
"Questo libro vuol essere un contributo a una cultura politica di ampio respiro, non appiattita sull'emozione del momento o sugli archetipi del nemico, nomade e straniero. È una rimeditazione di un dramma - quello dello sterminio degli zingari a opera dei nazisti, dopo una secolare persecuzione la discussione di un caso, ma anche la proposta di un ripensamento delle politiche per gli zingari a partire dalla scuola, cioè dall'investimento sui più giovani. È, anche, un richiamo al pericolo dell'antigitanismo, che viene da una storia antica e si fa disprezzo verso un intero popolo. L'antigitanismo ci rassicura che il nemico della nostra sicurezza è lì, davanti a noi, nei campi, sudicio, accattone, infido, ma in fondo debole, facilmente schiacciabile. L'antigitanismo è un prodotto della paura delle nostre società e si alimenta di stereotipi antichi oltre che dell'esperienza di un contatto, non sempre facile, molto particolare, con gli zingari". (Dall'introduzione di Andrea Riccardi)
Nel 9 d.C. Publio Quintilio Varo, legato imperiale in Germania, varcò il Reno con tre legioni e si addentrò nella Germania Magna, occupata oltre vent'anni prima dai soldati romani. Varo e i suoi uomini non sarebbero mai più tornati indietro: furono massacrati da guerrieri germanici nel Teutoburger Wald, l'area coperta da dense foreste in cui oggi sorge il centro di Kalkriese. Attirati in una trappola dal nobile cherusco Arminio, i legionari si trovarono attaccati su ogni lato da una coalizione di tribù germaniche, insorte contro il dominatore straniero. In seguito i Romani compirono varie spedizioni punitive contro i Germani e recuperarono le loro aquilae, ma la tragica fine di Varo e delle sue legioni li indusse ad abbandonare l'idea di trasformare la Germania Magna in una provincia romana e a stabilire lungo il fiume Reno il confine fra il mondo romano e quello delle tribù germaniche.
Città sedimentaria per eccellenza, dove tempo e spazio si incontrano, Roma si presta meglio di qualsiasi altra a un'analisi geostorica. Privilegiando un approccio cronologico, quest'opera dedica una parte importante alla descrizione in termini storici del territorio e del paesaggio e alla storia architettonica e urbanistica. Sul lungo periodo, mettono in evidenza i rivolgimenti e le continuità dell'urbanizzazione, le edificazioni e le distruzioni, i recuperi e i riutilizzi, pur offrendo approfondimenti originali su alcuni momenti-chiave della storia romana (la Roma di Cesare, quella dei papi, quella di Mussolini ad esempio). Basandosi su numerose mappe del tutto inedite, che a volte contribuiscono a rinnovare la storiografia, questo libro si trasforma progressivamente in una vera e propria biografia cartografica della città dalle origini ai giorni nostri, e in uno strumento per i turisti che vanno a cercare a Roma le trame, gli ambienti, gli scenari di film che ricorrono nelle loro fantasie. Una città di cui bisogna percorrere i quartieri per coglierne i colori, la luce, i rumori: marchio caratteristico di una città che rende felici, come sostiene Catherine Brice.