
Per molto tempo la cultura europea ha sottovalutato, considerandole marginali, molte esperienze di governo di regine o reggenti. Solo recentemente gli studi hanno riconsiderato la 'mostruosità' della trasmissione dinastica del potere alle donne e hanno messo in dubbio che il principio che legittimava l'esclusione fosse fondato su ragioni legate al sesso per una divisione 'naturale' dei ruoli di genere. I casi delle impreviste successioni femminili al trono sono state rappresentate, nel Medioevo e nella prima età moderna, da ritratti a tinte fosche: sovrane schiave di vizi innominabili, inadeguate a esercitare il comando, incapaci per natura di essere alla testa di eserciti, facili prede di passioni incontrollate, streghe, avvelenatrici o incestuose. Se il governo andava a una donna ne derivavano effetti di instabilità e di disordine. Per controversie relative a contestate successioni femminili vennero combattute, ad esempio, la guerra dei Cento anni, le guerre d'Italia e la guerra settecentesca che contrastò il trono a Maria Teresa d'Austria. Le colpe attribuite al disordine sessuale e alla sfrenatezza femminile sono voci del lungo catalogo dei topoi misogini che hanno radicato a lungo nel senso comune l'associazione tra crisi politiche e comportamenti irragionevoli e disordinati delle donne. La pretesa anomalia della regalità femminile è stata un'eccezione felice solo quando le sovrane non erano né propriamente donne né propriamente sessuate: guerriere 'virili' o sante donne...
Venezia, aprile 1741. Rosalba Carriera siede allo scrittoio, illuminato debolmente dalla luce della candela. La grande artista è ormai vecchia e quasi cieca. Non può più dipingere. È risoluta, con le poche forze che le rimangono, a completare il libro delle sue memorie. Parte da qui il flashback della narrazione in prima persona della più celebre ritrattista di tutti i tempi, e come per incanto veniamo trascinati nel mondo di questa straordinaria pittrice la quale osò sfidare le convenzioni di un secolo che ancora relegava la donna al ruolo di moglie e di madre, o di cortigiana. Mossa da una determinazione incrollabile e risoluta a primeggiare nel mondo dell'arte attraverso i generi fino a quel momento minori (il ritratto privato e la miniatura), e una tecnica 'effimera' come il pastello, Rosalba divenne ricercatissima da committenti illustri di tutta Europa, contesa dalla corte di Parigi e osannata dagli inglesi. Ecco allora che nel racconto autobiografico la vicenda artistica e umana della pittrice si intreccia a quella dei personaggi ritratti. Di fronte al lettore sfilerà così una galleria di protagonisti del 'gran teatro' del mondo settecencesco come Luigi XV di Francia e Federico IV di Danimarca, i banchieri Crozat e Law. Ognuno con la propria storia, ognuno con il proprio segreto catturato da Rosalba e fissato nello sguardo del ritratto. E, fra tutti, il segreto di Antoine Watteau...
Il volume, pubblicato direttamente in edizione tascabile, ricostruisce la mappa dell'eversione nel nostro Paese, nel periodo in cui si costituiscono i governi di unità nazionale nonché le formazioni paramilitari, dopo il 25 aprile 1945: i gruppi neofascisti e tutto l'arcipelago politico nel suo intreccio con le istituzioni italiane nate dalla lotta di Liberazione. Per realizzare questo libro Casarrubea ha analizzato le carte desecretate da Bill Clinton nel 2000 presso il National Archive and Records Administration nel Maryland, nonché altri documenti del Sis e del Sim.
