
Il nucleo centrale di questi scritti riguarda le origini e gli sviluppi del secondo conflitto mondiale, nonché lo svolgimento del duro processo di pace che fu imposto dai vincitori all'Italia. Con la fine del regime armistiziale, il nostro paese riacquistò la piena sovranità. La sua politica estera risultò nondimeno condizionata da difficoltà interne e questo spiega la sua mancata adesione, nel 1948, al patto di Bruxelles. Dalle debolezze allora mostrate, essa seppe, tuttavia, riscattarsi in occasione di snodi cruciali del confronto est-ovest, come prova il ruolo determinante che ebbe, negli anni 1977-79, per l'approvazione del programma relativo alla produzione e allo spiegamento degli euromissili in risposta all'installazione degli SS20 sovietici. Su tale episodio l'autore fornisce una preziosa testimonianza avendo ricoperto l'incarico di rappresentare l'Italia nel ristretto gruppo di esperti al quale fu affidata l'elaborazione di quel programma, nonché della piattaforma negoziale che doveva condurre, pochi anni più tardi, al totale azzeramento delle armi nucleari di teatro in Europa.
Scritto tra l'agosto 1937 e il febbraio 1943, il "Diario" di Galeazzo Ciano "una fonte memorialistica di primaria importanza" nelle parole dello storico Renzo De Felice - è un documento prezioso per la comprensione dell'ultima fase del regime mussoliniano: il periodo fatale che va dall'incubazione del secondo conflitto mondiale ai mesi che precedono la caduta del fascismo. L'esistenza del diario è nota ai collaboratori più stretti di Ciano dalla fine degli anni Trenta, ai quali il ministro degli Esteri confida di volerlo pubblicare a guerra finita, allo scopo di riabilitarsi politicamente dinanzi alle potenze alleate. A partire dall'estate del 1943, la "caccia" alle agende manoscritte del genero del Duce da parte dei servizi d'intelligence tedeschi e americani è al centro di un'avvincente spy story in bianco e nero. Una vicenda di tradimenti, colpi bassi, giochi doppi e tripli che Giuseppe Casarrubea e Mario José Cereghino ricostruiscono in modo nuovo nel loro saggio introduttivo. Grazie soprattutto al ritrovamento di vari fascicoli dell'Office of Strategie Services (Oss) e dello Special Counter Intelligence (Sci), carte degli anni Quaranta da poco desecretate negli Stati Uniti d'America e in gran parte inedite in Italia.
Questo libro fu pubblicato, la prima volta, quindici anni fa. È il risultato della riflessione, della dignità e dell'indignazione di un uomo che ha riscoperto, nella sua carne, una ferita antica e mai chiusa: il martirio della sua città, Gaeta, per favorire la nascita dell'Italia unita, rivelatasi matrigna e persino ancora nemica di chi, a quella costruzione storica, ha pagato, per tutti, il prezzo più alto, in risorse e sangue.
Il libro evidenzia nel profilo biografico di Pastore (1902-1969) uno dei temi centrali e permanenti del suo impegno civile: assicurare l’emancipazione delle lavoratrici e dei lavoratori rendendoli partecipi protagonisti dei processi di formazione delle decisioni socio-economiche. Il maturare di questa aspirazione accompagnò l’itinerario di Pastore, uomo del Novecento,
nelle sue principali esperienze pubbliche: giovane operaio autodidatta, militante del cattolicesimo sociale, attivista del PPI, giornalista antifascista, organizzatore della Gioventù cattolica, leader sociale nella DC, innovatore del sindacato italiano e internazionale, ministro per il Mezzogiorno e per le aree depresse del Paese. Come fondatore della CISL egli promosse una rappresentanza sindacale in grado di dare un apporto positivo allo sviluppo della democrazia in Italia e come uomo di governo della giovane Repubblica Italiana sostenne il pieno riconoscimento del sindacato quale attore sociale di fronte al sistema dei partiti. Per consentire di ripercorrere agevolmente la riflessione di Giulio Pastore intorno alle relazioni tra rappresentanza sociale e rappresentanza politica in uno Stato democratico, il volume offre ai lettori un’ampia scelta di interventi e di articoli proposti in diverse occasioni tra il 1925 e il 1969.
Il volume ricostruisce la formazione e lo sviluppo dell’International Co-operative Alliance, associazione sorta a Londra nell’agosto 1895, indagando in particolare lo svolgimento dei congressi che tenne, prima dello scoppio della Grande Guerra, a Parigi, a Delft, a Manchester, a Budapest, a Cremona, ad Amburgo e a Glasgow. È stato possibile ricostruire, così, il confronto tra diversi ambiti nazionali e diverse tradizioni culturali nel tentativo di sperimentare e di attuare comuni strategie di crescita internazionale. Favorendo la formazione e l’amalgama di élites europee transnazionali, comunque, il movimento cooperativo ha consentito un ampliamento della partecipazione ai processi di formazione delle decisioni economiche attraverso l’azione di un attore sociale internazionale.
La raccolta di studi presentati in questo volume costituisce un omaggio a Fausto Fonzi da parte degli allievi romani che hanno avuto l'opportunità d'essergli vicino nel corso della sua attività di storico e di docente universitario. Alle tematiche care a Fausto Fonzi, che ha contribuito con libertà d'indagine e con rigorosa ricerca scientifica ad ampliare la conoscenza della storia contemporanea (come testimonia la Bibliografia di Fausto Fonzi curata da M. Casella), sono ispirati i saggi raccolti nel volume.
Durante la missione che, nei primi anni Novanta del Novecento, impegnò le forze multinazionali dell'ONU in Somalia per recare aiuto al Paese devastato dalla carestia e dalle lotte fra i clan, gli Stati Uniti intervennero con propri contingenti militari per fornire appoggio alle operazioni di soccorso umanitario. Questo libro si concentra sulla drammatica evoluzione che ebbe l'operazione per la cattura di alcuni luogotenenti del signore della guerra somalo Mohammed Farah Aidid di cui fu incaricata l'unità speciale americana Task Force Ranger. Concepita come un'incursione che si sarebbe dovuta risolvere in modo fulmineo, l'operazione si trasformò ben presto in una cruenta battaglia che, svoltasi fra il 3 e 4 ottobre 1993, durò quasi 15 ore e il cui culmine fu l'abbattimento di due elicotteri Black Hawk. I soldati statunitensi, costretti sulla difensiva nell'area degli schianti sotto l'incalzante fuoco dei miliziani somali e minacciati dalla popolazione ostile, dovettero essere soccorsi da una forza di recupero congiunta ONU/USA, ma molti di loro lasciarono la vita in quella missione; centinaia furono le vittime della parte avversa.