
Nel mondo antico Roma visse come entità politica indipendente per quasi milletrecento anni, nel corso dei quali le regole attributive del potere pubblico variarono più volte. La progressiva evoluzione fu categorizzata dagli stessi romani, che individuarono una pluralità di tipi di costituzione: dalla monarchia alla repubblica, dal principato augusteo al dispotismo del dominato dioclezianeo-costantiniano. In seguito, le forme della res publica - e le virtutes dei suoi cittadini - furono utilizzate dal pensiero giuspolitico moderno in funzione della costruzione dello stato di diritto. La res publica romana divenne così un modello a cui si ispireranno le rivoluzioni settecentesche e il costituzionalismo che da queste geminò. Questo modello è tuttora studiato e ammirato: da esso - dalla sua struttura antitirannica - trae oggi ispirazione il miglior pensiero neo-repubblicano, impegnato a contrastare la deriva oligarchica delle democrazie contemporanee.
L'autrice introduce l'oggetto del libro richiamando brevemente la fortuna del Medievo nell'interpretazione della storiografia, e facendo l'appello dei vari tipi di fonte che ci consentono di studiare l'epoca. Poi affronta partitamente i tre periodi classici in cui l'età di mezzo è stata suddivisa: alto, pieno e basso Medievo, illustrando di ognuno gli aspetti salienti. Per l'alto Medioevo i regni barbarici, la cristianizzazione, la rinascita carolingia; per il pieno Medioevo, la formazione del sistema feudale, lo sviluppo delle città e dei commerci, il radicamento del cristianesimo, la fioritura artistica, l'espansione dei regni, le crociate; per il basso Medioevo, la grande crisi della peste, la formazione degli stati moderni, i mutamenti religiosi.
Fin dalla trattatistica del tempo, l'arte italiana del Quattrocento è stata vista come una "rinascita" di valori, estetici, morali, culturali, persi o sopiti durante la lunga stagione dell'Evo "Medio"; e quindi come prodromica all'esito ancora più alto, anzi definitivo, della "maniera moderna". Il Rinascimento, specie quello toscano, sarà la palestra privilegiata della nascente connoisseurship, e spesso anche soggetto privilegiato delle prime campagne fotografiche. L'autocoscienza è in ogni caso uno dei tratti distintivi della cultura, soprattutto italiana, tra Quattro e Cinquecento, e sempre più frequenti sono le celebrazioni di artisti da parte dei letterati. Il presente volume, attraverso lo schermo di una pluralità di voci e di competenze, propone uno sguardo vivace e dinamico che si rivolge a studiosi, studenti delle nostre università e appassionati non rassegnati o arresi all'industria delle mostre di massa e della storia dell'arte intesa come intrattenimento.
Proprio nelle sue profonde contraddizioni sta il fascino dell'età barocca: nasce la scienza moderna e si afferma il razionalismo filosofico, ma nel contempo infuria la caccia alle streghe e domina l'intolleranza religiosa; si sostiene l'origine divina del potere sovrano e intanto cade la testa del re d'Inghilterra; l'economia e la cultura si aprono verso un orizzonte mondiale e frattanto decadono i grandi imperi; novità e tradizione si serrano in un nodo inestricabile.
Filo conduttore di Mille anni di storia è l'idea della sostanziale continuità del processo di formazione e di sviluppo della civiltà europea. Le correnti politiche e culturali dell'europeismo contemporaneo hanno spesso collocato l'inizio del cammino nell'età di Carlomagno e dei gruppi di intellettuali, religiosi e guerrieri che hanno operato sotto la sua direzione. Qui invece l'accento è posto sulla rinascita delle città, un movimento che coinvolse l'insieme delle popolazioni, investì tutti i campi di attività e creò una stabile rete di rapporti che coprì l'intero continente. Grandi contrasti e profonde fratture hanno attraversato il millennio. Ma l'universalità e la forza espansiva iniziali non si sono esaurite.
I saggi raccolti in questo volume delineano il percorso intellettuale attraverso il quale Rosario Villari ha contribuito, con opere fondamentali come La rivolta antispagnola a Napoli e Elogio della dissimulazione, a una nuova ricostruzione della storia d'Italia tra XVI e XVII secolo.
Il filo conduttore è la convinzione che, nel confronto con la maggiore potenza del mondo, il popolo italiano non fu allora passivo, come un diffuso luogo comune sostiene, e che la collaborazione critica e i movimenti di opposizione e di riforma coinvolsero ampi strati della società.
L'influenza dell'opera di Rosario Villari sulla visione generale della storia europea è ampiamente riconosciuta. Lo studioso americano Eric Cochrane ha paragonato il suo racconto di alcuni momenti storici alle più belle pagine di Guicciardini.
«Da più di mezzo secolo – ha scritto John H. Elliott, professore emerito di Storia moderna a Oxford – Rosario Villari è un'importante presenza nel rinnovamento della storia europea della prima età moderna e merita la nostra gratitudine».
Filo conduttore di Mille anni di storia è l’idea della sostanziale continuità del processo di formazione e di sviluppo della civiltà europea. Le correnti politiche e culturali dell’europeismo contemporaneo hanno spesso collocato l’inizio del cammino nell’età di Carlomagno e dei gruppi di intellettuali, religiosi e guerrieri che hanno operato sotto la sua direzione. Qui invece l’accento è posto sulla rinascita delle città, un movimento che coinvolse l’insieme delle popolazioni, investì tutti i campi di attività e creò una stabile rete di rapporti che coprì l’intero continente. Grandi contrasti e profonde fratture hanno attraversato il millennio. Ma l’universalità e la forza espansiva iniziali non si sono esaurite. La ricostruzione storica delle fasi successive mette in evidenza la molteplicità dei fattori che hanno contribuito alla formazione dell’identità europea e la straordinaria capacità dei singoli popoli di riprendere, dopo le lacerazioni e le catastrofi, il cammino interrotto. Le pagine di Villari hanno la qualità e il merito della grande storia: far comprendere le ragioni profonde che sono all’origine del patrimonio comune di esperienze civili e morali e del suo costante incremento e restituire ai problemi dell’oggi una prospettiva nel tempo.
Machiavelli o Niccolò Machiavelli è stato testimone e partecipe di avvenimenti e di sentimenti che segnano la nascita del mondo moderno: il tempo delle idee razionali e laiche dell'Umanesimo, delle arti e del "libertinismo" del Rinascimento e di irrisolte contraddizioni religiose e ideologiche. Teorico di un sistema politico di governo fondato sulle "equalità" sociali e su magistrature stabili, e con il sogno di una Italia unita e di uno Stato-Principe promotore e difensore del "vivere civile", Machiavelli è stato osservatore attento e appassionato della "crisi italiana" tra il Quattrocento e il Cinquecento e anche protagonista perdente e profeta disarmato di una Italia dilaniata dai conflitti interni, divisa e terra di conquista. Lucio Villari affronta i momenti fondamentali del pensiero di Machiavelli, le scritture letterarie, la vicenda umana. Una narrazione nel drammatico scenario del Cinquecento fiorentino, italiano, europeo.