Grazie al ritrovamento recente di migliaia di documenti inediti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, gli autori ricostruiscono gli avvenimenti che vedono i nazifascisti impegnati nel tessere in Italia una fitta rete di spionaggio e di sabotaggio (la "Rete Invasione" ideata da Himmler e Schellenberg) già all'inizio del '43. Vi sono implicati, a macchia di leopardo, formazioni militari e paramilitari, sia nella Rsi sia nell'Italia liberata, destinate a operare ben oltre il 25 aprile 1945. A partire dal 1944 l'intelligence angloamericana avvia contatti sotterranei con organizzazioni ed elementi salotini: l'obiettivo è bloccare la nascente democrazia italiana che ha tra i suoi capisaldi il Comitato di liberazione nazionale (Cln). A questo processo partecipano in modo attivo Eugenio Pacelli (Pio XII) e i suoi più stretti collaboratori, tutti interessati a imprimere alla storia d'Italia una svolta autoritaria e atlantista. Vaticano e Stati Uniti creano un modello complesso governato da componenti clericali e conservatrici. Ai livelli intermedi troviamo le mafie meridionali, gli ex monarchici, i neofascisti ed elementi di spicco della criminalità comune.
L'Italia del 1947 rischiò un golpe antidemocratico? Vi fu l'intervento dei potentati economici internazionali legati all'oro nazista di Himmler? E che ruolo giocarono gli Usa, l'Argentina di Perón e i ragazzi di Salò? L'apertura recente degli archivi dei servizi segreti, a Londra come a Washington, ci aiuta a ricostruire in maniera inedita quella fase della nostra storia che va dalla caduta di Mussolini (luglio 1943) all'espulsione del Pci e del Psi dai governi guidati da De Gasperi (maggio 1947), mentre le carte italiane del Sis (Servizio informazioni e sicurezza), emerse negli anni Novanta, ci parlano del patto siglato nel dopoguerra tra Cosa Nostra, eversione neofascista e intelligence americana. Allora come ora, a decidere i destini della giovane repubblica vi sono spie, faccendieri, generali, vescovi, mafiosi e banditi. Un'Italia in bianco e nero, da romanzo criminale. A sovranità limitata e a perenne rischio democrazia.
Da un'accurata analisi delle fonti storiche e letterarie, dell'iconografia e dei più recenti ritrovamenti archeologici, nasce un'opera per gli appassionati italiani di ricostruzione dell'esercito Romano. In questo libro - il primo di tre volumi - vengono minuziosamente descritti e analizzati l'armamento, l'equipaggiamento, l'addestramento e le tecniche di battaglia dell'esercito romano, nel periodo che va dalla fondazione della Città Eterna alle imprese di Giulio Cesare. Con l'aiuto dell'esperienza acquisita dall'autore nell'ambito dell'archeologia sperimentale, l'opera copre una lacuna nel campo della conoscenza della materia. Il testo è corredato da oltre 200 disegni e schemi originali, foto, tabelle e 16 tavole a colori.
Con questo volume sull'esercito romano vengono analizzati nel dettaglio l'organizzazione, l'equipaggiamento, la tecnica militare e la vita quotidiana delle legioni e delle truppe ausiliarie nel periodo dell'alto impero, compreso tra il principato di Augusto e quello di Alessandro Severo, dove si concentra il maggiore interesse tra gli appassionati di storia militare romana. Una trattazione di tutti gli aspetti teorici, pratici e di vita comune dell'esercito più potente della storia, nei secoli in cui le legioni garantivano la sicurezza e il consolidamento della civiltà romana su un territorio che si estendeva dalle brume della Scozia ai deserti della Mesopotamia.
Questo quarto volume, realizzato in collaborazione con Carlo Sansilvestri, completa la storia dell'armamento e dell'organizzazione dell'esercito romano, che ad oriente, nel VI e VII secolo, svolge ancora un ruolo determinante per la sopravvivenza dell'impero contro potenti nemici, vecchi e nuovi, arrivando quasi a ristabilire l'antico impero indiviso con le imprese dei generali di Giustiniano. Contemporaneamente in occidente, nell'ambito, e spesso al servizio, dei nascenti regni romano-barbarici che segneranno la storia dell'Europa medievale, resistono ancora per qualche tempo comunità e combattenti che continuano a definirsi Romani, e che lottano per mantenere vive le antiche tradizioni guerriere, emergendo appena dalla storia e confondendosi con la leggenda. In linea con l'impostazione dei precedenti volumi, il testo analizza nel dettaglio l'organizzazione, le tattiche di battaglia, l'armamento e le condizioni del servizio dei soldati romani dal V al VII secolo, avvalendosi di oltre 200 disegni originali, schemi e tabelle.
