
L'autore militò per oltre vent'anni nel Pci come segretario di Palmiro Togliatti, come deputato, come caporedattore di Rinascita. In queste pagine riordina per la prima volta i suoi incontri con gli uomini che hanno fatto la storia del Novecento: Stalin, Kruscev, Che Guevara, Gramsci, la Jotti e molti altri. Un libro che offre molti scoop, a partire dal radicale cambiamento che questi fatti e questi incontri hanno prodotto in chi li racconta (pp. 208).
Accanto al Mazzini risorgimentale c'è anche un Mazzini letterato (curò gli inediti di Ugo Foscolo) che nel carteggio con Marie d'Agoult, reduce dalla tempestosa relazione con Franz Liszt, svela il suo lato umano, in uno scambio di fermenti letterari, passioni politiche, spleen e progetti culturali (pp. 160).
Uno dei passaggi critici della storia italiana studiato in un convegno scientifico, che per la prima volta ha messo a confronto le diverse prospettive storiografiche (pp. 576).
E se Antonio Gramsci non fosse morto nel letto di ospedale, mafosse stato ucciso?
Stalin e Togliatti avrebbero voluto questo epilogo? Lo sapevate che la moglie Julka Schucht era iscritta al Kgb? Sposò Gramsci per amore, o per ragioni di partito? E sua sorella Tatiana fu per Antonio una cognata premurosa? Un'inchiesta mozzafiato che ha tutti i requisiti di un giallo d'autore. Caprara, per trent'anni al fianco di Togliatti, si conferma giudice implacabile dell'ideologia comunista. Contributi degli eredi di Gramsci e di Yaroslav Leontiev, tra i più grandi esperti dei misteri dell'ex Urss (pp. 200).
Gli esiti dell'incontro tra una città ricca di vitalità artistica e culturale e un vulcanico artista che «non ha paura di avere coraggio» sono raccontati e descritti dai più autorevoli studiosi internazionali di Ezra Pound, «turista colto» a Milano (pp. 144).
La storia italiana del Novecento consegnata alla verità dei fatti. E' questa la nota dominante del libro di Ugo Finetti, scrittore e giornalista della Rai, che ricostruisce e puntualizza quasi tre quarti di secolo di vita nazionale - con specifico riferimento ai passaggi chiave dell'antifascismo e della Resistenza - sulla scorta dei risultati critici maturati dalla storiografia revisionista, che va liberando la cultura italiana da decenni di chiusure ideologiche e strumentalizzazioni politiche. Tra i meriti del volume è da segnalare l'impressionante documentazione delle distorsioni e falsità che, in ordine alla vita dei partiti antifascisti e al loro impegno nella lotta resistenziale, sono rinvenibili nei manuali scolastici di storia, ancora egemonizzata da autori eredi delle vecchie parole d'ordine del comunismo internazionale e indigeno. Prefazione di Sandro Fontana, già vicepresidente del Parlamento europeo (pp. 384).
Alla luce dei risultati più significativi e certi del grande dibattito culturale degli ultimi decenni, l'autore approfondisce le più scottanti e meno note questioni del Risorgimento: dalle insorgenze alle sètte, dal ruolo delle potenze straniere ai metodi «poco leciti» dei protagonisti dell'unificazione, dalla repressione della rivolta meridionale fino ad esaminare le conseguenze di tutto ciò nella tragica storia del XX secolo.
Come ormai tanti storici hanno dimostrato, gli artefici del movimento unitario hanno voluto creare lo Stato nazionale non sulla base della tradizionale società italiana come realmente si presentava in quei giorni, ma sul tentativo forzato e utopico di creare una nuova «nazione» italiana («fare gli italiani»). In tal maniera, esso si è evoluto conducendo una dura guerra contro la religione nazionale degli italiani e contro le loro secolari strutture regionali e locali, ottenendo l'unificazione geopolitica, ma non l'unità degli italiani. Il Risorgimento fu insomma molto più che un semplice processo unitario: fu la «Rivoluzione Italiana».
Ne esce un quadro di ricostruzione storico e storiografico unico sinora per completezza di visione, prezioso per la necessaria revisione dei libri di testo, passo fondamentale per una riscoperta della profonda ma veritiera consapevolezza della identità civile e morale del nostro popolo (pp. 280).
Perché George W. Bush ha vinto le elezioni contro tutti i pronostici degli intellettuali europei? Quale bilancio stilare del suo primo mandato? Perché la guerra è considerata insita nel Dna dei repubblicani e invece, alla prova dei fatti, è dichiarata pressoché sempre da presidenti democratici? Quali i rapporti sul piano della reciproca conoscenza tra Italia e Stati Uniti?
La nuova edizione de I Signori della Casa Bianca, arricchita di ben quindici capitoli, risponde a questi brucianti interrogativi. Il libro svela tutti i come e i perché del sistema elettorale e di governo americano, aiutando a capire il valore aggiunto della democrazia rispetto a ogni altra forma di organizzazione civile o sociale.
