
Via Veneto, la Dolce Vita. E tutto il loro corredo di immaginario collettivo. Ma quel ruggente periodo è stato anche altro. È stato, ad esempio, anche cronaca nera. In quegli stessi anni in cui un sogno italiano prendeva forma e diventava leggenda, proprio in quella strada avvenivano due delitti destinati ad entrare nella storia nera del Novecento Italiano. Uno è il caso Bebawi, l'altro il caso Wanninger. Curioso, in entrambi, le vittime sono straniere: come a voler provare, dimostrare quasi lo spessore internazionale che via Veneto aveva assunto in quegli anni. Bebawi è un delitto che fa epoca. 1964. Un facoltoso industriale egiziano, giovane e bello, viene trovato assassinato e sfigurato nel suo ufficio di via Lazio. Wanninger è un delitto che sembra uscito dalla penna di uno scrittore. 1963. Un grido scuote un palazzo di via Emilia.
Chi erano davvero gli eroi e le eroine della guerra di Troia? Quali sono le storie più autentiche e segrete delle figure cantate nell'Iliade e nell'Odissea? Questo libro racconta in modo nuovo i protagonisti della grande epopea omerica che tutti abbiamo studiato a scuola. Ma racconta anche quello che Omero non dice, scavando nella miniera di leggende, spesso frammentarie ed enigmatiche, che gli antichi ci hanno lasciato. Così, intorno agli amori di Achille, agli inganni di Ulisse, alle avventure favolose di Elena, rinasce tutta una costellazione di eroi perduti.
Questo libro racconta, prima ancora degli orrori del nazionalsocialismo, la storia toccante di una ragazza. Una giovane vita piena di aspettative e opportunità, destinata a un tragico destino. Anne Frank (1929-1945) è diventata celebre grazie al suo diario, che ha commosso e continua a commuovere lettori di tutte le età. Mirjam Pressler ne fa un ritratto biografico a tutto tondo, soffermandosi sulle contraddizioni e facendo emergere i talenti e le aspirazioni di questa giovane ebrea nata in Germania. La storia sconvolgente di una ragazzina che è diventata donna nel periodo più cupo della storia dell'umanità e che Mirjam Pressler ha avuto il coraggio di trasformare in un romanzo avvincente. Età di lettura: da 13 anni.
È sopravvissuto a due guerre mondiali, sette papi, la monarchia, il fascismo, la Prima Repub­blica e la Seconda. E a sei processi per mafia e omicidio. Giulio Andreotti è stato un esemplare unico del potere in Italia per longevità, sopravvi­venza agli scandali, dimestichezza con gli appa­rati dello Stato e del Vaticano, consuetudine con le classi dirigenti mondiali del passato. È stato unico perfino nell’aspetto fisico, che ha nutrito generazioni di vignettisti. A cento anni dalla nascita, il 14 gennaio del 1919, ripercorrere la sua vita e la sua epoca significa fare i conti con la distanza siderale tra la sua Italia e quella di oggi. Dopo essere stato incombente per mezzo secolo come uomo di governo e come enigma dell’Italia democristiana, Andreotti non c’è più. E non solo perché è morto, il 6 maggio del 2013. Non esistono più la sua politica, la sua cultura, il suo Vaticano. Rimane solo l’eco lonta­na e controversa del «processo del secolo», che doveva chiarire le sue responsabilità e che inve­ce si è concluso nel modo più andreottiano: con una verità sfuggente. Nel suo libro, ampiamente rivisto e aggiornato per questa nuova edizione, Massimo Franco racconta e analizza Andreotti e il suo mondo: gli alleati, i nemici, il suo alone intatto di mistero, ma anche la famiglia invisibile per decenni, e sorprenden­te nella sua stranissima normalità. Attraverso la silhouette curva del «Divo Giulio», aiuta a capire che cosa siamo stati e non siamo più. In un’Italia che cambiava o fingeva di cambiare, Andreotti ri­mase sempre se stesso: nel bene e nel male. Emblema e garante dello status quo nell’era della guerra fredda, ha rappresentato l’«uomo del Pur­gatorio» per antonomasia, in una nazione in bilico tra Paradiso occidentale e Inferno comunista. Ha permesso a un’Italia di specchiarsi per mezzo se­colo in lui, di sentirsi migliore, o forse solo di auto­assolversi. Le ha fornito la bussola: un pessimismo di fondo sulla natura umana, alleviato dall’ironia.
