
Sebbene la diagnosi psichiatrica e il "Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders" (DSM), ormai alla sua quinta edizione, rappresentino il sapere dominante nel campo della psicopatologia e in quello dei servizi pubblici di igiene mentale, Luca Casadio ne discute la natura, l'utilizzo e le disfunzionalità. La proposta è quella di dar vita a un'altra forma di sapere, di tipo narrativo, che metta al centro le storie dei pazienti. Con l'aiuto di suggestivi riferimenti a romanzi e opere d'arte, i maggiori quadri diagnostici vengono quindi descritti come dei copioni narrativi, allo scopo di valutarne la vicinanza, o distanza, rispetto alle articolate e uniche storie di vita del soggetto. Con un contributo di Maria Laura Vittori.
Ha scritto Jung che le fiabe consentono di studiare meglio l'anatomia comparata della psiche: esse sono infatti l'espressione più pura dei processi psichici dell'inconscio collettivo, e rappresentano gli archetipi in forma semplice e concisa. Marie-Louise von Franz utilizza in questo volume l'approccio della psicologia analitica nel tentativo di rendere accessibili all'uomo moderno le esperienze di vita che sono contenute nelle fiabe. Per esemplificare la sua proposta di lettura, la von Franz studia inizialmente un testo dei Grimm, "Le tre piume", il cui motivo dominante sta nel difficile riconoscimento dell'elemento femminile, per poi passare ad altre fiabe di vari paesi in cui si ritrovano temi che, trasposti nelle categorie junghiane, rivelano la loro ricchezza e consentono riferimenti illuminanti. In queste pagine, scritte con ammirevole chiarezza, lo stesso simbolismo degli animali, degli oggetti, dei gesti e dei numeri trova non una spiegazione meccanica, ma una carica di significati capaci di parlare alla nostra sensibilità.
Secondo l'autrice un certo ottimismo cristiano e la fede di stampo illuministico nella necessità del progresso ci hanno reso inermi di fronte al male. Il quale però, oggi, ci si presenta ormai come una realtà irriducibile. Ed è proprio su questo terreno che la saggezza realistica e disincantata delle fiabe può offrire un contributo significativo alla formulazione di una psicologia antropologica dell'Ombra, il lato oscuro del carattere umano.
Marilyn Monroe, Jean Seberg, Dalila: tre donne bellissime, celebrate dive dello spettacolo che al colmine del successo hanno preferito la morte. Alice Miller, scrutando l'enigma di questi suicidi, vi scorge la sofferenza del bambino che ha visto prematuramente soffocata la propria vitalità. Niente è infatti più mortifero del mettere a tacere i propri sentimenti profondi di ribellione contro i maltrattamenti subiti da piccoli. Perché si può forse sopravvivere a un'infanzia di umiliazioni, ma non si può tornare a vivere davvero, riprendendosi l'esistenza, se non dopo aver riconosciuto la rabbia e il dolore di un tempo. Indagando su infanzie celebri o meno celebri, l'autrice ripercorre le tappe degli "omicidi dell'anima" perpetrati su bambini - sempre innocenti e inermi - che saranno poi desitinati a riprodurre sofferenze e violenze: scampati ai tormenti subiti, si tramuteranno a loro volta in carnefici. Ed è proprio nel circolo vizioso della violenza, prima patita e poi rimessa in atto in età adulta, che Alice Miller indica la radice del male, dai fatti di cronaca quotidiana, fino alle guerre e agli eccidi di massa.
