
"Nonostante la fortuna strepitosa che ha fatto dell'Eneide uno dei testi fondativi della cultura occidentale, quella di Virgilio non è che l'ennesima variante di un mito enormemente complesso, che aveva alle spalle già un millennio di vita e che nel corso dei secoli aveva continuato ad arricchirsi e modificarsi, in una stratificazione di versioni che hanno servito di volta in volta strategie politiche, interessi di città desiderose di accreditarsi un fondatore prestigioso, bisogni identitari variamente declinati, scelte letterarie. Una sola cosa era stata chiara sin dall'inizio: da quel crogiolo di storie che è la guerra di Troia, da quel vero e proprio big bang dell'universo mitologico greco-romano, Enea era destinato a salvarsi. A differenza di eroi come Achille o Ettore, il suo destino non era circoscritto al presente, sia pure al presente luminoso della prodezza guerriera e della bella morte sul campo di battaglia, ma abitava per vocazione la dimensione del futuro. Ciò che questo libro cercherà di fare è di raccontare una simile, lunghissima durata: nella consapevolezza che se non sarà mai possibile esaurire la complessità di un mito antico, e di un mito come quello di Enea, avremo in ogni caso aggiunto ad esso una ennesima variante - che è poi il modo in cui le storie degli antichi continuano a vivere e a significare."
Il mito di Arianna è così celebre da esserci quasi familiare. La sua silhouette attraversa le rovine di gigantismi mitologici: figure che hanno colonizzato in modo ipertrofico l'immaginario della cultura occidentale; lei minuta fra le statue ciclopiche del padre Minosse, del fratello Minotauro e della prigione, il labirinto, in cui era rinchiuso. Tuttavia, se anche si muove leggera nel cono di luce di questo mondo famoso, Arianna è intessuta nell'ombra e quando si afferra la sua veste è pronta a sfuggire, negandosi all'interpretazione. È stata, nella sua madrepatria, una dea del labirinto e ha visto i coetanei muoversi in cerchio, seguendo una misteriosa coreografia inventata da Dedalo. Ha amato follemente Teseo, senza esserne in verità mai ricambiata. Ha scelto di tradire la famiglia, di lasciare dietro di sé la patria, per salire su una nave ateniese sperando di diventare, un giorno, regina di Atene. Si è spenta, invece, sulla riva del mare di Nasso, dopo l'abbandono. È morta di parto a Cipro. Si è mutata in statua sulla piana di Argo, per aver incrociato lo sguardo pietrificante della gorgone Medusa. Il dio Dioniso l'ha scelta, infine, come compagna e le ha regalato una nuova vita fra le stelle. Molti destini diversi, a volte persino dissonanti fra loro, per un personaggio fra i più noti della mitologia antica. Questo libro vuole restituire al lettore tutte le anime di Arianna e infonderle un po' di nuova vita...
Che cosa fa di Venezia Venezia? Qual è l'intenzione artistica, la forma che concede a Domenico Theotocopuli di Candia o ad Antonio Vassilachis di Milo, Giorgione di Castelfranco, Tiziano di Pieve di Cadore di sentirsi perfettamente veneziani e di parlare artisticamente in veneziano? Ritenuto il capolavoro di Sergio Bettini, "Venezia. Nascita di una città" costituisce certamente un unicum nella cultura italiana, oltre che il compendio dell'opera di uno studioso che appare oggi, nel centenario della nascita, come uno dei più originali pensatori del nostro Novecento. Mostrando come Venezia obbedisca attraverso i secoli a un suo Kunstwollen, a una sua propria intenzione artistica, Bettini illumina la città come una sola, coerente opera d'arte.
Gli ultimi anni dell'impero sovietico, le oscure e incomprensibili manovre all'interno del Cremlino e la decadenza di un sistema di potere che pareva immutabile, nel diario di un inviato speciale di primo piano.
