
Una capienza di 150.000 spettatori, il circuito enorme e imponente con una spina - il mura divisorio della pista - dalle magnifiche decorazioni, tribune altissime con gradinate che sembravano non avere fine, su tre piani, con strutture ad archi all'altezza del suolo e piccole colonne ai livelli superiori. Il Circo Massimo era una struttura gigantesca, ampliata e abbellita nel corso dei secoli da tutti gli imperatori: nessun altro edificio pubblico, a Roma e nell'Impero, reggeva il confronto. Lo stesso valeva per la qualità degli eventi che ospitava, con intensi programmi giornalieri che prevedevano fino a 24 corse quotidiane. L'edificio, la sua storia, i giochi, gli eroi delle corse, il pubblico, la tensione: Fik Meijer tuffa i suoi lettori nel cuore pulsante della Roma antica e svela segreti e curiosità di una passione che infiammava tutti indistintamente, imperatori, patrizi e plebei. Perché solo nella bolgia del Circo Massimo, quando le quadrighe si sfidavano sulla pista sabbiosa, per un attimo Roma era unita e non esistevano differenze sociali? Almeno fino a quando calava la sera e lo spettacolo era finito.
Proviamo a sederci sulle gradinate del Colosseo e immaginiamo di assistere a una giornata di spettacolo, fra cinquantamila romani esultanti. La mattina ci aspettano le lotte tra animali e a ruota le battute di caccia. All'ora di pranzo, le esecuzioni di criminali e di schiavi, intervallate da gare di atletica e numeri comici. Finalmente, nel pomeriggio, il pezzo forte del programma: i combattimenti dei gladiatori. Fik Meijer è professore ordinario di Storia antica all'Università di Amsterdam. All'attività accademica unisce il gusto per la divulgazione.
9788827006694
Il 5 giugno 1967 Israele sferrò un attacco militare preventivo contro Egitto, Siria e Giordania, dando inizio a una guerra lampo (la guerra dei sei giorni) che portò ad occupare il territorio egiziano fino al canale di Suez, la Cisgiordania e le alture del Golan. Partendo da quelle drammatiche giornate, il libro ripercorre la complessa storia del conflitto arabo-israeliano. Viene analizzato il ruolo svolto dal panarabismo egiziano di Nasser, dai movimenti nazionalisti nei diversi paesi arabi, infine dalla questione palestinese, che aveva cominciato a configurarsi già al tempo della prima guerra mondiale per poi precipitare con la fondazione di Israele nel 1948.
La storia dello specchio è anche la storia dell'uomo con la propria immagine, con il proprio doppio, quindi. Nell'unire verità e apparenza, dimensione intima e collettiva, lo specchio assume su di sé passioni e proiezioni e diviene per alcuni riflesso del divino, per altri strumento di seduzione o simbolo di menzogna. L'autrice sonda in questo testo i molteplici aspetti di tale simbolo e ne sottolinea la stupefacente influenza sulla nostra sensibilità.
Un luogo comune vuole che in Calabria la Storia sia sempre di passaggio. L'idea dell'antologia storica è nata per smentire questo luogo comune. Annibale e Spartaco erano andati in Calabria non di passaggio ma per reclutare ribelli e organizzarsi. Giulia la figlia di Augusto, che può essere considerata la Lady Diana di 2.000 anni fa, fu confinata a Reggio Calabria e là morì a causa dell'Imperatore Tiberio suo ex-marito. Felice Vinci, ribelle alle tesi ortodosse, ci fa conoscere suo nonno, calabrese, che dovette andarsene a causa del terremoto, mentre il brano seguente ci fa incontrare Alarico il Re-Guerriero che saccheggiò Roma dopo 800 anni. Con Gioacchino da Fiore incontreremo un Monaco pensatore, profeta e ribelle e perciò condannato dal Concilio del 1215. Parleremo inoltre di Dan Brown, il Priorato di Sion, il brigante "Re Marcone", Tommaso Campanella, Alexandre Dumas, Re Gioacchino Murat, Mussolini ed infine il campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, do ve nessun prigioniero morì di morte violenta.
Per la prima volta in italiano la più completa opera, scritta a cavallo del 1920, di critica dell’aberrazione della dittatura bolscevica. Critica "dall’interno", da parte del socialista e grande storico Mel´gunov, che unisce alla qualità letteraria una testimonianza documentaria senza paragoni. Non un’opera anti-rivoluzionaria, ma un’opera che denuncia il totale tradimento della larga volontà popolare di una transizione politica in Russia verso socialismo e democrazia. Il terrore rosso in Russia è un libro che non solo comprende a fondo carattere e sostanza degli eventi storici a ridosso dei quali è stato scritto, ma li vive e li soffre in prima persona, in una strenua battaglia politica e sociale, offrendo al lettore una testimonianza dirompente e ineludibile di un’epoca feroce.
L'autore prende le mosse dal quadro delle amministrazioni degli stati preunitari e dalla riforma Cavour dell'amministrazione sabauda che getta la prima base di quello che di lì a poco sarà l'assetto dell'amministrazione del Regno d'Italia. Scandisce poi la sua storia secondo le fasi successive della Destra storica, della Sinistra fino a Pelloux, dell'età giolittiana, della guerra e del fascismo, infine dell'età repubblicana. Caratteristica della ricostruzione di Melis è l'attenzione data alle concrete figure dei dirigenti e dei funzionari, all'immagine sociale della burocrazia, al suo ruolo nelle vicende italiane.
Cosa accadde davvero gli ultimi giorni prima della caduta della Repubblica Sociale Italiana e della definitiva liberazione d'Italia? Questo saggio ricostruisce, con dovizia di particolari e una ricca documentazione, il contesto di quell'epoca, focalizzando l'attenzione sulla fuga del Duce da Milano, insieme ad alcuni gerarchi fascisti. Una vicenda dai contorni misteriosi, dalla cattura all'esecuzione finale, in cui si inserisce la storia controversa dell'Oro di Dongo. Un tesoro che secondo alcune ricostruzioni consisteva in lingotti d'oro, gioielli e banconote italiane ed estere, una fortuna sottratta a molte famiglie ebree e non solo e che Mussolini portò con sé. Ma che fine fece una volta che il Duce venne catturato dai partigiani? Ha arricchito la popolazione locale? Ha rimpinguato le casse del PCI? È stato trafugato da agenti segreti stranieri? Una storia che ha il sapore di un thriller, fatta di falsi ritrovamenti e bufale giunte fino ai nostri giorni, senza dimenticare il mega processo che si tenne a Padova nel 1957, con la presenza di trentasette imputati e oltre trecento testimoni. La verità, a oltre settant'anni di distanza, sembra ancora lontana per uno dei maggiori misteri della storia moderna.

