
Il fulgore rinascimentale della Firenze medicea è stato ormai raccontato in ogni sua piega.In queste pagine, come in un prisma infranto o negli episodi di una serie televisiva inesistente, sfilano gli ultimi Medici: personaggi bizzarri e mutevoli, alla rincorsa di una realtà che sfugge loro di mano. Erotomani, devotissimi, collezionisti maniaci, malmaritate, sul proscenio di Palazzo Pitti e delle innumerevoli ville della dinastia. Splendore e disastro si attirano e si seducono: dal 1620 al 1737 si susseguono ambizioni sbagliate, scelte dinastiche suicide, alleanze improbabili: tutto per salvare la stirpe, che comunque infine si estingue, lasciando il posto ai Lorena.
La Cina II. L'età imperiale dai tre Regni ai Qing si propone lo studio di un'epoca di grande splendore nella storia della civiltà cinese, dal tramonto della dinastia Han nel III secolo fino alla metà del XIX secolo e l'avvento della modernità. Un progetto unitario e ambizioso, che per ricchezza dei contenuti e prestigio degli studiosi coinvolti, è unico a livello internazionale.
Anche per La Cina II, Maurizio Scarpari - docente di Lingua cinese presso l'Università Ca' Foscari di Venezia e curatore di tutti e quattro i volumi che comporranno la Grande Opera - raccoglie il prezioso contributo di diciotto sinologi di fama mondiale (tra cui undici italiani e sette stranieri), per una panoramica esaustiva sul periodo della storia cinese che più colpisce l'immaginazione occidentale: la Cina della Grande Muraglia, dell'esercito di terracotta, della Via della Seta, di Marco Polo e della dinastia Ming.
Il volume si apre con l'analisi delle forme organizzative dello Stato sotto le diverse dinastie imperiali, per poi occuparsi, nelle sezioni successive, della struttura della società, delle correnti artistiche e letterarie, dei progressi in campo scientifico-tecnologico e dell'avvento delle grandi religioni della tradizione cinese, buddismo, daoismo e confucianesimo. Una panoramica esaustiva e affascinante, che non tralascia le relazioni tra la Cina e l'estero, dalle influenze indiane in campo religioso al conflitto con gli imperi nomadi, fino ai primi incontri con l'Europa del Medioevo.
Questa nuova "Grande Opera" vede la luce a partire dall'ultimo volume, quello che descrive gli anni a noi più vicini; ma seguiranno presto i volumi che completeranno l'intera storia della civiltà cinese dal periodo dei primi insediamenti umani ai giorni nostri. La storia, il pensiero, la letteratura, l'arte, le religioni e le scienze della Cina nel processo di formazione e di evoluzione nel corso dei secoli saranno trattati nei tre volumi tenendo conto dei rapporti con il mondo esterno, in un'ampia prospettiva che contempla l'incontro tra le diverse civiltà (superando dunque la consueta dimensione sinocentrica), in un terreno di dialogo e di scambio reciproco dove linee di pensiero si confrontano, i miti si intersecano arricchendosi di nuovi significati, l'arte e l'iconografia fungono da supporto essenziale alla circolazione delle idee, le innovazioni tecnologiche si sviluppano e transitano nelle opposte direzioni, e le religioni uniscono e dividono i popoli contribuendo alla penetrazione di culture straniere (si pensi, ad esempio, alla penetrazione del Buddismo e del Cristianesimo in Cina e nell'Estremo Oriente in genere). Una dimensione nuova e inedita, dunque, stimolante per il lettore occidentale desideroso di apprendere i rudimenti di una cultura che può apparire "esotica", "aliena" e "impenetrabile": una dimensione che gli consentirà di valicare i limiti della sua condizione, avvicinandolo alla civiltà cinese come a una realtà con cui confrontarsi.
Nutrirsi è un'esperienza universale, ma non mangiamo le stesse cose, nello stesso modo, negli stessi luoghi. Osservando attentamente un pasto, potremmo spiegare tutto, o quasi, di una certa popolazione. Questo libro nasce così, per raccontare la storia e le geografie degli italiani partendo dal modo in cui mangiano, dalle usanze dei nobili nella seconda metà dell'Ottocento fino alle ipotesi sui decenni a venire. È realizzato intorno ad alcuni pranzi realmente avvenuti, ricostruiti attraverso fonti storiche di varia natura; usa la storia, ma anche la letteratura, l'arte, i media e le testimonianze orali per spiegare cosa c'è dietro (e dentro) quei piatti.
Nel corso del Novecento l’Italia è riuscita ad affermarsi come punto di riferimento mondiale della moda, nonostante il predominio secolare di Parigi e di Londra.
Il libro ripercorre la storia di questo successo che ha contribuito a diffondere una nuova e positiva identità del nostro paese a livello internazionale.
