
A quanto la storia insegna, non esiste posto meno erotico e sensuale della camera da letto "ufficiale" di un re. Costretti spesso dalla ragion di stato a sposare donne che non amavano, è facile immaginare che sotto le reali lenzuola ben poco accadesse oltre le operazioni necessarie per dare al regno l'agognato erede. È altrove, verso letti più caldi e braccia più amorevoli, che i sovrani trovavano soddisfazione. Si trattava a volte di prostitute "di alto bordo", vere e proprie maestre nell'arte dell'erotismo, ma più spesso di amanti, di donne intelligenti che sapevano legare a sé per anni il cuore del re. Eleanor Herman, che si interessa da tempo di storia delle donne, ha raccolto diari, lettere e dispacci per raccontare cinquecento anni di potere al femminile.
Quando Olimpia è venuta al mondo, nel 1591, si credeva che tutti gli embrioni fossero all'origine maschili, cioè perfetti, e che per qualche strana ragione a un certo punto si guastassero e diventassero femmine. Inferiori per maledizione divina. Suo padre ha pregato Dio che gli risparmiasse quella piaga, ma non è stato esaudito. Sin dall'inizio la ragazza dà segni di una personalità forte, fuggendo dal convento dove il padre l'ha rinchiusa, e di un'ambizione sfrenata, nonché di un'intelligenza superiore. Qualità altamente ammirate solo se a esercitarle è un uomo. Una volta libera, promette a se stessa che sarebbe diventata più potente di chiunque altro, in modo che nessuno potesse mai più imprigionarla. Diventa così, per lunghe vie, l'amante di colui che nel 1644 sarà eletto papa Innocenzo X. "Abbiamo appena eletto un papa femmina" commenta un cardinale all'uscita dal conclave, e per tutta la durata del pontificato in effetti sarà Olimpia a esercitare il potere. A lei si rivolgeranno capi di stato, ambasciatori, politici. Senza il suo benestare, il papa non muove un dito. Lei lo raggiunge di nascosto di notte e si trattiene ore con lui a porte chiuse. Una Madame de Pompadour nel cuore del Vaticano, motivo di sommo scandalo e di vergogna, tanto che la Chiesa farà di tutto per nasconderla ai posteri. Perché a differenza della papessa Giovanna, Olimpia Maidalchini è una donna in carne, ossa e cervello. Che ha tenuto in scacco lo stato più maschilista del suo tempo.
Pubblicato per la prima volta nel 1977, "Dispacci" è il doloroso reportage di un giornalista che tra il 1967 e il 1969 trascorse un anno e mezzo in Vietnam, come corrispondente di guerra, al seguito delle truppe americane. Attraverso le stesse parole, crude e dirette, dei soldati con cui condivise pericoli e fatiche quotidiane, Michael Herr registra e racconta in queste pagine l'allucinante sequenza di crudeltà di cui furono responsabili, e a loro modo vittime, i giovanissimi americani arruolati nell'esercito, brutalmente scaraventati da una realtà rassicurante nel groviglio di una giungla misteriosa e nel pieno della follia bellica. Considerato uno dei testi più potenti sugli orrori del conflitto e sulla violenza di un periodo storico ancora molto vicino, il libro di memorie di Herr affianca alla testimonianza e al valore storico del documentario la riflessione lucida e disperata di un osservatore d'eccezione sull'esperienza della morte e della guerra. Introduzione di Roberto Saviano.
Nato da una breve lezione estemporanea tenuta dalla professoressa Herrin ad alcuni operai che, durante i lavori di ristrutturazione del King's College, le chiedevano che cosa fosse la storia bizantina, questo libro riesce a raccontare Bisanzio nell'età antica e nel medioevo in una forma semplice e appassionante per chiunque. Per molti secoli l'impero bizantino è stato un luogo in cui cristianesimo, romanità ed ellenismo hanno formato uno straordinario impasto politico e culturale, che ha raccolto l'eredità storica dell'impero romano e l'ha integrata con gli influssi provenienti dall'Est europeo e dal mondo arabo. A Bisanzio nacquero istituzioni come la diplomazia e la burocrazia civile, o fenomeni religiosi come il monachesimo. E sempre a Bisanzio e alla sua passione per la letteratura greca dobbiamo la preservazione delle opere classiche e la loro riscoperta quando, dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453, numerosi studiosi bizantini invasero pacificamente l'Italia e diedero impulso alla nascita dell'Umanesimo e del Rinascimento. Coniugando rigore scientifico e divulgazione, questo libro restituisce all'impero bizantino il suo ruolo nella formazione dell'Europa moderna, troppo spesso trascurato nella percezione comune.
Nato da un reportage in Giappone a pochi mesi dall'esplosione, "Hiroshima" è una radiografia del male: il racconto della più grande catastrofe che l'uomo abbia provocato, ricostruito attraverso le vicende di sei esseri umani catapultati nell'inferno allucinante di un fungo radioattivo. Per milioni di uomini e donne, per una generazione di americani ed europei che non riusciva neppure a immaginare i giapponesi, le vittime della bomba ebbero di colpo nome, volto, storia. Quarant'anni dopo la prima pubblicazione, John Hersey è tornato a Hiroshima alla ricerca delle sei persone di cui aveva raccontato la vicenda. Il suo lavoro si arricchisce così di un nuovo capitolo conclusivo. Per continuare a scuotere la coscienza dell'umanità.