Il paranoico spesso è convincente, addirittura carismatico. In lui il delirio non è direttamente riconoscibile. Incapace di sguardo interiore, parte dalla certezza granitica che ogni male vada attribuito agli altri. La sua logica nascosta procede invertendo le cause, senza smarrire però l'apparenza della ragione. Questa follia "lucida" - così la definivano i vecchi manuali di psichiatria - è uno stile di pensiero privo di dimensione morale, ma con una preoccupante contagiosità sociale. Raggiunge infatti un'intensità esplosiva quando fuoriesce dalla patologia individuale e infetta la massa. Al punto da imprimere il proprio marchio sulla storia, dall'olocausto dei nativi americani alla Grande Guerra ai pogrom, dai mostruosi totalitarismi del Novecento alle recenti guerre preventive delle democrazie mature. Finora mancava uno studio d'insieme sulla paranoia collettiva, rimasta terra di nessuno tra le discipline psichiatriche e quelle storiche. Per primo lo psicoanalista Luigi Zoja ricostruisce la dinamica, la perversità e insieme il fascino, l'assurdità ma anche la potenza del contagio psichico pandemico, in un saggio innovativo che attinge a vastissime competenze pluridisciplinari. Improvvisamente, vediamo con occhi diversi eventi che credevamo di conoscere, e comprendiamo quanto i paranoici di successo, Hitler o Stalin, fossero tali per la loro capacità di risvegliare la paranoia dormiente nell'uomo comune...
Il titolo indica il "percorso" personale dell'autore attraverso la psicoanalisi, nella pratica clinica e nell'insegnamento. Ma "percorso" indica anche l'esigenza, per chi si occupa di psicoanalisi, di tenere sempre presente la storia di questa disciplina, i cui fili conduttori possono essere rintracciati e acquisire plausibilità solo in un dialogo tra gli analisti e con i maestri del passato. Il contributo del paziente è essenziale in questo cammino, perciò "percorso" è un modo per definire l'esperienza stessa della psicoanalisi, come progresso faticoso e arricchente.
Le idee di Weiss, che propongono un'integrazione operativa di psicoanalisi e psicoterapia cognitiva, hanno profondamente influenzato psicoanalisti e psicoterapeuti dell'ultima generazione. Questo libro presenta una teoria della psicoterapia, la cui validità è confermata dall'osservazione clinica e da una serie di ricerche sperimentali. La psicopatologia ha origine da conflitti interni e da altri contenuti inconsci che il paziente ha acquisito da esperienze traumatiche della prima infanzia. Il paziente è in grado di esercitare un considerevole controllo sulla sua vita mentale, e di pianificare, con l'intervento del terapeuta, la modificazione di tali contenuti e presupposti patogeni.
Chi è l'uomo studiato dal cognitivismo? Da diversi anni, sia in psicologia sia nelle neuroscienze, stiamo assistendo allo sforzo di indagare l'uomo come "persona", cogliendone gli specifici modi di essere che non sono riducibili a nessuna categorizzazione formale. È l'uomo incarnato e situato, quello cui deve mirare una matura scienza del soggetto. La psicoterapia cognitiva neuropsicologica, nel fare propria questa visione dell'essere umano come persona e non come "macchina/processo", utilizza la neuropsicologia per attuare una coerente traduzione tra i diversi linguaggi specialistici di area biologica e psicofenomenologica. Si tratta di una prospettiva che realizza il dialogo tra discipline specialistiche che cercano di dire, ognuna nel suo linguaggio, "quasi" la stessa cosa, ossia un fenomeno che in natura è uno: i modi di essere della persona che agisce e patisce.
La dimensione religiosa è complessa e assume forme diverse a seconda delle caratteristiche individuali delle persone e dei contesti in cui si colloca. Questo libro offre un valido contributo all'analisi psicologica della dimensione religiosa e spirituale, che segue tre principali linee di indagine: le esperienze, le pratiche e le credenze. Il testo, con uno stile chiaro e puntuale, offre un'ampia panoramica di prospettive, integrando quella biologica e neuroscientifica a quella sociale, cognitiva, psicoanalitica e della personalità. La teoria è supportata dai risultati di recenti ricerche, facilitando la comprensione applicativa dei fenomeni studiati. Grazie a queste caratteristiche, il libro si rivolge sia agli studenti universitari sia ai lettori interessati a uno sguardo psicologico sulla complessità dell'esperienza religiosa.

