vive momenti di grande creatività: quello del Medioevo e, in particolare, del medioevo ebraico. Mito e leggenda permeano la creatività ebraica dell'epoca. Si affrontano questioni come l'esistenza nella diaspora, il significato della vita secondo i comandamenti e i problemi legati ai rapporti con il mondo circostante e, al contempo, quelli rivolti a una maggiore attenzione alla propria identità. I racconti biblici vengono adattati alla luce dell'esperienza delle crociate e delle persecuzioni, vengono ricostruiti in considerazione della realtà che le comunità vivevano in quei contesti storici e allo stesso tempo interpretati e sviluppati ulteriormente sia nello studio che nella predicazione.
Il tema dei poteri signorili nell'Italia tardomedievale è tornato di recente al centro del dibattito storiografico, alimentato da ricerche che hanno messo in luce aspetti a lungo trascurati, come la natura dei diritti esercitati, le forme di amministrazione, le pratiche del prelievo o il grado di "pervasività" dei signori. Con particolare riferimento al Mezzogiorno aragonese, il prevalente interesse per la dimensione politica ha lasciato in ombra il ruolo e l'impatto economico della signoria. Qual era la struttura del reddito feudale? Quanto incidevano le varie componenti del prelievo sull'ammontare complessivo della rendita? E in che misura mutava la composizione del bilancio tra aree geografiche o tra differenti tipologie di signori? Questi gli interrogativi da cui ha preso avvio la ricerca, focalizzata sui poteri feudali e sulla rendita signorile nel secondo Quattrocento. In questa chiave, il libro, oltre a ricostruire l'estensione di alcune signorie meridionali, oggetto di confisca da parte della Corona a seguito della grande congiura baronale del 1485, approfondisce il carattere economico del dominio feudale.
Il 18 ottobre 1990 Giulio Andreotti, confermando i sospetti che circolavano da tempo, ammise per la prima volta davanti alla Commissione Stragi l'esistenza di un'organizzazione segreta chiamata Gladio, la cosiddetta Stay Behind italiana. Le parole di Andreotti ebbero un'eco fragorosa nell'opinione pubblica. Per mesi la vicenda di Gladio riempì le pagine dei giornali alimentando innumerevoli dibattiti e veementi scontri politici. Ma Gladio, nata nel 1956, era solo una porzione di un sistema di sicurezza ben più complesso e articolato, una rete anticomunista che operava fin dall'estate del 1945. Oggi, a distanza d'anni dalla rivelazione dell'esistenza della struttura e dalla definitiva archiviazione delle inchieste che coinvolsero alcuni dei suoi membri, l'esaurirsi della polemica politica rende possibile una riflessione ponderata sul caso Gladio, la cui vicenda non può essere letta in un'ottica esclusivamente giudiziaria e senza tener conto del contesto storico e politico nel quale quell'organizzazione venne creata. Giacomo Pacini, a partire dall'analisi di un'enorme mole di documenti in gran parte inediti, ricostruisce con estremo rigore la storia delle strutture paramilitari segrete che hanno operato in Italia dalla fine della Seconda guerra mondiale agli anni Novanta del Novecento. Ed è una storia finora mai raccontata, che attraversa alcune delle pagine più oscure della nostra biografia nazionale.
In questo volume l'autore tratteggia l'evoluzione dell'Inghilterra nel Novecento non solo dal punto di vista politico, sociale ed economico, ma anche in termini culturali. All'inizio del secolo l'Inghilterra era la più grande potenza mondiale; un secolo dopo, tutto è cambiato. L'ossessione del declino è diventata uno stato d'animo nazionale. Clarke adotta una prospettiva diversa: è vero che c'è stato un declino, ma la vicenda del primato internazionale dell'Inghilterra non è l'unica storia che si può raccontare. Accanto ad essa abbiamo anche la storia interna del paese, del suo progresso economico e sociale, del mutamento nei costumi, dell'allargamento della democrazia.
La civiltà greca e romana è nata e fiorita attorno al mare, e non è pensabile senza i suoi traffici marittimi e senza le sue flotte da guerra. Sebbene ciò sia del tutto ovvio, la marineria antica è stata lungamente considerata, da parte degli storici e studiosi dell'antichità, una cosa da tecnici. Questo libro vuole essere un tentativo, nell'ambito della visione globale della vita antica, di affrontare un tema di così grande importanza.
Il Medioevo osservato nella prospettiva dell'impostura politica, giocata in particolare sull'identità di personaggi che si fingono re, principi e signori d'ogni sorta. Abbracciando un periodo di quasi cinquecento anni - dagli albori del XII alla fine del XV secolo -, l'opera esamina in tutte le sue sfaccettature un fenomeno caratteristico delle vicende politiche dell'Europa tardomedievale, spia emblematica di tutta una temperie sociale e culturale. Seguendo un percorso "cronologico", l'autore individua innanzi tutto i presupposti di una civiltà propensa all'insorgere dell'impostura, quindi ritrae i protagonisti della messinscena, infine delinea le diverse tappe lungo le quali si snoda un'impresa votata al fallimento, ma comunque in grado di sollevare questioni essenziali riguardo al processo in atto di fondazione dello Stato moderno. Pur tra le lacune, le reticenze e le falsificazioni dei testimoni - ma forse proprio in virtù di ciò - il discorso procede secondo un itinerario coerente in grado di offrire uno spaccato esemplare dei meccanismi che sottendono il dibattito politico, anche al di là dell'età medievale. Più in generale, dall'esteso ventaglio di episodi presi in considerazione, emerge un quadro molto complesso, uno scenario ricco di spunti di riflessione intorno a concetti di primario rilievo, quali la realtà e la finzione, la verità e la menzogna, la fede e l'illusione.
Argomento ampiamente frequentato dalla storiografia (e non solo), la stregoneria ha sempre suscitato notevole curiosità in un vasto pubblico, una curiosità talvolta morbosa, che ha spesso nuociuto alla qualità degli studi ad essa dedicati. Il merito di quest'opera risiede innanzitutto nel rigore scientifico con cui l'autrice interroga la storia e ne trae interpretazioni che investono l'uomo nelle pieghe più intime e oscure del suo immaginario e del suo inconscio. Il libro va dritto al cuore del problema, ripercorrendo le tracce di una storia che affonda le radici nell'antichità e giunge fino ai nostri giorni, dopo aver caratterizzato in forme diverse il Medioevo e l'epoca moderna. Medea e Circe sono le mitiche progenitrici di una figura, quella della strega (e, in minor misura, dello stregone), che riesce a catalizzare su di sé alcuni nodi cruciali della vicenda storica dell'Occidente, in un groviglio nel quale religione, superstizione e magia convivono. Una lucida e penetrante analisi storico-culturale, capace di svelare meccanismi e moventi di un fenomeno da cui abbiamo ancora molto da imparare. Prefazione di Massimo Centini.

