
La storia della medicina ebraica dai tempi di Mosè al Seicento, in un viaggio che si snoda dalle terre di Giuda e di Israele a Babilonia e all'Egitto, dall'Italia bizantina al Maghreb, da Tunisi a Salerno, dall'Andalusia islamica alla Castiglia cristiana, dalla Provenza alla Sicilia, da Avignone a Roma, dalle 'terre del papa' a Venezia, seguendo gli esilii e le migrazioni che caratterizzano e segnano la storia degli ebrei. La storia di una sapienza curativa intessuta di religiosità e apprezzata non solo nelle giudecche e nei ghetti, ma anche in seno alla società cristiana e nelle corti di quegli stessi papi, sovrani e principi che scagliavano contro gli ebrei le loro bolle e interdizioni.
Giovanni Rasori (Parma, 1766-Milano, 1837) fu un personaggio scomodo: lo fu anzitutto per l'accademia, di cui contestò le posizioni conservatrici e retrive arroccate nella difesa di antichi privilegi; lo fu per il mondo medico, a cui indicò l'accidentata via di ricerca di una medicina nuova, forse avventata e certamente utopica, ma a suo avviso adeguata alla società egualitaria nata dalla Rivoluzione. Rasori fu scomodo per i francesi, incalzandoli con un giacobinismo scientifico nutrito delle idee rivoluzionarie da loro stessi esportate e poi messe a tacere; e lo fu per gli austriaci, durante la Restaurazione, cospirando contro di essi.
I caratteri che la scienza ha individuato per distinguere l'uomo dagli altri animali sono i più svariati, dal linguaggio articolato al "desiderio di assumere farmaci" (come ebbe a scrivere con autoironia un grande medico, William Osler). La religiosità antropologica sarebbe uno di questi, un vero e proprio tratto distintivo, frutto del legame tra libertà personale e tolleranza interpersonale nato da un senso profondo della dignità dell'uomo. Giorgio Cosmacini sostiene in queste pagine la ferma convinzione che la professione medica, più di ogni altra sfera dell'agire umano, si richiami per propria natura a un radicato senso di religiosità laica: il 'saper essere medico' non può prescindere da una valorizzazione assoluta del rapporto tra soggetto sofferente e soggetto curante, e nasce sempre da un'etica della dignità e della tolleranza. Il 'buon medico' è tale indipendentemente o a dispetto della confessione religiosa che abbraccia: cattolico, ebraico, islamico, agnostico, ateo, egli è comunque votato prima di tutto alla propria missione di guarigione. Come ha agito, nei secoli, questa concezione del mandato di medico sullo sviluppo della scienza e della pratica clinica?
In breve
Dalla peste del Trecento all’Aids, alla Sars e alle altre patologie del nostro tempo, il maggior storico della medicina in Italia racconta come siamo giunti a trattare le malattie dal primitivo empirismo medico fino alle odierne tecnologie, come sono cambiati i luoghi di cura dagli antichi alberghi ai moderni ospedali, come si è modificato il rapporto medico-paziente e medico-società, come i vari modelli di medicina hanno prodotto nei secoli benefici o pericoli, inerzia o sviluppo, stagnazione o progresso. La storia della lotta contro le malattie e delle armi messe in campo a difesa della salute si intreccia con le idee e le culture delle società occidentali in continua trasformazione.
