
La guerra è una realtà onnipresente nella storia di tutti i popoli, strumento da sempre privilegiato per la risoluzione di conflitti, crisi e problematiche di vario tipo. I modi e i mezzi adottati per fare la guerra hanno inciso profondamente sull'evoluzione delle civiltà di tutto il mondo, influenzando non solo le vicende politiche degli Stati, ma contribuendo pure a conservare o modificare equilibri sociali ed economici. Ecco perché risulta quanto mai interessante avere un quadro completo e dettagliato degli strumenti, delle tecniche e delle tattiche che, nel corso degli ultimi tre millenni, l'uomo ha escogitato per risultare sempre più efficace nella terribile arte della guerra. Dal carro a trazione animale al carro armato, dalla spada e l'arco alle armi da fuoco, dalla catapulta alla bomba atomica, dalla falange macedone ai moderni eserciti ipertecnologici passando per la legione romana e la cavalleria medievale, dall'arte dell'assedio alla guerra di trincea... Questo libro prende in esame tutti i temi e i momenti salienti di una storia, quella della guerra, in cui si riflettono aspirazioni e contraddizioni dell'uomo di ogni tempo.
Il volume illustra il passaggio avvenuto nell'Europa occidentale del tardo Medioevo e del Rinascimento dal modello di pensiero qualitativo a quello quantitativo. Le conquiste teoriche e le innovazioni tecnologiche provocarono infatti un cambiamento nella percezione della realtà, che incise profondamente su ogni aspetto della cultura.
Il volume offre una lettura non scontata della formazione dello Stato unitario; soprattutto, ne rilancia una prospettiva di futuro nell'ottica del bene comune rileggendo il contributo determinante che i cattolici - sacerdoti, religiosi e laici - hanno dato in tutti i passaggi significativi della storia unitaria mettendo in risalto il protagonismo dei credenti nella vita pubblica e sociale.
Creati prima della guerra per effettuare azioni o missioni speciali, e forgiati sui campi di battaglia dell'Africa settentrionale o del fronte orientale, i reparti d'élite e le forze speciali dell'esercito italiano si misero sempre in evidenza nonostante le condizioni in cui dovettero operare e combattere non fossero favorevoli date le carenze in fatto di armi ed equipaggiamenti. In questo libro sono descritti i reparti che si guadagnarono il rispetto dei loro alleati tedeschi e dei loro avversari britannici e del Commonwealth - la divisione corazzata "Ariete", la divisione motorizzata "Trieste", la divisione paracadutisti "Folgore" e i guastatori del genio insieme a quelle forze speciali talvolta meno note tra le quali figurano il X reggimento arditi, il battaglione sciatori "Monte Cervino", il gruppo battaglioni da sbarco Camicie Nere e i battaglioni di volontari stranieri del raggruppamento "Frecce rosse". Il volume è riccamente illustrato con rare fotografie dell'epoca e con dettagliate tavole a colori che raffigurano le uniformi, i distintivi e gli equipaggiamenti.
Dedicato alla produzione pittorica romana dell'altomedioevo, questo libro è il primo scorcio di una ricerca in corso nell'ambito del progetto Rome aux siècles 'obscurs'. Les lumières de la communication visuelle, Ve-XIe siècles (Fondo Nazionale Svizzero della ricerca, 2020-2023). Sette casi di studio illustrano le strategie metodologiche sviluppate da un gruppo di ricerca multidisciplinare per affrontare testimonianze tra loro diverse per contesto, funzione e tipo di committenza (i mosaici di Sant'Agnese fuori le mura e di Santo Stefano Rotondo, il mosaico e le pitture della cosiddetta aula a sei vani sotto San Martino ai Monti, le pitture del Patriarchio lateranense, di Santa Maria in Cosmedin, di San Giorgio al Velabro e della galleria orientale di San Lorenzo fuori le mura). Le molte novità qui riunite sono prova della vitalità di Roma tra i secoli V e XI, quando si affermò un sistema di comunicazione visiva che plasmerà nel tempo il paesaggio figurativo cittadino.
L'autore. studioso e coraggioso anticonformista, analizza in termini culturali e filosofici il percorso tortuoso e complesso dell'Italia unita dal particolare punto di vista dello Statao nazionale. Un compendio di storia italiana dal 1861 a oggi.
Progettato come una biografia, se non agiografia, del grande Gaetano Filangieri, la patria napoletana, si è trasformato via via tra le mani di Elena Croce in uno dei libri più complessi e compositi sulla quintessenza ambientale, sociale e filosofica di una Napoli tra Sette e Ottocento che sembra sfuggire ad ogni stereotipo. In un solo libro così disponiamo di molti libri.
Questo volume, il terzo dei quattro dedicati alla corrispondenza tra Benedetto Croce e Giovanni Laterza, copre il decennio 1921-1930, durante il quale la volontà di adempiere e una 'missione civile', che costituisce il tacito presupposto della loro intesa, trovò ostacoli sempre più marcati. L'affermazione del regime fascista, impedendo la libera espressione del pensiero, ha inevitabili conseguenze sulla produzione editoriale. Nonostante la depressione che colpisce il mercato librario, Croce e Larerza operano in smergia per mantenere saldo il legame con le forze intellettuali vive e operanti in Europa e nel mondo. La loro lotta contro l'imbarbarimento culturale suscita polemiche e reazioni da parte delle autorità e degli intellettuali fascisti; nel 1928 la Storia d'Italia di Croce, non ufficialmente censurata, diventa oggetto di una sistematica campagna denigratoria attraverso i giornali. Larerza è a sua volta bersaglio di una pesante offensiva di carattere finanziario. Sono anche gli anni in cui l'opposizione di Croce al fascismo si fa sempre più esplicita e matura la crisi del suo rapporto con Gentile. Quando giungerà la rottura definitiva, Laterza non esiterà a schierarsi dalla parte dell'amico e consigliere.