C’è un evento chiave nella storia di Auschwitz. Il 12 maggio del 1942, un convoglio da Sosnowiec scarica 1500 ebrei che, per la prima volta, non vengono né internati, né selezionati per le squadre di lavoro, né picchiati o freddati con un colpo di pistola. Vengono inviati direttamente alle camere a gas.
Così si compie il destino di Auschwitz: non più un campo di concentramento né di lavoro coatto, ma una colossale macchina progettata per l’annientamento sistematico di esseri umani. Attraverso le testimonianze dei sopravvissuti e dei carnefici, Il regno di Auschwitz descrive questa tragica parabola, fino all’evacuazione del gennaio 1945.
Nessuno sa quanti abbiano perso la vita dietro quel filo spinato. E nessuno lo saprà mai, visto che i nazisti bruciarono tutti i documenti abbandonando Auschwitz, rendendo incalcolabile il numero effettivo delle vittime. Il comandante del campo Rudolf Höss, processato dopo la guerra, si dichiarò responsabile dell’eliminazione di due milioni e mezzo di persone, più «un altro mezzo milione di morti per fame e malattie». Poi però aggiunse: «Non ho mai saputo il numero complessivo e non ho modo nemmeno di stimarlo».
Ma, per quanto suoni terribile dirlo, il punto non è quanti ebrei siano stati uccisi. Il punto è che l’obiettivo era ucciderli tutti. È questo che definisce il genocidio. Vernichtung, annientamento. E Auschwitz ne è il simbolo, il più eloquente di tutti, perché più di tutti gli altri campi dette il suo spaventoso contributo alla Soluzione Finale. È per questo che la storia umana può solo dividersi in un prima e un dopo Auschwitz.
Il 23 marzo 1919, in piazza San Sepolcro a Milano, Benito Mussolini fonda i Fasci di Combattimento: davanti a lui ci sono meno di duecento persone, molte delle quali presto prenderanno altre strade. Alle elezioni politiche del 16 novembre 1919 la sua lista, presente solo a Milano, raccoglie meno di cinquemila voti. Sembra un uomo finito, ma tre anni dopo diventa capo del governo e avvia il percorso che lo porterà a imporsi come dittatore. Com'è potuto accadere? Quali fattori politici, economici e sociali consentirono al fascismo di sottomettere l'Italia? Quanto influirono il carisma e l'intuito del Duce? Come poté svilupparsi un partito armato dedito all'uso sistematico della violenza? Quali errori commisero i capi del movimento operaio e la vecchia classe dirigente liberale? Il libro di Antonio Carioti ricostruisce i fatti dalla nascita dei Fasci fino alla marcia su Roma, affidandone il commento a quattro interviste con studiosi di vario orientamento (Simona Colarizi, Alessandra Tarquini, Fabio Fabbri e Marco Tarchi). Completa il volume una raccolta di documenti dell'epoca, che restituiscono al lettore con immediatezza le passioni, le polemiche e le svolte politiche del fascismo in quegli anni drammatici. Prefazione di Sergio Romano.
Un capolavoro architettonico ammirato in tutto il mondo. Una città, Firenze, al culmine della sua fortuna storica e artistica sotto i Medici. E un genio tormentato, Filippo Brunelleschi, destinato a lasciare un'impronta indelebile nella storia. Sergio Givone tesse in queste pagine la trama che portò alla nascita della cupola del Duomo di Santa Maria del Fiore, simbolo indiscusso del Rinascimento, ripercorrendo i giorni di una città colpita dalla peste, il magico incrocio degli artisti dell'epoca, da Masaccio a Donatello, da Arnolfo di Cambio a Lorenzo Ghiberti, le rivalità, le delusioni e i drammi di un'impresa temeraria. A seicento anni dall'inizio dei lavori di costruzione, riviviamo le voci, i gesti, i personaggi e i retroscena di una saga drammatica ed eroica, scopriamo il sogno di un artista visionario che sfidò le leggi della fisica e lo scetticismo dei contemporanei, ma anche il suo rapporto col figlio tanto profondo quanto contrastato. Nel romanzo della cupola s'intrecciano ricostruzione degli eventi e filosofia, scienza e biografia, svelando arcano e realtà di un'opera tra le più rilevanti della nostra civiltà.