
Lo scenario è a 10 chilometri da Manhattan, dove si stende una grande area chiamata Flushing Meadows, che prima era una palude infestata dalle zanzare.
È il 30 aprile del 1939. Si apre l'Esposizione Universale di New York. La Rca, la società che possiede la catena radiofonica Nbc, presenta l'ultima meraviglia delle meraviglie, una 'cosa' chiamata tv e, poco dopo, il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt viene inquadrato mentre pronuncia il discorso di inaugurazione.
Comincia così la storia della scatola magica più diffusa al mondo: Aldo Grasso spiega come è cambiata e perché la nostra cultura dal momento in cui ci siamo fermati a guardarla.
Il volume racconta la storia dell’omosessualità nell’Occidente cristiano dalla tarda antichità al Settecento. Utilizzando quale punto di osservazione le fonti criminali, vi si ricostruisce una storia sociale e culturale delle trasgressioni sessuali e di genere, incentrandosi, al di là del mondo delle élites, sulla vita e l’esperienza quotidiana di donne e uomini comuni. Questa narrazione si intreccia con gli sviluppi del controllo istituzionale e i suoi rapporti di conflitto e mediazione con una base sociale non sempre docile ad accoglierne i dettami. Alla luce del percorso di ricerca dell’autore e dell’apporto di nuove correnti storiografiche, come la storia delle emozioni, il libro focalizza alcuni snodi critici del dibattito storiografico, sui quali propone di gettare una nuova luce. Ne risulta ridimensionato il ruolo giocato dai rapporti pederastici nelle manifestazioni dell’omosessualità premoderna; omosessualità maschile e femminile sono presentate in una narrazione intrecciata; il tema del desiderio è letto nelle sue complesse relazioni con l’infrazione delle norme di genere; infine, la dimensione globale e i rapporti con le culture extraeuropee giocano un ruolo centrale nella ricostruzione storica. Tutto questo in una prosa piana e leggibile, che mira a rendere l’opera fruibile anche per un lettore non specialistico.
In quest'opera di ricostruzione storica le parole centrali sono due: confino e Ventotene. Il confino di polizia è il più efficace fra i mezzi adottati dalla macchina della repressione fascista per combattere il dissenso politico a livello preventivo; è la punta d'iceberg della negazione della libertà personale a livello di manifestazione del pensiero. Ecco che fra il 1929 e il 1943, complice una legislazione liberticida, sono più di 12.000 i confinati politici in Italia, 838 in Puglia, 19 fra i cittadini di Terlizzi. A costoro talvolta per motivi anche futili - vengono complessivamente comminati più di 2.800 anni di segregazione confinaria, di cui 1.612 effettivamente scontati: un tempo enorme, capace di travolgere la vita personale e sociale dei coatti, di compromettere la loro salute fisica e psichica, di dissestare le famiglie da cui i "sovversivi" provengono, di devastare molte esistenze loro collegate, di suscitare un abbondante fiume di dolore che ancora scorre sotterraneo e di tanto in tanto riemerge lungo l'itinerario carsico della sensibilità personale manifestata dai rari superstiti di quelle vicende e dai loro parenti.
Novantadue profili umani e morali, ma anche novantadue modi diversi di gestire, modificare e condizionare un contesto sociale, politico, culturale e storico di straordinaria importanza. Avvalendosi anche di citazioni dirette, Grant ha saputo infatti cogliere il ruolo che ciascun personaggio ha rivestito nell'economia storica dell'Impero, ne ha evidenziato il valore strategico e la spregiudicatezza politica, ma anche le doti umane, artistiche e culturali. Ne emerge un ampio affresco storico che, partendo da Augusto e dalla dinastia Giulio-Claudia, arriva fino a Romolo Augustolo e alla sua deposizione.
La storia di uno dei più grandi imperi multirazziali che il mondo abbia mai conosciuto ci viene riproposta in questo volume attraverso le biografie dei novantadue imperatori che ne furono protagonisti, fino al 476 d.C. Novantadue profili umani e morali, ma anche novantadue modi diversi di gestire, modificare e condizionare un contesto sociale, politico, culturale e storico di straordinaria importanza. Avvalendosi anche di citazioni dirette, Grant ha saputo infatti cogliere il ruolo che ciascun personaggio ha rivestito nell'economia storica dell'Impero, ne ha evidenziato il valore strategico e la spregiudicatezza politica, ma anche le doti umane, artistiche e culturali. Ne emerge un ampio affresco storico che, partendo da Augusto e dalla dinastia Giulio-Claudia, arriva fino a Romolo Augustolo e alla sua deposizione.