Estraneo a ogni ingenuità , ben consapevole che sono gli uomini a determinare le istituzioni, l'autore dedica un'ampia parte del saggio alla vita e all'opera degli uomini dello Studio Ovale. Passa all'appello i presidenti, muovendo con fredda ironia aneddotica il bisturi nei vizi oltre che nelle virtù, allargando la galleria ad altre personalità politiche (molte delle quali candidati sconfitti) che hanno comunque scritto la storia a stelle e strisce.
Per ricchezza di dati e di profondità di giudizio I Signori della Casa Bianca, la cui prima stesura ha ottenuto oltre cento recensioni, si pone, secondo l'autorevole parere di Ferruccio de Bortoli, come un punto di riferimento per una conoscenza oggettiva degli Stati Uniti d'America.
Il libro, pubblicato in occasione del sessantesimo anniversario della Liberazione, è l'avvincente racconto dell'eroica vita e della tragica e misteriosa morte di Aldo Gastaldi «Bisagno», comandante della leggendaria Divisione «Cichero» che combatté contro fascisti e tedeschi sull'Appennino ligure-emiliano, di Ugo Ricci «il capitano», l'eroe della Resistenza in Val d'Intelvi, e di Edoardo Alessi «Marcello», comandante della «Prima Divisione Alpina Valtellina». Tutti e tre ufficiali del Regio Esercito, erano uniti da una comune e intensa fede religiosa e ispirati a un progetto di pronta riconciliazione con il nemico sconfitto. Se fossero vissuti dopo la Liberazione, avrebbero sicuramente impedito che fosse sparso il «sangue dei vinti». Ma due di essi furono uccisi nel momento culminante della loro battaglia. Da chi? Dai fascisti o dai comunisti? E il terzo, la medaglia d'oro Aldo Gastaldi, ruzzolò o fu fatto ruzzolare sotto le ruote di un camion, che ne stritolò il corpo, mentre riportava a casa i ragazzi che avevano combattuto al suo fianco sulle montagne? Su questi autentici «gialli» della recente storia d'Italia, rapidamente archiviati dalla storiografia ufficiale, indaga il libro di Luciano Garibaldi, che si avvale delle testimonianze raccolte da Riccardo Caniato, Luigi Confalonieri e Alessandro Rivali. (p. 168)
Gli ultimi soldati del Re d'Italia sono quelli che nel 1944 e '45, inquadrati nell'esercito regolare, hanno combattuto insieme con gli «Alleati» contro i tedeschi, senza odio. A distanza di cinquant'anni Corti, con la straordinaria forza evocativa della sua scrittura, offre questo altissimo romanzo che illumina la verità della storia (pp. 320, IV ed.).
Queste pagine narrano avvenimenti di storia patria a lungo sopiti per le tensioni politico-ideologiche che connotarono il continente europeo dopo la fine della coalizione antifascista. Si tratta dei crimini di guerra sui militari e le popolazioni civili del nostro Paese perpetrati - tra il 1940 e il 1946 - dalle truppe delle potenze liberal-democratiche vincitrici del secondo conflitto mondiale, in manifesta violazione del diritto internazionale bellico allora vigente. Se noti e di frequente evocati sono i crimini di guerra tedeschi, non adeguato rilievo pubblicistico hanno generalmente ricevuto eccidi, bombardamenti, stupri, saccheggi e altro ancora degli Alleati anglo-franco-americani (in particolare all'indomani dell'armistizio nel settembre 1943), oggetto preminente del tenace scavo di Federica Saini Fasanotti. Completa il drammatico scenario la raccapricciante documentazione sulle barbariche pratiche di guerra dei miliziani iugoslavi e greci. Segnalando l'importanza del volume Sandro Fontana, ordinario di Storia contemporanea nell'Università di Brescia e già vicepresidente del Parlamento europeo, scrive nella sua Prefazione: «Attraverso una ricerca rigorosa, condotta in tutte le direzioni, Federica Saini Fasanotti è riuscita a sottrarre al limbo della storia tutte quelle vicende dolorose che hanno investito la nostra esperienza nazionale durante l'ultimo conflitto mondiale» (pp. 328).
Federica Saini Fasanotti, milanese, è stata allieva del professor Giorgio Rumi, sotto la cui guida si è laureata in Storia contemporanea. Conseguito il Diploma di ricerca con una tesi sui controversi rapporti tra il fascismo e la Croce Rossa, si è poi trasferita a Roma, dove collabora attivamente con l'Archivio dell'Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'esercito. Ha pubblicato numerosi saggi e articoli su riviste storiche di settore e, sotto la supervisione di Piero Melograni, ha sviluppato per Rai Trade una serie di 13 DVD sulla storia del fascismo.