
Dal primo festino, nel 1625, ad oggi sono passati trecentottant'anni e Palermo è sempre puntuale all'appuntamento con la sua Santa Patrona. Ma è una santa che si festeggia o la città rende omaggio a se stessa, o ai potenti che l'hanno calpestata, illusa e disillusa, dai tempi del viceré a oggi? Uno scritto a metà strada tra pamphlet e saggio storico, con sapide digressioni sulle pesti reali o immaginarie raccontate da scrittori famosi, da Boccaccia a Manzoni, da Defoe a Camus, e una ricostruzione del culto di Santa Rosalia, dal poema di Petru Fudduni alle recenti spettacolarizzazioni.Nel XVII secolo Santa Rosalia spodestò le sante patrone di Palermo e ora all'alba del terzo millennio, al suo fianco è riapparso San Benedetto il Moro. Ma per liberarsi delle pesti del nostro tempo basteranno le intercessioni dei patroni celestiali e le deleghe ai miracolatori terreni?
Dal 1977 il Centro siciliano di documentazione, intitolato a Giuseppe Impastato nel 1980, quando era considerato da molti un terrorista e un suicida, conduce un intenso lavoro di analisi, ricerca e intervento nelle scuole e sul territorio. Una presenza feconda di risultati, dalla verità finalmente raggiunta per il delitto Impastato e per il depistaggio delle indagini, alle analisi che si sono dimostate tra le più adeguate a rappresentare la complessità delle mafie, al recupero della memoria di lotte e figure ignorate e dimenticate, al progetto del No Mafia Memorial che nel 2019 ha avviato la sua attività. Un bilancio positivo, nonostante le difficoltà quotidiane, particolarmente pesanti in un contesto come quello siciliano.
Il fenomeno fascista si è configurato negli anni tra le due guerre come una "terza via", distinta e contrapposta rispetto a liberalismo e socialismo. Della soluzione fascista quale fu percepita o vissuta in quel tempo il corporativismo è uno degli elementi più importanti, in quanto tendeva a dare risposta a quello che pareva uno degli interrogativi più drammatici dell'epoca, e che dopo la crisi del 1929 apparve di portata esplosiva: l'assetto complessivo di una società che non poteva più fondarsi sugli automatismi della "mano libera" della dottrina tradizionale e che guardava con timore alla soluzione collettivistica che prendeva corpo nell'Unione Sovietica dei piani quinquennali.
Via Veneto, la Dolce Vita. E tutto il loro corredo di immaginario collettivo. Ma quel ruggente periodo è stato anche altro. È stato, ad esempio, anche cronaca nera. In quegli stessi anni in cui un sogno italiano prendeva forma e diventava leggenda, proprio in quella strada avvenivano due delitti destinati ad entrare nella storia nera del Novecento Italiano. Uno è il caso Bebawi, l'altro il caso Wanninger. Curioso, in entrambi, le vittime sono straniere: come a voler provare, dimostrare quasi lo spessore internazionale che via Veneto aveva assunto in quegli anni. Bebawi è un delitto che fa epoca. 1964. Un facoltoso industriale egiziano, giovane e bello, viene trovato assassinato e sfigurato nel suo ufficio di via Lazio. Wanninger è un delitto che sembra uscito dalla penna di uno scrittore. 1963. Un grido scuote un palazzo di via Emilia.
Nuovi scenari si spalancano aperti dalle primavere arabe, dallo "shale gas", dall'accordo fra Asia e America del Sud. Mentre l'Europa si perde nella sua stagnazione più che nella sua depressione, la Russia appare sempre più isolata, la Cina potente e aggressiva, gli antipodi più lontani. La vecchia convergenza di crescita che ha garantito lavoro, commercio, stili di vita è finita: la faglia fra i continenti si allarga, con il disimpegno degli USA dalle aree transatlantiche a favore di quelle transpacifiche. Nella nuova geostrategia mondiale, la sfida decisiva resta pur sempre l'approvvigionamento energetico, ma lo sviluppo dello "shale, oil and gas" lima l'interesse usa per il Golfo e apre pericolosi vuoti di potere. Per questo, mentre le rivolte arabe mettono in crisi l'assetto europeo, soltanto l'integrazione della Russia può por rimedio al caos. E della Russia ha bisogno economicamente e diplomaticamente soprattutto l'Italia, che avanza verso il baratro pagando un dazio eccessivo a un asse nord-teutonico.
Questo volume ripropone, aggiornata, un'opera che analizza i problemi fondamentali della crescita economica dell'Italia dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. Il libro presenta un accurato studio del quadro macroeconomico entro cui sono avvenute le trasformazioni sociali e culturali dell'Italia contemporanea. Specifiche trattazioni sono dedicate ai problemi strutturali e di lungo periodo: il dualismo tra Nord e Sud della penisola, il lento aggiornamento tecnologico e distributivo del settore agroalimentare, la tradizionalità delle scelte produttive, il familismo capitalistico e sociale, la limitata dimensione delle imprese e l'inadeguatezza dei ceti dirigenti. Ulteriormente arricchita è, in questa nuova edizione, la comparazione tra il caso nazionale e le vicende storiche di altri paesi europei ed extraeuropei. Con appendice statistica "I numeri per la storia".
Con l'inizio delle guerre di religione nei Paesi Bassi si intensifica il flusso degli artisti fiamminghi verso l'Italia e in particolare verso Roma, in maggioranza giovani pittori che hanno già compiuto un primo tirocinio nelle botteghe della patria, assumendone gli specifici caratteri. Attraverso l'attenta indagine di fonti, documenti e opere d'arte la studiosa ricostruisce i modi della ricerca del lavoro, le forme di organizzazione del cantiere e di mutua assistenza, le specializzazioni nella produzione, prima legate solo alla cultura di origine (dipinti di piccolo formato di paesaggio, di stregoneria...) poi all'apprendimento della tecnica ad affresco (collaborazione nelle imprese decorative di ville e palazzi), indagando soprattutto l'assimilazione del linguaggio figurativo italiano.
Nel luglio 1914 una trentina di calciatori italiani per la prima volta salpa verso il Sud America: vanno a difendere i colori del Torino e della Pro Vercelli in due tournée concomitanti e rivali. Capeggia la comitiva granata Vittorio Pozzo, poi destinato a condurre la nazionale azzurra al titolo di campione del mondo nel '34 e nel '38 e all'oro olimpionico nel '36. La traversata è scossa dalle notizie dei primi combattimenti seguiti all'attentato di Sarajevo, ma lo sbarco è emozionante: migliaia di connazionali acclamano le squadre. La Pro Vercelli, forse impegnata da avversari più forti, rimedia molte sconfitte e presto rimpatria. Per i ragazzi del Toro è una marcia trionfale. Frequentano l'élite coloniale e conoscono stelle della lirica, del teatro, del cinema: dal tenore Tito Schipa al soprano Rosina Storchio, alle attrici Maria Melato e Lyda Borelli. Ma la guerra prolunga forzatamente la spedizione. Per cercare nuovi ingaggi, la squadra è costretta - attraverso un viaggio rocambolesco - ad approdare a Buenos Aires, dove tenta altre sfide sportive. Il rimpatrio fortunoso catapulterà questi ragazzi nel dramma: li attende la trincea. Attingendo all'archivio di Pozzo, ai diari inediti dei protagonisti, ai giornali italiani e sudamericani del tempo, quest'opera svela retroscena e conflitti di una storia emblematica, raccontata sullo sfondo della grande migrazione di massa a cavallo del Novecento.