
Il volume propone un’attenta e articolata analisi delle posizioni che la rivista «Studium» assunse negli anni in cui Aldo Moro ne fu direttore, dal 1945 al 1948. Tale momento della vicenda politica ed intellettuale del giovane Moro, sinora poco esplorato, coincise con anni cruciali nella storia italiana, segnati dalla conclusione della guerra mondiale, dalla Costituente, dall’edificazione del nuovo Stato repubblicano. Animando un vivace dibattito tra intellettuali di grande prestigio, la rivista contribuì alla elaborazione e alla diffusione di una cultura democratica e cristiana e rappresentò un qualificato punto di riferimento anche all’interno della DC.
Il dialogo con la cultura e la modernità oggetto del presente studio fece emergere alcune tra le più originali proposte del cattolicesimo politico italiano del secondo dopoguerra.
Paolo Acanfora è dottore di ricerca in storia moderna e contemporanea. Ha svolto attività di docenza in università italiane e straniere e pubblicato numerosi studi su riviste specializzate nazionali ed internazionali. Nel 2010 è stato borsista presso la Fondazione Giulio Pastore. Attualmente collabora con l’Istituto Luigi Sturzo e con l’Accademia di Studi Storici Aldo Moro
La costruzione di questo volume è fondata sullo svolgimento del complesso rivoluzionario compreso da tre rivoluzioni (la rivoluzione liberale poi evoluta in democratica, la rivoluzione nazionale e la rivoluzione sociale) emerse nell'area euratlantica dopo il crollo dell'impero napoleonico nel 1815 e progressivamente affermatesi contro il tentativo della restaurazione dei sovrani riportati sui troni già deposti. L'assolutizzazione, propria della rivoluzione politica, finisce non soltanto per spezzare il cordone ombelicale che originariamente la rivoluzione liberale e la rivoluzione nazionale avevano collegato al patrimonio teologico, spirituale ed etico del cristianesimo, ma anche per cercare di sostituirlo con il rovesciamento delle impostazioni (odio e guerra invece di carità e pace, occupazione invece di consenso, imperialismo invece di universalità).
L'espressione "controllo delle nascite" (birth control) è stata ideata nel 1914 da una giovane anarchica statunitense, Margaret Sanger. Convinta che l'impiego sistematico della contraccezione avrebbe emancipato la donna dai vincoli sociali e culturali del passato e avrebbe posto fine a povertà, guerre e malattie, la Sanger collaborò con eugenisti e neo-malthusiani, fondò riviste e associazioni internazionali anti-nataliste, avviò numerose cliniche per l'assistenza delle donne intenzionate a prevenire la gravidanza o ad abortire, finanziò la ricerca che condusse alla scoperta della formula della pillola anticoncezionale. Nel tempo, tale attività ottenne un impatto enorme sui costumi individuali e sulle politiche relative alla natalità adottate sia in Occidente, sia in paesi come India e Cina. Il volume, basato sulle fonti a stampa dell'epoca e sulla documentazione raccolta negli archivi statunitensi, costituisce la prima monografia italiana sull'argomento, ripercorrendo in maniera rigorosa ed approfondita le tappe che condussero la Sanger alla definizione del birth control e alla creazione di un movimento ancor oggi in piena espansione.
La guerra tra l'Italia e l'Impero Ottomano per il possesso della Tripolitania e della Cirenaica è stata un evento di particolare importanza sia per la politica interna italiana, sia per l'equilibrio internazionale europeo di quegli anni. Questo libro, a cento anni di distanza dagli avvenimenti, affronta il conflitto italo-ottomano con un approccio multidisciplinare, analizzando l'impatto che la guerra ebbe sul quadro internazionale europeo, sul sistema politico e sulla cultura italiana e, non ultimo, sulle strategie militari adottate. In tal modo, il volume si arricchisce della partecipazione di autori con sensibilità e approcci storiografici diversi, inserendosi nello sforzo di parte della storiografia italiana di recuperare, criticamente, su piani intersecantisi, la memoria storica dell'impegno coloniale italiano.
Il volume analizza la visione del Concilio Vaticano II da parte del Partito comunista italiano, dal momento della convocazione dell'assemblea (gennaio 1959) fino al suo definitivo scioglimento (dicembre 1965). I capitoli centrali sono preceduti da una lunga premessa nella quale viene ripercorsa l'analisi comunista della Chiesa e della religione cattolica, evidenziando continuità e rotture tra il primo e il secondo dopoguerra.
Dall'Unità ad oggi, la storia dei partiti italiani viene qui ripercorsa, nei suoi passaggi fondamentali, attraverso lo svolgimento cronologico delle diverse fasi politiche: dai problemi e le questioni emerse all'indomani dell'unificazione, passando attraverso la crisi del liberalismo e l'avvento dei partiti di massa, superando la soppressione della vita democratica messa in atto dal regime fascista, e arrivando, infine, alla creazione, al consolidamento e alla crisi del sistema dei partiti dell'Italia repubblicana. Un percorso difficile e tortuoso, caratterizzato, dall'irrisolto nodo della creazione di un reale spirito di appartenenza comune. Ripercorrendo questo "iter" e affrontando una disamina delle interpretazioni e delle metodologie di ricerca storiografica, il volume intende fornire un contributo per un rinnovato dibattito (aperto agli specialisti del settore, nonché al vasto campo di studiosi di scienze sociali) relativo al "caso italiano" e a quei caratteri peculiari che continuano a determinarne l'assoluta specificità nel panorama dei sistemi politici europei.
