
Da "abaco" a "vulgata", i concetti, i personaggi e le istituzioni del Medioevo decritti attraverso le voci del dizionario. Uno strumento di consultazione utile alla miglior comprensione di un'epoca cruciale della storia europea. Alessandro Barbero insegna Storia medievale presso l'Università del Piemonte Orientale, sede di Vercelli. Chiara Frugoni ha insegnato Storia medievale nelle Università di Pisa e di Roma.
"Per raccontare un'epoca Chiara Frugoni e Alessandro Barbero hanno privilegiato sculture, affreschi, mosaici e miniature del tempo, attribuendo loro lo statuto di fonte e insegnandoci il gusto per il dettaglio rivelatore." (Carlo Grande, "La Stampa")
I secoli altomedievali videro un crescente investimento economico nella commemorazione dei defunti, espresso dai ricchi corredi depositati nelle sepolture. Un fenomeno in genere spiegato con l'arrivo dei barbari, portatori di una cultura radicalmente diversa da quella del mondo romano, ma che in realtà, come dimostrato nel volume, riflette la competizione sociale presente nelle società post-romane, fortemente instabili. Lo studio dei resti funerari in questa prospettiva permette di comprendere le strategie di commemorazione adottate dai parenti in lutto: organizzare il funerale, scegliere la tomba, il luogo e gli oggetti da riporre significava anzitutto costruire la memoria degli antenati, definendo i propri legami affettivi e sociali. Le sepolture altomedievali, con i loro preziosi corredi, hanno sempre stimolato l'immaginario collettivo, che ne ha ricavato interpretazioni diverse, spesso contrastanti, a seconda delle epoche e dei contesti. Obiettivo del volume è dunque sezionare e analizzare, attraverso fonti scritte, archeologiche e antropologiche, le diverse patine interpretative: ossia spiegare come sono state lette le tombe nel recente passato, e perché sono state lette proprio così; capire che cosa volevano, invece, comunicare attraverso di esse le società altomedievali; quali informazioni sulla vita dei bambini, degli uomini e delle donne vissuti allora racchiudono i corpi dei defunti.
La guerra civile spagnola (1936-1939) è stata spesso considerata la sanguinosa prova generale della seconda guerra mondiale. I nazionalisti di Francisco Franco, insorti contro il governo repubblicano del Fronte popolare, vinsero grazie all'assistenza militare fornita dalla Germania nazista e dall'Italia fascista, un chiaro esempio - sembrò - della comune lotta al bolscevismo internazionale condotta da regimi politicamente e ideologicamente affini. Lo storico Pierpaolo Barbieri ribalta questa interpretazione dell'intervento delle forze dell'Asse, sostenendo che furono ben altri i motivi che spinsero il Führer nella penisola iberica: decisi a esercitare l'egemonia economica sull'Europa, i tedeschi volevano sperimentare in Spagna, paese ricco delle materie prime di cui avevano assoluta necessità, le tecniche di sfruttamento da utilizzare nelle future colonie. Il Terzo Reich offrì, quindi, alle truppe franchiste aerei, carri armati e uomini, con il segreto obiettivo di assoggettare gradualmente il paese in una sorta di "impero informale" e di impadronirsi delle sue risorse minerarie per alimentare la propria industria bellica. L'attuazione di questo piano fu in gran parte resa possibile dall'opera di Hjalmar Schacht, ministro delle Finanze e direttore della Reichsbank, le cui politiche (riarmo, disinvolta gestione del debito, promozione dell'export e controllo assoluto dello Stato sull'economia) furono alla base della rinascita della Germania tra le due guerre.
Dal primo avventurarsi su due gambe nelle pianure africane alla produzione di pitture rupestri, piramidi, bastimenti, parlamenti e molto altro: tanto si è scritto sul cammino evolutivo dell'umanità grazie al lavoro di paleontologi, archeologi e genetisti. Ciascuno di loro ha messo un tassello a formare un quadro generale della nostra storia. Ma oggi siamo riusciti a compiere un altro passo: con la capacità che abbiamo acquisito di leggere a fondo il DNA di tante persone, passate e presenti, e di interpretarne le differenze, quei resti non solo ci danno un'idea delle migrazioni, degli scambi, dei processi di adattamento all'ambiente che hanno fatto di noi quello che siamo, ma ci hanno anche permesso la ricostruzione delle sembianze dei nostri antenati. Il lavoro scrupoloso di un gruppo di artisti ci fa finalmente guardare in faccia Homo erectus, che per primo ha imparato a maneggiare il fuoco, e i piccoli ominidi dell'isola di Flores in Indonesia, che qualcuno ha ribattezzato hobbit; i vecchi europei, gli uomini di Neandertal e quelli nuovi come Ötzi, l'uomo dei ghiacci del Museo di Bolzano, e tanti altri. Guardandoli negli occhi possiamo capire meglio quanto abbiamo in comune, quanto ci siano vicini, quanto è vero che, nonostante la grande distanza temporale, noi in qualche modo siamo loro.