Un soldato di leva e uno scenario di guerra, Libano 1983: per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale un reparto italiano viene spedito oltre i confini nazionali. Franco Bettolini, protagonista di quella operazione, all'età di 19 anni sbarca con i suoi «fratelli» bersaglieri a Beirut, divenuta ormai una città fantasma: solo campi profughi, miseria e disperazione, pericolo di morte a ogni angolo e in ogni momento. La missione, composta da circa 1.500 uomini di diversi reparti, è al comando di Franco Angioni, generale dei paracadutisti, poi Cavaliere dell'Ordine Militare. Ha così inizio la missione di pace «Libano 2» che passerà alla storia come una delle più riuscite operazioni militari in Medio Oriente. Il giovane Bettolini descrive in "Postazione 23", con una scrittura sempre diretta, la sua formazione militare tra fango e fatica, l'orrore della guerra, la popolazione inerme, donne e bambini che si legano al contingente italiano capace di mostrare fermezza e umanità allo stesso tempo. Racconta la sua esperienza di giovane militare di leva al fronte, i suoi commilitoni, paure e orrori, gesti umani e strategie militari. E lo fa partendo dalla sua piccola realtà di Binasco, gli amici del bar e la famiglia; le apprensioni a malapena velate della madre e il ruolo di guida del padre; il rapporto forte con la sorella e i valori che la terribile esperienza militare in Libano gli ha comunque trasmesso. Una storia di dedizione al dovere e di speranza di pace. Prefazione di Franco Angioni.
Il Campo Santo Teutonico può venire considerato la vera "passeggiata fra le rovine" - così come sarebbe stato per l'altro splendido sito verde romano, il Cimitero acattolico alla Piramide Cestia. Insieme alla parte più prettamente "archeologica" del volume, un posto di rilievo è rivestito dal breve "excursus" storico che ne racconta le varie fasi. Da luogo di sepoltura antichissimo a dinamica realtà del Novecento che conserva, al suo interno, un prezioso archivio e la documentazione simbolica su pregevoli artisti, personalità e accademici di ambito linguistico germanico. Il volume vuole dunque privilegiare, nella nostra lingua, una delle aree "di frontiera" (la stessa extraterritorialità del sito risulta interessante, proprio perché geopoliticamente locato oltre il confine delle Mura leonine) tra le meno conosciute al cittadino comune.
L'emigrazione italiana nel mondo ha rappresentato uno dei tratti più peculiari dell'intera storia dell'Italia contemporanea. Il fenomeno migratorio non ha inciso solo sull'economia italiana, ma sulla costruzione stessa della cultura e dell'identità del paese. L'intento di quest'opera, commissionata dal Comitato nazionale di celebrazione "Italia nel mondo", è quello di sintetizzare l'intera vicenda della nostra emigrazione all'estero.
Nel secondo volume della "Storia dell'emigrazione" più di quaranta studiosi analizzano, area per area, le peculiarità e i caratteri del variegato e mutevole insediamento all'estero di italiani. I processi d'integrazione e quelli di brusca assimilazione che in ogni paese di arrivo si realizzarono ci consegnano un'immagine in gran parte nuova e originale. Le fasi immediatamente seguite all'arrivo, l'arco di vita delle prime generazioni e lo stratificarsi, fuori d'Italia, di quelle via via succedutesi nel tempo sono analizzate in ciascun dei paesi in cui gli immigrati arrivarono e si stabilirono. All'opera sono allegati un cd rom che riporta delle immagini dell'emigrazioni e un cd audio contenente alcune canzoni dell'emigrazione.
L'emigrazione italiana nel mondo ha rappresentato uno dei tratti più peculiari e caratteristici dell'intera storia italiana contemporanea. Se è vero che molti altri paesi hanno conosciuto e conoscono flussi migratori di grande portata, è difficile trovare altri esempi, come quello italiano, così intensi, così a lungo distribuiti nel tempo, così variegati per provenienza territoriale e sociale, così diversificati per luoghi d'arrivo. A ben vedere, è la storia intera del nostro paese in età contemporanea ad aver ereditato dal fenomeno migratorio i suoi più essenziali caratteri. L'opera si articola in due volumi: "Partenze" e "Arrivi". Il primo volume analizza in particolare le motivazioni, le strategie individuali, i contesti famigliari e comunitari da cui trasse origine, nel corso del tempo, la scelta migratoria; esso definisce i quadri statistici complessivi, individuando l'apporto delle singole realtà regionali al fenomeno nel suo complesso, e qualifica le differenti "ondate" che hanno caratterizzato il fenomeno, definendone i differenti flussi. Nel secondo volume più di quaranta studiosi analizzano, area per area, le peculiarità e i caratteri del variegato e mutevole insediamento all'estero di italiani. Le fasi immediatamente seguite all'arrivo, l'arco di vita delle prime generazioni e lo stratificarsi, fuori d'Italia, di quelle via via succedutesi nel tempo sono analizzate in ciascun dei paesi in cui gli immigrati arrivarono e si stabilirono.
