
Fine agosto 1914. L’esercito tedesco riduce Lovanio quasi completamente in cenere: più di 1000 palazzi sono distrutti; più di 200 civili uccisi. La prestigiosa biblioteca dell’Università Cattolica è completamente distrutta dalle fiamme. Benedetto XV non reagisce pubblicamente e il suo silenzio, in quei primi mesi del primo conflitto mondiale, preoccupa e irrita cattolici e non. Dal Natale 1914 è attivo a Roma un club segreto composto da rappresentanti di cinque nazioni, che sotto la guida di mons. Simon Deploige, professore a Lovanio, tenta di cambiare l’orientamento della diplomazia pontificia in favore degli alleati e così rompere il monopolio della propaganda militare tedesca. L’azione clandestina è rimasta segreta fino ad oggi. Due manoscritti – un rapporto segreto scritto da mons. Paulin Ladeuze, rettore dell’Università lovaniense e le note manoscritte di mons. Eugenio Pacelli – muovono la scena. Supportato da materiale archivistico inedito, l’Autore apre con acribia uno spiraglio sul complesso mondo della diplomazia vaticana del tempo. Il finale della storia è sorprendente e provocatorio per le interpretazioni del pontificato di Benedetto XV e getta una luce singolare e nuova sul giovane Eugenio Pacelli, futuro papa Pio XII.
"L'autore offre al lettore due saggi di natura storica sul Sessantotto, con un approfondimento sulla vicenda della «città-stato» di Fiume. L'elemento che accomuna i due testi è il tema della «Rivoluzione» e della «Contro-Rivoluzione», che l'autore mutua da Plinio Corréa de Oliveira. Formicola tratta del Sessantotto e di Fiume con abbondanza di riferimenti e con spessore di riflessione. Fra i maestri che ispirano le sue valutazioni vi è Eric Voegelin. Non mancano numerosi richiami ad altri autori, cattolici e non, come pure al Magistero della Chiesa. Questi scritti di Giovanni Formicola provocano una riposta, che potrà essere di adesione o di rifiuto, di accettazione o di critica; tuttavia, di certo non possono essere ritenuti insignificanti, né improduttivi. Essi invocano una presa di posizione e, di conseguenza, un impegno personale. Per quanto riguarda il Sessantotto, Formicola vi vede la «cifra» storica del tragico realizzarsi dello spirito rivoluzionario nel XX secolo." (dalla Prefazione di don Mauro Gagliardi). Epperò non chiude alla speranza, non solo teologale. Gli effetti di certe premesse ideologiche ormai sono vita vissuta, ed è difficile che l'uomo voglia perseverare ancora a lungo tra le macerie di un mondo senza e contro Dio.
La Rivoluzione Scientifica iniziata all’alba del XVI secolo era destinata a segnare un cambiamento profondo nella storia europea. In Inghilterra Francis Bacon pensava ad una scienza al servizio del potere. Il nascente impero britannico, ispirandosi all’utopia proposta da Bacon nella “Nuova Atlantide” e alla successiva visione del Leviathan di Thomas Hobbes, si dotava nel 1660 dello strumento adatto: la Royal Society. Quando nel XIX secolo la teoria economica di Thomas Malthus venne fatta propria dall’Inghilterra coloniale e capitalista, il naturalista Charles Darwin la pose come fondamento della sua teoria sull’origine delle specie conferendole dignità scientifica. Da quel momento la teoria darwiniana avrebbe costituito un paradigma indissolubilmente legato alle dinamiche imperialistiche e neoimperialistiche veicolate anche attraverso le politiche ONU.Una teoria scientifica che per motivo è stata “blindata” dalla Royal Society e da altre istituzioni impedendo che potesse essere seriamente messa in discussione.
Solo una nazione, solo la Spagna, è riuscita a liberarsi dal dominio musulmano e a difendere con eroismo il patrimonio di fede, di cultura e di civiltà ereditate dall'epoca romana. Nel 1492 una coppia di re d'eccezione, Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona, porta a termine la riconquista, annette Granada, trasforma la Spagna in una nazione moderna, crea scuole e università di eccellenza, forma un'amministrazione efficiente, attua una capillare riforma della chiesa che anticipa di mezzo secolo il concilio di Trento e che genera uno stuolo di santi. Con la scoperta dell'America i Re Cattolici - e gli spagnoli tutti - proiettato nel Nuovo Mondo la fede, l'eroismo e la forza della loro tradizione. In nome della fede e della cultura, che sempre la segue, la cattolica Spagna studia e documenta tutte le lingue e le usanze delle tante popolazioni amerinde che incontra e costruisce in America una rete di università e conventi che inseriscono nell'alveo della civiltà greco-romana un intero continente. America Latina si dirà. La Spagna che realizza con pochi uomini e in poco tempo un'impresa epica, deve molto all'intervento del cielo. Maria e Giacomo accompagnano la storia della penisola dai tempi della prima evangelizzazione. Da quando Maria, la Virgen del Pilar, appare a Giacomo a Saragozza, a quando la Morenita, la Vergine di Guadalupe, appare all'indio Juan Diego per riversare un fiume di grazie sui suoi figli americani. Una storia unica.