Vietnam del Sud, 16 marzo 1968. Per la Compagnia Charlie dell'esercito USA avrebbe dovuto essere una normale operazione militare, ma quattro ore dopo è ormai diventata una carneficina di civili inermi. Lungo le strade del piccolo villaggio di My Lai, centinaia di corpi di uomini, donne e bambini giacciono senza vita. Sono stati trucidati dagli uomini del capitano Ernest Medina. Incredibilmente, nonostante i rapporti di alcuni testimoni oculari, la strage viene occultata dai vertici dell'esercito. Ci vorrà più di un anno prima che un reduce riesca a far ascoltare la propria voce e, con l'aiuto dell'autore, a denunciare un crimine di guerra che porterà davanti alla Corte Marziale il capitano e alcuni degli uomini che parteciparono alla carneficina.
Il volume indaga le reti delle donne seguaci di Girolamo Savonarola, numerose nelle due generazioni successive alla morte del predicatore e leader politico. Nel tentativo di rimanere fedeli agli insegnamenti del loro capo, le seguaci di Savonarola dovettero spesso fare i conti con superiori ostili all'interno degli ordini religiosi cui appartenevano, furono esposte a pressioni politiche locali e all'ostilità nei confronti del protagonismo femminile, ben radicata nelle gerarchie cattoliche. In questo senso, "Le donne di Savonarola" offre una ricostruzione della presenza femminile in uno dei più importanti e controversi movimenti religiosi europei della prima età moderna. Prefazione di Gabriella Zarri.
Nonostante le differenze marginali, il Rinascimento resta, sul piano storico, un fenomeno globale di autentica realtà: la parola «Rinascita», menzionata fin dal Quattrocento, esprime tutto l'impeto dell'entusiasmo intellettuale a cui partecipano i contemporanei di questo avvenimento. Nell'agitata Europa agli inizi del secolo XV cominciano a delinearsi nuove e importanti svolte di carattere spirituale, politico e sociale. L'Italia più di ogni altro paese beneficia di una solida base storica: la coscienza di un grande passato, la sua «romanità», e ne trae quella feconda energia che anima il suo pensiero e la sua arte.
Questo saggio, rispetto alle opere che trattano dei marrani, gli ebrei costretti al battesimo dall'Inquisizione spagnola, contiene importanti elementi di novità, tali da far vedere la storia dei marrani sotto una luce del tutto diversa. Il lungo lavoro di ricerca compiuto da Heymann negli archivi lo portò a constatare l'importanza che nella storia marrana aveva avuto più che l'elemento religioso - come sempre si pensava - quello socioeconomico e ad attribuire all'Inquisizione spagnola peculiarità che la differenziano dagli altri tribunali ecclesiastici. Con accuratezza da storico, ma anche con calore e con commossa partecipazione, l'autore ricostruisce le vicende che portarono questi forzati del battesimo a cercare terre più libere dove, spesso, poterono ritornare alla fede dei loro padri.
Dichiarata all'Austria da Vittorio Emanuele II il 20 giugno 1866 e conclusa il 3 ottobre con la pace di Vienna, la terza guerra d'indipendenza è stata a lungo sostanzialmente identificata con due sconfitte: quella di terra a Custoza il 24 giugno, e quella sul mare a Lissa il 20 luglio, appena temperate dall'effimero successo di Garibaldi a Bezzecca. Ciò ha relegato in secondo piano il fatto che con l'acquisizione del Veneto essa costituì una tappa fondamentale del processo di unificazione. Una guerra insomma al tempo stesso "perduta e vinta", che il libro affronta sotto una luce nuova, riportando al centro lo svolgimento concreto della campagna militare e l'esperienza dei soldati che la combatterono.
La presa di Roma da parte delle truppe italiane il 20 settembre 1870 siglò simbolicamente l'unificazione del paese. Come vi si arrivò? Un intreccio di passioni e cautele, di delicate tattiche diplomatiche e di congiunture favorevoli diede il via alla fulminea campagna che dal 12 al 20 settembre portò alla conquista del Lazio e dell'urbe. Il libro percorre a uno a uno questi piani, mettendo però al centro una dettagliata cronaca del fatto militare, della sua preparazione, del suo procedere città dopo città: fino alla famosa breccia aperta a cannonate nelle mura di fianco a Porta Pia e all'ingresso, alle 10 del mattino del 20, dei primi fanti e bersaglieri nella città eterna, mentre sulle mura e sulla cupola di San Pietro veniva issata bandiera bianca. «Romani! La mattina del 20 settembre 1870 segna una data delle più memorabili nella storia. Roma, anche una volta è tornata, e per sempre, ad essere la grande Capitale d'una grande Nazione!» Generale Raffaele Cadorna

