
Dieci mesi di lucida follia assassina nel più assurdo massacro della prima guerra mondiale: quasi un milione di morti, il campo di battaglia con la maggiore densità di caduti per metro quadrato. Tramontata definitivamente la strategia del movimento e dell'aggiramento, la Germania aveva individuato in quella del logoramento l'arma vincente per eliminare la Francia. Ma dopo il primo attacco a Verdun lo Stato Maggiore francese ragionò alla stessa maniera di quello tedesco: attirare nello stesso carnaio nuove truppe tedesche per metterle fuori combattimento. Il massacro ebbe cosi inizio: una leggendaria battaglia che chiuse un'epoca, decisiva per le sorti della guerra e il futuro politico e militare della Francia.
Il Colosseo, con il suo profilo immediatamente riconoscibile, è il più celebre monumento del mondo classico che si sia conservato. Ma cosa ne sappiamo veramente? Qual era il suo scopo originario? A cosa deve la sua fama? Keith Hopkins e Mary Beard guidano il lettore tra i segreti dell'Anfiteatro Flavio svelando l'enigma del suo fascino. Narrano la Storia e le storie - ma anche le leggende - di un luogo unico al mondo che ha vissuto infinite metamorfosi: teatro dei giochi gladiatorii e ricovero per animali e barche, testimone della morte violenta dei martiri protocristiani e immenso orto botanico. Una grandiosa architettura, simbolo stesso dell'Antichità, che in queste pagine si trasforma in un racconto avvincente, dalla posa della prima pietra fino ai "centurioni" del Ventunesimo secolo.
Ammirazione, repulsione e un pizzico di autocompiacimento: è la combinazione di emozioni che ancora oggi le imponenti mura del Colosseo suscitano in chi le osserva. Straordinario pezzo di bravura architettonica e indelebile marchio impresso dalla Roma antica nel paesaggio moderno, questo "ammasso di pietre e pietrisco in rovina" non manca mai di evocare un brivido di orrore e trasgressione nel visitatore, che vive il paradosso di trarre godimento da un luogo in cui i Romani assistevano per svago all'assassinio di massa sponsorizzato dallo Stato. Ma la sua fama sembra inattaccabile dal tempo e la sua leggenda si rafforza, ripercorsa nel cinema o in televisione, in guide turistiche o in saggi specialistici. Keith Hopkins e Mary Beard guidano il lettore tra i segreti dei Colosseo e svelano l'enigma del suo fascino, raccontano storia e storie, ma anche veritiere leggende, e guidano il lettore trasversalmente dal Colosseo dei giochi gladiatorii a quello reso ricovero per animali e barche; dalla morte violenta dei martiri protocristiani all'immenso orto botanico in cui a un certo punto si trasformò. Fino ai centurioni "per finta" di oggi.
Per mezzo secolo sono rimasta in silenzio. Non volevo somigliare a quei soldati di Verdun che irritavano i giovani con i racconti della loro guerra. Tuttavia sul mio braccio, in quel punto, c'era sempre il tatuaggio: A 16727. Il numero di matricola di Auschwitz. Auschwitz-Birkenau per l'esattezza. È il nome di quell'acquitrino polacco dove fu costruito il peggiore tra i campi di sterminio. Con la camera a gas e il forno crematorio. Io tornai. I bambini con i quali sono partita, loro, duecento piccoli orfani ebrei, non tornarono, furono gassati subito dopo il loro arrivo al campo, erano troppo giovani per lavorare. Io avevo diciassette anni. I miei genitori non hanno fatto ritorno dalla deportazione. Papà aveva cinquantatre anni, mamma ne aveva quarantuno. Agli occhi dei tedeschi erano troppo vecchi.
Da sempre l’umanità ha desiderato la pace, da sempre l’ha considerata lo stato ideale cui aspirare: filosofi e poeti ne hanno cantato le lodi, sovrani e imperatori si sono vantati di aver trasformato le proprie terre in regni prosperi e pacifici. Eppure, se osserviamo la nostra storia, la realtà è stata assai diversa: la violenza ci ha accompagnati fin dal sorgere delle prime civiltà e tutti gli imperi del passato, da Roma alla Cina, hanno combattuto per gran parte della loro esistenza. Nel corso dei secoli ogni società umana, dal più piccolo villaggio al più grande stato nazionale, ha dovuto decidere come considerare i propri vicini: se alleati, potenziali nemici o avversari dichiarati.
Jonathan Holslag ripercorre in un unico, monumentale volume tre millenni di storia, dall’Età del Ferro ai nostri giorni, narrando la nascita delle prime città stato, la trasformazione di piccole entità politiche in grandi potenze, l’ascesa e la caduta degli imperi dal Mediterraneo al Medio Oriente, dal subcontinente indiano all’Asia orientale. Con il respiro delle grandi narrazioni epiche, Holslag rivela la complessa rete di elementi che da sempre hanno influenzato le relazioni internazionali: la posizione geografica, le tratte commerciali, il controllo amministrativo e militare dei territori, la propaganda e l’uso politico della religione, oltre alle arti della diplomazia e della guerra, delle tregue e dei tradimenti.