Nel 1983 Grandi fu convinto da Renzo De Felice a pubblicare questo suo memoriale, scritto a caldo nell'esilio portoghese nel 1944, ma lasciato inedito. Era l'ultimo rilevante tassello che ancora mancava per la ricostruzione di quel momento cruciale della storia italiana e la pubblicazione fu un evento. A vent'anni di distanza oggi viene riproposta la testimonianza di Grandi preceduta dalla corposa introduzione originaria di Renzo De Felice e da una nuova premessa in cui Giuseppe Parlato mette in rilievo la perdurante importanza del documento e fa il bilancio della sua ricezione e dello stato ultimo delle conoscenze sul 25 luglio.
Scritto a caldo nel 1944 e tenuto nel cassetto per quarant'anni, "25 luglio" è il memoriale in cui il principale artefice del pronunciamento del Gran Consiglio che determinò la caduta di Mussolini racconta distesamente la propria versione dei fatti. Solo nel 1983 Grandi si decise a renderlo pubblico: e fu un evento. Era infatti l'ultimo rilevante tassello che ancora mancava per la ricostruzione di quel momento cruciale. Il testo è preceduto da una corposa introduzione di Renzo De Felice e da una premessa in cui Giuseppe Parlato sottolinea la perdurante importanza del documento e fa il bilancio della sua ricezione e dello stato ultimo delle conoscenze sul 25 luglio.
«Volli bene a Mussolini anche quando, nella notte del 25 luglio, durante il Gran Consiglio, sentii il dovere di agire contro di lui... con la nostalgia di un Mussolini che ormai non esisteva più» Dino Grandi «testo fondamentale per capire la personalità dell'autore e soprattutto la natura del regime» Corrado Augias Nel 1983, rompendo un silenzio durato quarant'anni, Dino Grandi decideva di esporre la sua verità sulla fine della dittatura mussoliniana, e lo faceva autorizzando infine la pubblicazione di questo libro che egli aveva scritto a ridosso ancora dei fatti, nel 1944, e aveva poi conservato inedito. Non era, la sua, una verità qualunque: questo è infatti il memoriale di colui che dopo essere stato per molti anni, tra fedeltà e disubbidienza, l'antagonista di Mussolini, fu l'artefice primo della sua fine. Il 25 luglio 1943, che si chiude con il faccia a faccia tra il re e Mussolini e con il licenziamento e l'arresto del duce, si era aperto, alla seduta del Gran Consiglio, con le diciannove firme che, approvando l'ordine del giorno proposto da Grandi, siglarono di fatto la sfiducia del supremo organo del fascismo a Mussolini. Qui dunque Grandi racconta il suo 25 luglio. Il testo è preceduto da una corposa introduzione di Renzo De Felice e da una premessa di Giuseppe Parlato.
La loro esistenza si esprimeva in un'unica parola: servire. Servire Mussolini e la rivoluzione fascista. A costo di morire. Ma chi erano questi sacerdoti del regime e perché avevano una fede così assoluta nel duce? In questo volume l'autore ricostruisce la storia di Niccolò Giani, Guido Pallotta, Berto Ricci e dei tanti altri che in quegli anni credettero, obbedirono e combatterono in nome del fascismo. Il volume si basa su una ricca documentazione di diari e carteggi privati ed è completato da un'Appendice di documenti inediti, fra i quali il diario dal fronte di Giani e le lettere dalla guerra dei giovani volontari di Mistica.
L'istituzione a Palermo, con decreto del 9 novembre 1831, dell'Istituto d'Incoraggiamento e delle Società economiche, una per ogni capovalle, segna l'avvio di una nuova politica riformistica del governo borbonico contrassegnata da una serie di iniziative, tra cui la fondazione della Direzione Centrale di Statistica, volte ad aprire nuove prospettive politiche e sociali nel rispetto dei principi di libertà ed autonomia anche, ove necessario, con soccorsi e privilegi. Tali riforme traevano spunto da modelli, già positivamente sperimentati nel resto d'Europa, in grado di riunire le diverse esigenze della classe dirigente isolana nonché le richieste locali di natura produttiva, sociale, culturale, e si inserivano nel clima di riformismo politico creatosi con l'ascesa al trono di Ferdinando II nel 1830.