Per capire la peculiarità del ‘modello italiano’ è necessario soffermarsi non solo sugli aspetti della produzione artigianale e industriale o sull’evoluzione degli stili. Bisogna prendere in considerazione anche i mutamenti economici e culturali che hanno trasformato radicalmente l’Italia nel giro di pochi decenni: dal miracolo economico alla rivoluzione giovanile e politica, dal consumismo degli anni Ottanta alla globalizzazione, dall’ecologismo degli anni Duemila fino al difficile scenario odierno.
Scritte con uno stile brillante, ricche di riferimenti al cinema, alla letteratura, all’arte e al mondo dei media, queste pagine offrono per la prima volta un bilancio complessivo su un fenomeno che ha segnato profondamente la nostra storia recente. È il libro che mancava sulla moda italiana.
Sviluppatasi tra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta del secolo scorso, la teologia della liberazione in America Latina ha messo in discussione i condizionamenti ideologici, socio-politici ed ecclesiali di una teologia segnatamente europea nelle sue preoccupazioni e nelle sue prospettive, e lo ha fatto a partire da un diverso rapporto con la realtà, sottolineando la necessità di adattare la teologia alle diverse situazioni culturali e socio-politiche. Il testo ripercorre l'itinerario essenziale della teologia della liberazione, così come si è articolato in America Latina, in contesti segnati dalla povertà e da una militarizzazione violenta.
Marzo 2022. L'esercito russo conquista Kherson, la città ucraina a nord della Crimea. Nella loro avanzata, oltre a portare distruzione, i russi rapiscono e deportano un numero imprecisato di bambini. Volodymyr Sahaidak, direttore della casa per minori, capisce che anche "i suoi bambini" sono in pericolo e che prima o poi avrebbero tentato di portarglieli via. Con stratagemmi da film, falsificando documenti, facendo figurare i minorenni come già dati in affido o in adozione, oppure in cura per gravi malattie, riesce a far scappare i ragazzi e a farli evacuare verso zone sicure. Dei sessantasette bambini ospitati nel suo centro, cinquantadue sono messi subito in salvo; gli altri, deportati in Russia, grazie alla sua tenacia sono stati rintracciati e poi fatti rientrare in Ucraina. Nello Scavo racconta una storia straordinaria di coraggio e speranza. Questa è l'inchiesta che è costata a Vladimir Putin il mandato di cattura internazionale. Da una delle città più martoriate dalla furia di Putin, la vera storia dello "Schindler ucraino". "I bambini non sono un bottino di guerra."
Nello Scavo, tra i più esperti e premiati corrispondenti di guerra italiani, raggiunge la capitale ucraina a metà febbraio 2022, quando la minaccia di un attacco russo si fa sempre più insistente, ma ancora in pochi credono possibile un'invasione militare da parte di Vladimir Putin. Da quel momento, registra senza censure il rapido tracollo di una situazione che si fa sempre più pericolosa: la dichiarazione dello stato di emergenza, il trasferimento delle ambasciate, e poi le esplosioni, le colonne di carrarmati, il disperato esodo dalle città. Giorno dopo giorno descrive i movimenti delle truppe russe e la resistenza degli ucraini; approfondisce le conseguenze politiche ed economiche dei combattimenti; svela le ragioni ideologiche alla base delle decisioni dei leader. Allo stesso tempo non dimentica la dimensione umana del dramma in corso, raccogliendo le testimonianze dirette di chi da un momento all'altro ha dovuto abbandonare la casa, ha perso la famiglia, ha scelto di imbracciare un fucile. "Kiev" è il diario personale di un conflitto nel cuore dell'Europa, scritto sul campo da un giornalista chiaro nello spiegare le ragioni di quanti la guerra la decidono, ma soprattutto capace di dare voce a coloro che questa tragedia sono costretti a subirla.
Un'aura particolare, ancor oggi viva in virtù della tradizione orale, circonda l'unicità dei combattenti bosniaci inquadrati in reggimenti austro-ungarici dopo l'acquisizione della Bosnia-Erzegovina da parte della monarchia danubiana. Al di là degli elementi "leggendari" e di colore, i Bosniaken, divenuti in breve tempo unità d'élite del multietnico esercito che servirono con ineguagliata lealtà e devozione, si segnalarono per il loro ardimento e per la rara tenacia dimostrata nelle circostanze più difficili e per le gesta compiute sul fronte italiano nel primo conflitto mondiale, distinguendosi in special modo nella guerra di montagna. Questo volume fornisce un apporto inedito alla conoscenza di questi reggimenti - etnicamente i più coesi della k.u.k. Armee - che combatterono nella fase crepuscolare della monarchia bicipite.