Nell'età moderna, dopo la data fatidica del 1492, la mondializzazione è stata in massima parte un'europeizzazione e in seguito un'occidentalizzazione del mondo intero. La globalizzazione dei nostri giorni, negli ultimi decenni, è l'esito finale di questi eventi. Ma questa stessa globalizzazione ha mutato la collocazione e il ruolo dell'Europa: ormai essa non è più il centro, bensì una semplice provincia del mondo. E tuttavia, proprio in questa sua nuova condizione di apparente debolezza, l'Europa può trovare nuove possibilità per il suo futuro: divenire un laboratorio di creatività, di innovazione, di convivenza, di messa in relazione del- le diversità culturali, nazionali, etniche, religiose. Solo in questo modo l'Europa, diventata provinciale, può diventare davvero globale, perché può offrire al mondo la sua esperienza particolare: proprio perché è passata attraverso i peggiori conflitti e le peggiori catastrofi l'Europa ha iniziato a scoprire la democrazia, i diritti umani, la libertà religiosa, la valorizzazione dell'altro. È un contributo che deve essere a tutt'oggi difeso, approfondito e reso patrimonio della "Terra patria" tutta intera.
"'L'histoire de l'éducation dans l'Antiquité', apparsa a Parigi nel 1948 per le Éditions du Seuil, è l'opera centrale di Henri-Irénée Marrou (Marsiglia 1904-Parigi 1977), grande studioso del cristianesimo antico, esperto epigrafista, importante teorico della storiografia, appassionato musicologo, intellettuale impegnato in vari gruppi del cattolicesimo sociale francese. Marrou non poteva pensare di dovere gran parte della sua fama proprio a quest'opera erudita e complessa, ma come talvolta accade per testi che vengono a colmare un vuoto e per autori che costruiscono il proprio oggetto osando dove altri non si sono spinti, la Storia è diventata uno dei suoi scritti più ammirati, letti e tradotti. In Italia è stata pubblicata presto, nel 1950, da "Studium" nella collezione in cui era apparso 'Umanesimo integrale' di J. Maritain e 'Cattolicesimo' di Henri De Lubac, ed ha avuto un'eco significativa anche oltre la cerchia degli specialisti degli studi classici" (dalla Prefazione di Giuseppe Tognon).
Scritta nell'estate del 1943, ma pubblicata postuma nel 1946, dopo il suo assassinio, Genesi e struttura della società è l'opera-testamento di giovanni gentile. essa porta a compimento, con una linearità e continuità di esiti, il pensiero non soltanto filosofico del principale esponente del neoidealismo italiano. Un posto centrale, in questo compimento, occupa il tema del lavoro, in particolare del senso del lavoro manuale e intellettuale, letto nella relazione inevitabile con lo Spirito Assoluto. Il volume ordina studi e ricerche dei principali studiosi del tema, ne vuole indagare la natura, l'origine e gli effetti, chiarendo il legame inscindibile tra riflessione filosofica e prospettiva pedagogica. L'umanesimo del lavoro gentiliano è sottoposto ad analisi come categoria che ha avuto un ruolo fondamentale nella costruzione dei "corpi intermedi" del secolo scorso e può continuare ad avere un valore metodologico e critico per ricomprendere l'inevitabile valore formativo dell'agire lavorativo anche e soprattutto oggi, quando, su questo fondamentale snodo antropologico, sociale e filosofico, sembrano prevalere altre logiche e, purtroppo, altre "leggerezze" di pensiero.
In questo numero un'analisi dei genocidi nella storia.
Questo terzo volume di Storia della politica internazionale valuta l'evoluzione interna ai due blocchi "Est-Ovest" nel periodo 1957-2017. Esclusa la possibilità di prevalere con un confronto militare aumenta lo sforzo dei due competitori per rendere ottimale il proprio modello. Vengono esaminate le alleanze, le unioni economico-sociali, gli impegni umanitari e la presenza all'interno dell'ONU. Emerge il ruolo esercitato dalle grandi potenze sia nel mondo liberal-democratico che in quello marx-lenin-maoista. Gli USA sono impegnati in un ciclopico sforzo nelle Americhe, in Europa, in Asia e anche in Africa sotto la guida di diversi presidenti fra i quali Kennedy, Nixon, Carter, Reagan, Bush, Clinton, Obama e Trump. L'esame del mondo comunista si sofferma sull'evoluzione sovietica fino alla dissoluzione dell'URSS; in questi decenni sono al centro della scena Krusciov, Breznev e Gorbaciov. Negli anni successivi la guida della Russia è assunta da Eltsin e da Putin. Un'attenzione specifca è riservata al lungo dopo- guerra tedesco; la Germania, debellata, occupata e divisa persegue con tenacia la riunificazione. Un rilievo particolare è riservato alla Cina durante gli anni di Mao Tsè-tung, Deng Xiaoping e Xi Jinping; sono esaminate anche la questione tibetana e il dissidio con Formosa. Un breve capitolo conclusivo è dedicato ai Paesi non allineati (PNA) e al loro attuale impegno politico. In questo quadro è avviato il processo integrativo del continente africano prima con l'Organizzazione dell'unità africana (OUA) e, in seguito, con l'Unione africana (UA).