Indice
Prefazione – Introduzione – Parte prima, Alle origini del mondo moderno: un blocco di tre secoli – I. La «gran morìa» del Trecento – II. La «reformatione» ospedaliera del Quattrocento – III. La scienza medica del Cinquecento – Parte seconda, La lenta trasformazione – I. Una età di crisi: 1550-1650 – II. Durante e dopo la rivoluzione scientifica: – III. Prima della rivoluzione politica: gli acquisti del Settecento – Parte terza, La grande instaurazione – I. Dagli Stati preunitari all’Italia unita: l’Ottocento – II. Tra pace e guerre: la prima metà del Novecento – III. Nell’Italia repubblicana: la seconda metà del Novecento – Parte quarta, Verso e oltre il Duemila – I. Nello scorcio del secolo – II. La transizione secolare – III. Alle soglie del nuovo millennio – Non conclusione – Indice dei nomi
"La guerra, pur essendo matrice riconosciuta del peggior male possibile, è tuttavia stata ed è tuttora il motore o volano di ricerche, sperimentazioni, applicazioni e pratiche medico-sanitarie che, trasferite dal campo militare a quello civile, hanno avuto ricadute vantaggiose anche in quest'ultimo campo, contribuendo spesso in modo determinante allo sviluppo e al progresso della medicina e della sanità": è la tesi di Giorgio Cosmacini, argomentata alla luce di un excursus storico-filosofico dagli antichi greci ai giorni nostri. Dal mondo romano, che ha creato un abbozzo di organizzazione medica con una specie di infermeria creata prima per l'assistenza ai legionari feriti e poi adibita alla cura dei traumi del lavoro agricolo ed edile, al Medioevo e Rinascimento in cui i chirurghi di guerra hanno fatto conquiste poi largamente utilizzate in tempi di pace; dall'invenzione del 'pronto soccorso' da parte della sanità militare napoleonica alla fondazione dell'attività professionale infermieristica durante la guerra di Crimea; dall'idea di Croce Rossa Internazionale concepita all'indomani della battaglia di Solferino all'estensione dell'antisepsi, nella prima guerra mondiale: il rapporto tra guerra e medicina è un rapporto bi-direzionale, a sfavore e a favore. Per un verso la guerra è l'infausta matrice di traumi e malattie che richiedono una vastità d'interventi riparatori, esigenti a loro volta un'altrettanto vasta organizzazione sanitaria.
Questo libro ricostruisce la campagna d'Italia della Seconda guerra mondiale avvalendosi di un registro duplice: il piano dei fatti ufficiali si alterna costantemente con quello della guerra segreta nelle retrovie, le vicende belliche assumono nell'insieme la coloritura del ricordo personale, brillante e minuzioso, di un giovanissimo ufficiale dell'OSS (Office of Strategic Services). Max Corvo fu scelto per questa missione data la sua familiarità con la terra d'origine, l'Italia, la sua lingua ed i suoi dialetti, con la sua cultura, la sua gente, il suo territorio tormentato e, infine, con la sua ricca storia. Grazie a queste conoscenze, e al suo talento personale, Corvo poté proporre ed attuare una serie di operazioni di spionaggio sul campo a sostegno della guerra contro i tedeschi ed i fascisti, fino alla loro sconfitta definitiva. lIl testo risponde, fra ammissioni e omissioni, a molte domande riguardanti l'invasione della Sicilia del 1943, l'accusa di collaborazione fra mafia e forze armate americane, il trattamento riservato dalle forze di occupazione tedesche e dai fascisti alla popolazione italiana, il sistematico smantellamento della macchina da guerra germanica sul territorio italiano fino alla caduta del fascismo ed alla morte di Mussolini.
I mille anni del Medioevo sono tra i più complessi e affascinanti periodi della storia umana. Il volume, giunto alla seconda edizione, pensato per la didattica universitaria e, più in generale, per quanti hanno il gusto delle letture di storia, li ripercorre attraverso un itinerario lineare e aggiornato.
Per la sua posizione nel Mediterraneo, l'Italia non è soltanto un passaggio obbligato per gli scambi nord-sud ed est-ovest ma è da sempre un importante crocevia migratorio. I processi di emigrazione e immigrazione sono una costante della vicenda peninsulare, in gran parte a causa della configurazione delle frontiere naturali e della posizione strategica nel contesto geografico europeo. La stessa mobilità interna, troppo spesso ridotta a fenomeno relativo ai soli anni 1950-1980, costituisce un fattore centrale della storia rurale e urbana del paese anche dei secoli precedenti. Lo scopo del volume è mettere a fuoco la continuità e la lunga durata, nonché la convivenza, delle molteplici mobilità che hanno interessato l'Italia. Esistono, infatti, diversi studi e sintesi d'insieme dedicati soprattutto alla grande emigrazione otto-novecentesca e vanno crescendo le analisi sulle immigrazioni attuali, ma sono poche le ricostruzioni del movimenti interni in connessione anche agli arrivi esterni. Paola Corti e Matteo Sanfilippo, alla luce del confronto con gli studi internazionali e con i nuovi paradigmi storico-sociologici sempre più attenti a comprendere i meccanismi e i processi sul quali si costruiscono i movimenti migratori, propongono una analisi del caso italiano che tiene conto delle numerose e recenti indagini settoriali e ne elabora i risultati in modo da ricomporre il complesso quadro della plurimillenaria mobilità in Italia