
Un breve contributo alla storia postale siciliana indagata, negli aspetti gestionali ed economico finanziari, principalmente durante il lungo e per tanti versi non esaltante periodo della gestione privata di un ramo isolano del noto casato Taxis - vera e propria dinastia imprenditoriale anche al femminile - che, nonostante la totale assenza di una politica stradale da parte dello stato, riuscì, sia pure non senza inevitabili disfunzioni e criticità, a dotare il periferico Regno di Sicilia di una struttura moderna, in linea cioè con gli standard europei del momento.
Il processo di unificazione nazionale, che nel marzo del 2011 ha celebrato il suo centenario, è un fenomeno "allogeno". La sua genesi reale e spiegazione complessa si raccomandano a fattori esterni. L'unità è, infatti, la soluzione imprevista della diplomazia imperiale francese e inglese all'interno della geopolitica internazionale che vedeva come suoi protagonisti anche Austria, Russia e, passivamente, l'Impero Ottomano con la "questione d'Oriente". In quest'ipotesi Cavour, Garibaldi, Vittorio Emanuele II e Mazzini sono comprimari, ora subalterni, ora geniali, di una strategia di interessi internazionali che produrrà effetti inattesi ("serendipity"): l'unità d'Italia. Questo testo rivisita la bibliografia sull'argomento proponendo una chiave di lettura minoritaria ma non per questo povera di studi qualificati, sia pure negletti o non tenuti in privilegiata considerazione.
Alla fine del Medioevo la società bizantina viene meno, ma ne sopravvive, oltre al mito, l'eredità culturale. La guida fornisce i dati necessari ad acquisire gli strumenti della ricerca, con una bibliografia che comprende oltre millequattrocento titoli sia sui temi generali che sui singoli aspetti del periodo storico.
Irene di Bisanzio, unica donna ad assumere il titolo imperiale maschile, è conosciuta soprattutto per aver sconfitto l'iconoclastia, riportando la Chiesa d'Oriente in comunione con tutte le altre. Per questa ragione venne proclamata Santa e ricordata come colei che salvò l'unità del mondo cristiano. Forse non tutti sanno però che Irene fu anche e principalmente una donna di governo e di guerra, che non esitò a uccidere il figlio e altri nemici politici per perseguire quello che riteneva essere il bene dell'Impero. Una donna di potere e di fede che può essere compresa a fondo solo prescindendo dalla mentalità moderna e cercando di interpretare lucidamente una società estinta, quale quella bizantina. Nicola Bergamo, dottorando presso l'EHESS di Parigi, racconta in questo libro la vita di un'imperatrice, Santa e madre figlicida.
“Figlia di un retore pagano, pagana convertita (non si sa con quanta convinzione iniziale), poi cristiana fervente, seppe coniugare al suo ufficio una sensibilità particolare per le lettere.”
Questa è la relazione richiesta dall'imperatore di Spagna Carlo V, dopo le ampie esposizioni orali fatte dal domenicano Bartolomé De Las Casas, sulle distruzioni operate dalle armate spagnole nelle Indie (Antille, Messico, Guatemala, Venezuela, Florida, Rio della Plata). "Io ho deciso, per non essere reo, tacendo, di mettere a stampa..." le ingiustizie e le devastazioni, le rovine e le distruzioni... le opere inique, tiranniche, condannate... esecrabili e abominevoli fatte dagli spagnoli alle genti delle Indie "pacifiche, umili e mansuete". La denuncia più dura e documentata della conquista delle Americhe scritta nel 1542 e tuttora considerata uno dei libri classici per conoscere il massacro dei popoli indios.
"Tra il 1939 e il 1945, la Germania nazista, assecondata da molteplici complicità, ha sterminato circa 6 milioni di ebrei europei nel silenzio pressoché totale del mondo. Le è mancato solo il tempo per distruggere l'intero popolo ebraico come aveva deciso. Questa è la realtà cruda del genocidio ebraico, Shoah nella lingua ebraica. La decisione di "far scomparire" il popolo ebraico dalla terra, la determinazione di decidere chi deve e chi non deve abitare il pianeta, spinta alle sue ultime conseguenze, segna la specificità di un'impresa, unica a tutt'oggi, tesa a modificare la configurazione stessa dell'umanità."
Quattro testimonianze sul genocidio armeno che ne ricostruiscono la storia, ne chiariscono le peculiarità e ne descrivono gli orrori denunciando le responsabilità con il coraggio di chi non rimane in silenzio davanti all'umanità calpestata e l'indignazione di chi vede il mondo restare inerme se non indifferente davanti al crimine.
Gli esiti dell'incontro tra una città ricca di vitalità artistica e culturale e un vulcanico artista che «non ha paura di avere coraggio» sono raccontati e descritti dai più autorevoli studiosi internazionali di Ezra Pound, «turista colto» a Milano (pp. 144).
Il libro, pubblicato in occasione del sessantesimo anniversario della Liberazione, è l'avvincente racconto dell'eroica vita e della tragica e misteriosa morte di Aldo Gastaldi «Bisagno», comandante della leggendaria Divisione «Cichero» che combatté contro fascisti e tedeschi sull'Appennino ligure-emiliano, di Ugo Ricci «il capitano», l'eroe della Resistenza in Val d'Intelvi, e di Edoardo Alessi «Marcello», comandante della «Prima Divisione Alpina Valtellina». Tutti e tre ufficiali del Regio Esercito, erano uniti da una comune e intensa fede religiosa e ispirati a un progetto di pronta riconciliazione con il nemico sconfitto. Se fossero vissuti dopo la Liberazione, avrebbero sicuramente impedito che fosse sparso il «sangue dei vinti». Ma due di essi furono uccisi nel momento culminante della loro battaglia. Da chi? Dai fascisti o dai comunisti? E il terzo, la medaglia d'oro Aldo Gastaldi, ruzzolò o fu fatto ruzzolare sotto le ruote di un camion, che ne stritolò il corpo, mentre riportava a casa i ragazzi che avevano combattuto al suo fianco sulle montagne? Su questi autentici «gialli» della recente storia d'Italia, rapidamente archiviati dalla storiografia ufficiale, indaga il libro di Luciano Garibaldi, che si avvale delle testimonianze raccolte da Riccardo Caniato, Luigi Confalonieri e Alessandro Rivali. (p. 168)