Dal primo avventurarsi su due gambe nelle pianure africane alla produzione di pitture rupestri, piramidi, bastimenti, parlamenti e molto altro: tanto si è scritto sul cammino evolutivo dell'umanità grazie al lavoro di paleontologi, archeologi e genetisti. Ciascuno di loro ha messo un tassello a formare un quadro generale della nostra storia. Ma oggi siamo riusciti a compiere un altro passo: con la capacità che abbiamo acquisito di leggere a fondo il DNA di tante persone, passate e presenti, e di interpretarne le differenze, quei resti non solo ci danno un'idea delle migrazioni, degli scambi, dei processi di adattamento all'ambiente che hanno fatto di noi quello che siamo, ma ci hanno anche permesso la ricostruzione delle sembianze dei nostri antenati. Il lavoro scrupoloso di un gruppo di artisti ci fa finalmente guardare in faccia Homo erectus, che per primo ha imparato a maneggiare il fuoco, e i piccoli ominidi dell'isola di Flores in Indonesia, che qualcuno ha ribattezzato hobbit; i vecchi europei, gli uomini di Neandertal e quelli nuovi come Ötzi, l'uomo dei ghiacci del Museo di Bolzano, e tanti altri. Guardandoli negli occhi possiamo capire meglio quanto abbiamo in comune, quanto ci siano vicini, quanto è vero che, nonostante la grande distanza temporale, noi in qualche modo siamo loro.
Diecimila anni fa, nella preistoria, si sono messe in moto trasformazioni che ancora ci riguardano, che ancora influenzano il nostro modo di lavorare, di vestirci, di mangiare, di confrontarci con gli altri membri della nostra comunità. È una rivoluzione che ha cambiato anche l'ambiente intorno a noi e le nostre relazioni con piante e animali, tanto che il DNA - sia il nostro, sia quello di molti animali e piante - ne è uscito diverso. Si chiama rivoluzione neolitica: il momento in cui, più che in qualunque altro, biologia e cultura si sono intrecciate, influenzandosi a vicenda e producendo la nostra storia. È stato allora che un'umanità in precedenza sempre affamata ha cominciato a produrre il cibo di cui aveva bisogno, e quindi a crescere e a diffondersi sul pianeta. Nel giro di qualche millennio la rivoluzione è arrivata ovunque, sulle gambe dei rivoluzionari che dalla Mezzaluna fertile, dalla Cina, dall'America centrale e dalle Ande hanno esportato in tutto il mondo i propri geni, le piante coltivate e gli animali allevati. Abbiamo iniziato ad abbattere foreste, per farne campi e pascoli, modificando il paesaggio; abbiamo smesso di essere nomadi, costruendo villaggi e poi città dove ha preso forma la nostra società, anche in certi suoi aspetti che sembrerebbe difficile collegare alla preistoria. Ma è così: se oggi in Europa molti digeriscono il latte, se abbiamo la pelle chiara e parliamo lingue che si somigliano, è grazie alle migrazioni neolitiche. E non è tutto: abbiamo cominciato a modificare geneticamente piante e animali proprio allora e non abbiamo mai smesso. Ripensarci - oggi che la consapevolezza è cresciuta - ci permette di ragionare più lucidamente su costi e benefici della moderna ingegneria genetica. Allo stesso modo, ricordare come per millenni l'umanità si sia ripetutamente spostata e rimescolata può aiutarci a osservare con meno ansia le trasformazioni che la nostra società sta attraversando, e a spegnere qualche allarme ingiustificato.
In sequenza cronologica i fatti significativi della storia di tutte le civiltà dalla preistoria a oggi, suddivisi in tre colonne affiancate, la prima delle quali è dedicata agli eventi storico-politici, la seconda a quelli letterari, artistici, filosofici, religiosi, la terza alle scoperte scientifiche, alle realizzazioni tecniche, alla vita quotidiana. Un prezioso strumento di consultazione che permette di controllare sinotticamente parallelismi e dislivelli spesso sorprendenti tra le varie civiltà e all'interno della nostra stessa cultura, in una prospettiva trascurata dai libri di storia.