«Questa è stata la mia vicenda. La storia di chi riuscì a tornare da quella guerra nella steppa bianca. Dopo di allora nessuno di noi, cavalli e uomini, avrebbe più combattuto insieme né caricato» L'epopea del Reggimento Savoia Cavalleria (3°) nella steppa russa durante la Seconda guerra mondiale. La voce narrante è quella di Albino, cavallo maremmano, che, insieme ai suoi compagni, prese parte alla carica di Isbuscenskij, il 24 agosto 1942, tradizionalmente conosciuta come l'ultima carica di cavalleria. Ferito in battaglia, sopravvissuto nella ritirata, di lui si persero le tracce fino a quando, a guerra ormai conclusa, venne fortunosamente ritrovato e riconsegnato al suo Reggimento. Dove e con chi era stato? Un mistero che appassionò gli italiani nel dopoguerra, e che richiama alla mente la trama di "War Horses", da cui Steven Spielberg ha tratto l'omonimo film. Con l'unica differenza che quello che qui viene narrato è tutto autentico. Per la prima volta, il libro racconta il punto di vista di Albino e prova a risolvere il giallo della sua scomparsa ma soprattutto rende omaggio ai soldati caduti, all'antica tradizione cavalleresca e alle migliaia di cavalli sacrificati in nome della guerra.
Questo diario di guerra" e la testimonianza scritta di un uomo semplice che si trova coinvolto nella II guerra mondiale. Un'autobiografia che ci fa vedere gli eventi con gli occhi di una persona comune. " CON IL DIARIO" DEL BERSAGLIERE IVO BROGINI INIZIA LA PUBBLICAZIONE DI UNA SERIE DI VOLUMI DEDICATI ALLE MEMORIE AUTOBIOGRAFICHE SCRITTE ED ORALI SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE IL CUI SCOPO PRINCIPALE E`QUELLO DI RIPORTARE ALLA LUCE E VALORIZZARE UN PATRIMONIO DI TESTIMONIANZE ORIGINALI, CHE POSSANO ESSERE UN UTILE CONTRIBUTO ALL'INDAGINE SULL'ATTEGGIAMENTO DELL'INDIVIDUO COMUNE NEI CO NFRONTI DELLA GUERRA. L'ATTEN ZIONE NON SI RIVOLGE QUINDI A UOMINI CHE FURONO PROTAGONISTI ATTIVI DEGLI EVENTI STORICI E CHE CONTRIBUIRONO A DETERMINARLI, MA A COLORO CHE NON RICOPRIRONO UN RUOLO DI PRIMO PIANO, INDIVIDUI "SENZA STORIA", PERSONE SEMPLICI CHE SI TROVARONO COINVOLTE IN GUERRA SPESSO SENZA CAPIRNE LE MOTIVAZIONI, UOMINI LA CUI PRINCIPALE ASPIRAZIONE ERA QUELLA DI SOPRAVVIVERE, CERCARE DI VINCERE LA FAME, IL FREDDO, LA PAURA E GLI ALTRI DISAGI DI ORDINE MATERIALE E PSICOLOGICO CHE LA PARTECIPAZIONE AL CONFLITTO PONEVA IN ESSERE. QUESTA TESTIMONIANZA DI IVO BROGINI NON CONTIENE "RIVELAZIONI" PARTICOLARI PER QUANTO CONCERNE LA GUERRA. ESSA, TUTTAVIA, ARRICCHISCE UN SETTORE DOVE LA MEMORIA SCRITTA APPARE LIMITATA A POCHISSIME VOCI, QUASI TUTTE APPARTENENTI AD UFFICIALI... "
Il volume narra, attraverso le vicende della famiglia Ponticelli, gli ultimi trecento anni di storia della Maremma Grossetana. Completano il libro foto, immagini d'epoca e documenti storici. Il volume tratta, con vivacita e chiarezza, come un romanzo, le vicende politiche, economiche e culturali degli ultimi trecento anni di storia della Maremma. La storia mette in risalto ricordi, racconti, memorie e documenti recuperati dall'Archivio di Famiglia dei Ponticelli, le cui vicende procedono di pari passo con quelle della Maremma stessa.
Il saggio intende dare un valido contributo scientifico alla storia dei conflitti bellici in cui fu coinvolta la repubblica di Siena nel XIV secolo ed in particolare analizza lo scontro tra Siena e Perugia che dura per tre anni tra il 1357 e il 1359. Tutti coloro che sono interessati per passione alla storia del XIV secolo e gli studiosi invece che svolgono ricerche e studi sul Medioevo e in particolare su quel periodo. Dei veri e propri appunti su un conflitto dimenticato.
In questo volume l'architetto Vincenzo Passeri presenta i risultati di una ricerca archivistica svolta nell'arco di quindici anni, condotta con scrupolosita scientifica. Questa ricerca raccoglie tutte le notizie che riguardano le singole localita della provincia di Siena ed e utilissima non solo a vari studiosi che siano interessati alla storia delle singole localita, ma anche alle amministrazioni per la conoscenza del territorio senese. La ricerca presentata in questo volume puo essere definita a ragione la piu completa e unica nel suo genere.
Raccolta di testimonianze dei protagonisti di un momento storico estremamente importante per la nostra storia.
Autobiografia del sottotenente Nicola Rossi, nel periodo in cui fu prigioniero dei Tedeschi, durante la seconda guerra mondiale. Con il diario del sottotenente Nicola Rossi continua la pubblicazione di diari e memorie sulla seconda guerra mondiale, con l'intento di contribuire ad una lettura dal basso" del conflitto. Questa collana propone infatti una visione del conflitto attraverso testimonianze di individui che si trovarono coinvolti in tale evento, spesso senza comprenderne le motivazioni, uomini comuni che furono costretti a dover subire decisioni prese da altri, a volte con conseguenze drammatiche per la loro stessa esistenza. La testimonianza lasciataci da Nicola Rossi, ufficiale di complemento romano e studente universitario, copre un arco di tempo limitato, dall'8.9.1943 all'aprile 1945 ed e riferita esclusivamente al periodo in cui l'Autore fu prigioniero dei Tedeschi. "