Le più recenti letture storiografiche e critiche hanno restituito il volto di un Settecento sfaccettato e poliedrico, difficilmente riducibile a facili schematismi interpretativi.
Il superamento dello schema della decadenza dei primi decenni, la restituzione della specificità dell’età teresiana nei suoi complessi processi di trasformazione sociale e politica, il rinnovato rapporto fra la Chiesa e la società affiancano altre questioni fondamentali quali, sul piano della storia delle idee, l’equilibrio fra le istanze della ragione e il ‘vero di passione’, fra morale e cultura, fra il classicismo e le sue declinazioni moderne. Il teatro è a sua volta sottoposto a spinte di rimodellizzazione in ogni sua espressione: sul piano delle poetiche così come nelle sue concrete espressioni il Settecento è il secolo del trionfo del dramma in musica e del teatro professionistico tanto quanto del teatro aristocratico, che trova nella villa di delizia il proprio correlativo spaziale. In questo orizzonte la città di Milano, e più estesamente la Lombardia austriaca, si presentano come luoghi di intensa vita intellettuale, di scambi, di fermento e di ricezione della sfida illuministica, di incrocio fra Parigi e Vienna, di riassetto organizzativo e sociale.
Di tali questioni si fa carico il presente volume che, accanto ad alcuni profili che delineano le coordinate storiche della Milano teresiana, propone un ampio ventaglio di saggi che illuminano i contesti di produzione delle pratiche teatrali, cerimoniali e rituali: la città come spazio simbolico della festa ancora vitale, le confraternite, i collegi, le accademie, i salotti aristocratici e le ville, i nuovi edifici teatrali.
Annamaria Cascetta insegna Storia del teatro e dello spettacolo presso l’Università Cattolica di Milano. È autrice di saggi e volumi tra cui le monografie su G. Testori (Milano 1983 e 1995, premio I.D.I «Silvio D’Amico»), su S. Beckett (Il tragico e l’umorismo, 2000) e La passione dell’uomo. Voci dal teatro europeo del Novecento, 2006. È curatrice del volume Ingresso a teatro (2003). Fra i libri pubblicati o curati per Vita e Pensiero: Teatri d’arte fra le due guerre a Milano (1979), La Tragedia inattuale (1988), Sulle orme dell’antico (1991), La scena della gloria (1995), La prova del Nove. Scritture per la scena e temi epocali nel secondo Novecento (2005). È Accademico e membro del Comitato esecutivo dell’Accademia di San Carlo della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Dirige con A. Barsotti la collana bilingue «Canone teatrale europeo/Canon of European Drama» che ha avviato con Sei personaggi in cerca d’autore.
Giovanna Zanlonghi ha conseguito il dottorato di ricerca in Teoria e storia della rappresentazione drammatica. Si è occupata del teatro italiano del Seicento, in particolare del teatro gesuitico in età moderna. Ha pubblicato numerosi saggi, tra cui La tragedia fra ludus e festa (1993) e il volume Teatri di formazione (Vita e Pensiero, Milano 2002). Sul versante settecentesco, ha curato lavori miscellanei (Tradizione e traduzioni, 2004; Immagini dello spazio e spazio della rappresentazione, 2005) e ha pubblicato vari saggi. Nel settore contemporaneistico, è autrice o curatrice di studi sul teatro di regia italiano, sul teatro di Robert Wilson, nonché sul teatro in contesti aziendali (Il teatro al lavoro, 2005).