Campagna e città sono state ampiamente documentate durante il fascismo dalle fotografie dell'Istituto Luce. Le cascine dell'Italia padana, le risaie, i fiumi, i grandi canali, i poderi e le fattorie dell'Italia centrale; le colture collinari, le case sparse, i piccoli borghi e le cittadine; il latifondo meridionale, i villaggi arroccati, le fiumare, i giardini di agrumi e i frutteti; sono tutti caratteri originali del paesaggio agrario italiano che la fotografia restituisce al nostro sguardo. E poi il paesaggio cittadino: arte e industria si sono sovrapposte nella nostra storia in soluzioni urbanistiche non sempre felici. Infine le grandi trasformazioni operate dal fascismo.
Ciò che continuiamo a chiamare sviluppo, l'insieme dei processi economici e sociali che nell'ultimo mezzo secolo ha moltiplicato i redditi individuali degli occidentali, elevato il loro benessere materiale, innalzato il loro orizzonte culturale, esteso gli spazi di libertà e rafforzato la loro partecipazione democratica, si è concluso: anzi si è rovesciato nel suo contrario. Oggi il meccanismo spontaneo della crescita non garantisce però benessere materiale ai cittadini. Piero Bevilacqua passa in rassegna le spie rosse che lampeggiano impazzite nella nostra paradossale "civiltà del benessere". La sua non è la "consueta lamentazione dell'ambientalismo" ma un'indagine su scala mondiale e a vasto spettro di ambiti sociali, alla ricerca di una spiegazione all'inspiegabile: perché nelle società più ricche, come gli Usa e il Giappone, la crescita del reddito monetario degli individui si accompagna a un sensibile aumento della loro privata infelicità, a un perdita sempre più evidente di relazioni sociali, a un impoverimento affettivo dei rapporti umani, al precipitare degli individui in una dimensione di competizione affannosa? Perché il mondo del lavoro richiede ai cittadini una flessibilità che non ha nulla di umano e impedisce una normale pianificazione di vita? Perché nel Terzo Mondo, a fronte dei pochi nuovi ricchissimi, dilaga la miseria e una vera e propria schiavitù di ritorno? Come si spiega la paralisi della politica di fronte a questo panorama dissestato?
Il capitalismo è entrato in un'epoca di distruttività radicale. Dissolve le strutture della società, cannibalizza gli strumenti della democrazia, desertifica il senso della vita.
Viviamo in una delle più paradossali società che la storia umana abbia mai edificato nel suo lungo cammino. Una ricchezza straripante che dilaga dappertutto e la condanna alla marginalità degli uomini e delle donne che la producono. Oceani di beni intorno a noi, che non servono però a dare tempo di vita, non ci liberano dalla precarietà, ci gettano nell'insicurezza, obbligano a un lavoro crescente, a rapporti umani definitivamente mercificati e privi di senso. Il culto dell'individualismo esorta al consumismo solitario di prodotti effimeri, degrada l'ambiente che abbiamo intorno, danneggia l'habitat sociale comune, è in conflitto con l'interesse generale. Paradossalmente, mentre spinge alla solitaria soddisfazione di ognuno, compromette alla radice la possibile felicità di tutti. È altra invece la direzione di marcia richiesta da un approdo più avanzato di civiltà. L'utilizzo dei beni comuni richiede non il possesso, ma la condivisione d'uso, non la predazione individuale, ma il godimento collettivo. Tale nuova dimensione pubblica della ricchezza deve oggi trovare il linguaggio che l'esprime, le parole capaci di raccontarla.