In breve
Benedetto Croce e Giovanni Laterza costituiscono un binomio esemplare nella storia della cultura italiana, punto di riferimento per chiunque voglia approfondire la comprensione dell’epoca in cui vissero. Questo carteggio, il quarto della serie, conclude l’edizione integrale del corpus della corrispondenza tra loro intercorsa e offre sulla vicenda una prospettiva privilegiata e di inestimabile valore documentario. Il periodo interessato – dal 1931 all’agosto del 1943, data di morte dell’editore – riveste straordinaria importanza e densità per i drammatici avvenimenti che segnano l’evoluzione politica e culturale della nazione, l’eco dei quali affiora in modo esplicito nelle lettere dei due protagonisti. In un’Italia che vede il regime fascista al culmine della propria parabola, il carteggio testimonia le misure restrittive e i condizionamenti imposti all’attività intellettuale, alla sua produzione e diffusione attraverso l’editoria e la stampa. Un minaccioso susseguirsi di episodi lascia intendere come e quanto la casa editrice sia ormai, principalmente a causa del legame con l’‘oppositore’ Croce, nel mirino delle autorità. Eppure il rapporto di reciproca fedeltà e amicizia, ormai quarantennale, tra il filosofo e il suo editore non ne risulta minimamente offuscato, anzi il legame che li unisce si manifesta semmai in modo più intenso lungo le aspre vicissitudini degli anni della guerra.
Indice
Avvertenza - CARTEGGIO - TOMO I: 1931 - 1932 - 1933 - 1934 - 1935 - 1936 - 1937 - TOMO II: 1938 - 1939 - 1940 - 1941 - 1942 - 1943 - Proemio alla «Critica» nel suo XLII anno e commemorazione di Giovanni Laterza - Scritti di Benedetto Croce citati nel volume - Indice dei nomi
Questo volume, primo di due, raccoglie la corrispondenza tra Benedetto Croce e Franco Laterza a partire dal settembre del 1943 sino alla fine del 1948. Lo scambio di lettere inizia all'indomani della scomparsa di Giovanni Laterza, fondatore della casa editrice e protagonista, insieme allo stesso Croce, di un monumentale carteggio svoltosi ininterrottamente dal 1901 al 1943 (già edito da Laterza in 4 volumi). Questa seconda parte, nella quale subentra il figlio di Giovanni, costituisce dunque il naturale completamento e la necessaria integrazione di quella precedente. La corrispondenza si sviluppa nel contesto dei difficili anni del secondo dopoguerra. Dopo l'8 settembre del 1943, con l'insediamento degli angloamericani a Bari, la città diventa un centro nevralgico nelle vicende politiche e militari dell'Italia liberata. Su questo sfondo si afferma con tenacia la volontà di Franco Laterza di continuare con ogni mezzo l'opera paterna. Il ruolo di guida e consigliere da parte di Croce non verrà mai meno e sia pure con toni differenti, più sfumati e meno confidenziali di quelli che avevano caratterizzato il rapporto con l'amico Giovanni, il dialogo prosegue ininterrotto.
Presentando questa sua opera, Croce scrisse, con estrema sobrietà, che si trattava dello «schizzo di una storia dell’Italia dopo la conseguita unità di stato», concepito come «tentativo di esporre gli avvenimenti nel loro nesso oggettivo e riportandoli alle loro fonti interiori». Ma, di fatto, scoprire il «nesso oggettivo» in quei «quarantacinque anni, di quelli che si chiamano “di pace”», fra il 1871 e il 1915 implicava di coglierne anche la relazione con gli anni del Risorgimento e di proiettare la storia italiana sulla scena dell’Europa moderna. Cosicché, proprio perché coinvolge l’identità stessa della nazione italiana, questa Storia d’Italia è diventata forse la più discussa fra le grandi opere storiche di Croce, quella che ha avuto la più lunga e la più vasta influenza sulla visione che generazioni di italiani si sono formati della propria storia. Ma occorre anche dire che Croce, in questo libro, mostra con il massimo vigore le sue qualità di storico-narratore, intrecciando ai conflitti delle idee quelli tra le forze politiche e sociali nonché quelli tra le varie personalità politiche dell’epoca. Sono pagine che ci offrono un quadro imprescindibile di come si sviluppò il nostro paese sino alla cesura drammatica della prima guerra mondiale. E la raffigurazione narrativa di questa Italia fine Ottocento e primo Novecento apparirà tuttora molto più efficace di quelle che la letteratura italiana del tempo invano tentò di dare.
Storia d’Italia dal 1871 al 1915 fu pubblicato per la prima volta nel 1928.
Nel dicembre del 1909 l'editore tedesco Mohr chiese a Croce di scrivere una sorta di "manuale di Filosofia della storia". Commessa stravagante, se rivolta a un autore secondo il quale "un volume di Filosofia della storia non si può fare in niun modo; o almeno, non si può fare da me, che nego radicalmente la filosofia della storia". E singolare risultato, questo "Teoria e storia della storiografia", che richiede quasi otto anni di lavoro, e si legge oggi come il libro che più di ogni altro scandaglia, e illumina, la tesi forse più celebre di Croce: "Ogni vera storia è storia contemporanea".