Storia politica del mondo non è solo l’affascinante racconto della lunga strada che ha condotto l’umanità fino al presente: è il testo essenziale per chiunque voglia capire a fondo l’origine dei conflitti tra i popoli che tuttora insanguinano la nostra convivenza sul pianeta. Un’opera che rivoluziona la nostra prospettiva sul passato e sul presente; una storia che nessuno oggi dovrebbe ignorare
Jonathan Holslag è professore di Politica internazionale all’Université libre di Bruxelles e al Nato Defense College di Roma. Tra le sue opere ricordiamo Trapped Giant: China’s Military Rise (2011) e The Silk Road Trap: How China’s Trade Ambitions Challenge Europe (2019).
Nella cultura dell'antica Grecia le immagini rivestivano un ruolo di enorme importanza. Le opere d'arte erano profondamente coinvolte nelle dimensioni principali dell'esistenza, collocate nei santuari e nei templi, sulle pubbliche piazze e sui sepolcri, ma presenti anche sui recipienti e sugli utensili di uso domestico. Questa introduzione all'argomento espone l'evoluzione dell'arte greca dal costituirsi della cultura urbana fino al periodo dell'ellenismo. E nel contempo spiega quale ruolo i diversi temi e le diverse forme dell'arte figurativa assunsero per la cultura greca.
Per i Greci e i Romani l'aspetto e l'esperienza percettiva di esseri e oggetti avevano un ruolo fondamentale, capace di influenzare profondamente la vita sociale, religiosa e politica. Attraverso un innovativo approccio che intreccia la tradizionale impostazione della storia dell'arte con considerazioni di carattere sociale e ricorrendo a numerose immagini e mappe, Tonio Hölscher esplora i fondamentali fenomeni visuali del vivere con le immagini nell'antichità classica, prendendo in esame le loro principali manifestazioni come, ad esempio, i riti e le cerimonie pubbliche, le architetture, l'immagine e il decoro personale.
Il tuffatore di Paestum è una delle opere d'arte più belle ed enigmatiche dell'antichità. È un soggetto inconsueto, la cui unicità rappresenta una sfida per gli studiosi di arte e archeologia classica. Si tratta di un'immagine simbolica o di una scena di vita reale? E qual è il suo significato nel contesto di una tomba? La lettura che ne dà Hölscher - illustre studioso fra i massimi esperti al mondo di archeologia classica - è un viaggio avvincente negli spazi e nei tempi che caratterizzavano la vita dei giovani nella Grecia antica, nella delicata fase di passaggio alla condizione adulta.
La prima raccolta di diari tenuti da bambini e ragazzi di ogni parte d'Europa durante la Seconda guerra mondiale. Dai ghetti della Lituania, della Polonia, della Lettonia e dell'Ungheria ai campi di concentramento di Terezin, Stutthof e Janowska, dalle strade bombardate di Londra e Rotterdam alla prigione nazista di Copenaghen, queste pagine, sconosciute al grande pubblico e conservate in poche copie superstiti, raccontano cosa significhi per un adolescente vivere ogni giorno con la consapevolezza che può essere l'ultimo. Ma è proprio in situazioni tanto drammatiche che la scrittura testimonia un'irriducibile voglia di vivere. Guidate dalla spontaneità dell'età infantile, le penne di questi giovani narrano l'incubo del quotidiano con una schiettezza sorprendente. I toni sono spesso amari, ma non mancano note umoristiche, espressioni di fiducia e, soprattutto, di grande coraggio. Il diario diviene l'unico sostegno, il miglior amico a cui confessare paure e con cui sfogare la rabbia per affrontare il domani. E, allo stesso tempo, una forma di resistenza alla follia dei tempi. Un modo per dare ordine al caos, per contrastare l'oppressione, per sopravvivere nella memoria. Per salvaguardare la propria umanità, e quella degli altri.
Nel 1944, a sedici anni, Magda Hollander-Lafon, ebrea ungherese, fu deportata ad Auschwitz-Birkenau con la madre e la sorella, decedute in quel lager nei primi giorni di reclusione. Magda sarà l'unica della sua famiglia a sopravvivere alla Soluzione finale: il padre, scoprirà poi, all'epoca della sua deportazione era già morto nel ghetto di Nyiregyháza, in Ungheria. "Dalle tenebre alla gioia" è una profonda testimonianza sulla Shoah ma anche e soprattutto una meditazione sulla vita. Strappate a quell'esperienza di morte, le parole di Magda sono il frutto di una lunga traversata, costellata di rinascite: i quattro pezzetti di pane ricevuti da una donna in fin di vita nel campo, perché possa sopravvivere e raccontare l'inferno, le gocce d'acqua offerte dalle compagne quando è ormai allo stremo, il movimento delle nuvole nel cielo di Auschwitz, che le fiamme del crematorio hanno smesso per un momento di oscurare, o ancora il sorriso di una donna sconosciuta che la accoglie all'uscita dall'universo concentrazionario. E poi l'aiuto del "buon custode", un guardiano che, a rischio della sua stessa vita, le riscalda i piedi congelati donandole un paio di zoccoli: "Quando se n'è andato sono riuscita di nuovo a piangere e a sperare nella bontà degli uomini". Nel suo ricordo, qua e là emergono anche le figure peggiori, come la kapò del Block 8: "Ho impiegato trent'anni per riuscire a ricordare il volto di Edwige. La primavera è tornata nel mio cuore, perché posso parlare di lei..."